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Autore: NoceAlVento    02/09/2013    1 recensioni
Un devastante cataclisma noto ai sopravvissuti come il Lampo ha colpito in data 20 marzo 2010 Hoenn, facendo precipitare la regione in una situazione di stampo post-apocalittico: i pochi superstiti vivono asserragliati nelle loro abitazioni, tentando di salvarsi come possibile. Un gruppo di loro, guidato da Brendan Sanders, si imbarcherà quasi sette mesi dopo in un'avventura per scoprire di più sulla terra desolata che abitano, ridefinendo la loro idea di amici e nemici.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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A (seconda parte)

Capitolo II

A (seconda parte)


* * *


Roxie bevve mezza bottiglia tutta d'un sorso. Dalla partenza da Ferrugipoli con Wally non aveva assaggiato altra acqua che quella piovana, la quale peraltro presentava regolarmente un retrogusto melato che le dava la nausea. Il solo fatto che qualcuno al mondo possedesse ancora acqua minerale significava, se non altro, che il mondo non era ancora finito.

Si guardò attorno: la soffitta della casa, per quanto angusta, trasmetteva un'insolita sensazione di fiducia. L'aria era nondimeno densa di polvere e solo esigui raggi solari filtravano attraverso le occasionali fessure lasciate dalla copertura lignea delle finestre.

« Andare in giro disarmati per Hoenn » mormorò freddo Brendan « Vorrei tanto sapere cosa passa per la testa a gente come voi ».

« Stavamo cercando te » spiegò Wally.

« Vi è andata bene che sono un uomo di buon cuore. Chi non ha mezzi di difesa finisce sbranato, di solito ».

« Il tuo da dove viene? » domandò Roxie dando una sbirciata fugace al fucile che aveva salvato la vita al suo amico « A occhio e croce direi che è un semiautomatico ».

« Un Benelli M3. Apparteneva a mio padre ».

« Apparteneva? ».

« Un bel giorno, qualche mese dopo il Lampo, è andato a caccia e non è più tornato. L'ho trovato un po' di tempo dopo non troppo lontano da qua. Lui e il Benelli insieme » queste parole furono pronunciate con un tono diverso, più macabro.

« Quindi vivi solo, qua? ».

Brendan rispose con uno sguardo che lasciava intendere un evidente tu che dici?.

« Già, già » Roxie si rilassò come poteva sul suo scanno in vimini per metà sfondato, osservando ancora il giovane che gli stava di fronte.

Com'era cambiato. Sette anni prima non era altro che un ragazzino sognatore che si era presentato alla sua Palestra con un Mudkip; ora stava fermo lì, smilzo e fiacco, con la barba incolta, a parlare in un'Albanova spopolata e annichilita.

Brendan si dissetò a sua volta buttando giù un sorso dalla sua borraccia.

« Dove l'hai presa? ».

« Che cosa? ».

« L'acqua. Non è piovana ».

« Le fonti a Hoenn non mancano ».

« No, certo, ma–– ».

« So che cosa vuoi sapere, ma non posso dire dove prendo la mia acqua. Homo homini lupus, è un brutto momento ».

« Capisco » Wally abbassò gli occhi meditabondo.

« Adesso » Brendan posò il suo fiasco per terra « passando a cose serie. Perché siete qui? ».

I due ospiti si osservarono per qualche secondo con aria enigmatica, poi fu il più giovane a prendere parola « Da me a Petalipoli erano finite le provviste. Non ricordo più neanche quanto tempo è passato dal Lampo, non è rimasto più nulla ».

« E contavi di trovarle qui? ».

« No, infatti non sono venuto ad Albanova. Non subito, almeno ».

« L'ho incontrato a Ferrugipoli » riprese questa volta Roxie « Ma non so quanto avesse viaggiato prima ».

« Un po', ma non importa. Piuttosto, digli del messaggio ».

Brendan si drizzò e appoggiò il capo al palmo della mano destra incuriosito « Messaggio? ».

« Sì... » Roxie tentennò, quasi parlarne le costasse fatica « Due settimane fa mi hanno riferito un messaggio ».

« Hanno? ».

« Non so chi fosse ».

« Avevi una radio funzionante? ».

« Mi è stato recapitato di persona » la ragazza respirava con difficoltà, come se fosse a corto d'aria.

Brendan rivolse uno sguardo interrogativo a Wally, che però lo invitò silenziosamente a lasciarla proseguire.


Roxie aprì gli occhi. Era buio, completamente buio. Il silenzio avvolgeva la sua Palestra e solo il vento notturno risonava tra le sue mura. Non essendosi più allontanata dai tempi del Lampo quell'ambiente era divenuto la sua nuova casa, l'unico luogo in cui potesse sentirsi al sicuro. E di sicurezza Roxie aveva bisogno più di chiunque altro: dalla morte dei suoi genitori non aveva più sentito un posto tanto suo e tanto affidabile.

