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Autore: Evil_Regal    04/09/2013    5 recensioni
Emma e Henry si trovano a dover affrontare un evento traumatico e doloroso. Regina ha un incidente stradale che metterà la sua vita a rischio.
Ho scritto di come Emma e Henry si sono sentiti nel vedere rispettivamente,la propria compagna e la propria madre,in fin di vita.
*ambientata dopo Neverland*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regina era stesa immobile nel letto d’ospedale. Era stata portata lì da qualche ora,dopo che un camion di trasporti fuori controllo si era schiantato contro la sua auto. I capelli scuri contrastavano con la sua pelle pallida e tiepida. Il viso irriconoscibile.Non più bello,puro e limpido come sempre,ma segnato da graffi e un livido sulla fronte. Le labbra,sempre state così rosse,ora non avevano colore. Nessun tipo di sfumatura,niente. Erano pallide,come il viso,come ogni cellula della sua pelle. Gli occhi chiusi,in coma.

Henry ed Emma arrivarono correndo all’ospedale poco dopo che li avevano avvisati. Sul viso di Henry poteva essere letto il terrore,la paura di perdere la sua mamma,il dolore nel sapere che la sua vita era appesa ad un filo. Per Emma non era tanto diverso. Entrambi,tutti e due,si trovarono a dover combattere con se stessi per rimanere calmi,per non crollare proprio in quel momento. Regina non aveva forze,non ce la faceva,e loro dovevano essere forti per lei. Lei lo era stata tante volte,troppe volte per loro, e ora era il turno di Henry ed Emma. Henry corse vicino al letto,si inginocchiò e incrociò le braccia sul lato del letto sui cui sua madre riposava. Il suo petto si muoveva a stento e tutti quei tubi non aiutavano Henry a sentirsi meglio. Goggioloni di lacrime cominciarono a cadere dai suoi occhi.

“Mamma” sospirò piangendo,non aveva aria,non aveva forze,fitte di dolore gli trafiggevano il cuore e lo stomaco e ogni singola parte di sé. “Mamma ti prego non lasciarmi” pianse,prendendole la mano.
Nessuna risposta,niente. Regina rimase immobile,ancora,senza potersi muovere.
Henry singhiozzava,pianse fino a non avere più lacrime,fino a non avere abbastanza forze nemmeno per fare qualcosa che non richiede uno sforzo fisico,piangere. Rimase lì immobile a fissare il corpo inerme di sua madre,tenendogli la mano. Improvvisamente sentì una mano stringergli la spalla. Era Emma

“Lei…” si sforzò di dire “Lei si sveglierà,vero Emma?” Emma si asciugò una lacrima prima di permettersi di far crollare i muri intorno a sé e piangere disperatamente. Spinse Henry tra le sue braccia,il bambino strinse le sue braccia attorno ai suoi fianchi e i due piansero insieme. Cercando di essere abbastanza forti da non crollare e non troppo forti da non permettersi di lasciare che il dolore marcisse dentro.

Emma si sentiva persa,come se quel pizzico di felicità che aveva trovato,che aveva finalmente trovato,le fosse stata strappata via. E’ così che Regina si è sentita per tutta la vita?Quando Cora ha ucciso Daniel?Quando io sono apparsa dal  nulla dicendole che mi sarei ripresa Henry?Quando Mary margaret l’ha manipolata per uccidere la sua stessa madre?.Emma si domandò.E non ci volle molto perché la risposta arrivasse. Si. Pensò subito dopo. Non potè fare niente se non pensare che la donna che aveva imparato a conoscere e ad amare,era lì stesa,in procinto di morire,senza aver avuto la possibilità di essere felice,di essere davvero felice.

 Lasciò la presa di Henry e si diresse verso Regina. Le prese la mano

“Ti prego” pianse

“Ti prego,tu devi farcela. Non puoi,non devi lasciarmi. Non posso farcela senza di te” le sussurrò,mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Ho bisogno di te Regina” singhiozzò “Ho bisogno di sentirmi amata,come solo tu sai amarmi. Ho bisogno di sentire i suoi occhi dirmi che mi ami,ho bisogno di vedere i tuoi occhi ogni mattina,ogni sera,ogni istante della mia vita. Ho bisogno dei tuoi sorrisi,della tua voce. “ continuò “Regina,non posso perderti” si sforzò di dire a voce più alta,cercando di convincere se stessa che tutto quello non stava succedendo. Non funzionò

“Tu non puoi lasciarmi così. Ci sono troppe cose che dobbiamo fare,troppi piani da portare a termine,troppe cose da affrontare” si asciugò una lacrima con una mano mentre con l’altra stringeva quella di Regina “Troppo amore da vivere” disse,in un sussurro,quasi per se stessa,quasi come se non sentisse il bisogno di dirlo ad alta voce perché sapeva che Regina l’avrebbe sentita. Riusciva a sentirla?Chi lo sa.

