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Autore: Molly182    03/09/2013    2 recensioni
“Questo sarebbe il momento in cui io ti dovrei baciare”, aveva sussurrato a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Questo sarebbe il momento in cui tu dovresti farlo”.
Nella penombra avevo visto comparire un sorriso sulle sue labbra e pochi secondi dopo le sentii appoggiate sulle mie.
“Mi piaci molto, Allyson”, mi aveva sussurrato. Mi stavo davvero convincendo che quel ragazzo non fosse solo un completo idiota, ma sapeva essere dolce e romantico. Eppure mi stavo facendo abbindolare da un ragazzo che probabilmente avrei rivisto chissà quando. “Non mi scappi, ora sei mia”, però mi piaceva e non potevo fare nulla.

“Ally ci sei?”, mi chiese Sally sventolando una mano davanti ai miei occhi cercando di portarmi alla realtà.
“Ehm…sì, scusa”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap trentuno.
“Uno show spettacolare!”, urlai abbracciandolo appena aveva raggiunto le quinte del palco. Ancora preso dall’adrenalina del momento, mi prese in braccio e mi baciò in un modo nuovo. Totalmente diverso dal solito morbido bacio e completamente differente da quello passionale che mi lasciava senza fiato. Era lui a comandare il gioco e lo lasciai fare divertita da tutta quella frenesia che aveva addosso. “Ehi Rocky!”, gli dissi staccandomi dalle sue labbra. “Forse è meglio se ti vai a fare una doccia, sei tutto sudato!”, gli feci notare scendendo dal suo abbraccio.
“Mi rende più virile l’odore di sudore”
“No, ti rende disgustoso e puzzolente!”, obbiettai non riuscendo a evitare di fare una smorfia, ma puntualmente scoppiai a ridere.
“Va bene bellezza! Ma quando torno, riprendiamo da dove ci siamo fermati!”, disse facendomi l’occhiolino e passandomi di fianco allungò una mano dandomi una pacca sul sedere facendomi sussultare.
Mi chiedevo cosa diavolo gli fosse preso quella sera, forse era l’effetto collaterale del troppo sciroppo.
 
Alex P.O.V.
“Fate spazio belve!”, urlai entrando nel camerino atteggiandomi da diva. “ «L’Uomo Dell’Anno» sta passando”, continuai la mia messa in scena. “Inchinatevi dinnanzi al mio regale cospetto!”
“Gaskarth non c’è abbastanza spazio per te e il tuo ego!”, rispose Zack lanciandomi una salvietta in pieno viso.
“Io opterei per tenerci il suo ego!”, disse Rian mentre se ne stava stravaccato su uno dei divanetti di pelle nera all’interno del camerino. “Almeno è invisibile e non occupa spazio come il suo proprietario e senza di lui non può parlare, quindi resterebbe in silenzio!”, osservò.
“Vorreste davvero scacciare dalla band il vostro cantante preferito?”, chiesi portando il braccio sinistro attorno alle spalle del bassista e trascinandolo sul divanetto dove era seduto il batterista.
“Non impiegheremmo neanche un secondo a trovare un valido sostituto!”
“Potrebbe essere una donna”, propose il ragazzo alla mia destra. “Magari con due tette così…”, disse portandosi le mani davanti al petto per simulare una taglia di reggiseno davvero esagerata.
“Tu hai già Cassadee!”, mi lamentai. “Cosa te ne faresti della cantante?”
“Potremmo chiedere a lei se vuole diventare la nostra vocalist!”, suggerì l’altro. Ero scoraggiato di come mi prendevano tranquillamente in giro. Soprattutto perché erano anche bravi a farti credere quello che volevano. Io però non ero come Jack! Era di lui che dovevano prendersi gioco.  Io ero quello sensibile.
Mi guardai attorno mentre quei due continuavano a ridersela. In effetti, di lui non c’era l’ombra.
“Voi siete due disgraziati!”, mi lamentai alzandomi da mezzo a loro. “Vado dall’unica persona che mi può capire! Vado da Jack!”, recitai. “Sapete dirmi dov’è?”
