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Autore: jackleslicious    04/09/2013    3 recensioni
Lo aveva spinto a credere in qualcosa, in qualcuno, lo aveva spinto a combattere per quello che voleva, a ribellarsi contro chi gli diceva di fare cose che a lui non piacevano, a salvare persone che non riteneva importanti, a morire per una buona causa, a non arrendersi se qualcosa andava storto perchè c'era sempre una soluzione — dolce o amara che fosse.
[ Destiel, OTP since Season 4 ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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I won't give up on us



 
Questa shot è per la mia Gaia. 
Perchè tu ce la puoi farcela quando ti pare [cit] e crederò sempre in te.





                                        










Gli angeli erano caduti, Castiel era diventato umano. Era bastato un niente, una distrazione, una considerazione non considerata ed era tutto caduto in frantumi, sul suolo, sulla Terra, dove gli angeli non potevano più combattere e dove i demoni erano pronti a vincere. 

Erano tutti maledettamente convinti di avere la vittoria in pugno e di avercela fatta, pronti a godersi la propria vita o a continuare ad aiutare quella degli altri senza dover necessariamente perdere la propria — ripetutamente, se si parlava dei Winchester. 

Castiel era in piedi a guardare il cielo con le lacrime agli occhi quando lo ritrovarono.

Non sapeva più bene cosa stesse accadendo nella sua cassa toracica e sentiva qualcosa salire e scendere, andare e tornare, svolazzare e strusciare nel suo intestino senza riuscire ad associare niente. 

Sapeva che gli umani chiamassero quella cosa che ti succede quando da i tuoi occhi esce l'acqua "tristezza". E quando è davvero forte, la gente la chiama "depressione".
Cas non era sicuro di essere depresso e non lo era nemmeno riguardo l'argomento "tristezza", ma continuava a sentirsi così vuoto e perso anche dopo che Dean lo aveva fatto sedere sulla sedia di casa di Bobby.


Oh, Dean.


Dean era stato con lui tutti i giorni a partire dalla caduta dei suoi fratelli: quella sera gli lavò il trenchcoat, lo guardò piangere mentre tratteneva lo sguardo in un punto vuoto della stanza e gli asciugò le lacrime ad una ad una che cadevano sul suo volto mentre l'angelo rimaneva in stato di coma totale, come in apnea, aspettando che qualcosa lo risvegliasse, rendendosi comunque conto di ogni cosa che accadeva al di fuori. 

Lo aveva messo anche a letto, levandogli le scarpe e cercando di farlo tranquillizzare mentre Sam era riuscito a prendere finalmente sonno, ma lui rimase con gli occhi aperti tutta la notte a versare lacrime su lacrime e sentì le palpebre intorpidirsi solo quando vide l'alba e il cacciatore vegliarlo su una sedia, messo in una strana posizione e ancora vestito con la camicia di ore e ore prima — non si era mosso da lì.


Per i giorni seguenti, il copione era lo stesso, la fine non era stata scritta: il cacciatore si svegliava di soprassalto con dolori atroci alla schiena tutte le mattine all'alba per via di quella maledettissima sedia e sperava di vedere l'ex angelo con gli occhi chiusi, almeno un po', perchè significava che per qualche ora era riuscito a non piangere o a non pensare a quella visione orribile di tutti quegli angeli caduti. A quel punto lo copriva meglio con la coperta e andava a dare una controllata veloce al fratello che dormiva sul divano, distrutto dall'acohol per prendere sonno e sistemava le bottiglie sparse sul tavolino di fronte al block notes circondato da fogli stropicciati e accartocciati delle idee e gli schemi del più piccolo. Dopodichè si andava a dare una ripulita e andava a rifornirsi per l'ora di pranzo, nonostante sapesse che Cas facesse parecchie storie sull'argomento cibo - continuando a non esprimersi - e che Sammy aveva perso l'appetito dopo tutto quello che aveva passato — ma lui comprava i loro pasti preferiti e faceva loro da babysitter, insistendo fino ad un'ora indecente per fargli mettere qualcosa nello stomaco. 

Dopo aver preso il necessario ed essere andato in giro per darsi una svegliata come si doveva, tornava a casa qualche ora prima del pranzo e aiutava Cas a svegliarsi e a darsi una ripulita, facendogli usare tutte le sue camicie e sentendosi male vedendo quanto gli andassero larghe e quanto lui si stesse rimpicciolendo; gli chiedeva poi se avesse voglia di un po' di crostata, ritrovandosi il solito vuoto che faceva più rumore delle sue parole non dette come risposta. Nel pomeriggio lo faceva riposare di nuovo, standogli accanto costantemente ma notando la sua difficoltà a chiudere gli occhi e gli ripeteva che andava tutto bene, che era normale e iniziava a parlargli.

