Daydreamer
Un giorno pensi
che il mondo è fantastico, che il posto dove vivi è meraviglioso, che tutto ciò
che desideri sia dietro l’angolo anche perché il posto in cui vivi può darti
tantissime opportunità, tipo…prendiamo una cosa a coso, incontrare il tuo
cantante o attore preferito, qui è facilissimo, beh più o meno, ma hai una vaga
speranza di poter far avverare i tuoi sogni, e la mattina dopo ti rendi conto
che non è affatto così, che alla fine era solo un’illusione e uno resta totalmente fregato.
Non basta
pensare che ci sono così poche persone che la pensano come te, a cui piacciono
le stesse cose, che le amano…poche…eppure una volta era un intero esercito a
pensarla come te, ma d'altronde non tutti possiamo
pensarla allo stesso modo, no?! Però e anche brutto che ci sia qualcuno che te
lo faccia pesare, che faccia di tutto per farti
abbassa la testa, di non essere orgogliosa/o di quello che sei, davvero bello,
eh?! Beh c’è chi riesce a non farsi mettere i piedi in testa e c’è chi cade in
un bel periodo di depressione e alla fine molla tutto, siamo tutti diversi tra
noi, decisamente.
Ma naturalmente non è questo il problema, no, alla
fine non interessa più di tanto, l’importante ed essere noi stessi e crede in
ciò a cui teniamo, e allora perché sono arrivata a questo punto? Uhm…ah si,
sono rinchiusa nella mia stanzetta, tappezzata di poster ormai di un solo
gruppo, ed è stato difficile ottenere questo risultato, sto
ascoltando il mio gruppo, navigando per internet cercando notizie su loro,
solita vita, ma alla fine a me va bene così, tanto ci sono loro, ma più me lo ripeto, più mi rendo conto che sono sempre più
distanti da me, e di certo questo non mi rassicura. Poi un giorno qualcuno, mi
dovrebbe spiegare perché uno si attacca alle cose e le vede sempre distanti e
impossibili da avere, sono convita che non esista
davvero una risposta, ma ognuno a le sue versioni, e va bé
pazienza, d'altronde non si possono avere tutte le risposte.
Ed eccomi qua,
nel loro sito ufficiale, sperando di ricevere qualche volta una notizia positiva per me…e naturalmente come al solito non ce ne
sono, nessun concerto, niente, manco a pagarli. La cosa diventa stressante.
Ma io dico,
cosa gli costa farmene uno in questa stupenda città? A
parte soldi, tempo, e stress, niente, e quindi che
cavolo aspettano?!
Mi basterebbe
una semplice data, sarebbe la più bella della mia vita, incisa per sempre nel
mio cuore…ma qua di inciso c’è solo tristezza e
disperazione, evviva l’allegria!
Eppure mi
basterebbe vederli anche solo per un secondo, un misero
secondo…
Ma perché devono significare così tanto per me? Eppure in fondo loro non sono nessuno.
…Si…proprio
nessuno, guarda dei pinco pallini che non sanno che
fare nella loro umile vita. Vah, meglio non
aggiungere altro che non faccio che dire sciocchezze.
…Eppure un secondo mi basterebbe…
…perché può cambiare la vita…
…in
bene o in male…
[Voi non siete nessuno,
Mi fate
solo del male]
Perché esistete se poi fate stare male la gente? Perché dovete avere questo potere? Perché
non siete rimasti a casa a piangervi addosso come tutte le persone di questo
mondo? Perché siete voluti uscire dalla vostra tana
per conoscere questa terra? Per far avverare i vostri desideri? Per farvi
conoscere? Per far vedere quanto valete? Per conquistare qualcosa che ormai sta
marcendo? Per riportare tutto al suo splendore originario? Perché?
Perché?
Condannate le
persone, le fate stare uno schifo, le fate lottare, per difendervi, per
seguirvi, per fare la qualsiasi per voi.
Siamo esseri
umani, cerchiamo solo qualcuno che ci guidi, abbiamo
troppi difetti, e non smettiamo mai di cercare, non ci accontentiamo mai, ma
alla fine cadiamo sempre in un buco nero senza uscita, senza luce, la luce
della salvezza, la speranza. E dovreste essere voi la
nostra speranza? Voi ragazzini della nostra età che avete vissuto quello che viviamo ogni giorno? Voi così immaturi e maturi allo stesso
tempo? Voi così piccoli, fragili, indifesi, esseri comuni?