“Nelle docce, ma ora è pronto a dare il suo voto per la scelta del nuovo cantante”, annunciò il diretto interessato comparendo già vestito e con i capelli ancora bagnati. “Anch’io approvo la scelta della ragazza solo le sue tette sono davvero enormi e non rifatte… mi piace vederle ballonzolare mentre si agita per tutto il palco”, disse con un sorriso malizioso. Jack era fatto così! Era incorreggibile! Era un pervertito! “Tranquillo Alexander, troveremo una piccola parte da farti fare, potresti continuare a scriverci canzoni e poi inviarcele per email”, disse ridendo.
“Ve ne pentirete!”, li risposi a tutti e tre. Afferrai i miei vestiti puliti e il beauty per la doccia pronto per andare a farla. “Creerò una nuova band e la chiamerò «All Time Low Sucks»! O meglio, diventerò un cantante solista così che i fan adoreranno solo me!”, continuai. “E ora la «Nuova Stella della Musica» esce di scena!”, annunciai volgendoli le spalle a entrambi e andando verso la doccia.
Mi lavai velocemente. Volevo raggiungere al più presto Ally. Non sapevo cosa mi avesse reso così, ma desideravo davvero tanto restare totalmente da solo con lei. Nei giorni passati ne avevamo passate di tutti i colori. DeLonge, Lisa, quel maledetto bacio, le litigate, la gelosia, la fiducia, il «ti amo». La lista era decisamente lunga e avrei potuto continuarla ma avrei soltanto perso tempo. Tutto doveva essere cancellato e dimenticato. Sarebbe stato meglio così per entrambi. Questo tour ci aveva permesso di passare molto più tempo insieme, forse fin troppo, ma mi piaceva la sua compagnia, però iniziavo a sospettare che qualcosa non andasse per il verso giusto. Ultimamente era sempre distaccata. Passava le notti insonne, restava alzata fino a tardi a parlare sottovoce con Jack. Non era la stessa Al che era all’inizio del tour.
 
Ally P.O.V.
“Mi manca la comodità di un letto normale!”, si lamentò stendendosi di fianco a me. Si era poggiato su un fianco e si reggeva la testa con una mano.
Quel buco che si ostinavano a chiamare letto era davvero troppo piccolo e stretto e soffocante. Eppure riuscivo a scivolare su queste piccolezze perché il suo sorriso bastava a mettermi l’anima in pace.
Con una mano cercai di sistemargli i capelli totalmente scompigliati mentre mi perdevo a osservare ogni minimo dettaglio del suo volto. Forse mi ero davvero innamorata e forse era arrivato anche il momento di dirglielo, solo che ero troppo codarda per farlo, ma dovevo farlo prima che fosse troppo tardi.
“Alex… io….”, sussurrai il suo nome facendo comparire un enorme sorriso sul suo volto. “Io penso che dovremmo rivestirci”, dissi spostandomi da lui e iniziando a ricompormi, raccogliendo i vestiti dal pavimento. Non ce l’avevo fatta neanche questa volta. “Gli altri potrebbero tornare a breve”
“È ancora presto”, si lamentò nonostante lo trovai a fare esattamente quello che gli avevo chiesto.
“Non lo è poi così tanto”
“Però torni di nuovo qui a letto?”
“Vado a darmi una rinfrescata…”
Mi chiusi la porta del bagno alle spalle e mi guardai allo specchio. Il mio riflesso non aveva nulla si sbagliato, tutto era come mi ricordavo eccetto che per le guance arrossate e i capelli scompigliati. Non dovevo temere niente, solo che non riuscivo a guardarlo negli occhi e dire quelle parole. Era tutto così tremendamente patetico. Io ero patetica. Come potevo pretendere di dirgli «ti amo» se non riuscivo neanche a dirgli che volevo tornare a Baltimora? Era assurdo! Avevo ventidue anni! Dovevo prendermi le mie responsabilità.
Aprii il rubinetto e mi sciacquai il viso con l’acqua gelida. Forse era arrivato il momento migliore per far valere i miei diritti di donna. Feci un lungo respiro e spalancai la porta.