Sì, parlargli. Non riceveva mai una risposta e aveva terribilmente paura che lui non lo ascoltasse davvero ma sapeva che lo stava facendo, quindi, semplicemente, iniziava a raccontargli della sua giornata e a chiedergli cosa pensava, quali erano i suoi ricordi, non facendo notare la preoccupazione costante della non-risposta, ma cambiando semplicemente discorso ogni secondo e andava avanti ancora e ancora, come ad una seduta dallo psicologo e non se ne lamentava mai, non lo faceva mai pesare a nessuno, tantomeno all'angelo.



Il primo giorno fece male.

Dean approfittò del fatto che Sam era uscito per andare in biblioteca per portare Cas fuori dal letto nella maniera più gentile e disponibile che conoscesse e farlo sedere su una sedia della cucina per provare a smuovere qualcosa. 

Prese una sedia dalla scrivania poco più distante e si mise di fronte a lui cercando di non fargli pesare la situazione e non ribadendo il fatto che continuasse a guardare un punto fisso nel vuoto qualsiasi cosa accadesse attorno a lui. Trattenne a stento le lacrime, cercando lo sguardo dell'ex angelo che inevitabilmente non si mosse di un centimetro e iniziò.


"Ehi, Cas. Volevo solo che sapessi che io... io non ho smesso di credere in te. Hai fatto tanti errori, c'è stato quel periodo in cui ti credevi Dio e hai liberato i Leviatani e c'è stata anche quella volta con Sam dove... insomma, hai fatto tanti errori. Ma sei tornato anche dopo essere morto per sistemare le cose e cercare di metterle come meglio potevi, ti sei messo contro tutto il Paradiso, i tuoi fratelli, la tua gente per stare al nostro fianco, al mio fianco. Ti sei ribellato contro Naomi per non uccidermi, ti sei fatto torturare da Metatron perchè eri con noi, sei caduto letteralmente, ti sei sacrificato. Quando accadde l'Apocalisse tu eri con noi e ci sei ancora, come ci sarai tra due o quattro anni come ho visto nel viaggio nel tempo perchè tu ci sei sempre, non importa quanti angeli ucciderai o quante persone non riuscirai a salvare, verrai sempre quando ti chiamerò. So che adesso sei perso, confuso, probabilmente non sai nemmeno cosa provi perchè ehi, sei umano adesso e agli umani capita spesso di sentirsi così e non rendersene conto.. ma voglio che tu sappia che sei importante. Anche senza un paio di ali, la capacità di curare persone al tocco e di essere immune ad ogni arma esistente sulla Terra: tu sei importante, sei di famiglia, tutti noi teniamo a te, io tengo a te e non ho intenzione di andarmene di nuovo senza di te. Mi hai sentito bene, Cas? Io... Io... Io ho bisogno di te, ho davvero bisogno di te e — mi dispiace così tanto.''



Il secondo giornò bruciò. Lui era nel letto.

''Ciao, Cas. Io — Io... buongiorno, okay? Okay, con calma. Sai che non sono il tipo, dannazione, lo sai. Ieri ho avuto il mio momento sdolcinato e non credo di voler essere quello che ti scriverà il necrologio ogni giorno o quello che ti farà un costante discorso su come gestire i sentimenti perchè, diavolo, non sono il tipo e adesso è così fottutamente difficile e mi sembra impossibile che questo stia accadendo perchè tu sei l'angelo, no? E tu — tu sei quello che sta sempre bene e ci salva dai guai perchè è questo quello che fai: tu.. tu ci salvi, ancora e ancora e io sono quello duro che non dice mai grazie e che non piange mai, no? Quindi perchè a te? Eh? A te che stavi cercando di salvare il mondo, come diamine è successo? Perchè? Io non.. Io — mi dispiace così tanto, Cas."



Il terzo giorno distrusse.

"Ciao, Cas. Lo sai, inizia a far sempre più freddo e Sammy dice che tra un po' si potranno fare le palle di neve o quelle robe che piacciono a lui. A  volte credo solo che meritasse una vita migliore, sai: ragazze, figli, moglie.. magari un cane. Non tanto io perchè ormai è così, ma lui se lo sarebbe proprio meritato, sai? Tutti questi anni a salvare vite e a convivere ogni giorno con una spezzata e a pezzi come la sua non deve essere stato per niente facile. E c'è da dire che io non gli ho alleggerito per niente il carico... Avrei voluto che la mamma non morisse. Vuoi — Vuoi un po' di crostata? No? Giusto, te l'ho già chiesto. Vabbè, ti lascio l'ultimo pezzo della mia fetta caso mai ne avessi voglia. Come va lì dentro? Non c'è Lucifero o cazzate varie, no? Perchè ci ha rotto i coglioni. ... Tu come stai? So che non ti piace quella camicia ma si portava un sacco... anni fa. Io non — Io... vado a vedere che fa Sam, okay? Torno presto. Tu.. Tu se hai bisogno siamo di là, va bene? Ciao, Cas."