“Io non ho idea di come gestire la mia vita amore mio. Sei arrivata tu e tutto è diventato bello.La mattina alzarmi non era un peso e la notte non andavo a dormire con l’angoscia che mi opprimeva. Mi hai dato l’opportunità di essere felice,di ricominciare a vivere” fece una pausa “e non puoi strapparmela così,non tu,non proprio tu che mi hai fatto sperare e vivere e amare di nuovo” Henry si avvicinò piangendo alle sue mamme.

Emma tacque,dando spazio al bambino
“Scusa mamma” pianse guardadola,sperando in una reazione,in un segno,in un movimento che potesse fargli pensare che lei era lì,che lei c’era e che sarebbe tornato,che tutto sarebbe tornato come prima,anzi,anche meglio di prima. Ma niente,fissa,immobile,come chi non ha vita dentro di sé.

“Perdonami ti prego,per tutto” si prese un attimo per respirare e pensare a cosa doveva dire a sua madre. Poteva essere l’ultima volta in cui avrebbe potuto parlare con lei e voleva dirle tutto,tutto quello che non era mai stato in grado di dirle.

“Scusami per averti fatto soffrire,scusami per averti detto tutte quelle volte che ti odio,che non ti voglio bene,che non sei la mia mamma e che non amavi” altra pausa “Mamma,io lo so che tu mi vuoi bene,sono solo stato stupido. Stupido nel volerlo negare anche se era evidente,stupido nell’averti ripetuto costantemente che eri cattiva. Stupido nel non aver apprezzato quello che hai fatto per me,durante tutta la mia vita.Io so che tu mi vuoi bene,con tutta te stessa” “mamma,ti voglio bene anche io,con tutto me stesso” ecco,le lacrime si fecero strada nei suoi occhi,il suo cuore batteva forte,quasi come per incitarlo a voler regalare battiti al cuore debole di Regina “Io non posso perderti,mamma non puoi abbandonarmi,non puoi lasciarmi così” continuò mentre le sue parole si trasformarono solo in pianto doloroso. Emma sentì nella sua voce le tracce di un bambino che stava crescendo troppo in fretta,che sarebbe dovuto crescere troppo in fretta,che ne aveva passate troppe e che non poteva superare anche la morte della donna che l’aveva cresciuto e amato e che invece lui aveva disprezzato.

“Ti prego” piangeva “ti prego” ripeteva sperando che si svegliasse.

“Ti amo,mamma” disse. La vista offuscata dalle lacrime che colmavano i suoi occhi,lacrime che non impiegarono molto a rigare le sue guance paffute e rosse.

Emma gli strinse la mano “Henry,la mamma è forte,ce la farà” fu tradita dal suo stesso tono sicuro. Lo disse per convincere anche se stessa,ma non funzionò. Quando di trovi in una situazione del genere cerchi la forza di consolare le persone che ti sono accanto,che sono nella tua stessa situazione,ma la realtà è che non hai abbastanza forze nemmeno per consolare te stesso. E’ in momenti come questi che capisci che non puoi aiutare nessuno e che nessuno può aiutare te. Sei solo,tu il dolore e la paura che i momenti trascorsi con lea persona che ami possano essere solo ricordi da sussurrare a se stessi quando il dolore sarà talmente forte da poter essere alleviato solamente dal ricordo stesso della felicità e dal benessere che ti trasmetteva chi amavi,ricordi che lasceranno,sul fondo della tua anima,la consapevolezza del fatto che resteranno solo ricordi e resteranno SOLO QUELLI. E li rinchiuderai dentro di te,come se fossi uno scrigno,così da non perderne nemmeno uno,nemmeno un piccolo frammento del più lontano ricordo perché è quel frammento che hai perso che potrebbe fare la differenza tra la tua caduta o il tuo rialzarti ed essere forte.Vivi ogni giorno con la paura di dimenticare. Di dimenticare la voce,di dimenticare il sorriso,di dimenticare il cuore e l’animo che quella persona possedeva. Vivi con la paura che quello che hai fatto non sia stato abbastanza. Vivi con il rimorso di aver detto troppe volte no,di esserti arrabbiato troppe volte,di averlo fatto arrabbiare troppe volte. Vivi con la paura di non essere stata quello che lei è stata per te. E tutto quello che Emma poteva fare era pensare che tutto poteva andare meglio,che le cose potevano essere migliori…se solo quella sera Regina non fosse uscita,se non avesse preso la macchina,se magari fosse uscita dallo studio un po’ più tardi o magari un po’ prima per tornare dalle persone che amava,da loro.Emma cominciava a sentire queste sensazioni crescere nel petto,sempre di più e non poteva fare niente se non assecondarle perché in quel momento era troppo debole,troppo distrutta per poter reagire alla crescente consapevolezza di star perdendo il suo vero amore e quindi anche se stessa. Si,si sentiva persa,sapeva che sarebbe stata persa se Regina non ce l’avesse fatta.

