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Autore: Lady Moonlight    05/09/2013    18 recensioni
Freya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard.
Il suo destino sembra tracciato, ma il fato prende una piega diversa la notte in cui i suoi genitori vengono uccisi.
Sfuggita alla morte, viene accolta da Odino e cresciuta insieme ai suoi figli.
Mille anni dopo, conclusosi l'attacco a New York, Loki è condotto su Asgard in catene, in attesa di conoscere il giudizio del Padre degli Dei.
Privato dei suoi poteri, è costretto a osservare mentre un nuovo nemico minaccia la sua vita e quella di Odino.
Freya e Loki.
Diversi, quanto simili, si troveranno a condividere insieme più tempo di quanto entrambi desiderino e il loro passato segnerà in modo indelebile il futuro di Asgard.
[…]"Tu sei come queste farfalle, figlia" le aveva detto un giorno suo padre.
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

[Post Avengers] Loki/Nuovo Personaggio
Possibili accenni Loki/Sigyn
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1: Come farfalle
 
 
 
Quando era tornato su Asgard, come prigioniero e figlio abbandonato, Loki aveva immaginato una folla di asgardiani urlanti che acclamavano Thor e beffeggiavano lui.
Non era accaduto. Non c'era stata nessuna folla, nessuna parola di scherno per il dio degli inganni. In effetti, non c'era stato proprio nulla, nemmeno Heimdall pronto a ricordargli i suoi fallimenti.
L'idea di essere ignorato a quel modo lo faceva infuriare e sembrò un ringhio il verso che fuoriuscì dalla museruola che Thor gli aveva infilato.
In risposta suo fratello aveva sospirato e lo aveva condotto nel cuore di Asgard, assicurandosi che nessun soldato o civile si accorgesse di loro.
Erano giunti di notte e sembravano muoversi nella notte come ladri, non come i figli di un re.
Loki si era fermato bruscamente, quando davanti a lui i battenti dorati del palazzo di Odino si erano aperti in un tacito invito a proseguire. Thor lo aveva spronato a proseguire e lui gli aveva lanciato uno sguardo carico di odio.
La sua mente non aveva smesso un istante di pensare alla giusta vendetta che avrebbe rivolto a tutti i suoi nemici; quelli su Midgard e quelli su Asgard.
Oh, sì, Loki non aveva dubbi sul fatto che si sarebbe vendicato di coloro che lo avevano sfidato.
E poi, un pensiero più spiacevole lo aveva colpito come un fulmine.
Thanos.
Si era ritrovato a stringere i pugni per evitare di rivelare un tremito inopportuno alle mani. Le parole che l’Altro gli aveva rivolto in merito ad una sua disfatta erano aghi che si conficcavano nei suoi pensieri, togliendogli la giusta lucidità.
Se fallirai... Se il Tesseract non ci verrà consegnato... Non esisteranno regni, o lune deserte, né crepacci dove lui non verrà a trovarti. Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!
Ma ora, Loki non aveva tempo di pensare al suo vecchio alleato, questioni ben più importanti richiamavano la sua attenzione.
 