Il quarto giorno tornò a fare male.

"Ehi. Dormito bene? Qui si congela, ma non c'è nessuna novità. Nessuna strana segnalazione per quanto strano possa essere anche questo e Sam sta migliorando un po', ha ripreso colore e gli è tornato un po' di appetito. Un giorno lo farai anche tu, no? Starai bene, giusto? Ma certo. Tu ce la fai, devi solo... devi — devi solo ricordarti come si fa. Io non — Io... mi dispiace così tanto."



Il quinto giorno spezzò.

"Ehi, amico. Come te la passi? Sh — Sono un po'.. brillo. Ehi, lo sai che hai gli occhi blu? Sembra che tu abbia due pezzi di oceano al posto delle pupille, che figo. Dannazione, la birra sul tappeto... diamine, mi dispiace. Ma sai cosa? Chi se ne frega. Me ne sbatto. Tanto tu non tornerai, eh? Sei andato di nuovo, non è vero? Dannazione Cas, rispondi! E' colpa mia, non è vero? E' sempre colpa mia, sempre. E' tutto troppo grande, tutto troppo  per me. E ho cercato di sistemare la situazione, ci ho provato così tanto ma sai, su google non c'è scritto come far parlare un angelo caduto. Ma tu sei un figlio di puttana, lo sai? Perchè ho pregato tutto il tempo per te ma continui a fare la Bella Addormentata e Dean l'idiota ti asciuga le lacrime e si dimentica di asciugare le sue, non è così? Haha, sono un po' brillo. Ma a te non dispiace, no? Già, perchè dispiace già a me. Buona... Buonah — notte, Cas."



Il sesto giorno non fu la voce di Dean a dare il buongiorno a Cas.

"Ehi — Ehi, Cas. Come.. Come stai, riesci a sentirmi? Sono Sam. Ti ricordi quando ti vidi per la prima volta? Cavolo, stavo svenendo. E quella volta che sei comparso sulla panchina? Non dirlo a Dean, ma sembrava che io avessi visto un clown, eh? Quei cosi fanno paura! ... Comunque, a proposito di Dean, tu non... tu non ti arrabbiare se a volte non ce la fa a sorridere o gli esce una brutta smorfia tentando di farne uno perchè sta lottando con tutto sè stesso per rimanerti vicino ed è una cosa che non ammetterebbe mai in presenza di nessuno ma io lo vedo, riesco a sentirlo: ricostruisce i suoi pezzi mentre cerca i tuoi, okay? E non voglio fartelo pesare, Cas. Voglio solo che tu capisca. Ci manca tanto il tuo sguardo confuso e con Dean avevi, hai una sorta di connessione spaziale che fa sopravvivere entrambi e a lui manchi tantissimo. Quindi, ti prego, se mi stai ascoltando.. non — tu non smettere di combattere, okay? E risvegliati, esci da questa situazione perchè ti stiamo  vicini, Dean ti è vicino e ti sarà vicino sempre anche se sembrerà che si stanchi o che si annoi perchè stamattina l'ho trovato a dormire ai piedi del tuo letto, ubriaco fradicio. Ce la puoi fare, non lasciarti andare in questo modo. Ti vogliamo bene, Io ti voglio bene. E quando sarà pronto, Dean te lo dirà alla sua maniera. Ciao, Cas."



Il settimo giorno diede speranza.

''Ciao — Ciao, Cas. Scusa se ieri non ti ho detto nulla ma Sam andava avanti e indietro e beh, non era successo niente di chè. L'altra volta che mi hai visto ubriaco, non — non mi ricordo cosa ti ho detto ma mi dispiace di averti turbato se l'ho fatto. In realtà mi dispiace per tutto però sai, non sono il tipo da smancerie. Lo è Sam, io sono quello tosto che alle volte ascolta Bon Jovi, e allora? Può capitare! Se ti tappi un orecchio e distruggi per metà lo stereo non è così male, davvero! ...Già. Oggi  la crostata era in saldo, quindi ne ho comprate due, sono buonissime. Dopo ne vuoi un po'? A tutti piace fare lo spuntino! ... Cas? Ehi, Cas? Oddio, Cas! Cazzo. Hai mosso la mano, non è vero? Ho visto bene allora! Tu hai mosso la mano, oddio. Sam! Sam, Cas ha mosso la mano! No, idiota, vedo bene e non me lo sono inventato, lui ha mosso la mano! Lo sapevo che mi sentiva. Figlio di puttana! Grazie Cas, oggi si mangia decisamente crostata!"