Il che, a ben pensarci, era un paradosso: qualsiasi luogo prima del Lampo lo era se paragonato alla Palestra ora. Ma forse non era la vera protezione quella che Roxie cercava.

Era più la sensazione di chiusura, di estraniamento dal mondo.

La sensazione di chiusura...

Sussultò. Percepiva distintamente una discreta e glaciale aria settembrina scompigliarle i lunghi capelli mori, ma la sua Palestra era completamente separata dall'esterno.

Ansiosa puntò i suoi occhi bruni verso l'oscurità che si annidava nella stanza fino a scorgere un inconfondibile raggio di luce pallida che penetrava nelle tenebre.

Si sentì paralizzata dal terrore e il suo respiro si fece ansiogeno.

Era luce lunare. Una delle finestre barricate era stata rotta.

Qualcuno era entrato nella Palestra.

« Devi andare a Ciclanova ».

Roxie avvertì il proprio cuore che viaggiava a mille battiti al minuto. Corse senza riflettere in direzione dell'apertura. Forse per richiuderla, forse per fuggire, non lo sapeva nemmeno lei.

Udì altri passi che percorrevano il locale. A giudicare dalla frequenza, più di una persona le stava tenendo compagnia quella notte.

« CHI SEI? ».

« Devi andare a Ciclanova » ripeté questa volta una voce differente a confermare i suoi più atroci sospetti. Un nuovo suono iniziò a echeggiare nella Palestra, come se qualcuno stesse versando un liquido per terra, e Roxie pregò che non fosse quello che lei temeva.

« CHE COSA VUOL DIRE? » ruggì cercando di mostrarsi impavida.

Dei vetri andarono in frantumi dall'altra parte della sala « Devi andare a Ciclanova ».

La ragazza provò a replicare, ma non ce ne fu tempo. Una fiammella si accese nell'oscurità, illuminando per un breve attimo uno degli infiltrati, che procedette poi a gettarla per terra, sulla benzina appena sparsa. In una manciata di secondi quella che per mesi era stata la sua magione stava divampando in un incendio infernale.

Roxie si lanciò verso l'apertura lasciata dai piromani, aggrappandosi con tutte le sue forze a quel briciolo di speranza di sopravvivenza che le rimaneva. Una fitta la investì all'altezza del polpaccio, facendola gridare di dolore mentre lacrime le scendevano dispotiche sulle guance. Con un ultimo sforzo riuscì a uscire dalla finestra, accasciandosi poi al suolo mentre piccole esplosioni laceravano la sua Palestra destinata oramai a frantumarsi.

La ragazza si voltò supina e osservò la sua gamba destra, constatando che benché le fiamme che l'avevano raggiunta si fossero spente il dolore aumentava anziché diminuire, e strane vescicole andavano formandosi sul derma.

Esausta chinò il capo all'indietro e si abbandonò al terreno, senza la minima energia per mettersi in fuga. Quantomeno sarebbe morta lì, vicino alla sua Palestra. Una fine non giusta, ma poetica. Del resto poche volte la giustizia è poetica.

« EHI! » udì all'improvviso da una non precisata angolazione « EHI, C'È QUALCUNO LÌ? ».

Roxie provò a rispondere, ma tutto ciò che uscì dalla sua gola fu un lamento indistinto; dopodiché la sofferenza si fece insopportabile e la ragazza perse i sensi.

 

 

Un limpido cielo stellato vegliava taciturno su Hoenn quando riaprì gli occhi. Spirava una pungente brezza dal sapore marino, come non ne sentiva da ben prima che il Lampo la costringesse a restare rinchiusa come in una perpetua degenza ospedaliera. Appoggiò la testa su un lato per cercare di riconoscere la zona dove si trovava sdraiata, e scorse una luce rosseggiante non lontana.

« La mia Palestra! » esclamò drizzandosi di colpo. Avvertì quasi subito un bruciore straziante alla gamba, e ingoiò un'imprecazione.

« Non muoverti, Roxanne. L'ustione peggiorerà ».

Roxanne. Era trascorso molto tempo da quando qualcuno l'aveva chiamata così. Non aveva mai amato il suo nome di battesimo, dall'aria fin troppo signorile per una come lei « Il nome è Roxie. Roxanne mi chiama mia madre ».

« Chiamava » puntualizzò il suo interlocutore con lugubre freschezza « C'ero al suo funerale. Forse però tu non mi hai visto ».

Roxie cercò con lo sguardo l'origine di quella voce tanto infantile e matura al tempo stesso, e i suoi occhi incontrarono quelli di un ragazzo con una folta chioma color erba sul capo dall'aspetto malaticcio e tuttavia allegro. Come facesse a esserlo nella situazione in cui erano, poi, era un mistero « Mi ricordi qualcuno... ».