 
La porta della sala del trono si apre, rivelando le figure di Frigga e Odino in piedi l'una accanto all'altro.
Quella vista lo infastidisce, ma la sensazione passa in fretta quando le braccia di sua madre lo stringono in un abbraccio... materno.
Loki odia la debolezza con cui si è abbandonato a quel tepore tanto familiare e si maledice per essersi mostrato tanto patetico di fronte allo sguardo attento del Padre degli dei.
"Loki..." il sorriso che gli rivolge sua madre è triste, ma c'è sollievo nel modo in cui pronuncia il suo nome. "Sei vivo." mormora, quasi incredula di fronte a quella verità.
Loki si accorge in ritardo della vicinanza di Thor e dell'eccessiva premura con cui gli scioglie i legacci di quella fastidiosa museruola.
Pensa che non ci sarebbe stata vetta o abisso che il suo rancore per Thor non avrebbe potuto raggiungere. Thor il figlio prediletto, Thor l'eroe di Midgard, Thor l'orgoglio di Asgard... Avrebbe potuto continuare all'infinito nell'elencare i meriti affibbiati al dio del tuono.
"Sarai condotto nelle prigioni, Loki, e sarai privato dei tuoi poteri." interviene Odino, con la voce stanca. "Questi bracciali forgiati dai nani..." prosegue, alzando gli oggetti in questione "...Sopprimeranno il tuo Seiðr. Solo qualcuno che possiede sangue di Asgard potrà liberarti da questa... costrizione, ma visto i tuoi trascorsi, quale asgardiano potrebbe sopportare su di sé il peso della tua liberazione?"
Loki rimane in silenzio, ma la rabbia cresce dentro di lui. Si dice che ha davanti solo un vecchio, un vecchio stanco e sfinito e che lui potrebbe facilmente sconfiggerlo. Ma poi ricorda chi è Odino, quello che ha fatto, e una miriade di sentimenti contrastanti minacciano di soffocarlo.
Quando era su Midgard aveva previsto che gli sarebbe toccata una punizione simile a quella ricevuta, ma ugualmente gli risulta inaccettabile il fatto che Odino lo voglia privare del Seiðr.
La magia è l'unica cosa che lo contraddistingue da Thor, che lo rende... speciale. Senza il Seiðr diventerà troppo simile ai mortali che detesta.
"Perché non uccidermi, Padre?" gli domanda sarcastico, mentre la sua mascella protesta.
Odino lo ignora, ma la sua schiena sembra ingobbirsi e le rughe attorno agli occhi accentuarsi. Frigga lo raggiunge, sussurrandogli qualcosa che Loki non comprende.
"Fratello." lo ammonisce Thor.
"Smettila di chiamarmi così!" l'eco delle sue parole rimbomba tra le pareti dorate della sala.
"Tu sei mio figlio, nostro figlio." commenta Frigga, ferita.
"Sei Loki Odinson." aggiunge Odino.
"E cosa ne pensano i vostri sudditi? Volete farmi credere che non sono disgustati dal figlio abbandonato di Laufey?" grida, prima di sentire la mano di Thor sulla spalla.
"Il popolo conosce il tuo tradimento, ma nulla di più."
Malgrado la situazione, Loki prova un'onda di sollievo avvolgerlo. A loro non lo ammetterà mai, ma è grato che non abbiano rivelato al mondo le sue origini di Jotun.
Mostro.
Scuote la testa, ma il pensiero è ancora lì.
"Andate." intima Odino, cupo. "Attenderai il mio giudizio, Loki."
 
 
La cella che lo attende non è quella riservata ai peggiori criminali di Asgard.
Loki la definirebbe quasi confortevole, se ciò non togliesse il fatto che quella è una prigione e che tale è destinata a rimanere. Si siede sul letto, massaggiandosi la mascella, e guarda il sole calare a ovest, attraverso la piccola finestra che gli hanno concesso di avere.
C'è un regno la fuori, un regno che sarebbe dovuto essere suo e invece non lo è.
Una guardia entra portandogli del cibo e scuote la testa. Rimane con lui finché non finisce il pasto ed esce, lasciandolo nuovamente alla sua solitudine.
Loki cerca le stelle, passando i minuti a contarle -sebbene sappia sia un'impresa impossibile- e si domanda cosa abbia pensato quel soldato fedele a... Odino.
Non suo padre, Odino.
Si ripete più volte quella considerazione nella mente, finché è soddisfatto del risultato e sicuro che non penserà più al Padre degli dei come a suo padre.
Quella notte sogna. Sogna la sua disfatta su Midgard: il mostro verde chino su di lui e l'uomo d'acciaio sorridere compiaciuto della sua sconfitta.
Quando si sveglia l'alba sta nascendo e lui è in un bagno di sudore.
Infuriato, batte i pugni sulle pareti ma l'unico risultato che ottiene è provocarsi dolore.
Privo di poteri, un comune asgardiano... No, lui è il figlio di Laufey, è più di un comune asgardiano.
Quel pensiero non gli è di alcun conforto e il tempo passa in maniera esasperante. Loki medita sulla sua vendetta, ma trova quel silenzio quasi opprimente.
Quando vede uno dei corvi di Odino volare a cerchio davanti alla finestra della sua prigione, un ghigno gli sorge spontaneo. L'uccello lo guarda con i suoi occhi scuri, emette un verso -quasi un lamento- e si allontana.
 