“Henry,che ne dici se lasciamo la mamma riposare  un po’” disse,anche se non avrebbe mai voluto lasciare quel posto,Regina

“No,l’ho lasciata troppe volte Emma,troppe. Tu non lo sai non puoi capire. Non capisci,nessuno può” gridava isterico “Nessuno può capire quanto io l’abbia ferita,quanto sia stato cattivo con lei. Le dicevo che era cattiva,quando quello cattivo ero io…sono sempre stato io. Non mi sono mai accorto di quanto tenesse a me,ero troppo occupato a ricordare al mondo il suo passato,le sue difficoltà e il suo dolore,per concentrarmi sul lato di lei che aveva imparato a superare quel dolore,il lato di lei che aveva imparato a sorridere e stare bene” gridava,sempre più forte “Ero troppo distratto per capire che trattandola in quella maniera non facevo altro che ferirla,di più e di più” le lacrime scendevano veloci,senza fermarsi,dai suoi occhi. Il suo viso era paonazzo e la vena del suo collo era gonfia “E ora lei probabilmente morirà pensando che io per tutta la mia vita l’ho odiata,non le ho voluto bene” abbassò la voce,Emma lo abbracciò….lunghi secondi,lunghi attimi prima che riprendesse la parola “Quando io le voglio bene,più della mia stessa vita” permise ad Emma di stringerlo,di cullarlo,di accarezzarlo,di calmarlo.

“Shhhh” Emma ripeteva tentando di calmare la sua voce spezzata dal pianto,proprio come lo era lei…spezzata,dal dolore.

Emma prese il viso di Henry tra le mani,non gli disse nulla. Si guardarono
“Io non voglio perderla,non posso” Henry pianse

“Nemmeno io Henry” fece una pausa “Nemmeno io”. Entrambi si obbligarono di calmarsi e dopo poco tempo si sedettero su delle sedie presenti nella stanza. Era un’attesa agognante,terrificante,distruttiva. E quello era il silenzio più doloroso,più assordante,più rumoroso che potesse esistere.Emma muoveva freneticamente la gambe,prima una e poi l’altra,Henry ogni tanto lasciava un respiro pesante per rimanere calmo.

“Emma?” Henry ruppe il silenzio,tutto era così terrificante e lo era stato per così tanto tempo che all’udire qualcosa di così vicino al normale,al solito,Emma e lo stesso Henry rabbrividirono. Emma lo guardò,non ce la faceva nemmeno a parlare.Diamine Regina,pensò. Non posso farcela da sola. Devo esserci per lui,ma non ci riesco,non riesco a esserci nemmeno per me stessa. Torna,torna da me ,da noi. Non riesco a essere abbastanza forte anche per lui,non riuscirò mai più a essere la stessa e dovrei,perché è un bambino,un bambino che ha bisogno di me e DI TE. Emma continuava a pensare. Come potrò mai pensare di dover occupare il tuo posto. Non ce la farò mai,mai. Non riuscirò mai a calmarlo dagli incubi dei ricordi dell’Isola Che Non C’è,come solo tu sai fare. Non riuscirò mai a farlo sentire tanto amato come tu sai fare. Non riuscirò a dargli quello che non sono stata in grado di dargli ma che tu riuscivi a dargli. Non sarò in grado nemmeno di guardarlo e non pensare al fatto che tu l’hai cresciuto,che tu l’hai educato,che tu l’hai cullato quando piangeva,quando doveva dormire. Pensare che tu ci sei sempre stata per lui e che probabilmente non ci sarai più,mai più,in alcun modo. REGINA.TU.NON.PUOI.LASCIARCI.Fallo per me,fallo per Henry. Sii forte amore mio,non arrenderti. Combatti. Combatti fino alla fine,combatti fino a che non potremi rivedere i suoi occhi e il tuo sorriso,fino  a che non potremo risentire la tua voce e la tua risata. COMBATTI……ti supplico.Emma cominciò a pensare,era così immersa nei suoi pensieri che non riuscì a sentire la domanda di Henry.