« Mi chiamo Wally Feed » sorrise lui « Ti ho affrontata sette anni fa, mi pare. La mia prima Medaglia, la Pietra ».

« Wally... Io non... » la ragazza rifletté per qualche attimo « Ah! Ricordo. Quello del Ralts, vero? ».

« Proprio lui » replicò ilare mentre bagnava con una bottiglia appena estratta dal suo rudimentale zaino una canottiera bianca che probabilmente gli apparteneva « Sei stata fortunata, sai? Ustione semplice di secondo grado. Guarirà da sé in una decina di giorni ».

Roxie soffocò uno spasmo mentre le avvolgeva la maglia intorno al polpaccio, ma appena dopo si sentì decisamente meglio « Dove... Dove ti sei laureato in Medicina? ».

Wally rise divertito « Mia madre era ipocondriaca, pensava sempre di avere ogni tipo di malattia. Una volta ricordo che aveva avuto un brutto incontro con un'ortica ed era rimasta a letto per due giorni. Così mio padre mi ha convinto a studiare i fondamenti del primo soccorso, per evitare che andasse in panico così spesso. Il dolore come va? ».

« Meglio, direi... » la ragazza provò a flettere il muscolo, constatando però con amarezza che ciò le provocava ulteriore dolore « Per quando potrò rimettermi a camminare? ».

« Spero presto » Wally alzò gli occhi al rogo che ancora infuriava a Ferrugipoli a relativamente breve distanza « L'incendio li ha spaventati, ma quando si spegnerà sarà meglio trovarsi già in un rifugio. In questa zona quali ci sono? ».

« A nord pattugliano degli Swellow, che io sappia ».

« Quindi non se ne parla. A est invece? ».

« Poochyena, Nincada... Poca roba » replicò Roxie « Però tieni conto che dopo c'è il Tunnel Menferro ».

« Una grotta... Entrarci equivarrebbe al suicidio. Rimane solo il Percorso 104, quindi » Wally emise un sospiro rassegnato.

« Perché quella faccia? Non mi pare ci sia granché ».

« No, no, è sicuro. È solo che l'idea di fare marcia indietro mi dà la nausea. Io vengo da Petalipoli, e lì non ci sono più provviste ».

La Capopalestra osservò ancora una volta il fuoco a Ferrugipoli « Quel poco che avevo ora sarà irrecuperabile. Ma non fa differenza, devo per forza passare per Petalipoli ».

« Hm? ».

« Devo andare a Ciclanova. L'unica via per arrivarci senza entrare in una grotta è quella ».

« Ciclanova... Immagino c'entri con Ciclamipoli. Che cosa sarebbe? ».

La ragazza si sdraiò nuovamente per provare a riprendersi e non pensare alla gamba tormentata, e le stelle le apparvero insolitamente radiose nella volta notturna.

« Non ne ho idea ».

 

 

Finito il racconto Roxie afferrò avida la bottiglia al suo fianco e si dissetò con la poca acqua che vi rimaneva al suo interno.

« Ciclanova... » ripeté Brendan sovrappensiero « Mai sentita in vita mia ».

« Idem » convenne Wally « Stavo pensando... Non potrebbe essere che Ciclamipoli sia stata distrutta e poi ricostruita? Nuova Ciclamipoli... Così avrebbe senso ».

« Le città non scompaiono senza che qualcuno se ne accorga. Come minimo avremmo sentito qualcosa. Avrei sentito qualcosa ».

« Però non ti sei accorto che la Palestra di Ferrugipoli è andata a fuoco ».

« Stiamo trascurando un dettaglio abbastanza fondamentale, mi pare » Brendan li scrutò negli occhi « Voi state dando retta a qualcuno che ha bruciato il rifugio di Roxie ».

« E allora? ».

« E allora non ha alcun senso. Non avete idea di che cosa ci sia là, state andando completamente alla cieca. Morirete, là fuori ».

« Per questo siamo venuti da te » ribatté Wally « Vogliamo che ci accompagni ».

« Voi siete pazzi. Non corro rischi simili. Andare in giro senza una meta con i pokémon pronti ad assalirti a ogni passo... Andate voi a cadere nell'imboscata di Ciclamipoli, io me ne lavo le mani ».

« Sì, è vero » intervenne Roxie « potrebbe essere un'imboscata. Ma Brendan, esattamente il tuo piano qual è? Restare chiuso qua ad Albanova sperando che prima o poi tutto si sistemi, che tutto torni com'era prima del Lampo? Ogni giorno che passa è un giorno in meno all'estinzione di qualsiasi forma di vita a Hoenn ».

« Il mio piano era aspettare che qualche sopravvissuto si palesasse. Sfortunatamente mi sono capitati due spostati che pretendono che gli faccia da guardia del corpo mentre saltano nel buio per divertimento ».