 
Il terzo giorno della sua incarcerazione è così esasperato che si costringe a chiedere alle guardie se gli possa essere concesso qualche libro da leggere. È certo che Frigga asseconderà i suoi capricci e la nostalgia per lei lo fa sussultare.
Vorrebbe potersi strappare dal petto quei sentimenti inopportuni per far spazio solo a rabbia e dolore, ma più tenta di scacciarli più quelli lo opprimono.
Gli manca ciò che era stato, eppure del suo passato non ricorda altro che ombre. Odia se stesso per tutte quelle debolezze, quelle contraddizioni... ma forse è proprio perché è il dio degli inganni che la sua esistenza è così... vuota.
Che assurdità!
Loki non capisce come sia potuta venirgli in mente un'idea così malsana. Impazzirà davvero se rimarrà in quella cella senza nulla da fare per un solo, altro, giorno.
Thor non è mai andato a fargli visita e si sorprende nel considerare che la cosa quasi gli dispiace. Quasi, perché non ha la forza di sopportare le melense frasi di Thor sul loro legame.
Non esiste un legame tra loro. Non è mai esistito.
Eppure, proprio mentre pensa a quello rivede lui e Thor da bambini mentre giocano in giardino.
La furia lo assale improvvisa e Loki getta a terra il vaso di fiori che Frigga ha fatto consegnare dalle guardie.
Odia quella prigionia e promette a se stesso che quando uscirà di lì tutti i suoi nemici la pagheranno cara, come ancora non lo sa, ma pareggerà i conti che ha con loro.
 
 
Freya affretta il passo e assume un'espressione vacua, di smarrimento. È a conoscenza di ciò che Frigga e suo cugino Thor vogliono informarla, ma lei deve apparire sorpresa per quella convocazione.
Ingannare è qualcosa che le riesce quasi naturale dopo tutti gli anni che ha passato alla corte di Odino.
Il pugnale preme sulla sua coscia, nascosto sotto il vestito che Frigga le ha regalato per il compleanno passato.
Saluta sbrigativamente Lady Sif, ignorando lo sguardo truce che le rivolge. Conosce perfettamente i motivi del suo astio. Sif è convinta che sia disonorevole il fatto che lei non abbia voluto entrare nell'esercito di Odino; è tradizione che i membri della famiglia reale siano tutti in grado di combattere per poter difendere il regno. La guerriera ritiene il suo atteggiamento un affronto, uno sfregio all'onore reale.
Conoscesse la verità, Freya si domanda se non la considererebbe alla stregua di Loki.
Loki...
È a causa di suo cugino se Asgard è così agitata. Odino non lo ammetterebbe, ma Freya sa che le conseguenze delle azioni di Loki hanno rivelato la profonda fragilità della famiglia reale.
Il reame è spezzato, perché c'è una parte del popolo che ha approvato il tentativo del dio degli inganni di distruggere Jotunheim. Una reazione che Freya non può condannare; per anni tra Jotunheim e Asgard è regnato un odio profondo e reciproco.
Freya è un'osservatrice. Suo padre l'ha addestrata bene anche in quello e sa riconoscere il mutamento nell'anima di una persona, le sfumature dei sentimenti.
Suo padre... cerca di pensare a lui il meno possibile, lo odia, ma una parte di lei gli è grata per gli insegnamenti che le ha impartito. Quando è morto, in modo tanto inglorioso per il guerriero che era stato in passato, non ha versato una sola lacrima.
Alcune dame di corte le rivolgono una breve riverenza e Freya si sforza di sorridere. Non vede l'ora di tornarsene nella sua casa, tra le montagne, per poter sfuggire a tutti quei falsi modi di fare che hanno a corte.
Due guardie la salutano con un cenno del capo, invitandola ad entrare negli appartamenti della regina.
"Cugina!" esclama Thor andandole incontro.
Freya ha sempre trovato l'atteggiamento del principe eccessivamente espansivo, ma mentirebbe se dicesse che i modi di Thor la infastidiscono.
"Mi dispiace averti fatto chiamare con così poco preavviso, ma..." Frigga si zittisce e le regala un rapido abbraccio. "Sono contenta che tu ora sia qui, Freya." C'è un che di nostalgico nel modo in cui pronuncia il suo nome e Freya non riesce a capirne la ragione.
"Abbiamo bisogno di te." annuncia Thor con rammarico.
"Ditemi, dunque."
 