L'ottavo giorno mise un po' di tristezza.

"Ehi, Cas. Come stai? Fa freddo sotto le coperte? Sam sta cacciando fuori dalle cose di Bobby i nostri vecchi vestiti per vedere se c'è roba calda da indossare, sai, non sto andando a giocare molto a poker quindi niente soldi. Però abbiamo del cibo e Bobby ha già pagato la casa quindi a parte qualche sistematina qua e là andiamo bene. Uhm, a te come va? Prima stavo pensando a come tu ti sia ribellato alla stronzo-cessa di Naomi per salvarmi. E' stato... coraggioso, lo sai? In quelle circostante non avevo pensato a ringraziarti ma...  grazie, Cas. E sai, non importa che tu adesso sia umano o abbia dei sentimenti o magari riesci ad afferrare delle battute qualche volta, perchè a me sta bene così. Tu rimani il solito Castiel e non fa niente, okay? Rimani importante. Sei importante. E so che puoi sentirmi quindi smettila di stare così per paura o chicchessia e torna qui, in piedi, con noi. Puoi farcela, Cas e non sono dispiaciuto di credere in te."



Il nono giorno sembrò meno difficile.

"Fortuna tua che stai chiuso in questa camera notte e giorno! Sam ha deciso di dilettarsi nella cucina e sicuramene dopo correrà a lavarsi i capelli perchè sta diventando maniacale come Raperonzolo, ormai. Ma la cosa peggiore sarà il fatto che dovrò mangiare io quella cosa che cucinerà e dovrò finire anche il piatto perchè se gli vengono i complessi — Ehi, stai sorridendo! Lo vedo quel sorrisetto! Finalmente, Cas! Grazie a Dio! ... Scusa. Mi era mancato così tanto. Sapevo che potevi farcela. Dai Cas, un altro piccolo sforzo. Per me."'



Il decimo giorno fu di routine, eccetto per...

"Ciao, Cas. Non ti da fastidio che ti dia un bacio sulla guancia, vero? E' così morbida! Comunque, Sam sta sclerando con il pupazzo di neve che ha chiamato pure Jenny, evito di capirci qualcosa che è meglio — e ci sta giocando da stamattina! Credo sia un caso perso. Però si diverte come un matto quindi perchè no? Basta che non mi tocca l'Impala con la neve ed è okay. A te come va? Oggi nessun sorriso? Occhiolino? Calcio? Manata? Nulla? Nemmeno per me? Vabbè dai, non fa niente. Sarà per la prossima volta. Ci proviamo domani insieme, va bene? Ciao, Cas."



Erano passati trentadue giorni dalla Caduta degli Angeli e Cas non accennava alcun movimento dal tredicesimo giorno quando aveva guardato Dean negli occhi dopo quelli che sembrarono anni. Dopodichè, aveva ricominciato a stare notti intere sveglio e a farsi ritrovare da Dean sempre con le lacrime agli occhi al mattino.

A Dean era crollato il mondo addosso. 

Continuava a rimurginare e rimurginare e ancora e ancora su tutti quei giorni passati a distruggersi la schiena su quella dannata sedia o a perdere piccoli pezzettini del suo essere man mano che vedeva Cas distruggersi con le sue mani, non ne poteva più, era qualcosa che nemmeno lui era in grado di sopportare. 

Ogni notte si addormentava con il pensiero fisso di risvegliarsi e ogni giorno si risvegliava con il pensiero fisso di far addormentare Cas come si doveva. Vedeva il suo angelo deperirsi e cadere nelle sue camicie ogni giorno e continuava a sorridergli incessantemente, con il pulsante desiderio di staccarsi la mascella a mani nude per quanto facesse male. Voleva piangere, piangere così forte da svegliare Castiel e urlare così forte da farsi sentire da ogni essere sulla Terra, ma lui non piangeva e asciugava le lacrime di chiunque, se ne stava zitto zitto da qualche parte a controllare che tutti fossero vivi perchè se no avrebbe dovuto sistemare la situazione, con le labbra tremanti e gli occhi che chiedevano aiuto. 

Perchè lui non era il tipo da smancerie, non era il tipo che piangeva, non era il tipo che chiedeva aiuto, non era il tipo che si lamentava della situazione, non era il tipo da lacrime, abbracci e una cioccolata calda, non era il tipo che veniva trovato nella sua stanza a scrivere come si sentisse, non era il tipo che parlava apertamente dei suoi sentimenti, lui non era il tipo e basta.