« Sì, già, sai cosa? » Wally si alzò in piedi con uno scatto nervoso e riprese parola in un tono ben più acido di quello precedentemente impiegato « Io e Roxie ce ne andiamo a Ciclamipoli. Abbiamo fatto tutto il tragitto da Ferrugipoli a qui quasi senza intoppi, quindi non sarà un problema. Tu aspetta qui che ti brucino la casa ».

A quelle parole Brendan si drizzò a sua volta su due gambe con compassata inquietudine « Cosa hai detto? ».

« Ci stanno tracciando, drago verde. Quando scopriranno che siamo passati di qua, sempre che non lo sappiano già, ti verranno a cercare. Divertiti a spiegargli che non sai davvero dove siamo mentre ti tortureranno ».

Quelle frasi erano state sputate con una tale ferocia da intimorire la sua compagna di viaggio. Wally si voltò verso di lei e la invitò con un'efficace occhiata a scendere le scale per tornare al pianterreno.

Roxie, dal canto suo, era profondamente delusa da quell'allenatore che aveva conosciuto sette anni prima con un carattere completamente diverso. Un tempo Brendan era estroverso, desideroso di avventure, di viaggi. Il solo trattenerlo ad Albanova sarebbe stato del tutto impossibile. Ora non era altro che un'anima mutata dal Lampo che, sgomenta e lesionata, attende solo la sua fine con la mansuetudine di un agnello che si dirige al macello.

« Aspettate » disse a un tratto l'allenatore con voce perentoria e in un certo senso rassegnata. Wally faticò a dissimulare un compiacente sorriso di trionfo.

« Sì? ».

« A Solarosa c'era un Centro Pokémon, una volta » proseguì Brendan ricacciando nello stomaco il suo orgoglio ferito « Dovete per forza essere passati di là per raggiungermi. È ancora al suo posto? ».

« Intatto. Perché? ».

« Al suo interno potrebbe funzionare ancora il PC. Dopo il Lampo la rete di Lanette per il sistema di stoccaggio pokémon è diventata inutile, così hanno iniziato a usarla per lasciare messaggi di sopravvivenza ».

« Questa mi mancava » commentò sorpresa Roxie « Come lo sai? ».

« Il mio PC ha funzionato finché non è terminata la corrente elettrica erogata dal generatore pubblico di Hoenn. I Centri Pokémon, però, hanno da sempre un alimentatore di emergenza per casi critici. Con un po' di fortuna, visto il basso utilizzo, potremmo cercare sul PC che cosa c'è ora a Ciclamipoli » Brendan puntò gli occhi verso i suoi interlocutori ed esibì un eloquente gesto con indice e medio della mano destra a sottolineare le sue parole « Vi accompagnerò fino a lì. Poi ve la caverete da soli ».

 

 

Era un'insenatura, una sorta di lago aperto su un lato e cinto da un'omogenea scogliera a strapiombo graffiata da sporgenze acuminate e alta una trentina di metri, o forse anche di più. Al suo centro, accerchiato da flutti marini spumeggianti di un bianco latteo, un imponente faraglione dalla forma irregolare troneggiava ammirando l'oceano. Era proprio il frangersi delle onde l'unico suono percepibile in quella notte quieta come poche.

Ben vi era giunto dopo l'ennesima corsa nella foresta, e ora stazionava sul bordo del precipizio contemplando il panorama serale sulla superficie pressoché piana della falesia: mancavano all'appello piante ad alto fusto – il che contrastava leggiadramente con il bosco che aveva appena attraversato –, e l'unica vegetazione constatabile era un sottile rivestimento d'erba aguzza radente il terreno.

Dal promontorio, stante l'oscurità in cui Hoenn versava, era alquanto complicato distinguere sagome che avessero una qualche rilevanza; ciononostante Ben riuscì a individuare nitidamente un'isola sita parecchio lontano da lì. Era una sorta di conca, a ben vederla, perché la sorgente di luce che la schiariva era posta sotto il livello delle montagnole che l'attorniavano. Ciò che più rendeva quella visione preoccupante, però, era la natura dell'illuminazione: con ogni probabilità quello che vedeva era un incendio di vaste proporzioni che stava infuriando laggiù.

Tentò di mettere ulteriormente a fuoco l'immagine, quando di colpo la porzione di cielo immediatamente sovrastante iniziò a irraggiare una luce diversa, meno autentica se così si può dire: una successione di violacee lingue avvampanti disposte a ventaglio che convergevano diagonalmente verso un centro collocato a perpendicolo sopra la valle ardente e che ondeggiavano flessuosamente in un moto raccapricciante e sublime.

Ben compose frettolosamente un sommario segno della croce. Non ricordava chi fosse o perché si trovasse lì, ma di una cosa era assolutamente convinto: mai aveva visto un cielo del genere in vita sua.

   
 
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