Rivedere
le ultime due stagioni in attesa della 9° decisamente non mi fa bene.
A
parte devastarmi come la prima volta, fanno nascere in me questo bisogno di
scrivere di Destiel e missing moment
che non riesco a contenere.
Questa
è appunto una mini oneshot sull’episodio 8x17
Goodbye strangers che tanto ha fatto parlare.
Avrei
voluto inserire la versione che, si rumoreggiava, fosse da copione originale,
ovvero che Dean per spezzare la connessione abbia detto a Cass “i love you” ma
beh, alla fine ho scelto la strada già tracciata e quell’ipotesi la conservo
come speranza per un futuro tra i due nella prossima stagione(?).
Niente,
lo sproloquio finisce qui.
Buona
lettura!
Ps.
Il titolo riprende direttamente una frase dell’immortale canzone dei Supertramp
di fine episodio.
DISCLAIMER: I
personaggi qui citati ahimè, non mi appartengono. Anche se lo vorrei tanto.
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Reagisci!
La
sua mente da cacciatore glielo stava urlando a squarciagola.
Ennesimo
pugno sul viso.
E
Dean non reagiva.
Altro
sangue che colava.
Dean
era immobile sotto quei colpi.
L’occhio
sinistro era ormai tumefatto, non riusciva nemmeno ad aprirlo.
Ma
col destro lo vedeva, lo guardava.
Il
suo aggressore.
Il
suo angelo.
Il
suo Castiel.
- Cass…
sono io... - riuscì a mugolare tra un colpo e l’altro, mentre continuava a
fissare solo quegli occhi blu che ricambiavano il suo sguardo.
Ci
leggeva…solo tanta confusione.
Non
sapeva che Castiel stava combattendo un duello nella sua mente e con Naomi
ancora più sanguinoso di quello che lo vedeva coinvolto. Non sapeva che stava
andando contro la sua razza, contro tutto perché non voleva fargli del male.
Non
lo sapeva Dean, che Castiel aveva dovuto ucciderlo più di mille volte in
Paradiso, che all’inizio si era rifiutato, che falliva sempre, che moriva anche
lui ogni volta che lo faceva crollare a terra.
Che
alla fine lo faceva in modo meccanico, ignorando le sue suppliche e quegli
occhi che sembravano così reali a quelli azzurri dell’angelo.
Finalmente
Dean provò a reagire, voleva chiudere entrambi gli occhi ma era talmente
paralizzato che non riuscì a farlo.
Mentre
lo colpiva, sperava che il colpo
andasse a vuoto.
E
no, questo non era proprio un pensiero alla Dean Winchester.
-Cass
questo non sei tu, questo non sei tu!- gli urlò disperato, sputando sangue
insieme al dolore.
Dolore
che era tutt’altro che fisico.
Una
parte di lui volò a tutti i ricordi collegati a quegli occhi, a tutte le
preghiere che in quelle settimane gli aveva rivolto provando non poca vergogna
ma non riuscendo a farne a meno perché lo facevano sentire… più vicino a lui.
E
beh, pensò che se proprio doveva morire –un’altra volta-, tanto valeva che
l’ultima cosa che vedesse fosse quello stupido,
dannato angelo.
Era
ormai su di lui, la sua spada stretta in mano e lo sguardo deciso.
Fu
allora che Dean deglutì e allungò una mano verso Castiel.
-
Cass so che sei… che sei lì dentro… - cominciò, aggrappandosi a tutta la forza
che aveva.
L’angelo
si fermò, il pugnale sollevato.
-Noi
siamo una famiglia…- Dean deglutì ancora, la gola arida. – Abbiamo bisogno di
te…-
Castiel
lo guardava, le labbra serrate.
E
per la seconda volta, il maggiore dei Winchester disse ad alta voce ciò che lui
aveva a stento detto a sé stesso. – Io
ho bisogno di te, Cass… -.
Lo
vide chiaramente diventare immobile.
Vide
quegli occhi diventare più caldi, trasformarsi nella solita distesa azzurra che
tante volte sognava.
Castiel
lasciò cadere il pugnale angelico con un tonfo e Dean si permise di sospirare.
Lo
vide afferrare quella tavoletta e poi concentrarsi su di lui.
Quando
Castiel si fece più vicino, il cacciatore temette di nuovo il peggio.
Ma
non avvenne niente di peggio.
Sentì
il palmo dell’altro premere sulla sua guancia con una delicatezza estrema,
sentì le sue dita indugiare sulla sua pelle e distinse perfettamente i
polpastrelli… accarezzarlo?
Era
una carezza quella?
Durò
pochissimo, pochi attimi, poi la luce lo invase e Dean era guarito.
Forse
non solo fisicamente.
-Mi
dispiace così tanto, Dean- lo sentì dire, con quel tono così dispiaciuto, così
tanto da Castiel, che pensò di
mandare al diavolo tutto il suo orgoglio, di afferrarlo dal bordo del trenchcoat e di stringerlo così forte
fino a fargli sentire tutta l’umana paura che aveva provato.
Ma
non lo fece, ovviamente.
Come
tutte le altre volte, ricacciò gli istinti in profondità, in una parte che
teneva, ancora, segretamente stretta a sé.
-Cosa
ha interrotto la connessione?- gli chiese, una volta che si furono rialzati e
che Cass gli aveva finalmente rivelato tutto.
L’altro
abbassò di scatto lo sguardo, fuggendo inspiegabilmente dal suo. – Non lo so-.
E
Dean aggrottò le sopracciglia. Ma non disse niente.
Erano
in macchina, lui e Sammy.
Crowley
aveva pugnalato Meg –era davvero finita per lei?- e Castiel…
Dean
strinse con maggior forza la presa sul volante della sua bambina.
Castiel
era scomparso di nuovo, con quella frase che l’aveva lasciato spiazzato più del
solito.
Cosa
cazzo significava che doveva tenere la fottuta tavoletta lontano anche da lui?
Sospirò
rumorosamente, tanto che vide Sammy guardarlo con la coda dell’occhio.
Suo
fratello aveva taciuto mentre gli spiegava ciò che era successo. Ma era uno dei
silenzi di Sam, e Dean era convinto
che celasse molti dei suoi pensieri in merito.
Non
aveva aggiunto altro, capendo solo guardandolo, quanto in realtà l’accaduto lo
aveva scosso.
Dean
gli aveva inoltre fatto promettere di raccontargli la verità, d’ora in poi.
Perché
non poteva più sopportare bugie, non
poteva più guardare qualcuno negli occhi e all’improvviso vedergli sfilare un
pugnale dalla manica.
Accese
lo stereo.
Goodbye stranger.
[…] Will we ever
meet again
Feel no sorrow,
feel no shame
Come tomorrow, feel no pain
Ci
incontreremo di nuovo?