Si...perché voi
siete essere comuni, siete come noi, gente dimenticata dal mondo.
…Voi
siete noi…
…noi
siamo voi…
Chi sareste senza di noi? Chi saremmo
senza di voi? Ogni essere vivente ha bisogno di qualcuno,
qualcuno di davvero importante, che ti faccia star davvero bene, che ti aiuti,
ti consoli, ti faccia ridere, scherzare, gridare, ballare, cantare…
Senza questo non si è nessuno, ma uno deve davvero trovarlo.
…La
salvezza può essere qualsiasi cosa…
…un
sorriso…
…una
risata…
…uno
sguardo…
…un
riflesso…
…un’immagine…
…un
profumo…
…un
rumore…
…una
voce…
Non sembra così
difficile e forse non lo è, forse…
Il male esiste
sempre, il cattivo della situazione, le cose troppo facili non esistono…chi si
arrende alla prima difficoltà, chi continua a lottare…
Ognuno si
attacca a qualcosa, e quel qualcosa non deve essere toccato, mai.
Ognuno ha le sue
credenze, pensieri…chi piccoli, chi grandi…ognuno le sue speranze…
…voi
siete la mia…
Così lontani,
ma così vicini, siamo tutti nello stesso pianeta, alla fine non è così grande…ma tutto viene sempre impedito da qualcosa.
I vostri
sorrisi, i vostri visi, la tua voce, i vostri atteggiamenti, il vostro essere
voi stessi…
E io mi chiedo
ancora chi voi siate?
Ma non troverò mai una risposta per questo.
Voi siete tutto
ciò che di più bello possa esistere al mondo, ma
proprio questo vi rende così irraggiungibili.
Lontano da me.
-Aly contempli ancora quei poster?- una voce calda
proviene in direzione della porta, la sua figura è ferma, appoggiata ad essa, mi guarda beffarda.
-Ah Ellen, non ti avevo sentito!- pronuncio abbassando la testa
in segno di imbarazzo.
-Bé ci credo, quando guardi quei pezzi di carta il
mondo non esiste!- dice avvicinandosi verso di me, con passo fiero.
-Quei “pezzi di
carta” come li chiami tu, sono l’unica cosa che ho di loro, che me li faccia sentire vicini!- pronuncio seccata, guardandola con
glacialità.
-Sono
davvero così importanti per te?- dice
sedendosi accanto a me, nel mio letto, con espressione dolce, in un sussurro,
massaggiandomi la testa.
Abbasso la
testa, abbraccio il mio cuscino compagno fedele da sempre, mi sento così
piccola e indifesa.
-Lo prendo per
un si!- mi sorride e continua a massaggiarmi la testa come se volesse darmi conforto, protezione…lo sai che ti voglio bene, vero?
Il tempo scorre
sotto quelle carezze, senza parlare, solo i nostri respiri nella stanza…mi sento così protetta.
All’improvviso
si alza e mi sento nuda, come se mi mancasse qualcosa, qualcosa di importante. Alzo la testa e la vedo avvicinarti ai miei
cd, così sacri, così belli, così perfetti… ne prende uno, non riesco a vedere
quale, si avvicina allo stereo, apre la custodia con cura, lo inserisce, preme
il tasto per cambiare traccia, si fermi, alza il volume, ed ecco che partono le
dolci note di quella canzone: “Sacred”.
-Io non li
amerò molto, ma sai quanto adori questa canzone!-
pronuncia avvicinandosi nuovamente verso di me, sorridendo.
-Si lo so! Io ho ottimi gusti!- dico con fare altezzoso mettendomi in
ginocchio.
A quelle parole
lei si avvicina correndo, afferrando il primo cuscino che le
capita a tiro, farfugliando qualcosa come del tipo: ”Tu e sti Tokio
Hotel” o “Mi farete impazzire di
brutto”, e così ecco che comincia una nuova battaglia a colpi di cuscini,
chi vincerà? Ah bé, questo è uno dei tanti misteri
che rimarrà nella storia della terra!
