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Autore: Kalyptein    03/09/2013    3 recensioni
Raccolta delle fobia che ho associato ai personaggi della saga di Shadowhunters.
Jonathan Morgenstern: paura delle ombre.
Isabelle Lightwood: paura di amare.
"Quando era piccola, Isabelle si chiedeva persino se lei ce lo avesse davvero un cuore. E anche Alec glielo aveva chiesto, una domanda lanciata tra un colpo di stilo e una frustrata. Ne aveva avuta la certezza solo quando un demone aveva cercato di strapparglielo dal petto, un attimo prima che Jace gli tranciasse la testa di netto"
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Jonathan Morgenstern
Sciofobia: paura delle ombre.

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Pelle che si scontrava, parole oscene sussurrate all'orecchio, odore di Nascosto nelle narici. Jonathan Morgenstern passava il tempo nella sua casa, situata momentaneamente a Venezia – di nuovo. C'era qualcosa che lo spingeva a tornare in quella città. Le previsioni dicevano che presto sarebbe affondata, una lenta e inesorabile distruzione. Gli sembrava uno scherzo del destino la somiglianza lampante con la sua vita.
«Signore» sussurrava la vampira su di lui. «Vi sento distratto»
Jonathan la guardava, soffermandosi sulla strato di oscurità sul fondo dei suoi occhi. L'aveva vista uccidere un bambino in un vicolo italiano, squartandolo a metà e ridendo sul suo cadavere, come una bambina il giorno del proprio compleanno. I capelli rossi gli ondeggiavano sul viso privo di imperfezioni, con lineamenti ancora infantili che avevano attirato innegabilmente la sua attenzione. Gli ricordava incredibilmente Clary. Anche se a sé stesso continuava a ripetere che l'aveva portata con sé per la sua cattiveria.
Smettere di pensare. Jonathan rispose ai movimenti della vampira, tirandola per i capelli sul divano. E mordeva, graffiava, stringeva. Quell'inetto di suo padre, Valentine, gli aveva detto che amare vuol dire distruggere. Jonathan non se n'era mai preoccupato perché non riusciva ad amare e non voleva farlo. La considerava una sciocca ed inutile perdita di tempo umana. Non avrebbe mai permesso di ridursi come la patetica ombra di Jace Herondale.
«Signore..» gemeva la vampira sotto di lui, gli occhi sgranati in un'espressione spaventata. Così simile a quella della sorella quando aveva provato ad averla. Smettere di pensare.
«Stai zitta! Non devi parlare!» ringhiava, come un animale rabbioso tenuto troppo tempo in gabbia. Anche l'idea di respirare la stessa aria di una sporca Nascosta era migliore che lasciare che lei si insinuasse nella sua testa. Ma gli occhi della vampira erano troppo simili ai suoi, quella screziatura verde sul fondo oscuro.
Le loro ombre tremolavano alla luce del fuoco. Lanciava un'immagine di sé stesso, con un vuoto nel mezzo. Ecco cos'era lui davvero. Non davvero Jonathan, non avrebbe mai voluto il nome di quel Herondale. E nemmeno Sebastian Verlac, un'identità di cui si era appropriato come un parassita. Un demone? Un angelo? Né l'uno né l'altro.
La Nascosta lanciava gemiti di puro terrore, cercando di scrollarselo di dosso. Gli occhi di Jonathan diventavano più neri di tutte le ombre dell'Inferno. La mordeva sulla spalla, sull'avambraccio, sul collo, fino a sentire la pelle lacerarsi sotto i denti, il sapore di quel sangue sporco che gli invadeva la bocca. Le sputava sulla faccia, una macchia di colore rosso su un volto pallido.
«Non devi avere paura di me, Clary»
Jonathan tirava una ad una le ciocche di capelli ramati, facendola solleva a sedere. Un'immagine gli lampeggiava nella mente, al loro primo incontro, quando sorrideva cordiale. Jonathan sorrideva allo stesso modo, carezzando il viso della vampira.
«Hai intenzione di uccidermi?»
«Come ti chiami?»
«Helen» I tratti delicati erano leggermente inaciditi per la mancanza di Jonathan.
«Un bel nome da scrivere su una lapide»
«Non l'avrai mai»
«Come dici, Helen?» La voce di Jonathan era dolce, quasi sensuale, la stessa che usavano le mamme quando imboccavano i loro figli a letto. La stessa che usava Valentine quando lo frustava, spiegandogli che amarlo troppo l'avrebbe portato alla distruzione.
«Clary, mi hai chiamata così prima. Ho sentito parlare di lei e quell'altro ragazzo. Il trovatello di Valentine» Helen sorrideva, un sorriso imbrattato del suo stesso sangue. «Non l'avrai mai e lo sai»
La maschera di compostezza di Jonathan era crollata per un attimo, lasciando vedere ad Helen il suo dolore. No, non dolore. Gelosia. Rabbia. Cattiveria. Odio.
«Sai, Helen, credo proprio che ti ucciderò»
«Goditi una vita di solitudine, signore»
Le sue ultime parole sussurrate, accompagnate dal sonoro schiocco del suo collo. Era stato così veloce che Jonathan si maledisse per il suo sfogo. L'avrebbe dovuta far soffrire, strappandole un arto alla volta, guardandola bruciare un po' alla volta. Stava perdendo il controllo, iniziava a rendersene conto. Smettere di pensare.
Jonathan Morgenstern era rimasto solo con l'ombra di sé stesso.

**

Salve a tutti. Girovagando nel fandom di Shadowhunters ho notato che l'ottanta per cento delle storie è scritta principalmente sui Malec e, nonostante siano la mia OTP e straveda per loro, mi era passata in mente l'idea di una storia diversa dagli amoreggiamenti di quei due. Quindi, principalmente questa è la raccolta di tutte le fobie che ho associato ai personaggi della saga. L'ordine dei personaggi è completamente random, sebbene Seb/Jonathan sia uno dei miei personaggi preferiti (non è vero, li amo tutti ;_;). Però diciamo che dopo essermi scervellata per aver cercato di scrivere qualcosa di decenti sugli altri per giorni, questa storia è uscita dal nulla e in un solo pomeriggio era bella che finita. Okay, bella dovete dirlo voi!
Comunque, spero che la storia vi piaccia e.. buona lettura!
  
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