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Autore: reby    05/09/2013    2 recensioni
Non lo sapeva Dean, che Castiel aveva dovuto ucciderlo più di mille volte in Paradiso, che all’inizio si era rifiutato, che falliva sempre, che moriva anche lui ogni volta che lo faceva crollare a terra.
Altro missing moment, questa volta inserito nella puntata 8x17 Goodbye strangers, che ha straziato più di un cuore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Rivedere le ultime due stagioni in attesa della 9° decisamente non mi fa bene.
A parte devastarmi come la prima volta, fanno nascere in me questo bisogno di scrivere di Destiel e missing moment che non riesco a contenere.
Questa è appunto una mini oneshot sull’episodio 8x17 Goodbye strangers che tanto ha fatto parlare.
Avrei voluto inserire la versione che, si rumoreggiava, fosse da copione originale, ovvero che Dean per spezzare la connessione abbia detto a Cass “i love you” ma beh, alla fine ho scelto la strada già tracciata e quell’ipotesi la conservo come speranza per un futuro tra i due nella prossima stagione(?).
Niente, lo sproloquio finisce qui.
Buona lettura!
Ps. Il titolo riprende direttamente una frase dell’immortale canzone dei Supertramp di fine episodio.

DISCLAIMER: I personaggi qui citati ahimè, non mi appartengono. Anche se lo vorrei tanto.





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Reagisci!
La sua mente da cacciatore glielo stava urlando a squarciagola.
Ennesimo pugno sul viso.
E Dean non reagiva.
Altro sangue che colava.
Dean era immobile sotto quei colpi.
L’occhio sinistro era ormai tumefatto, non riusciva nemmeno ad aprirlo.
Ma col destro lo vedeva, lo guardava.
Il suo aggressore.
Il suo angelo.
Il suo Castiel.

- Cass… sono io... - riuscì a mugolare tra un colpo e l’altro, mentre continuava a fissare solo quegli occhi blu che ricambiavano il suo sguardo.
Ci leggeva…solo tanta confusione.
Non sapeva che Castiel stava combattendo un duello nella sua mente e con Naomi ancora più sanguinoso di quello che lo vedeva coinvolto. Non sapeva che stava andando contro la sua razza, contro tutto perché non voleva fargli del male.
Non lo sapeva Dean, che Castiel aveva dovuto ucciderlo più di mille volte in Paradiso, che all’inizio si era rifiutato, che falliva sempre, che moriva anche lui ogni volta che lo faceva crollare a terra.
Che alla fine lo faceva in modo meccanico, ignorando le sue suppliche e quegli occhi che sembravano così reali a quelli azzurri dell’angelo.
Finalmente Dean provò a reagire, voleva chiudere entrambi gli occhi ma era talmente paralizzato che non riuscì a farlo.
Mentre lo colpiva, sperava che il colpo andasse a vuoto.
E no, questo non era proprio un pensiero alla Dean Winchester.
-Cass questo non sei tu, questo non sei tu!- gli urlò disperato, sputando sangue insieme al dolore.
Dolore che era tutt’altro che fisico.
Una parte di lui volò a tutti i ricordi collegati a quegli occhi, a tutte le preghiere che in quelle settimane gli aveva rivolto provando non poca vergogna ma non riuscendo a farne a meno perché lo facevano sentire… più vicino a lui.
E beh, pensò che se proprio doveva morire –un’altra volta-, tanto valeva che l’ultima cosa che vedesse fosse quello stupido, dannato angelo.
Era ormai su di lui, la sua spada stretta in mano e lo sguardo deciso.
Fu allora che Dean deglutì e allungò una mano verso Castiel.
- Cass so che sei… che sei lì dentro… - cominciò, aggrappandosi a tutta la forza che aveva.
L’angelo si fermò, il pugnale sollevato.
-Noi siamo una famiglia…- Dean deglutì ancora, la gola arida. – Abbiamo bisogno di te…-
Castiel lo guardava, le labbra serrate.
E per la seconda volta, il maggiore dei Winchester disse ad alta voce ciò che lui aveva a stento detto a sé stesso. – Io ho bisogno di te, Cass… -.
Lo vide chiaramente diventare immobile.
Vide quegli occhi diventare più caldi, trasformarsi nella solita distesa azzurra che tante volte sognava.
Castiel lasciò cadere il pugnale angelico con un tonfo e Dean si permise di sospirare.
Lo vide afferrare quella tavoletta e poi concentrarsi su di lui.
Quando Castiel si fece più vicino, il cacciatore temette di nuovo il peggio.
Ma non avvenne niente di peggio.
Sentì il palmo dell’altro premere sulla sua guancia con una delicatezza estrema, sentì le sue dita indugiare sulla sua pelle e distinse perfettamente i polpastrelli… accarezzarlo?
Era una carezza quella?
Durò pochissimo, pochi attimi, poi la luce lo invase e Dean era guarito.
Forse non solo fisicamente.
-Mi dispiace così tanto, Dean- lo sentì dire, con quel tono così dispiaciuto, così tanto da Castiel, che pensò di mandare al diavolo tutto il suo orgoglio, di afferrarlo dal bordo del trenchcoat e di stringerlo così forte fino a fargli sentire tutta l’umana paura che aveva provato.
Ma non lo fece, ovviamente.
Come tutte le altre volte, ricacciò gli istinti in profondità, in una parte che teneva, ancora, segretamente stretta a sé.

-Cosa ha interrotto la connessione?- gli chiese, una volta che si furono rialzati e che Cass gli aveva finalmente rivelato tutto.
L’altro abbassò di scatto lo sguardo, fuggendo inspiegabilmente dal suo. – Non lo so-.
E Dean aggrottò le sopracciglia. Ma non disse niente.


Erano in macchina, lui e Sammy.
Crowley aveva pugnalato Meg –era davvero finita per lei?- e Castiel…
Dean strinse con maggior forza la presa sul volante della sua bambina.
Castiel era scomparso di nuovo, con quella frase che l’aveva lasciato spiazzato più del solito.
Cosa cazzo significava che doveva tenere la fottuta tavoletta lontano anche da lui?
Sospirò rumorosamente, tanto che vide Sammy guardarlo con la coda dell’occhio.
Suo fratello aveva taciuto mentre gli spiegava ciò che era successo. Ma era uno dei silenzi di Sam, e Dean era convinto che celasse molti dei suoi pensieri in merito.
Non aveva aggiunto altro, capendo solo guardandolo, quanto in realtà l’accaduto lo aveva scosso.
Dean gli aveva inoltre fatto promettere di raccontargli la verità, d’ora in poi.
Perché non poteva più sopportare bugie, non poteva più guardare qualcuno negli occhi e all’improvviso vedergli sfilare un pugnale dalla manica.
Accese lo stereo.

Goodbye stranger.
[…] Will we ever meet again
Feel no sorrow, feel no shame
Come tomorrow, feel no pain


Ci incontreremo di nuovo?







   
 
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