[Voi siete
troppo importanti,
ma senza volerlo fate davvero del male]
{Pensa se non ci fossero le amiche,
tutto
sarebbe brutto e incolore}
{Ellen ti voglio davvero bene}
Alysea tu adori così tanto quei quattro ragazzi, così
lontani da te, così irraggiungibili, così belli, così perfetti e imperfetti, il loro modi di essere, il loro comportamento, il loro
carattere, la loro inconfondibile, bellissima, unica musica, non amata da noi
inglesi. I tuoi inglesi, i tuoi concittadini, le persone a cui vuoi un bene immenso, anche a chi non conosci, perché siete
tutti un’unica cosa. La nostra Inghilterra, la tua Inghilterra, la tua terra, quella che non abbandoneresti mai, quella in cui
vuoi disperatamente che i tuoi amori suonino per regalare ancora una volta
nuovo colore a questa città così amata, contemplata e grigia, non li ama, o
forse fa solo finta di non amarli. D'altronde lo sai, noi siamo così perfettini, altezzosi e adorabili ci da fastidio qualcuno
che canta una lingua non sua, e meno male che dovrebbe essere la lingua
dell’intero globo, a volte credo che ci contraddiciamo da soli, e va bé nessuno è perfetto.
Ma un giorno
si sveglierà e noi rimarremo sbalordite e contente, perché ancora una volta la
nostra terra ci avrà voluto dimostrare che vi vuole un bene immenso, dobbiamo
solo darle una mano, e noi gliela daremo, ma sta volta questo
lavoro tocca a me.
Sempre la
solita vita, sempre in movimento, di qua e di la, mai
fermi, adesso so come si sente una valigia, capisco il suo dolore. Piccolina
vieni qui che ti consolo io e divideremo questa
seccatura insieme.
-Bill, per favore la finisci di abbracciare ogni
cinque minuti quella benedetta valigia!-
pronuncia scocciato il mio adorato fratellone,
portandosi una mano davanti la faccia scuotendo la testa, come se volesse dire:
“ma come si fa ad avere un fratello del genere, tutto a me dovevano capitare?!”
-Ma Tom, dobbiamo
condividere lo stesso dolore!- pronuncio abbracciando sempre di più la mia
adorata compagna di sventure, guardando il mio gemello con sguardo da cucciolo,
solitamente funziona.
-Bill, santo cielo è una
valigia, le valigie sono fatte per viaggiare!- dice sbuffando, portandosi una
mano in una tasca di quegli enormi pantaloni, continuando a scuotere la testa.
-Non la mia
Guendalina!- dico, portandomi al cuore la mia fedele compagna, accarezzandola
come se la volessi rassicurare, dirle che quello sciagurato dice
solo fandonie.
-Chi è
Guendalina?- chiede, spalancando gli occhi, con voce tremante, come se avesse
paura della risposta che stavo per dargli.
-Ma la mia valigetta adorata!- pronuncio fiero,
continuando ad accarezzare la mia Guendalina.
Ecco aveva
azzeccato, quella era la risposta che gli avrei dato.
Prende un respiro, mette entrambe le mani nelle sue enormi tasche, butta
l’aria, alza lo sguardo verso di me, oddio ho paura…
-PORTATELO
VIA DA ME, O LO AMMAZZO!- grida furioso, cercando di
non correre da me e rompermi il bel visino che mi ritrovo.
Spalancando
gli occhi, abbraccio forte, forte la mia Guendalina, rimpicciolisco
sotto il suo sguardo…ma non lo capisce che sono una povera vittima.
Gustav si avvicina a me prendendomi per mano come si
fa con i bambini piccoli quando hanno paura, prende
Guendalina per il manico e la porta lontano da me…
-Nooooo, Gusty, non portarmi via Guendalina, mi sento perso senza di lei!- pronuncio con
un lamento, con occhi lucidi, con l’espressione di un bambino a cui è stato
levato il suo tesoro, la cosa più importante.
Gusty mi guarda dolcemente
comprendendo il mio dolore, ma anche dubbioso, sta per ridarmi la mia
compagna e…
-FERMO! FAI
SPARIRE QUELLA COSA! IO LO DISINTEGRO!- grida nuovamente il mio gemello,
agitando le mani, con passo veloce verso di noi, tutto rosso in faccia per la
rabbia, ma viene bloccato da Georg,
gli fa abbassare le braccia, gli dice qualcosa per calmarlo, il suo respiro
sembra tornare calmo, il suo colorito sta tornato come prima.