Lui dondolava la situazione, la spingeva sull'altalena e la vedeva tornare indietro allo stesso modo di come l'aveva lasciata andare, sentiva fitte allo stomaco tutte le volte che la vedeva tornare e sentiva di avere gli organi intorpiditi a mano a mano che dondolava, ancora e ancora. Ma non chiedeva aiuto, non diceva che era in difficoltà, lui continuava a spingere e spingere, cercando anche la più piccola briciola di forza che si insinuava tra le ossa e sorrideva cullandola. Non importa quanto facesse male, non importa quanto volesse distruggere quella fottuta altalena a martellate, lui continuava a spingere, senza lamentarsi, senza farsi venire nessuna crisi. Sviava l'argomento, lo lasciava andare fino a quando non tornava di nuovo indietro con la situazione per essere sospinti nuovamente assieme — e non ne parlava. Con nessuno. E se qualcuno iniziava il discorso, lui, semplicemente, farfugliava qualcosa e rispondeva irritato. 

Perchè le volte in cui voleva essere ascoltato erano moltiplicate per le volte in cui nessuno l'aveva fatto.

E con Cas aveva fatto esattamente quello per tutto il tempo: non faceva riferimenti al suo continuo non parlare e non era sdolcinato nemmeno nei momenti in cui lo sarebbero stati tutti, perchè sapete, lui non era il tipo. E quindi lasciava andare l'altalena a braccetto con pezzetti della sua felicità, strappandoli dal suo essere, ogni giorno in quantità sempre più industriali e tornava a spingere poco dopo.

Ma si sa bene che le altalene tendono ad arrugginirsi.

E quello era un giorno particolarmente rossiccio, come la ruggine.

Dean andava avanti e indietro, freneticamente, come dopo aver bevuto tre macchinette di caffè senza offrirlo a nessuno e farfugliava qualcosa che non fu molto chiaro a Sam, prima di entrare a passo veloce nella camera dove stava Castiel e farlo sedere su una sedia, sedendosi poi sul letto e guardandolo fisso fisso negli occhi, sperando in un qualsiasi contatto.



"Dannazione, Cas. Ce l'avevi quasi fatta, eri arrivato alla fine e sei caduto di nuovo. Come hai potuto, Cas? Ho passato notti e giorni su quella sedia e non è una cosa per cui ho intenzione di scusarmi o rinfacciare ma mi sono fatto il culo per te e tu ti abbatti di nuovo. Perchè? Perchè, Cas? C'eravamo quasi riusciti a vincere.. perchè, mi chiedo? Ti ricordi quella volta che ti ho detto che non mi importava di cosa avevi nella testa, uh? Mentivo. Avevo paura che potessi andartene come tutti quelli che fanno parte della mia non-vita e quindi ti ho trattato di merda, così forse avrei potuto odiarti ma non ci sono riuscito. Perchè in tutto questo tempo, nemmeno una fottuta volta sono riuscito ad odiarti. Nemmeno un po', nemmeno lontanamente. E quando ti chiesi di tornare a vegliare su Sammy, te lo ricordi? Era perchè mi mancavi, va bene? E chi credi che abbia tenuto il tuo dannato trench? E sai che suono era quello che si sentiva nell'aria quando avevi avuto l'illuminazione mistica di chiamarti Emanuele e non ti ricordavi nemmeno della mia faccia? Ero io. Che mi sfracellavo a terra. Ripetutamente. E quando hai baciato Meg? Potrà suonare strano, ma stavo per vomitare sangue demoniaco. Sai perchè sono andato a letto con Anna la sera in cui dovevano venire a prendere entrambi? Perchè ero un coglione e non potevo averti perchè eri un angelo! E quando sei morto? due volte? Ti ho aspettato per mesi e mesi e ho letto addirittura la Bibbia per te. E ti ricordi quando ti ho detto che eri come un fratello per me? Mentivo. Perchè, cazzo, non ti voglio bene come un fratello. Quella volta che mi hai confessato di star quasi per suicidarti, te la ricordi? Ho sentito qualcosa qui dentro, fare le capriole e poi distruggersi. Non te lo avrei mai permesso. Eri sempre stato un angelo che non capiva un cazzo di sentimenti, okay? E adesso sei umano e non per questo devi mandare tutto a farsi fottere, va bene? Non te ne andare come tutti. Ti sto pregando, Castiel! Non fare il figlio di puttana e resta qui perchè sai cosa? Non mentivo quando dicevo di aver bisogno di te e non sto mentendo adesso, dicendoti che ti amo. Perchè è così, okay? Perchè non riesco a chiudere gli occhi senza vedere apparire i tuoi e non riesco a sorridere pensando che tu non lo stia facendo. Perchè mi sento male quando immagino che tu te ne vada e perchè continuo a rivivere il Purgatorio. Perchè hai il cielo negli occhi e perchè, dannazione, mi piange il cuore quando vedo piangere te. Dopo cinque anni l'ho ammesso e non ti permetterò di andartene così facilmente. Non ti azzardare a mollare, mi hai sentito bene? Potrai anche smettere di credere in te e potrai anche abbatterti qualche volta, ma io non lo farò con te. E' chiaro? Non rinuncerò a te. Ti prego, Cas. Un ultima preghiera ascoltata, un'ultima risposta alla mia chiamata, te ne prego.''