 
Freya annuisce per tutto il tempo, mostrandosi comprensiva quando serve e fingendosi addolorata quando Thor accenna all'attacco dei Chitauri su Midgard.
Per un istante si chiede se sia diventata senza cuore, se i suoi sentimenti siano stati distrutti dall'opera di follia di suo padre...
Ma no. Lei non ha lasciato che il fratello di Odino la distruggesse. La sua mente è ancora presente, intatta, ma è fredda e gelida quasi quanto le piane di Jotunheim.
Per questo nessuno è mai stato capace di scoprire i suoi segreti, per questo conosce tante verità quasi quanto Heimdall.
"Nostro padre lo ha privato dei suoi poteri e la cella è sorvegliata notte e giorno dalle guardie."
Freya annuisce, ma fatica a capire. Già sapeva del destino di Loki, ma proprio non comprende come quella faccenda abbia a che fare con lei. Cosa si aspettano Thor e Frigga da lei?
"Qualcuno deve fargli tornare il senno." asserisce il principe con lo sguardo cupo. "Con noi, con la sua famiglia, Loki si rifiuta di parlare. Non vuole desistere dai suoi folli obiettivi." tuona Thor, dando un pugno al tavolino.
Frigga sobbalza, lei si limita a sbattere più volte le palpebre.
"Mio figlio è confuso, ha bisogno di una guida." prosegue la regina.
Oh, ora le è chiaro ciò che si aspettano da lei. Non le occorre sentire il resto delle loro parole per sapere che si aspettino che sia lei la guida che occorre a Loki.
Freya realizza all'improvviso che si è fatto silenzio ed attendono una sua risposta.
"Mia regina..." obietta, perché non può lasciare che la credano indifferente a quell'ordine. "Io, davvero, io non... Il principe Loki non ascolterà le mie parole e..."
Frigga la interrompe con un alzata della mano. "Ricordo... Una volta c'era un legame fra di voi. I primi tempi che eri a palazzo non facevi altro che seguirlo ovunque andasse." Sorride e Freya non può spiegarle che il reale motivo per cui si intratteneva con Loki era osservarlo utilizzare il Seiðr per capire fino a dove arrivasse l'abilità del principe.
 
 
Freya è annoiata da quello spettacolo di muscoli sfoggiato da Thor e Sif. Si dondola sull'erba con le gambe avvolte dalle braccia e osserva l'ennesimo tentativo del principe di colpire l'asgardiana alle gambe.
È già trascorso un mese dal suo arrivo a palazzo e il tempo scorre in modo eccessivamente lento per i suoi gusti. Loki, al suo fianco, con un libro appoggiato alle ginocchia deve pensarla come lei perché all'improvviso si volta e le rivolge un sorriso cospiratore.
"Vuoi vedere una cosa, Freya?" le domanda entusiasta.
Lei annuisce e la mano di Loki afferra la sua, conducendola sicura tra le alte siepi del labirinto dei giardini reali. In poco tempo raggiungono il cuore di quel nascondiglio improvvisato e Loki si china sul terreno per afferrare una manciata di pietre.
Freya è perplessa. "Cosa vuoi fare?" gli domanda curiosa.
"Shh, osserva." la riprende Loki senza smettere di sorridere. Il braccio del principe si leva in alto e il pugno che racchiude i sassi si apre, ma non sono pietre quelle che si librano nel cielo, sono farfalle.
 
 
"È passato molto tempo, mia regina." replica Freya, cercando di riprendere il controllo. "Il principe Loki non-"
Questa volta è un'altra voce ad interromperla. "Le nostre speranze sono riposte in te. Per salvare Loki da se stesso ci occorre il tuo aiuto." commenta Odino, comparso all'improvviso alle sue spalle. "Senza i suoi poteri è debole, indifeso. Non potrebbe nuocerti in alcun modo, Freya, ma non credo che tenterebbe di ferirti."
Non con le armi forse, ma Freya sa bene che il potere del dio degli inganni sta nelle parole. Privato del Seiðr, quella è l'unica forza d'attacco rimasta a Loki.
L'idea che suo cugino sia stato privato della magia la turba più di quanto vuole ammettere. Il Seiðr fa parte di lei quanto di Loki, qualcosa che nemmeno il Padre degli dei ha il diritto di togliere a suo piacimento.
Odino ha spezzato un figlio, prendendo quella scelta pur sapendo cosa avrebbe significato per Loki.
Freya non ha mai dimenticato suo padre. Non ha mai scordato le sue parole cariche di disprezzo ogni volta che la guardava e vedeva una femmina, anziché un giovane uomo.
 
