Anime & Manga > Karneval
Segui la storia  |       
Autore: AsanoLight    03/09/2013    1 recensioni
Una raccolta di Drabbles e Short-Fic, alcune basate sulla pairing HiratoxAkari.
Vari inserti con Tokitatsu, Gareki e Yogi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akari, Altri, Hirato, Tokitatsu, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa Fan Fiction è un seguito a Broken, Pessimistic, Patience e Meter.
Qualche giorno fa ho messo finalmente le mani sulla OST di Karneval.
Per chi gli dovesse capitare sotto mano, consiglio di leggere questo capitolo ascoltando "Requiem". Rende molto ;)
Come sempre voglio ringraziarvi per aver continuato a seguire i giorni di Karneval~
Un grande ringraziamento va anche all'immancabile NakamuraNya! ♥


 
***
 
 

Akari si passò esausto una mano tra i capelli. La visita improvvisa di Tokitatsu gli aveva tolto il respiro. Era una boccata d’aria pura da un mondo che ora gli pareva sconosciuto ed affascinante, un mondo da scoprire e senza frontiere ma al contempo si era rivelato una presenza non gradita in quell’istante. Si voltò verso di lui non appena lo udì entrare, nelle mani teneva stretto un orsacchiotto di peluche.
 

«Dove sta il mio fratellino~?», domandò dando una pacca sulla spalla al dottore ed avvicinandosi poi al diretto interessato.
Gli afferrò affettuosamente un ciuffo dei corvini capelli e gli mostrò l’orsacchiotto: «Ti vedo emaciato… Akari non ti avrà messo a dieta, vero?».

Il comandante si sforzò di sorridere e si mise nuovamente sdraiato.
Cosa c’era che non andava con lui?
Non aveva avuto nemmeno il coraggio di scendere da quel letto, ed ora era come se nel cuore avesse avuto un enorme macigno. Lo sapeva. Non c’era bisogno di dirlo. Sapeva, in cuor suo, di aver perso un’altra battaglia.
Lo sguardo mesto ma ambiguamente soddisfatto di Akari glielo lasciava intuire.

Chiuse gli occhi e strinse la mano del fratello, ignorando dapprima l’orsacchiotto di peluche.

«Sono meravigliato che tu abbia trovato del tempo libero per venire a trovarmi», commentò sereno, trattenendo le lacrime per sé, nel suo cuore.
«Non c’è bisogno di ringraziare, Hirato», gli rispose il fratello, «I dottori hanno detto che avrai bisogno di stare a letto ancora per molto per riprenderti completamente per cui, per tirarti un po’ su il morale, ti ho portato Mr. Teddy, il peluche che ci litigavamo sempre da piccoli».

Akari lo guardò scettico, inarcando un sopracciglio, ma ci pensò Hirato a dare voce ai suoi pensieri: «Tokitatsu... Sono un po’ cresciuto per i peluche non ti pare? Quelli oramai sono tempi andati…».
«Non vederla così, Hirato!», lo rasserenò il fratello, stringendogli con forza la mano, scarna e debole, «Sai che non posso venire a trovarti spesso quindi fai finta che quell’orsacchiotto sia io! Così quando Akari non starà con te, ci sarà Mr. Teddy a tenerti compagnia!».
«Dannazione, mi sarei aspettato un discorso del genere da Yogi», mormorò il corvino divertito, sorridendogli mesto, «Ma mai da te».
Tokitatsu era così.
Fastidioso ma importante. Una persona a cui non sarebbe mai stato in grado di rinunciare, per nessun motivo al mondo.

 

«Hai davvero un fratello bravo», commentò Akari, scrutando la lontana Luna, che tingeva di argentei riflessi il mare che si poteva ammirare dalla finestra della camera, «Sei fortunato, Hirato».
«Sono fortunato anche ad avere te, Akari», aggiunse allora il comandante, guardandolo felice, «...Che sei qui, giorno e notte, per me...».

 

«Non è una grande fatica»

«Non lo è?»


 

Hirato chiuse gli occhi e sospirò. Erano quel genere di discorsi che gli facevano venire voglia di piangere, di urlare, erano quelle parole a strozzargli il cuore in gola e fargli salire le lacrime fino agli occhi.

Quel genere di menzogne, quelle che più detestava.
 