Henry la guardava,aspettando una risposta. Emma scosse la testa “Puoi…”si fermò “Puoi ripetere?” disse in un sussurro,la voce incrinata.

“Solo stamattina mi stava abbracciando….e ora è lì,senza potersi muovere. Credi che lotterà?” il bambino ripetè

“Henry” Emma si alzò dalla sedia,si piegò sulle ginocchia davanti a suo figlio,gli prese le mani e cercò di sorridergli,un sorriso nel quale si infrangevano lacrime “La prima cosa che ho imparato su tua madre,quando sono venuta qui,è che non molla.MAI. Combatte con le unghie e con i denti finchè non ottiene quello che vuole” sospirò profondamente “Non si arrende mai” Henry la guardò. Passò poco tempo prima che potesse rispondere,ma anche poco tempo,in quella circostanza,sembrava una vita

“E se non volesse farcela?Se avesse deciso di mollare proprio ora?Se quello che vuole non è tornare da noi?” pianse

“Se non volesse tornare da noi,Henry,avrebbe mollato prima,molto prima….nel momento stesso in cui ha avuto l’incidente. Se non volesse tornare da noi,ora noi non staremmo qui,lei non starebbe qui” il discorso finì in parole accennate e poco comprensibili a causa del fatto che stava per piangere. Henry annuì e si asciugò le lacrime.

“Hai fame?” Emma chiese

“No.” Risposta secca

“Va bene” Emma sospirò mentre si rimetteva a sedere. Da quanto tempo siamo qui?Pensò. Guardò l’orologio,era quasi l’una di notte. Ogni tanto era arrivata qualche infermiera a vedere se c’era qualche miglioramento.Quando Henry aveva cominciare ad urlare il perché non voleva andarsene,si erano avvicinate tantissime infermiere a controllare cosa stesse succedendo,non parlavano,aggrottavano le sopracciglia in dispiacere nel vedere Henry in quello stato e andavano via,per lasciarli soli,per lasciar loro il loro spazio. Anche quando venivano a controllare Regina non dicevano nemmeno una parola,quasi non li guardavano,sapevano che la condizione di Regina era grave e non volevano aggiungere ulteriore dolore a quello che già stavano sentendo,dicendo che non migliorava,che la situazione era complicata e che dovevano essere forti e prepararsi al peggio,perché le probabilità che Regina morisse,erano molte di più rispetto a quelle che ce la facesse. Ma loro lo sapevano.Lo sapevano già. E per quanto tentassero di rimanere calmi,di reagire,non ce la facevano.Il dolore era troppo distruttivo. Henry prese sonno sulla sedia,troppe cose da incassare,troppo tutto per un bambino di soli tredici anni. Emma silenziosamente si avvicinò a Regina,si sedette al suo fianco e cercando di trattenere le lacrime,le prese la mano tiepida. La strinse a sé consapevole che Regina non avrebbe fatto lo stesso con la sua.

