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Autore: Lauretta Koizumi Reid    03/09/2013    2 recensioni
[Atlantis ]
Milo e Kida, sulla cima della montagna.
La fine del film, il nuovo inizio per la città perduta e per il cartografo- linguista con un grande sogno.
"Mio nonno e pochi altri l’avevano capito. Io non sono mai realmente appartenuto alla terra, Kida, ne’ tantomeno all’America, figuriamoci alla caldaia del Museo.
Che tu ci creda o no, questa è casa mia"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Milo si issò sulla cima della montagna e aiutò Kida a fare lo stesso.
La pietra con inciso il volto del defunto re saliva, saliva, sempre più in alto, sotto i visi commossi e felici dei due ragazzi, illuminati dalla luce azzurra di Atlantis.
Il loro sole. La loro fonte di vita.

- E’ incredibile, vero? - mormorò Kida. - non ho mai visto questo spettacolo, nemmeno da piccola. Mai!
- Già... - fu la risposta da parte di un distratto Milo, che fissava il mare.
- Che cos’hai?
- Mi chiedo se i miei amici riusciranno a tornare sulla terra sani e salvi.
- I tuoi amici? - disse Kida strattonandogli scherzosamente le spalle, sapendo di essere molto più muscolosa di lui. Milo caracollò. - ti ricordo che i tuoi amici per poco non mi hanno ucciso!
- Ah, sì? - replicò Milo, con un sorriso beffardo, cercando di mettere lo sgambetto a Kida. - be’, tuo padre voleva eliminarci subito, appena arrivati ad Atlantide!
-Ma io ti ho salvato! - replicò Kida, saltandogli sulle spalle.
- Anche noi ti abbiamo salvato! - rise Milo, cercando di farla cadere.
Il risultato fu che finirono a terra entrambi, e rimasero a fissare il cielo e le pietre, poiché la luce del cuore di Atlantide non feriva gli occhi come avrebbe potuto fare il sole, e loro potevano tranquillamente osservare il volteggiare leggero dei re del passato.
 
- I tuoi amici torneranno sani e salvi, credi a me. Ma gli mancherai molto, Milo. Si vedeva che volevano intraprendere questo viaggio ancora una volta con te, perché sei stato tu ha portarli qui. Forse senza il tuo aiuto non sarebbero mai arrivati ad Atlantide.
- Tu non hai idea di quante gliene ho fatte passare... -  disse Milo, scuotendo la testa divertito.
Ma Kida era seria. Si alzò in piedi.
- Forse dovevi andare con loro. Forse... tu sei un terrestre amelicano, io ho ottomilaottocento anni, e tu...
- ...anche io!
- Non scherzare! Sono così tante le differenze tra noi.... quello che mangiamo, come ci vestiamo, quello che abbiamo imparato a fare tutta la vita, le nostre idee, le nostre usanze...

Anche Milo si alzò in piedi e cinse le spalle alla ragazza.
- Vuoi sapere la verità, Kida?
Lei annuì.
- Per tutto il tempo in cui ho vissuto laggiù... in America, nella mia città...non mi sono mai sentito...a casa. Nonno era un brav’uomo, lui mi ha cresciuto al posto dei miei poveri genitori...e mi raccontava storie tanto belle su questo mondo che io non potevo fare a meno di sognare di arrivarci. Poi però, crescendo, ho capito che non si trattava solo di un viaggio, ma del viaggio.
Ho passato momenti difficili da piccolo, da adolescente, e anche da adulto, perché non ero mai in pace con me stesso e con chi era attorno a me. Vagavo in cerca di una sistemazione. Cercavo di vivere alla giornata. Studiavo, studiavo, mi impegnavo affinchè potessi dimostrare che non ero solo un pazzo sognatore, ma un gatto perduto, un magnete in cerca del proprio ferro. Mio nonno e pochi altri l’avevano capito. Io non sono mai realmente appartenuto alla terra, Kida, ne’ tantomeno all’America, figuriamoci alla caldaia del Museo.
Che tu ci creda o no, questa è casa mia. Questo è il mio destino. Il giorno in cui mi hai portato in giro per la città, è stato forse il momento migliore di tutti. Mi sentivo a casa. Mi sentivo felice. Finalmente avevo trovato il mio pezzo di ferro.
 
Milo, con il fiato corto, guardò intenerito l’espressione di Kida, che per una volta non aveva assistito a balbuzie o a frasi sconnesse che capiva solo lui.
-E il secondo momento più bello di tutti, qui ad Atlantide? - gli rispose commossa.
Milo guardò nel vuoto, ma non dovette pensare per molto.
 
Atlantide rinata dalle sue ceneri, Kida salva, tutti che ammiriamo lo splendore. La sua mano stretta nella mia.
 
Kida intuì dal rossore del volto di Milo quello a cui pensava, e innescandogli il sospetto che tra le altre virtù degli Atlantidesi ci fosse anche la telepatia, rifece quello stesso gesto che, poco prima, aveva donato una volta per tutte a Milo la conferma: sì, io appartengo qui. 
  
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