 
"Più forte, Freya. Più forte!" grida Víli, prima di schiaffeggiarla sul volto. "Impara ad essere forte, figlia, perché i tuoi avversari non perdoneranno le tue debolezze!" esclama.
Freya ansima, le mani che tremano e una rabbia cocente che le nasce nel petto. "Padre, io..."
Ha sbagliato, lo sa. Non avrebbe dovuto chiamarlo con quel tono lamentoso, quasi supplichevole.
Il calcio di Víli alle costole la fa cadere in avanti e un altro colpo la mette bocconi, con la testa appoggiata al pavimento. Non ha idea di quanto tempo sia rimasta in quella posizione a subire in silenzio, ma quando si alza, barcollando, ha solo voglia di afferrare quell'uomo e ucciderlo.
 
 
Loki nota che quel giorno c'è uno strano via vai di guardie e un fastidioso brusio di sottofondo che lo infastidisce. Chiude il libro che stava leggendo e fissa pensieroso la copertina per qualche secondo.
Se continua di quel passo svuoterà la biblioteca di Asgard e non gli rimarrà nient'altro da fare per trascorrere il tempo in prigione.
Alza svogliatamente lo sguardo verso la finestra, mentre alle sue spalle sente la porta della cella aprirsi. Non si volta, immagina sia la solita guardia che gli porta la sua reazione di cibo.
"Loki."
Lui si irrigidisce per un istante nel sentire pronunciare il suo nome con tanta confidenza e finalmente si gira.
Freya è più o meno come se la ricorda; capelli biondi, espressivi occhi grigi, labbra rosate e un incarnato pallido. Con il tempo è arrivato a superarla in altezza, ma è innegabile il fatto che Freya possegga un corpo da guerriera. Ricorda come fosse ieri le risate di scherno di Thor quando lo prendeva in giro della sua altezza con la cugina. Tuttavia, prima come ora, è certo che se volesse potrebbe prendere la vita di Freya con estrema facilità.
"Padre Tutto deve sentire davvero il peso dei suo anni se manda te a parlarmi, cugina." Loki pronuncia bene l'ultima parola, quasi potesse trasformarla in un insulto.
Freya regge in mano un vassoio pieno di pietanze che appoggia sul tavolo ingombro di libri con apparente noncuranza.
"Mi dispiace." commenta lei con un sospiro. "Immagino che nessuno di noi vorrebbe trovarsi qui in questo momento."
Loki la fissa perplesso. Di tutte le cose che aveva immaginato lei gli rispondesse, quella non era prevista. E lui detesta non essere il conduttore dei giochi.
"La tua famiglia ti manda i suoi saluti." la sente aggiungere.
"Non provi paura per essere rimasta sola nella tana del mostro, cugina?" sogghigna Loki, mostrandole un'espressione feroce.
"Conosci il mio nome, cugino." replica lei, pungente.
Loki serra la mascella. È la prima volta che qualcuno replica tanto sfacciatamente alle sue parole e per un attimo non può che apprezzare l'atteggiamento insolente di Freya.
La osserva: il portamento fiero, l'espressione assorta, lo sguardo acuto...
Si chiede come non ha potuto notare prima quei particolari che ora gli sembrano tanto interessanti. Se gioca bene le sue carte Freya potrebbe diventare un'ottima pedina nel suo piano di fuga.
"Vattene. Non ho intenzione di parlarti."
"Non c'è bisogno che parliamo di nulla." obietta Freya. "Resterò qui. Devo fare delle ricerche." gli mostra i libri che ha portato con sé e Loki la fulmina con lo sguardo.
 
 
Freya si sistema in un angolo, le gambe incrociate e il duro pavimento sotto di sé. Non le da alcun fastidio il freddo che le avvolge le gambe mentre pagina dopo pagina cerca notizie sulla collana dei nani che mai si è tolta dal giorno in cui la sua famiglia è morta.
Vorrebbe sapere di più su quell'oggetto, sui nani che hanno attaccato Víli, ma tutti gli sforzi che ha compiuto in quegli anni non sono valsi a nulla. Nemmeno recarsi su Svartálfaheim è servito a risolvere il mistero.
"Tu... tu, dovresti odiarmi." interviene Loki all'improvviso.
Freya si lascia sfuggire un sorriso compiaciuto. Immaginava che prima o poi Loki avrebbe parlato. Conosce abbastanza bene il dio degli inganni da sapere che non può resistere alla curiosità che il loro incontro deve avergli suscitato.
"Perché dovrei? A me non hai fatto nulla." gli risponde pacata.
Non gli dice qual è il vero motivo, sebbene anche quella sia una motivazione esatta. Nulla di quello che Loki potrebbe fare o dire riuscirebbe a mutare quella sentenza.
 
