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Autore: Eowyn 1    02/09/2013    16 recensioni
Oggi è il quarantesimo anniversario della morte di Tolkien, e sentivo che dovevo scrivere qualcosa per ringraziarlo per tutto ciò che rappresenta per me.
« Ben svegliato, » ripeté quello « di nuovo! O dovrei dire: bentornato? » ridacchiò « Ma forse non ha importanza, non trovi? »
John osservò l’ometto con gli occhi spalancati.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Bilbo, Frodo, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Tolkien, e a tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta per me

A Tolkien, e a tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta per me. 

 

 

 

“Come oro cadono le foglie al vento…”

 

 

L’alba era ormai vicina, ne erano una prova i timidi raggi di sole che filtravano attraverso le fessure delle imposte. Ma quella luce, seppur debole, era ormai troppo forte per lui e John se ne rese conto.

Si rigirò con fatica sotto le coperte: un fardello ormai troppo pesante.

Chiuse gli occhi, per ripararli da quella luce che li feriva come lame avvelenate.

L’alba era ormai vicina, e John se ne rese conto.

Fu questione di un attimo.

 

 

« Mio buon amico… non è da te dormire così tanto! »

John aprì gli occhi lentamente. Quelle parole gli erano arrivate alle orecchie come da molto lontano, quasi aveva faticato a sentirle.

Una tiepida brezza autunnale gli accarezzò il viso, un viso ormai disteso e privo di ogni dolore.

La prima cosa che John notò fu la luce, una luce tiepida e soffusa, come può essere solo in un’alba di inizio autunno, ma ciò che lo sorprese di più, fu che quella luce non gli provocava nessun fastidio.

L’uomo si girò su un lato e si sollevò appoggiandosi sui gomiti, un’operazione che fino a poco prima gli sarebbe risultata impossibile.

Con stupore, fece scorrere gli occhi tutt’attorno, due occhi vispi e attenti, ma quel che vide gli risultò appannato, non del tutto chiaro o, forse, era solo lui che stentava a credere.

« Ben svegliato! » una voce gioviale lo riscosse dalle sue considerazioni e, finalmente, riuscì a focalizzare l’attenzione sul piccolo ometto che era inginocchiato al suo fianco e gli sorrideva.

« Ben svegliato, » ripeté quello « di nuovo! O dovrei dire: bentornato? » ridacchiò « Ma forse non ha importanza, non trovi? »

John osservò l’ometto con gli occhi spalancati.

« Tu… » riuscì solo a dire.

« Bilbo Baggins, al vostro servizio! Anche se non credo che servano le presentazioni. » e gli fece l’occhiolino.

« Ma, dove sono? » domandò John.

« A casa! Non è forse ovvio? » gli rispose Bilbo con l’ennesimo sorriso che gli solcava il volto, e solo in quel momento, facendo scorrere gli occhi tutt’attorno, John finalmente vide.

Un’immensa distesa di verde correva su e giù lungo il fianco di dolci colline, interrotta qua e là da qualche porta rotonda o da qualche camino che sbucava a livello del terreno.

« Oh, sono sempre il solito smemorato! Vieni, alzati, non stare lì a terra. » esclamò ad un tratto Bilbo, e gli porse la mano, una piccola mano dolce e paffuta, una mano hobbit.

John accettò l’aiuto, anche se in realtà era molto più alto dello hobbit, e poi si sentiva talmente bene da non aver bisogno di un appoggio. Avrebbe giurato di poter correre, saltare e cantare per una settimana intera.

« Coraggio ora, andiamo. C’è qualcuno che ti aspetta e, se ritardiamo, temo mi costerà la solita ramanzina. »

John, ancora un po’ spaesato, non poté fare altro che lasciarsi condurre dallo hobbit fino al sentiero.

Era da alcuni minuti che stavano camminando, quando l’uomo alzò gli occhi e scorse, in cima alla collina più alta di tutta Hobbiville, ciò che si aspettava esattamente di vedere: una porta verde e rotonda, con una maniglia dorata che brillava nel mezzo. Casa Baggins.

Eppure non era lì che si stavano dirigendo.

« Dove stiamo andando? » domandò.

« È una sorpresa! » gli rispose l’altro facendogli l’occhiolino, ma John non aveva bisogno di insistere, riconobbe la strada, ed ebbe la netta sensazione di essere perfettamente sicuro di sapere dove Bilbo lo stesse conducendo. Non domandò più nulla, e si lasciò guidare godendosi il panorama.

« Ok, » disse ad un tratto il piccolo hobbit « Sei pronto? »

John sorrise: « Non so per cosa, ma credo non mi resti altro che dire di sì! »

« Saggia risposta! » esclamò Bilbo ridacchiando « E d'altronde non potevo aspettarmi nulla di diverso! Vieni. »

Fu questione di qualche passo e si ritrovarono a girare oltre una curva a gomito che dal sentiero che stavano seguendo li condusse esattamente di fronte all’Albero della Festa, esattamente dove John aveva sospettato.

Ciò che John, però, non aveva preso in considerazione, era che nel prato, sotto l’Albero, fossero disposte lunghe file di tavoli, ai quali sedevano persone che non ebbero bisogno di presentarsi.