-…Bill, meglio tenere Guend…ehm…la
valigia lontano da Tom, sai oggi è un po’
nervosetto!- dice Gustav con qualche esitazione,
dando la mia adorata compagna a Saki, che con la
delicatezza di un elefante la getta nel carrello dove risiedono tutte quelle
valigie senza identità.
-La mia Guendalinaaa!- Urlò con le lacrimette
agli occhi, percependo il dolore della mia valigetta.
-BILL!- Urla
nuovamente Tom, stringendo le mani…mi sa che mi
conviene stare lontano da lui per un po’, un bel po’.
Tom e Georg si avviano in
direzione di Saki, mentre io e Gusty
li guardiamo allontanarsi, sospiriamo.
-Ma è possibile che in questo periodo, ogni mattina
sia sempre nervoso?- domando sbuffando, prendendo la mia tracolla.
-E che ti devo dire, magari fa cilecca la notte!-
pronuncia, grattandosi la testa, cercando di capire tale atteggiamento.
Ci
guardiamo…
-Tom!? Ahahah!- scoppiamo
a ridere, mi piego in due, mi aggrappo a lui cercando di reggermi in piedi, con
gli occhi pieni di lacrime per il troppo ridere.
-No, è impossibile!- continuiamo a ridere a crepapelle
cominciando a seguire gli altri membri della band, con qualche difficoltà.
E così bello
stare con loro, noi siamo un tutt’uno, i Tokio Hotel sono speciali, come ogni band che si
rispetti. Vorrei che la nostra amicizia durasse in eterno.
-Bill, muoviti!- pronuncia
la mia “dolce” metà sbuffando.
-Arrivo!- mi
volto verso di lui, gli sorriso, lui per un momento
sembra dubbioso, ma risponde al mio sorrido mostrandomene uno fantastico…corro
verso di lui senza perdere tempo, continua a sorridermi. Ti voglio bene fratellone.
[Il legame tra gemelli
è l’unico che non può essere spezzato,
durerà in eterno,
perché sono un unico essere,
un’unica cosa]
Dopo tanto
travaglio, incomprensioni, stress, aver sistemato bagagli su bavaglini,
Guendalina lontano da pericolosi criminali e chi più ne ha più ne metta, eccoci negli studi dell’Universal,
bè ormai è casa nostra, no?!
Uno si dovrebbe sentire bene a casa propria, ma se
considerare uno studio di registrazione casa, ehm…non so, non mi alletta
molto la cosa.
-Bill, spostati!- ringhia quell’essere che in teoria dovrebbe essere mio
fratello, esatto in teoria.
Mi sposto,
ed ecco che tutta la band mi supera correndo verso i loro computer, ecco come
sempre, ogni volta sempre una gara: chi arriva prima, chi riceve più e-mail,
chi più insulti, chi più elogi, ehm...si, contenti loro.
Mi dirigo
verso la nostra cucinetta, apro uno sportello
qualsiasi sperando di trovare un qualcosa da sgranocchiare, ho una fame...
-BILLLLLLLLLLL!!- Urlano quei pazzi dei miei compagni.
Avevo appena
aperto il frigo, preso una bella bottiglietta di coca-cola, appena aperta, e in
un attimo sussulto per le grida di quei deficenti, ed
ecco tutta la bevanda sui miei vestiti, li ammazzo!
-Che c’è? Spero abbiate una buona motivazione,
altrimenti vi faccio fuori!- ringhio precipitandomi
nella stanza in cui sono.
Ed eccoli tutti attaccati al monitor del computer di Gustav con gli occhi spalancati, che sia per la sorpresa?! Forse ha vinto lui.
-Ah, eccoti,
leggi qui!- dice mio fratello accorgendosi della mia
figura, tutto esaltato, facendomi cenno con la mano di venire li.
Sospiro mi avvicino a quella scatola così amata, Tom
mi indica il punto esatto da leggere. Leggo, spalanco gli occhi…ma come si fa
ad essere così scemi?!
-Ragazzi, vi
siete esaltati per così poco?!- chiedo beffandomi di
loro.
-Ma che così
poco, ma hai letto?!- chiedono in coro, guardandomi
come un alieno.
-C’’è semplicemente scritto: “da:
Ellen! Oggetto: London vi
reclama!”- dico portandomi una mano alla tempia scuotendo la testa, poi sono io
l’alieno.