Emma rimase lì,seduta immobile,a fissare il corpo inerme della sua amata per ore e ore,fino a che un solo ed unico raggio di sole attraversò la tenda a colpì il viso di Regina. Il viso pallido e spento di Regina. Emma la  guardò,cercando di catturare ogni singolo tratto di quel viso,ogni singolo lineamento. Lentamente portò la mano sulla sua guancia,la accarezzò delicatamente,era quasi come se l’avesse toccata ma allo stesso tempo non l’avesse fatto.Sembrava così fragile e delicata,sembrava di vetro,un vetro  con troppe crepe per resistere anche ad una dolce carezza.  Era talmente presa dallo stampare l’immagine di Regina dentro di sé che non si accorse che all’improvviso non si sentì niente. Niente più. Silenzio totale,nessun suono di macchina,nessun bip,niente. Assolutamente niente. Emma guardò l’apparecchio che monitorava i battiti del cuore di Regina. Niente più. Tutto quello che vedeva era una linea piatta,cosa significava?Emma l’aveva capito. Significava pena,dolore,sofferenza,buoio,oscurità….freddo. Emma spostò lo sguardo dal macchinario al viso di Regina e poi al suo petto,che aveva smesso di fare anche quel movimento quasi impercettibile ma che c’era.

“No” sussurrò con le lacrime agli occhi “Nn” dissi a voce un po’ più alta “NO” gridò “NONO.NO REGINA,NO” gridava a voce alta,piena. Henry si svegliò e la prima cosa che vide fu l’immagine di Emma tenere il viso di Regina tra le mani,e gridara in lacrime

Henry sentì le ginocchi tremare,e si avvicinò lentamente,con gli occhi spalancati,alle madri.

“Mamma?” si rivolse a Emma questa volta. Emma non si girò. Henry la guardò,guardò Regina,era esattamente come era prima che lui prendesse sonno. Stesso colore di viso,stessa posizione.

Emma continuava a gridare. Cominciò ad agitarsi. Arrivarono dei dottori,che con la forza la allontanarono e la fecero calmare. Henry guardò la scena sotto shock. Il suo sguardo passava da Regina a Emma e poi da Emma a Regina. Si avvicinò a quest’ultima. Le lacrime agli occhi

“Mamma?”  un dottore lo guardò con occhi tristi “No,non può essere. No.Non è vero” pianse guardando il dottore

“Henry” Emma gridò correndo verso di lui e stringendolo forte a sé,come non aveva mai fatto. Ma Henry la respinse,si precipitò sul letto,strinse il corpo sensa vita si sua madre tra le braccia piangendo sul suo petto. Piangendo di ritornare da lui,piangendo di perdonarlo,piangendo dei “ti voglio bene” e dei “mi dispiace”. Emma,si avvicinò dall’altro lato del letto,lentamente,ancora piangendo dopo che i dottori erano riusciti a calmarla dalla sua isteria.

“Io lo so che hai lottato.fino alla fine” sussurrò tra i singhiozzi accarezzandole la guancia “Ti amo amore mio,ti amo” le baciò ancora una volta e stavolta per l’ultima volta,le labbra. Fredde come non mai,più fredde del ghiaccio,più pungenti delle spine.  Poi andò vicino ad Henry che era ancora piegato sul petto di sua madre a piengerle di amarla,di non lasciarlo,di tornare da lui. Emma con la forza lo prese tra le braccia lo abbracciò,lo strinse fortissimo,stretto,cercando di consolararlo,di aiutarlo…ma sapeva che non poteva. L’unica cosa che poteva fare era stringerlo. Tutto qui.  Niente. Rimasero a stringersi per lunghi minuti,occhi chiusi dai quali scendevano ancora le lacrime. Quando li riaprirono videro il vuoto,si girarono verso il letto e Regina già non c’era più. In quel momento capirono davvero che se n’era andata e per quanto non volessero,la lasciarono andare. Si guardarono. A lungo. E poi niente,silenzio,vuoto.

due mesi dopo.

Emma e Henry andarono a vivere da Mary Margaret e David. Era tanto doloro per Emma quanto per Henry vivere in quella casa,tra quelle mura. E per Emma era distruttivo dover dormire nello stesso letto dove aveva stretto a sé Regina tutte le notti da quando si erano fidanzate. Era diventato tutto più difficile. Henry non parlava mai,Emma provava,per quanto anche lei non volesse parlare con nessuno,provava ad aiutarlo,ma lui lo respingeva,respingeva tutti e a dirla tutta Emma era quella che respingeva di meno. Qualche volta rispondeva “si” o “no” alle sue domande. Ma agli altri niente.