Tutte le notti vedeva la Luna sorgere, salire alta, sempre più alta nel firmamento, tutto da quella finestra.

Chi? Chi avrebbe veramente potuto cambiare quella situazione?
 

Sedette sul materasso e passò una mano tra i soffici capelli del dottore mentre stringeva malinconico a sé Mr. Teddy.

Chi avrebbe potuto compiere il prodigio e liberarlo da quelle catene, quella fastidiosa gabbia e farlo nuovamente volare libero?
 

La Luna inargentò i suoi capelli. Accarezzava ora anche il pelo di stoffa di Mr. Teddy.
I ricordi gli scivolarono improvvisamente dalle mani.
 

Frammenti della sua infanzia e del suo passato in una mano, un passato che non si sarebbe ripetuto, che non sarebbe mai più tornato, e nell’altra, intrecciata tra i capelli di Akari, frammenti del suo presente e di un futuro che forse non ci sarebbe mai stato.

Incertezza.

Perché era quella l’unica ad essergli rimasta.
 

Abbassò lo sguardo lucido. Si chinò sul dottore, ancora una volta addormentatosi sulla sedia, con la testa sopra il suo letto. Sfiorò i suoi capelli ed espirò profondamente, tremando, reprimendo l’istinto che in quel momento l’avrebbe portato solo che a piangere.
«Mi dispiace, Akari», gli mormorò posando le sue labbra sulla testa del medico, «Ti amo, ti amo, non ho il coraggio di dirtelo in faccia ma ti amo. E per questo motivo non starò qui ad ascoltarti».

 

Tu stai facendo abbastanza per me
 

Definì con la mano la linea della mascella del dottore e gli portò un ciuffo ribelle di rosei capelli dietro l’orecchio dipingendosi in volto un malinconico sorriso. Gli posò accanto Mr. Teddy e fece per scendersene dal letto. Appoggiò prima la gamba destra poi quella sinistra sulle fredde piastrelle della Torre di Ricerca.
 

Era la prima volta, dopo tanto tempo, che toccava con i piedi nudi qualcosa.

Era una sensazione così bella, sapere che sotto di sé c’era ancora qualcosa di concreto, che la Terra, in tutto quel periodo che aveva trascorso a letto, non aveva smesso di girare e di evolversi.
 

Tentennò e si morse il labbro inferiore soffocando un gemito. Gli faceva male la gamba destra. Ridicolo. Dopo tutto quel tempo passato a riposo avrebbe dovuto essersi ripreso da un sacco di tempo. Si appoggiò al letto e, con cura, si lasciò scivolare fino a terra. La luce della Luna lo aiutava a vedere nitidi i contorni degli oggetti nella stanza. Si trascinò fino alle stampelle e vi si aggrappò aiutandosi a rialzarsi.
 

Chi, se non lui, poteva cambiare quella situazione?
 

Si voltò e guardò speranzoso la Luna.
 

«Queste passeggiate saranno un segreto tra me e te, signora Luna, va bene?», dunque sorrise, e gli parve di aver firmato un patto quasi divino.

 

***

 

Uscì dalla camera anche quella notte.

Si sentiva meglio.

Il dolore alla gamba era completamente svanito, le catene attorno alle sue braccia cominciavano ad allentarsi, era in una così trepidante attesa di assaggiare il sapore della libertà che quasi non vedeva l’ora di tornare a volare e perfino il lavoro, in quei periodi, gli sarebbe parso preferibile al riposo, quasi divertente.

Si mise in piedi e baciò la guancia del dottore in un sorriso, sfiorandola poi con l’indice ed il medio.
 

«Grazie di tutto quello che stai facendo per me», gli sussurrò, «Ma vedrai che presto non sarà più necessario».
Akari restò in silenzio, immerso nel suo sonno.

 

La porta si aprì, la luce del corridoio filtrò in un piccolo spiraglio, lo stesso barlume di speranza che teneva vivo il cuore di Hirato. La richiuse dietro di sé e la luce accarezzò il volto del dottore prima di svanire completamente e lasciare il posto alla Luna.

 

Perle argentate lungo il viso di Akari.
 

Le stampelle appoggiare al muro.
 

Un singhiozzo strozzato.

 

 

 

«Ti amo anch’io, bastardo»

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Karneval / Vai alla pagina dell'autore: AsanoLight