-Ma non capisci, è un’e-mail di una fans inglese!- dice Georg con gli
occhi lucidi per la felicità, con un sorriso disegnato nelle labbra, mentre gli
altri due annuiscono convinti.
Ehm…si, ma
dove sono finito?!
-Ehm…ragazzi
non vorrei dirvi che può essere anche pubblicità o
semplicemente insulti!- pronuncio convinto.
-Ma che
blateri, e anche se fossero insulti vuoi dire che ci
considerano!- pronuncia Gustav anche lui con occhi
lucidi, mentre gli altri due annuiscono. Si danno il cambio?!
Ok…calma Bill,
tu sei un bravo ragazzo e ragioni con la tua testa.
-Si…certo,
quando vi sarete ripresi per il lungo viaggio mi fate
un fischio!- dico allontanandomi da quegli esseri posseduti, guardandoli quasi
scioccato.
Eccomi
nuovamente in cucina, mi dirigo al frigo, lo apro, prendo
una nuova coca-cola rimpiangendo quella povera disgraziata nei miei adorati
vestiti.
-BILLLLLLLLLLLLLLL!!- un altro urlo, un altro sussulto, altra bibita nei miei
vestiti, porca miseria, ma che ho fatto di male nella vita?
-IO VI
DISINTEGROOO!!-
urlo con tutto il fiato che ho in corpo, rincamminandomi versa quella
stanza.
-Bill, ma sei tutto bagnato!- mi fa notare incredulo
quel essere con cui divido il dna.
-Ma no, vero?! Non me nero reso conto!- dico in senso ironico, cercando
di controllare la mia ira, prima di farlo sparire per sempre dalla faccia della
terra.
Gustav e Georg che la ridono
sotto i baffi, cercando di non scoppiare in una risata fragorosa, almeno loro
si divertono.
-Posso
sapere perché mi avete chiamato di nuovo?- chiedo sottolineando
l’ultima parola, strizzando quella povera maglietta ormai ridotta ad uno
straccio.
-Uhm…perché
l’abbiamo richiamato?- chiede quella sottospecie di fotocopia agli altri due,
cercando di ricordarsi il motivo –Ah si, devi leggere quell’e-mail!-
conclude.
Non ho mai
visto quei tre così presi da un’ e-mail, che c’è una
richiesta di matrimonio per Gustav o Georg? Va leggiamo qua…
“Buon giorno o
sera che sia, cari Tokio Hotel,
un saluto un po’ insolito, ma decisamente iniziare
con il classico “salve”, sa tanto di vecchi decrepiti e costatando che siete
tra i 18 anni e i 21 anni, direi che non era molto appropriato, o forse avrei
fatto una figura migliore? Uhm…e chi può dirlo, ormai lasciamo le cose come
stanno, che ho da perdere alla fine? Niente, non sapete manco che faccia abbia,
grande invenzione l’e-mail.
Ok, ora che vi siete fatti un’idea di una ragazza
con qualche problemino e una crisi ormonale (perché
sono in piena età adolescenziale), posso esporvi tranquillamente il problema
che mi affligge e non mi fa dormire la notte (anche se
questa è una grossa balla, visto che mi appisolo appena mi distendo cinque
secondi nel mio adorato lettuccio, cascasse il mondo), bene, tutti attenti? Domanda
inutile visto che non solo li ad osservarvi, per mia
grande fortuna-sfortuna. Allora…io sono inglese e come tutti sappiamo
non siete molto amati in questa bellissima terra, forse. E già avete letto
bene, forse, è impossibile che in una nazione così grande ed evoluta non ci sia
nessuno a cui piacete. Infatti
non è così, l’unico problema è fuoriuscire, se ci fosse un’opportunità, una
sola in cui voi vi avvicinaste a noi, può essere che vi potremmo sbalordire. Gia…potremmo.
In realtà a me
di voi non mi interessa più di tanto, non sono una
vostra fans, certo non mi dispiacete, dirlo sarebbe
un’emerita cavolata, ma decisamente non farei pazzie per voi. Per voi no…ma per
il legame che unisce me e la mia più cara amica, Alysea,
farei di tutto.