Dean si mise la testa tra le mani, ormai troppo stremato per tutto... e poi accadde.

Sentì qualcosa afferrargli le mani e lui stupito, si lasciò trascinare, abbassandole con gli occhi ancora chinati verso il basso. Quando alzò lo sguardo, vide due occhi blu, esattamente quelli che voleva vedere, fissare i suoi in silenzio, facendo più rumore di quello che qualsiasi altra persone avrebbe notato.

Dean capì che non c'era visione più bella degli occhi di qualcuno che era sopravvissuto. — Ma non un qualcuno a caso, il suo qualcuno.

Castiel era seduto sulla punta della sedia, con il busto totalmente rivolto verso il letto e quindi verso il cacciatore. 

Si fissarono per qualche secondo, poi Castiel si sporse ancora un po' per posare le sue mani sulle guance di di Dean e gli guardò le labbra, prima di chiudere gli occhi e avventarvi lentamente sopra come poi fece anche il cacciatore, ricambiando così forte da sentire le labbra fare male.

Dopo un po', Castiel si allontanò di scatto, come fulminato, ma rimase comunque a poche spanne di distanza dal cacciatore che lo fissava con quei suoi occhi verdi che sembravano irreali da quanto erano chiari e limpidi, e quel sorriso dolce, puro, che sfoderava solo in sua presenza. Era così... bello. E le sue labbra avevano il sapore delle pesche appena colte che era solito mangiare in Paradiso nonostante non ne necessitasse l'apporto calorico — le adorava. 

"S— Scusa, Dean. Sentivo di doverlo fare, la cosa all'altezza del petto continuava a battere e io— io dovevo farlo, non smetteva di fare rumore e sentivo che avrei dovuto farlo."

Cercò di scusarsi l'ex angelo, ma il cacciatore non gli diede il tempo di inalare nemmeno l'ultimo respiro prima di finire la frase, che gli saltò praticamente addosso.

Approfondirono il bacio, rimanendo nella stessa posizione ma lasciando le proprie mani vagare sul collo, sul petto dell'altro; incrociando anche le proprie dita dietro alla nuca di quest'ultimo.


Castiel era sicuro di non aver mai baciato nessuno in vita sua. In Paradiso non c'erano film sdolcinati, romanzi d'amore, soap opere, telefilm o tutti quei video romantici che si trovano facilmente su youtube — tecnicamente, in Paradiso non c'era nulla. C'erano solo loro, un gruppo enorme di arcangeli che si organizzavano in schiere per proteggere determinati profeti, un gruppo enorme di angeli che svolgeva incarichi mandati dall'alto e quei pochi fortunati che non stringevano patti con i demoni e che erano destinati a vivere — o morire, come la si preferisce vedere — nel proprio angolo benedetto. 

Ma comunque, non ne aveva mai sentito la necessità; sarà per la freddezza degli angeli, sarà per "la mente ristretta" risalente alla creazione della Terra, sarà per l'aria di fratellanza comune che si respirava da quelle parti, Castiel non aveva mai provato amore o sentimenti del genere. Non fraintendetemi, Castiel provava una costante colpa nei propri riguardi e ci teneva molto a suo padre e ai suoi fratelli, molti dei quali erano caduti con lui, ma erano più sentimenti platonici come ad essere sospinto da un qualsiasi istinto primordiale.


Aveva iniziato a sentire qualcosa la prima volta che aveva visto Dean Winchester, quel Dean Winchester. 

Ai piani alti ripetevano in continuazione che avevano grandi piani per lui, che era giusto sacrificarlo per il bene comune e che sarebbe andato tutto per il meglio ma la prima volta che lo vide — Oh, la prima volta che lo vide. Era come essere stati colpiti in pieno da qualcosa, avere un brivido che saliva e scendeva per tutta la colonna vertebrale ripetutamente, essere impossessati da qualche assurda forza spaziale che spingeva ad essere pimpante, felice. Nessuno lo aveva mai fatto sentire come Dean Winchester in tutta la sua esistenza e si deve ammettere che Castiel viveva da moltissimo tempo. 


