Il racconto è ambientato dopo Città delle Anime perdute.


Simon sfondò la porta della vecchia casa come tante volte aveva visto fare nei film, convinto che se non fosse stato un vampiro si sarebbe certamente lussato una spalla. All’interno tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere, segno che nessuno vi metteva piede da anni.  Gli scalini che portavano ai piani superiori erano sconnessi e il legno ormai martoriato dai tarli cigolava ad ogni passo. Simon salì i due piani di quell’abitazione abbandonata e raggiunse una porta, questa volta aperta, per la gioia della sua spalla. Fu subito colpito da una gelida folata di vento. Si trovata sul tetto, circondato dalle tenebre. Un’ombra si mosse nell’oscurità.
-Ciao, Raphael.
L’ombra si avvicinò e la faccia di Raphael emerse dalle tenebre, illuminata da un tenue raggio di luna. –Era ora che arrivassi, Diurno. Iniziavo ad annoiarmi qui sopra - disse con un sorriso. I riccioli neri gli ricadevano ribelli sugli occhi, facendolo sembrare più giovane di quanto in realtà non fosse.  –Insomma, cosa vuoi? Non hai ancora capito che non mi unirò mai a voi?- Simon era agitato. C’era qualcosa che lo rendeva nervoso. Forse era l’estrema tranquillità di Raphael a innervosirlo.
-Calmo. Non è per quello. Volevo semplicemente aiutarvi, te e i tuoi amici cacciatori. Sebastian è vicino. Attaccherà presto, probabilmente domani. Il suo esercito è numeroso. Vi converrebbe …. – Simon lo interruppe bruscamente –Perché dovrei crederti? Perché dovrei fidarmi di te? E se tu ti fossi già alleato con lui? E se fosse solo una trappola? - Simon puntò i suoi occhi in quelli di Raphael. Erano pieni di tristezza.
-Sebastian sta arrivando, non vi risparmierà e non siete abbastanza per contrastarlo. E’ una macchina da guerra. Devi fidarti di me. Io e il mio clan possiamo provare ad aiutarvi.- Raphael sembrava sincero, ma non poteva permettersi di mettere a repentaglio la vita di tutti gli altri per un suo errore di giudizio. In fondo a Raphael non era mai importato nulla dei cacciatori, perché avrebbe dovuto interessarsene adesso? –Non mi fido di te -. Ormai non sapeva nemmeno più di chi avrebbe potuto fidarsi.
-Immaginavo che non mi avresti creduto, ma devi farlo. Solo per questa volta, credimi Simon -  Raphael sembrava supplicarlo. –Perché? - la voce di Simon era incerta. –Dios! Ma non lo capisci? Non l’hai mai capito,vero? Simon, io…ti amo -. Raphael si avvicinò e gli prese la faccia tra le mani. Le loro labbra si toccarono. A Simon sembrò di staccarsi da terra. –Sei tutto ciò che ho sempre desiderato - la voce di Raphael era un sussurro. Tutto intorno a loro scomparve. Nulla contava più. Restarono così, immobili, su quel tetto, illuminati dalla luce della luna.
In quel momento Simon sapeva di essere al sicuro.