“Vieni qua!”, disse Alex sorprendendomi e prendendomi in braccio per portarmi di nuovo sul suo letto. Stare sotto di lui mi suscitava sicurezza in un certo senso. Le sue braccia ai lati del mio corpo creavano una sottospecie di gabbia che mi faceva capire quanto non volesse lasciarmi andare così come le sue labbra che baciavano ogni parte di pelle scoperta. Mi lasciavo sempre trasportare da quella sensazione di quando le cose andavano perfettamente bene, ma mentivo a me stessa e mentivo a lui mentre passavo distrattamente un dito sul suo braccio tracciando linee confuse.
“Alex…”, lo chiamai. “Come mai questa sera se così… frenetico?”, gli domandai. Il ragazzo si fermò dal darmi tutte quelle attenzioni e impiantò i suoi occhi nei miei. “La medicina che ti ho dato non può averti fatto reagire così…”.
“So che hai qualcosa che non va e che vuoi parlarne ma non ci riesci… abbiamo avuto un brutto periodo e questa giornata è stata davvero bella, almeno i momenti in cui non ero in coma, e non vedo il motivo per cui dovremmo rovinarla”.
“Come sai che la rovineremo?”
“Dal fatto che ti stai trattenendo dal dirmi «dobbiamo parlare» ”, sostenne spostandosi di lato. “Se non era qualcosa di grave, di solito, l’avresti detta tranquillamente senza cercare le frasi giuste o fare giri di parole, perché qualunque cosa avresti detto saresti stata sicura che non abbia preoccupato chiunque ti avrebbe ascoltato”, disse continuando a fissare il soffitto del letto a castello. “Tu invece stai nascondendo qualcosa e sto aspettando che tu me lo dica però non ci riesci e non ti posso forzare o tiratelo fuori con le pinze, quindi sto impazzendo temendo il peggio, cercando di non pensare a quello che mi stai per dire. Forse non lo accetterò, forse mi arrabbierò, forse non so neanch’io come potrei reagire, ma ti prego! Se devi dire qualcosa fallo al più presto perché sto letteralmente impazzendo e so anche che Jack sa cosa ti affligge e mi dispiace vederlo nascondermi un segreto. Almeno fallo per lui…”, dichiarò. Per tutto il tempo non mi aveva guardato neanche una volta. Si era limitato a fare il suo discorso ed io non riuscivo a rispondergli, troppo sorpresa da quanto mi conoscesse in realtà. Forse non sapeva il nome dei miei genitori, forse non sapeva quale fosse il mio colore e cibo preferito, forse non sapeva neanche quale fosse il mio peso o quanto fossi alta, ma forse non gli importava neanche. Però sapeva leggermi dentro. Sapeva come ero fatto e sapeva capirmi come nessun altro. Ogni mio sguardo, ogni mio gesto, ogni mio sospiro, sapeva esattamente a cosa corrispondesse ed io lo avevo sottovalutato. “Mi vuoi lasciare?”, chiese dopo di quella che mi sembrò essere passata un’eternità.
“Ti amo!”, dissi senza neanche rendermene conto. Ero riuscita a dirglielo ed era stato così tremendamente facile.
“Davvero?”, chiese lui impressionato, voltando il suo viso verso di me come se non fosse certo di aver sentito bene quello che avevo appena pronunciato. “Ti amo anch’io”
“Amo il te privato, il te pubblico e soprattutto amo il te che gli altri non possono vedere!”
“Però non è quello che inizialmente mi dovevi dire, giusto?”, domandò.
“Se te lo dovessi dire le cose cambierebbero tra di noi”.
“Mi stai per lasciare?”, domandò di nuovo.
“Ti ho appena detto che ti amo, come puoi pensare che ti voglia lasciare?”, gli chiesi sorridendogli dolcemente.
“Non so ancora leggerti nella mente”, si giustificò sporgendo il labbro inferiore. “Allora… cosa c’è di così tremendo che mi devi dire?”