Ogni volta che sentiva Dean Winchester chiamarlo, anche solo per chiedergli aiuto, lui sorrideva da un orecchio all'altro e correva in suo soccorso, felice di non essere stato dimenticato, preoccupato per essere stato interpellato e contento di far parte del gruppo. Si era arreso molte volte, con tante persone e per svariati motivi, ma con Dean Winchester non era così. Dean Winchester contava su di te anche dopo aver commesso un genocidio se ne valeva la pena, passava le nottate sveglie a parlarti se poteva aiutare e ti mentiva dicendo che stava bene se poteva alleggerire il carico che portavi, la colpa che sentivi. Dean Winchester ti sarebbe rimasto accanto in ogni occasione, in ogni modo, in ogni maniera perchè per quanto potesse essere arrabbiato con te, lui non ti lasciava da solo con te stesso senza nemmeno averti spinto a sistemare le cose.


Dean Winchester era diverso, ecco perchè piaceva a Castiel.


Lo aveva spinto a credere in qualcosa, in qualcuno, lo aveva spinto a combattere per quello che voleva, a ribellarsi contro chi gli diceva di fare cose che a lui non piacevano, a salvare persone che non riteneva importanti, a morire per una buona causa a non arrendersi se qualcosa andava storto perchè c'era sempre una soluzione — dolce o amara che fosse.

Quando lo guardava, quando osservava le sue mosse, studiava le sue abitudini, controllava le sue usanze, si sentiva vivo, costantemente vivo. E non era certo una sensazione che provava spesso quando si trovava con i suoi fratelli o quando parlava ad un padre che nemmeno gli rispondeva. Lì tutto era più triste, cupo, nero, anche se tutto di quell'ambiente richiamava — o avrebbe dovuto richiamare, il bianco candido delle sue ali o dell'anima di ogni angelo sincero e casto che vi abitava.


E Dean semplicemente sorrise, perchè solo quello poteva fare e strinse Cas tra le braccia, lo strinse come per paura di lasciarlo cadere, di vederlo di nuovo sfuggirgli e prese a ridere contro la sua guancia, troppo felice per dire qualcosa di senso compiuto oltre la spalla dell'ex angelo.

Il cacciatore si allontanò di nuovo da Cas e gli prese il viso tra le mani. "E' così bello rivederti, Cas."

"E' un piacere anche per me." gli sorrise poi quest'ultimo, dopo tanto tempo.


In quei trentadue giorni, Cas aveva sentito ogni cosa di quello che gli avevano detto e si ricordava di ogni cosa accaduta in passato, non tralasciando nemmeno un dettaglio di ciò che era rimasto di lui grazie a Dean.

In tutto quell'arco di tempo, era come se fosse stato intrappolato in un'enorme stanza bianca, ovattata da fumo dello stesso colore e con sostanze allucinogene nell'aria: si rendeva conto di tutto ma sentiva le parole arrivare da lontano, come se stessero camminando a braccetto per comporre una frase.

Castiel ascoltava tutti i giorni ciò che Dean gli diceva — e occasionalmente anche Sam,  ma per quanto si sforzasse non riusciva a far arrivare loro tutte le risposte che necessitavano e che richiedevano all'ex angelo.

Urlava, urlava per ore, si dimenava contro le pareti, pregava chiunque potesse avere la facoltà di aiutarlo, ma anche lui non riceveva alcuna risposta e continuava ad andare avanti e indietro per quella stanza immaginaria, cercando una soluzione — nelle occasioni migliori, riusciva a prendere possesso del suo corpo e a muovere qualche piccola parte di quest'ultimo, ipotizzando una connessione col mondo esterno. 

Era tutto così reale da spaventarlo ed era tutto così finto da confonderlo  —  Era arrivato a non distinguere più le due cose.

Aspettava impazientemente qualcuno che potesse salvarlo o almeno qualcuno che potesse rispondergli, ma non arrivava mai niente e ancora e ancora e poi un giorno, aveva sentito qualcosa scoppiettarvi dentro ed era tornato dove voleva tornare, a casa sua, buttando giù le pareti bianche che erano tanto simili a quelle del Paradiso e che lo stavano distruggendo ogni giorno più velocemente.

Era in quella gabbia da trentadue giorni e, stando a ciò che pensavano i Winchester, era come una sorta di "coma per gli angeli", qualcosa dovuto al trauma per le torture e lo shock per essere diventato umano, non tralasciando il ricordo della Caduta di tutti i suoi fratelli che lo aveva portato alla depressione più totale —  o almeno quella era la definizione per gli umani.

