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Autore: finnicksahero    04/09/2013    5 recensioni
Cato e Clove due personaggi misteriosi, amati e odiati, ma se loro due fossero stati solo due compagni di distretto ma qualcosa di più? Questo mio breve racconto parla di loro due: dal testo
''le parole mi muoino in bocca''
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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knives

 

Ero appoggiata all'orfanotrofio, dove abitavo, ero nella penombra non volevo farmi vedere, speravo che il livido che avevo sulla guancia sparisse prima della mietitura della settimana prossima, avevo intenzione di offrirmi volontaria, forse potevo vincere dopo tutto ero la ragazza dei coltelli, la più brava in tutto il distretto, sorrisi alla prospettiva di una vita migliore per me, girai la testa verso la piazza, dall'altra parte c'era un ragazzo biondo, alto e muscoloso, Cato, lo guardai, era intento a pulire il negozio di tessuti della sua famiglia, sospirai, non poteva notarmi, dopo tutto non ero così carina, avevo I capelli perennemente gonfi, le lentiggini su tutta la faccia, ero magra, troppo, curve solo perchè alla mia età era normale, non provocanti, e nemmeno seducenti, solo curve che vanno bene sono anonime, abbassai la testa e mi sedetti a terra, avevo I coltelli accanto e me, li presi e iniziai a lanciarli cercando di uccidere il topo davanti a me.

 

Clove era dall'altra parte della strada, all'ombra, a scuola l'ha osservavo spesso, era così bella, però lei non l'ho sapeva, sorrisi, -Cato! Devi pulire!- la voce di mio padre mi scosse, scrollai le spalle e mi rimisi a lavoro, Clove aveva perso I genitori in un'incendio, lei era sopravvissuta, ma con la vita di adesso, penso che avrebbe preferito morire, spazzai ancora un po' di polvere, quando alzai lo sguardo la vidi a terra con I suoi coltelli, era concentrata, si preparava al lancio, ogni volta tirava fuori la linguetta e strizzava gli occhi, lancio e il coltello colpi il ratto, soddisfatto sorrise e si preparo a colpirlo di nuovo, posai la scopa e usci dal negozio, mi diressi a grandi falcate da lei, I suoi capelli castani erano scompigliati, le lentiggini le coprivano il volto, I suoi occhi castani luccicavano, tutti pensano che lei sia pazza, io penso che in realtà lei sia molto intelligente più degli altri.

 

Il primo coltello colpi la coda, immobilizzandolo, il secondo gli prese la zampettina rosata, facendolo squittire -Bel lavoro- commentò una voce, alzai lo sguardo e mi irrigidi, Cato era appoggiato a ' casa ' mia, con un fare non curante, si sedette accanto a me -L'hai preso sulla zampa, ora dove? Gli infliggi il corpo mortale o ti vuoi stuzzicarlo ancora?- chiede con un sorrisetto, lo guardo, prendo il terzo coltello, guardo il corpo biaco del topo, chiedendomi se è il caso di non farlo soffrire, poi pensai che anche io avrei voluto morire ma in realtà dovevo ancora soffrire parecchio -Tira tu- gli passai il coltello, la lama perfettamente lucidata, rifletteva il suo volto pallido, I suoi capelli biondi e I suoi occhi di zaffiro, mi voltai sulle sue labbra era incurvato un sorriso -Si, ma mi riesce meglio con le spade, non con questi- disse lui prendeno riluttante, il coltello, lo prese e si posiziono, lancio subito, il cotello fini contro la casa di fronte, sospirai, ne presi un'altro e decisi di uccidere il topo, preparai, e senza batter ciglio tirai dritto nell'occhio la besti morì all'istante -Wow, sei brava, però perchè proprio nell'occhio?- chiedo alzando un sopracciglio, scoppio a ridere -Perchè nello stomaco sarebbe morto troppo lentamente e avrebbe perso moltissimo sangue, il cuore era sotto e poi troppo sangue, che schifo, il cervello era la soluzione migliore, veloce e non sporca- dico io fissando la creaturina ormai morta, lui annuisce, presi I coltelli, da corpo del topo -E quello al muro?- chiede lui, faccio spallucce, prendo un pezzo di camicia e pulisco I coltelli -Tu l'hai lanciato tu l'ho riprendi- canticchio, sorridendogli, lui sbuffa lo tira e me l'ho porge -Dovresti fare pratica, le spade vanno bene, ma sono visibili, e in più devi careggiare da vicino, potrebberò ucciderti- lo ammonisco io, lui si rigira il coltello fra le mani -Hai ragione, vieni con me al magazzino in fondo alla strada? Ci sono delle vecchie bottiglie di liquore, possiamo usarle come bersagli- si alzo e mi porse la mano, con un po' di esitazioni l'afferrai, mi tirai su e sorrisi.

 