“Ho pensato di tornare a Baltimora”, confessai prendendo coraggio. “Questo continuo spostarsi, ogni notte passarla in movimento tra una città e l’altra. Questa vita frenetica non fa per me, è la tua, tu ci vivi, ed io mi sento come se stessi interferendo con la tua vita personale. Io faccio parte di quella privata e penso che stare qui complichi in un certo senso le cose”, dichiarai cercando di non essere troppo dura. “Sto solo dicendo che ho bisogno di tornare a casa. Adoro stare qui con te, ma non è il mio posto…”, aggiunsi posando la mia mano sulla sua guancia. Volevo averlo vicino. Volevo un suo contatto. Volevo che rispondesse invece di restare zitto a pensare. “Però manca poco meno di un mese alla fine del tour e quindi non è poi così tanto se ci pensi… ti ho aspettato per un anno, ti ho aspettato per tre mesi e ora ti aspetterò per un altro mese contando i minuti che ci mancano per rivederci”, gli sorrisi dolcemente. “Spero che tu possa capire quello che sto cercando di dirti… non ti sto chiedendo una pausa, tantomeno ti sto lasciando, voglio metterlo in chiaro. Desidero soltanto tornare a casa mia, a Baltimora”.
“Da quando consideri Baltimora casa tua?”, domando decidendosi finalmente a parlare.
“Da quando il ragazzo che amo ci abita ed è l’unico che mi fa sentire a casa…”.
“Quello che hai detto è un controsenso”
“Ti giuro che nella mia testa aveva perfettamente senso”, gli risposi ricambiando il sorriso. “Vorrei solo assicurarmi che tu starai bene…”.
“Un mese… sembra tanto…”
“Sono solo trenta giorni… quattro settimane… non lo è poi così tanto”, gli feci notare. “Basta guardare la faccenda da una diversa angolazione…”.
“Dovrei provarci…”
“Dovresti!”, gli accarezza di nuovo la guancia. “E poi ti ricordi quello che ti avevo detto qualche giorno fa sullo stare troppo insieme? Ti avevo spiegato che avrebbe rovinato il nostro rapporto….”, dissi. “Una parte del discorso non era vera, non riuscirei mai a odiarti completamente… non riuscirei neanche a detestare la tua risata o il tuo sorriso…”.
“È carino da parte tua, ma questo non giustifica che te ne vuoi andare via da me…”, disse un po’ deluso dalla mia scelta. “Quindi hai già deciso?”, domandò. “È veramente quello che vuoi?”
“Sì, è quello che ho bisogno… e so che può sembrare un gesto totalmente egoista da parte mia, ma penso che faccia bene per entrambi, no?”, annuì non molto convinto. “Quando stavi con Lisa non eri felice di tornare a casa da lei? Non eri felice di rivederla e recuperare il tempo perduto?”.
“Intendi con del sesso?”
“Non esattamente, ma è sempre un’idea… molti terapisti consigliano che per mantenere vivo il rapporto con il proprio partner bisogna farsi desiderare e quindi, più lunga è l’astinenza e migliore sarà…”.
“Te lo stai inventando!”, affermò interrompendomi con un bacio passionale, rimettendosi sopra di me. Riuscivo a sentire il peso del suo corpo sopra il mio e non mi dava affatto fastidio.
“Ti detesto quando m’interrompi quando parlo!”, mi lamentai allontanando le sue labbra dalle mie.
“Ed io quando non riesci a stare zitta mentre cerco di baciarti!”, disse fiondandosi di nuovo sulla mia bocca, ma lo allontanai di nuovo ridendo.
“Visto? Dobbiamo per forza allontanarci per un po’”, dichiarai. “Stiamo iniziando a detestarci…”
“I just want to see you when you're all alone. I just want to catch you if I can. I just want to be there when the morning light explodes on your face it radiates. I can't escape. I love you 'till the end”, canticchiò stampandomi un dolce bacio alla fine.
“Come fai a trovare tutte le canzoni giuste nel momento giusto?” gli domandai curiosa. “È scientificamente impossibile a meno che tu sia un jukebox umano…”.
“Ti prego stai zitta e fatti baciare in santa pace!”, dichiarò lui alzando gli occhi. Scossi la testa e lo attirai verso di me facendo quello che mi aveva chiesto.

Molly 
Ehilà gente! Eccomi qui!
Avete visto il nuovo video della band con Vic Fuentes? è spettacolare! Li adoro! è stato decisamente un bel risveglio e so esattamente cosa mi posso far regalare per il mio compleanno u.u

 
   
 
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