Era probabile che ''avesse aperto la mente'' dopo la dichiarazione di Dean, ma ormai Cas non dava più niente per certo. Era del tutto confuso e non riconosceva le sue emozioni con tutta la storia dell'umanità, la Caduta e la prigione mentale.


"Dean." esordì l'ex angelo.

"Cas?" lo spronò, il cacciatore.

"Non è che avresti quel panino buonissimo?"

"Aspettavo che me lo chiedessi."




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Passarono i giorni e Cas continuò ad essere umano, Dean sembrava felice e a Sam non sembrava dispiacere affatto.

Dean insegnò a Cas come associare le emozioni attraverso metafore con il cibo, Sam gli insegnò come usare il computer — o cercare di non usarlo. Dean si divertiva a fargli la barba tutti i giorni e alle volte lasciava che anche lui si divertisse a farlo con la sua. Dormivano assieme, andavano fuori assieme, cacciavano assieme, giravano con l'Impala assieme e Cas continuò ad indossare ogni giorno le camicie di Dean —  gli andavano larghe, forse meno di prima, ma a lui non importava.

Dean insegnò a Cas a tenere in mano una chitarra per la prima volta e gli insegnò qualche pezzo che adorava, ma che non avrebbe mai ammesso di ascoltare in presenza del fratello. Cercò anche di introdurlo alla guida dalla macchina di Bobby con lo scarso risultato della bellezza di tre ruote bucate e la parte davanti completamente distrutta; gli aveva sorriso e aveva alzato le spalle, ripetendo più volte che non era così grave e che c'era tempo per imparare. 

Quando andavano a fare la spesa assieme, Dean si assicurava che Cas non cercasse di toccare l'anima a nessuno e Cas si assicurava che la crostata rimanesse sempre allo stesso posto. Capitava che cucinassero assieme quando Sam usciva a prendersi una birra, troppo coinvolto nel ''loro mondo diabetico'', come diceva lui, per rimanere troppo tempo nella stessa stanza con quei due e Dean salvava in tempo la cucina e Cas, quando quest'ultimo si dimenticava di abbassare la fiamma e si allontanava, sottovalutando la potenza del fuoco adesso che era umano.


Era un venerdì quando Cas disse Ti amo a Dean per la prima volta.

Erano nell'Impala, accostati sul marciapiede vicino ad un bar aspettando che Sam comprasse delle birre - e una crostata - per tutti e Dean era lì, sorridente come poche volte, a canticchiare una canzone della radio che l'ex angelo faceva fatica ad imparare e ticchettava a ritmo il palmo della mano che affacciava sul finestrino, sul volante. 

Cas lo osservava dal sedile accanto, con il suo solito sorrisino magnetico stampato sulle labbra e semplicemente, glielo disse con la semplicità di un bimbo.

Un bimbo in un trenchcoat.

Dean lo aveva guardato con i suoi occhioni verdi e il suo sorrisone che quasi brillava a contrasto con il buio e gli aveva dato un bacio sulla guancia, guardando quest'ultima che diventava di un adorabile rosso scarlatto, colorandogli leggermente il viso.


Facevano tutto assieme e Dean era così felice che alle volte faceva male anche respirare.

Castiel non era un esperto della vita umana e di certo se qualcuno gli avesse raccontato una qualsiasi battuta lui non ci sarebbe arrivato senza l'aiuto di Dean, probabilmente non sapeva cucinare bene come Gordon Ramsay, non era tanto esperto di sport e non era sicuro di saper gestire bene tutti i sentimenti che adesso si ritrovava.

Ma una cosa però la sapeva: voleva stare con Dean fino a quando non avesse smesso di respirare.





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Ribadisco che non ho fatto niente.

Se c'è qualcuno che ha un bunker disponibile, mi ospiterebbe per un po'? No? Ah okay. 
Ci tengo a sottolineare che QUESTO è dato da  QUESTO che è un video Destiel semplicemente meraviglioso.
Quindi, dopo aver odiato abbastanza me, condividete il verbo all night long, mishamigossss!

Un grazie particolare alla mia stupendissima beta [ Ti lovvo tanto tanto, disgraziata! ] a cui dedico anche questa shot (damn it, sta diventando un'abitudine!) Gaia. E lo vedete quel banner lassù meraviglioso? Bene, l'ha fatto lei. Quindi amatela tutti quanti con me, pls

Cercate di non odiarmi e se proprio dovete farlo, inviatemi una recensione LOL <3 
Grazie a tutti per aver letto e per sopportarmi constantemente.

Love&Destiel,

Dals
  
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