Emma si sentiva incompleta. Era come se Regna si fosse portata con sé un pezzo di lei,anzi era come se se la fosse portata completamente via. Era tutto difficile.Mangiare era difficile perché Emma non faceva che pensare a quando Regina quel piatto lo facesse più buono. Dormire era difficile perché Emma non faceva altro per pensare al fatto che lei non riusciva a prendere sonno senza Regina quando bhe…quando lei c’era ancora. Era difficile anche respirare,perché Regina non poteva farlo più e loro quasi si sentivano in colpa che il i loro polmoni contenessero ancora aria e che il loro cuore battesse ancora,mentre quello di Regina no. Era uno strazio,tutto era uno strazio.

Emma decise che aveva bisogno di riposarsi,così si preparò una camomilla e per quanto fosse scettica quando Mary Margaret gliela consigliò,funzionò. Riuscì a dormire un paio d’ore. Non fu un sonno profondo né tanto ristoratore,ma era pur sempre sonno e per quanto potesse sembrare  lei stessa assurdò,sognò

Era su una spiaggia,seduta con le ginocchia al petto,ad ascoltare il rumore del mare,il fruscio delle onde,quando sentì delle braccia attorno ai suoi fianchi. Si girò di scatto spacentata ed eccola lì. Ecco tutto idi nuovo lì. I suoi meravigliosi occhi,il suo splendido sorriso rivolto a lei.

“R-Regina?” balbettò,Regina le sorrise.

“Si,sono io. Sono proprio io” rise prendendole il viso tra le mani. Emma cominciò a piangere

“No,non può essere. E’ impossibile,tu sei…tu sei-“ non finì la frase.  Regina le sorrise debolmente

“Morta?Si,lo sono. Ma sono qui. Sono sempre qui”

“No. Non sei qui. Non ci sei. Te ne sei andata.Mi hai lasciata,sola” gridò,non era arrabbiata,era ferita.

“Emma,Emma” cercò di calmarla mentre lei continuava a gridare “Emma ascoltami,guardami Emma.Guardami e ascoltami” Regina poggiò la sua fronte contro quella di Emma”Ascoltami attentamente” disse. Emma smise di parlare ma non di piangere. Regina le asciugò le lacrime.

“Ho bisogno che tu sappia che io sono qui,sono sempre qui e ci sarò sempre. Non sei sola,hai Henry,hai Mary Margaret e David,e hai ancora me”

“No Regina,tu non ci sei. Ti ho persa” pianse “per sempre” sussurrò

“No,no Emma. Non mi hai persa” poggiò una mano sul suo cuore “Io sono qui,nel tuo cuore e sono accanto a te e accanto alla nostra famiglia. Sarò il primo raggio di sole che ti sveglia la mattina,sarò il vento che ti accarezza la pelle e ti sussurra un rumore,sappi che quel rumore non sarà solo rumore,sarà un ‘ ti amo ‘. Sarò il tramonto,quello che guardavamo insieme. Ricordi?” Emma annuì “Sarò la luce che ti guida,e che ti aiuta. Emma,amore mio,ho bisogno che tu sia forte,che tu sia coraggiosa”

“Non ce la faccio Regina,non senza te” gli occhi di Emma continuavano a piangere

“Si,ce la fai. Ce la devi fare.Per me” si fermò “Per Henry. Devi farlo per lui. Lo so. Lo so che ti respinge,che si è chiuso in se stesso,so che non parla e a stento mangia,so tutto Emma. Perché io sono con voi,però tu devi essere forte perché io non posso fare quello che TU devi fare ora. Devi aiutarlo a credere. Lui l’ha fatto con te una volta. Ora devi farlo tu con lui”

“Cosa deve credere?Ha appena perso la persona che l’ha cresciuto,che l’ha amato…gli sono rimasta io,che l’ho abbandonato” pianse al pensiero che la tormentava da settimane,che probabilmente Henry avrebbe preferito la morte di Emma a quella di Regina…se avesse dovuto scegliere

“Deve credere che io non l’ho abbandonato,che io lo guardo,che io sono con lui in ogni momento della giornata. Deve sapere che io lo amo,deve sapere che SO. Deve sapere che so perché ho ascoltato. Quando ero in coma,ho ascoltato ogni vostra singola parola. Devi dirgli che l’ho ascoltato,che io non devo perdonargli niente,ma è lui a dover perdonare me. Devi dirgli che lo amo Emma,che l’ho sempre amato,che mi dispiace per quello chegli ho fatto,che per il dolore che gli ho fatto provare. Devi dirgli che io non l’ho abbandonato. So che si sente abbandonato,ma non è così. Devi dirgli ogni singola cosa che ho detto a te.” La guardò negli occhi per farle capire quanto fossero importanti queste cose