Voglio vederla
sorridere, solare, felice, rivoglio quel sorriso che le si
dipingeva nelle sue labbra molto spesso, quel sorriso che mi tirava
sempre su quando c’era qualcosa che non andava, quel sorriso che mi contagiava
giorno dopo giorno, mentre adesso è così raro vederlo, le uniche volte che la
vedo sorridere è quando si parla di voi, ma subito dopo sparisce lasciando
trasparire tutta la sua tristezza, lasciandomi un nodo alla gola. Ormai quel
velo di tristezza la segue dovunque ed ogni giorno è sempre peggio, e io soffro in silenzio con lei. Se solo
sapesse che io sto così male per lei, non se lo perdonerebbe, allora farebbe di
tutto per sorridere, mostrarsi felice, ma sarebbe tutto una maschera, una
stupidissima maschera, solo per regalare un sorriso a me. La rivoglio
semplicemente indietro, com’era, era unica e l’ho è tuttora.
Vi starete
chiedendo che cosa voglio e cosa c’entrate voi con tutta questa storia, anche
se penso l’abbiate capito fin da subito, alla fine
tutti vogliono le stesse cose.
Se vi dicessi
che questo suo cambiamento è dovuto proprio a voi, tutta
quella tristezza, amarezza, cosa fareste mai? Molti se ne laverebbero le mani,
ma io so che voi siete davvero speciali, e che fate di tutto per rendere felici
le vostre fans, però naturalmente nelle vostre tasche
devono avere qualcosa in cambio, e mi sembra pure giusto, nessuno da niente per
niente, lo faccio anch’io, è nella natura dell’uomo.
Io vorrei
qualcosa che vi costerebbe tanto, anche troppo, ma credo
che sia l’unica cosa che la farebbe tornare come prima. Non è un’incontro, no, tranquilli non dovrete incontrare quella
peste, ci rimettereste la vita e poi il resto del mondo darebbe la caccia a noi
due, per carità, ho una vita davanti ancora per un po’.
La cosa a cui
tiene di più, va bé a parte un ragazzo dai lunghi
cappelli neri, sparati, con occhi marcati da una gran bella, fortunata matita
nera, che gli fanno risaltare gli occhi, con quei
lineamenti così perfetti, così invidiabili, alto un metro e ottantatre
centimetri e chi più ne ha più ne metta(almeno lei dice così), è poter avere,
vedere un vostro concerto nella sua amata terra, nella sua città, per
svegliarla, ridarle quel colore che ormai ha perso, per farle ascoltare
qualcosa che custodirà gelosamente per sempre.
Una grande richiesta, che vi costerà davvero tanto, potrebbe
essere un successo, potrebbe essere un fallimento, potrebbe far accorrere tutti
quelli che vi amano nell’anonimato e far riempire le casse, o potrebbe non
farlo, e quindi sarebbero soldi buttati al vento.
Lo so è
davvero una decisione difficile, chissà mai ci penserete sopra, certo lei si
accontenterebbe di un mini concerto anche si due semplici
canzoni, ma voi siete i Tokio Hotel se fate le cose devono essere fatte in
grande, voi siete speciali e noi lo sappiamo.
Grazie per
aver letto, e qualunque cosa voi facciate ve ne sarò
riconoscente a vita.
La vostra rompiscatole preferita
Ellen”
Resto dieci
minuti a fissare quell’e-mail, incredulo, non
spiccico nessuna
parola, mi sento quasi svuotato…incredibile.
-Bill, ancora vivo?- chiede speranzoso il mio caro
gemello, cercando il mio sguardo.
-Uhm?! Ah
si!- rispondo vago, guardando ancora quell’e-mail.
Incredibile
mi ha lasciato con un noto alla gola.
-E…- continua Tom,
aspettando una mia qualsiasi reazione.
-“E” cosa?- chiedo quasi infastidito, girandomi verso di lui.
-Che si fa?- domanda Gustav,
intervenendo in soccorso di Tom.
-Bé…io credo che si dovrebbe fare!- soggiungo,
portandomi una mano al mento, con ara di chi sta pensando una qualche,
possibile soluzione. Si…una bella impresa.
-Tu dici di
andare, eh?!- pronuncia Georg,
guardando nuovamente quell’e-mail.
-Qualche
pazzia nella vita dovremmo pur farla!- soggiungo,
facendo comparire un nuovo sorriso.
-Si…siccome
ne facciamo poche!- pronuncia Gustav con tono
beffardo.