C’erano tutti, li riconobbe tutti, e nel preciso istante in cui lui e Bilbo girarono l’angolo, questi si alzarono in piedi e iniziarono ad applaudire.

« Io… io li conosco! » riuscì solo a dire John, con un tono di voce strozzato dall’emozione.

« Ovvio, e loro conoscono te. » fu la risposta di Bilbo che, a sua volta, iniziò ad applaudire.

« Ma cosa… »

« Zio! »

La domanda di John, venne interrotta dalla voce allegra e spensierata di uno hobbit dai folti capelli scuri e ricci che gli si stava avvicinando, mentre tutti gli altri continuavano ad applaudire.

« Sei sempre in ritardo tu, eh? » esclamò.

« Visto? Che ti avevo detto? » sbuffò Bilbo rivolto a John.

Ma l’uomo pareva non ascoltarlo, era troppo impegnato ad osservare lo hobbit che gli si era appena avvicinato, e il suo sguardo cadde immediatamente sulla mano destra, alla quale mancava il dito centrale.

« Frodo! » esclamò.

« Esatto! » rispose quello « Al vostro servizio! Ma lasciamo da parte i convenevoli, visto che siamo in ritardo… » e qui lanciò un’occhiataccia a Bilbo « C’è qualcuno che ti aspetta. »

Detto questo, corse in mezzo alla folla, i cui applausi stavano ormai scemando, ma John non poté accorgersi dove Frodo si fosse diretto perché il piccolo hobbit scomparve dalla sua vista, nascosto da tutta quella gente e dalle persone molto più alte di lui. Solo in quel momento, l’uomo ebbe qualche secondo per far scorrere lo sguardo sui commensali che lo osservavano sorridenti, e scorse Boromir e Faramir con Éowyn, Legolas e Gimli, Sam, Merry e Pipino seduti accanto a Gandalf, Thorin con la compagnia dei Nani, e Tom Bombadil, Niggle, il Fabbro di Wooton Major, il fattore Giles, perfino Aragorn e Arwen, e si stava giusto domandando se si dovesse inchinare di fronte ai sovrani di Gondor, quando la sua attenzione venne catturata da Frodo, che tornava conducendo per mano una donna dai lunghi capelli neri.

Gli occhi di John si spalancarono e la sua mente si svuotò, mentre tutte le parole che avrebbe voluto dire, tutti quei discorsi che si era preparato in quegli ultimi due anni, svanirono. Davanti a lui vi era solo una meravigliosa donna dai capelli neri e gli occhi dolci, quegli occhi che lui aveva sempre amato.

« John. » lo salutò lei.

« Edith… »

L’uomo le corse incontro e l’abbracciò.

« Sei tu! »

« Sì! » rise lei.

« Non ti lascerò mai più andare. » le sussurrò all’orecchio « Mai più. »

E lei rise, prendendogli il viso tra le mani e posandogli un bacio sulla fronte.

« No, non ci separeremo mai più. »

John si scostò leggermente e la osservò per un attimo.

« Ma come faremo? Voglio dire, tu… » non ebbe il coraggio di dire ciò che gli passava per la mente, ma a quanto pare Edith comprese, come sempre. Perché lei era l’unica che lo aveva sempre capito.

« Non più solo io, John. » gli spiegò accarezzandogli il viso.

« Vuoi dire che… io pensavo che questo fosse un sogno! » esclamò John, ma lei scosse la testa « Sei stata qui ad aspettarmi, per due anni? »

« Che importanza ha, qui ormai il tempo non conta più. Quello che conta, è che ora staremo insieme per sempre. »

« Per sempre? » domandò lui.

« Per sempre, » gli disse lei « Come Beren e Luthien. »

John sorrise e la strinse di nuovo a sé.

« Sei l’unica che mi ha sempre capito. »

« In realtà, solo ora capisco veramente. »

John sorrise, e tornò a scorrere con lo sguardo le persone che aveva di fronte e che ora avevano ricominciato ad applaudire.

Bilbo prese nuovamente John per mando, gli offrì una pipa, e lo condusse a capotavola, di fianco ad Aragorn, mentre Frodo accompagnava Edith.

«Coraggio, miei cari, non aspettiamo più. » disse lo hobbit « Il viaggio è stato lungo e periglioso, ora c’è una festa che ci attende! »

 

 

 

 

“Ah! come oro cadono le foglie al vento,
lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi!”

 

 

 

 

 

 

Oggi è il quarantesimo anniversario della morte di Tolkien, e sentivo che dovevo scrivere qualcosa per ringraziarlo per tutto ciò che rappresenta per me.

Spero solo che sia venuto qualcosa di decente, visto che ho fatto tutto di corsa perché devo pure preparare degli esami.

Grazie di cuore a chi leggerà, spero che almeno un po’ vi sia piaciuta.

A presto!

Eowyn 1 (che ora dovrà studiare tutta la notte per recuperare…)

 

p.s. Il titolo e la poesia finale sono l’inizio del poema “Namárië”, scritto dal Professore.

 

   
 
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