“Regina io non posso farcela senza di te”Emma disse con voce debole

“Si,tu ce la fai. DEVI FARCELA.Emma,io sono qui”

“Io ti amo” Emma sussurrò

Regina sorrise “Anche io,tantissimo”

“Mi manchi. Mi manchi tantissimo”

Regina potè sentire le lacrime “Sai cosa devi fare ora?” disse

“No,no,non lo so. Da quando te ne sei andata il mondo si è fermato. Non so più niente,non so chi sono,non so chi è la gente che mi circonda,non so più cosa significa stare bene,tornare a casa e SENTIRSI a casa,non so cosa significa prendere una tregua dalla sofferenza. Non so più niente” pianse più forte “io non so più niente” sussurrò. Regina la prese la tra le sue braccia,la strinse forte e poi la guardò negli occhi ancora una volta

“Ora tu ti svegli,e ricominci a vivere,vivi,sorridi,sii felice,vivi la tua vita” Emma la interruppe gridando

“Tu sei la mia vita Regina.Diamine,non capisci?Non capisci?!”Gridò

“Emma….” Regina sussurrò

“Per una volta,per una sola volta in cui mi sono sentita amata,mi sono sentita felice e bene. In tutta la mia vita sono stata sola e poi ho trovato te,tu mi hai dato quello che ho sempre desiderato,quello che ho sempre sognato. Mi hai dato tutto,tutto Regina,tutto. E ora che non ho te non ho niente.Non.ho.più.niente” Le lacrime scendevano sia dagli occhi di Regina che da quelli di Emma.

Regina si avvicinò a lei,lentamente,molto molto lentamente,dopo che lei si era allontanata gridando.

“Lo so. So che è difficile,so che sembra impossibile,ma non lo è. Emma guardami” disse alzando delicatamente suo viso per guardarla negli occhi

“Sii coraggiosa,sii forte,per Henry,per il nostro bambino. Stagli accanto e lascia che lui stia accanto a te. Non allontanarti da lui e non lasciare che lui si allontani da te. Non ripararti dietro le barriere che ti hanno coperto per tutta la vita. Lui ha bisogno di te e  tu hai bisogno di lui,e tu questo lo sai. Quindi quando ti sveglierai,va’ da lui,corri da lui,e stringilo forte a te,fortissimo,fino a sentire il respiro mancare,e  non lasciarlo mai. Nemmeno per un attimo.Non.lasciarlo.MAI”

Emma annuì

“Ehy” regina sorrise “Ricorda,io sono qui e ci sarò sempre. E quando sarà il momento,te lo prometto,staremo di nuovo insieme. Intanto però,non dimenticare mai che io non ti abbandono,non ti lascio,non lascio nessuno di voi. Sono qui,non mi vedrete,ma mi sentirete. Mi sentirete stringervi la mano nei momenti tristi,come questi. Mi sentirete ridere con voi in quelli felici. Mi sentirete cantare quando canterete. Mi sentirete correre quando correrete,sorridere quando sorriderete,giocare quando giocherete. Sarò nel battito del tuo cuore,dei vostri cuori. Sarò con voi,qualsiasi cosa accada. TE LO PROMETTO”

“Regina?”

“Dimmi”

“Cosa succede ora?” Emma non smise di piangere nemmeno per un attimo

“Ora,voi ricominciate a vivere”

Emma si buttò tra le sue braccia e lasciò che Regina la cullasse e la calmasse fino a che,mano mano che si svegliava non la vide scomparire fino a che,completamente sveglia,non sentì il suo cuore battere forte,fortissimo. Non potè fare a meno di accennare un sorriso. La sua vita,le loro vite,stavano per ricominciare,non importa quanto dura sarebbe stata,loro ce l’avrebbero fatta….insieme.



ANGOLO AUTRICE: quiiindiii,dopo aver pianto un paio di volte mentre scrivevo,vi dico il perché di tutto questo. Avevo voglia di scrivere qualcosa di incredibilmente triste e depresso e questo è il risultato. Di solito non piace scrivere roba dove la gente,soprattutto quella che amo alla follia,come Regina,muore però….c’è sempre una prima volta. Spero che vi piaccia,fatemi sapere c:
  
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