-Dai alla
fine vada come vada, noi ci avremo provato!-
pronuncio, guardandoli uno per uno negli occhi.
-Ok, fratellino! Chi la va, la spacchi!- pronuncia
tutto contento il mio gemello, con un dolce sorriso
disegnato sulle labbra. Ho la strana sensazione che gli piaccia
l’idea.
-Ok, dobbiamo solo rimboccarci le maniche! Ma
adesso ho altro da fare!- pronuncio avviandomi verso
la porta.
-Che devi fare?- chiedono all’unisono, guardandomi
interrogativi.
-Magari
andarmi a cambiare!- pronuncio seccato, sparendo dietro la porta, mentre quei
tre sghignazzano. Bastardi…sorrido, sono davvero
unici.
Ricordo
esattamente quel giorno, Ellen è venuta di corsa in
camera mia gridando come una povera pazza, come se avesse scoperto chissà che
cosa, o che avesse ricevuto chissà quale notizia, davvero impressionante.
Io bella
tranquilla in camera mia ad ascoltare i Tokio Hotel,
guardando il soffitto ricoperto interealmente da loro, ed ecco che sento un
urlo agghiacciante, provenire dall’ingresso, e in meno di un secondo un tornado
invade la mia stanza con nessuna difficoltà, cominciando a gridare frasi
sconnesse fra loro: “Mi hanno risposto”,
“Non ci posso credere”, “Allora il mondo mi vuole bene”, “Evviva”.
La guardavo con
occhi sgranati, ero spaventata, nella mia testa un unico pensiero: “Chi è
questa pazza? Aiutooo!!”
Si era seduta
nel mio letto con occhi lucidi, con un sorriso a trentadue denti e se ce ne
fossero stati di più, si sarebbero visti anche quelli.
Mi porge dei fogli appena stampati, riporta un’e-mail che ha scritto lei e una
risposta, leggo a chi era indirizzata, grano gli occhi, salto in aria, la
guardo incredula, lei mi fa un cenno con la testa timidamente, con un sorriso
sulle labbra, in pochissimi minuti leggo tutto…le salto addosso, abbracciandola
forte, forte, per poco non perdeva la vita, le grido una valanga di “Grazie”,
le dico tutto il bene che le voglio, in somma un
pomeriggio passato tra urla, grida, risate, abbraccia. Quella sera mi sono
addormentata con
un unico pensiero: “Impossibile, eppure è così”.
Nella vita può
davvero accadere di tutto, lasciandoti di stucco, perché tutto può cambiare in
bene o in male.
Ed eccomi qua,
quei giorni sono passati, l’ansia è ormai passata, il giorno tanto atteso è
ormai passato, tutto è volato in un secondo, quei momenti vivi nella mia mente,
rinchiusi, sigillati in essa, senza lasciargli via di
scampo.
I Tokio Hotel hanno colpito ancora e continueranno a
farlo, quel concerto tanto desiderato, bramato, amato è già finito, lasciando
un segno indelebile nel mio cuore, in quello di altrettante fortunate e
soprattutto nel cuore della mia città, che spende più che mai, sembra sorridere
ai propri cittadini più felice che mai, perché ha ritrovato finalmente
serenità, colore, ha conosciuto qualcosa di nuovo, l’ha regalato ai suoi amati
abitanti, lo terrà per sempre con se, e continuerà ad proteggerci finché le
sarà possibile, e lo farà per molto tempo.
Ed eccomi
nuovamente qua con una nuova fan fiction, come sempre nata da una mente davvero
particolare =_=, si molto.
Per molto
tempo ho lasciato questa fic di lato, con l’intento
di riprenderla, e ogni volta mi inventavo di tutto e
non la concludevo mai, finché un giorno non mi sono detta che cavolo ci
aspettavo ad concluderla. Alla fine eccola qua, così almeno smetto di sognarla mentre mi insegue minacciandomi di farmi fuori con
un forchettone per raccogliere la paglia, hihi!
Spero via
sia piaciuta.
Che dire di Guendalina, ormai fa parte della
famiglia! Si, nella mia povera mente, ahah.
Ringrazio
tutti coloro che leggeranno e le povere anime che con
un gesto di generosità commenteranno (se mai ci sarà qualcuno che avrà questo
coraggio).
Bacioni Ryan92!