-Non così!- mi sgrida Clove, -Sei negato, dai qua- dice sospirando, prende un coltello e con un movimento solo manda in frantumi una bottiglia, -Visto? Non è difficile, provaci- dice raccogliendo I coltelli che avevo tirato a terra, me li pone, ci riprovo, niente a terra -Aiutami invece si startene li- gli dico, si avvicina a me stancamente, si mette davanti a me, mi prende I coltelli, e ne butta a terra alcuni, ne ha in mano uno, sospira -Allora il polso così, concentrati sul punto in cui vuoi che vada l'arma e poi in un attimo per prendere bene le misure, e lancia- dice facendomi vedere, rompe una bottiglia, la guardo sorride soddisfatta, prendo un coltello, mi metto in posizione, cerco il petto della bottiglia, è ampio molto facile, sono in posizione, tiro e sbaglio, lei sbuffa -Oddio, metti le tue mani sulle mie- mi viene davanti, attacca il suo corpo al mio, mi prede una mano, l'altra a già un coltello, lo mette nella mia, mi fa rilassare il polso, si appoggia al mio petto, ha un'odore che sa di arance, buonissimo, mi tiene il polso, con le sue dita callose, mi parla ma non ascolto, solo quando lancio, guardo dove il coltello si è conficcato, ho rotto una bottiglia, lei sorride e si volta verso di me -Fallo da solo- dice prendo l'ultimo coltello e mi metto in posizione, lei mi guarda da sopra le spalle, lancio e si conficca a terra -Cato, sei un caso unico- dice scuotendo la testa china, quando la alza noto con sollievo che sorride, le lentiggini sul suo volto danzano, I suoi occhi nocciola luminosi e vitali sono perfetti, I suoi capelli vaporosi sono stati rinchiusi in una coda, le mani sono posate sui fianchi, mi avvicino a lei, la guardo dall'alto, sorrido e l'abbraccio -Anche tu, Clove- dico appoggiando il mio mento sulla sua testa e sento che con esitazione ricambia il mio abbraccio.

 

-Laciami, mi fai soffocare bestione- dico scostandomi da lui, ma non troppo distante -Scusa- dice lui alzando le mani, sento il viso in fiamme, cavolo ho abbracciato il ragazzo di cui sono innamorata, perchè l'ho scacciato? -Hai sbagliato tutti I bersagli, tranne quello che hai fatto con me- dico io alzando gli occhi al cielo, lui sorride -Tu invece, li hai presi tutti, strano, non ti chiamano la ragazza dei coltelli, no no- dice ironico, scoppio a ridere, mi sento libera, una persona fa capolinea dalla strada, la mia ' sorellina ' -Clove, Juce vuole che torni immediatamente a casa- dice lei, ha la guancia rossa, e gli occhi gonfi di lacrime, mi avvicino a lei e l'abbraccio -Si Kelan, ora arrivo- dico scompigliandogli I capelli, -Non voglio tornare la da sola- mi bisbiglia, guardo Cato che è in imbarazzo -Vai dietro l'angolo, non in casa, ora arrivo- lei annuisce e scompare dietro l'angolo, raccolgo I coltelli e l'infilo nella cintura -Ci si vede Cato- dico andando verso il vicolo, lui mi raggiunge e mi prene un polso, mi giro verso di lui, per chiedergli il perchè, ma le parole mi muoino in bocca quando le sue labbra toccano le mie, sgrano gli occhi ma dopo li chiudo all'istante e ricambio il bacio.

 

Sa di arance, un profumo meraviglioso, le sue labbra sono morbide, il labbro superiore è confio, sicuramente colpa della donna dell'istituto, la stringo a me, quando si scosta, le guance gli si tingono di un rosso acceso, sorrido, lei abbasso lo sguardo, -Devo andare- dice, annuisco, l'accompagno nel vicolo e li c'è quella bambina, mi lascia sorridendomi e prende la mano della bimba -Ma ti ha baciato!- esclama la bambina, lei ride, -Clove, tutte le ragazze amano Cato, e lui ha baciato te!- sembra quasi riluttante a capire -Si Kelan, ha baciato me- dice con tono sognante, torno a verso il negozio sorridente e sentendomi leggero come l'aria.

 

Qualche gionro dopo...

 

-Kelan Rotis- chiamò la voce, mi senti gelare il sangue, sapevo qual'era la cosa giusta, ancora prima che la mia sorellina adottiva uscisse dalla fila e alzai la mano -Mi offro volontaria- urlo, esco dalla fila e monto sul palco, l'a nostra accompagnatrice mi fissa stringendo le labbra, scuote la testa e poi riforma quel sorriso idiota sulla faccia -Johnatan Garcia- urla la voce, un diciottenne esce dalla folla, cammina spavaldo, poi una mano si alza, trattengo il fiato, non sarà così stupido da fare una cosa del genere, penso -Mi offro volontario- urla una voce, che conosco ormai troppo bene, Cato sale sul palco e mi stringe la mano, mi guarda negli occhi, chiedendomi scusa.

 

Devo protteggerla, anche a costo della mia vita, ecco perchè andrò con lei nell'arena, proteggerò la ragazza che amo a costo della mia vita, se uno dei due uscirà vivo da quella arena sarà lei, non io lei.

 

Nell'arena...

 

-Cato- urlo, prima che la pietra mi colpisca la fronte, prende la tempia, cado a terra, vedo tutto roteare, sento un urlo, davanti a me c'è una faccia sfocata, lo riconoscerei ovunque, Cato, cerco di sorridere, ma m'impiega troppo sforzo lo visso e lo vedo parlare, non reisco a sentire le sue parole, -Ti...amo- dico, la sua immagine sbiadisce sempre più, finche tutto intorno a me è buio.

 

-Clove, resta con me, parlami, anche io ti amo, Clove- mi chino sul suo corpo, sensa vita, e piango, I suoi occhi castani una volta scoppientanti di vita sono spenti, fissi sul cielo, con la falsa speranza di essere liberi, gli bacio le labbra fredde mi alzo e asciugo le lacrime, prendo I coltelli della mia ragazza e li accarezzo, l'arma che ci ha fatto incontrare, sorrido, ripensando a quel giorno, sembrano passati anni dal nostro primo bacio, chiudo gli occhi e immagino di sentire la sua risata, la sua voce, li sento pungere, gli tolgo di dosso I coltelli, e li tengo per me, mi allontano e quando mi rigiro, vedo il suo corpo sollevato a mezz'aria, urlo di frustazione il suo nome, chiudo gli occhi e mi allontano, da quel posto, sono vuoto, senza di lei non sono niente, anche vincere non avrebbe senso, perciò spero solo che mi uccidano.

 

  
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