 
"Devo ricredermi, figlia, dopotutto non sei la delusione che pensavo."
Figlia...
Lui la chiama sempre così. Non Freya, figlia. Come se lei gli appartenesse, come se lei non fosse altro che una pedina nelle mani di un giocatore.
Ma lei non è quello che crede suo padre.
"Vi ringrazio, padre."
Non ha la forza di guardare il terreno, lì dove la creatura giace su un fianco, immobile e fredda. Il sangue che macchia i suoi vestiti non è rosso, ma nero e vischioso.
Freya trattiene a stento le lacrime. La paura che Víli possa accorgersi di come le mani le tremino la terrorizza. Sulla schiena porta ancora i segni dell'ultima volta che ha tentato di disobbedirgli.
Sua madre, Skaði[1], la osserva a pochi passi di distanza, immobile e distante quasi quanto la creatura a cui ha tolto la vita. È grazie a lei e all'uso del suo Seiðr se Heimdall non potrà mai venire a conoscenza di ciò che accade nella loro famiglia.
Detesta quella situazione, ma le occorrerebbe un miracolo per cambiare il corso del suo destino.
 
 
"Menti." la accusa Loki, tagliente.
Eppure nell'istante stesso in cui espone quel giudizio, qualcosa lo fa vacillare. Lo sguardo di Freya è troppo limpido, troppo luminoso e in qualche modo lo ferisce. Lo feriscono quegli occhi, grigi come le montagne rocciose in cui lei è nata, privi di ombre.
No. Loki osserva meglio. Ci sono ombre, segreti, in quegli occhi. Si domanda perché prima di quel momento non ha mai prestato molta attenzione a Freya.
Oh, lo sa il perché, naturalmente.
Thor.
Era troppo impegnato nel studiare le mosse del figlio di Odino per preoccuparsi di altri.
"Forse." gli risponde lei, enigmatica.
 
 
"Dovresti smetterla di preoccuparti per lui."
La voce di Sif è dura, tagliente come le lame che lei porta sempre con sé.
Thor non riesce a guardarla in faccia. Non riuscirebbe a sopportare l'espressione che la guerriera gli rivolge ogni volta che Loki viene menzionato.
In questo momento vorrebbe solo dimenticare tutto quello che è successo e stringere Jane tra le braccia. Ma la sua mortale è su Midgard e il Bifrost è andato perduto.
Forse potrebbe chiedere a Loki, è certo che lui potrebbe conoscere altri modi per viaggiare tra i mondi...
Thor si irrigidisce e Sif lo guarda, inclinando la testa sulla spalla.
Non può chiedere nulla a Loki. Suo fratello non vuole rivolgergli la parola e se anche lo facesse, Thor dubita che sarebbe disposto ad aiutarlo.
E poi... ha già abbastanza problemi senza doverci aggiungere la nostalgia che prova per Jane.
"Non è qualcosa che possa smettere di provare da un giorno all'altro." le fa notare, più bruscamente di quanto vorrebbe.
"Thor, Loki è un traditore."
Lui stringe le mani a pugni e le volta le spalle. A volte crede che Sif lo faccia di proposito, irritarlo a quel modo.
"Devo andare a parlare con Heimdall." conclude, congedandola.
 
 
"Ricordi le farfalle, Loki?" gli domanda Freya, alzandosi in piedi.
Loki non mostra alcuna emozione nel risponderle. Non ha bisogno di chiedere spiegazioni per sapere che le farfalle di cui parla sono quelle che lui le aveva mostrato da ragazzo.
"Conosci le loro caratteristiche?" prosegue sua cugina.
Lui inarca un sopracciglio, pensieroso e preso alla sprovvista da quella richiesta. Ci pensa, ma stranamente la sua mente non sa rispondere a quel quesito.
La cosa lo infastidisce, perché non sopporta il modo supponente con cui lei lo guarda.
"Tu sei come una farfalla." gli dice malinconica.
E lo lascia così, di nuovo solo e più irritato di quando Thor gli ha infilato al volto quella dannatissima museruola.
 
 
Loki si aspettava qualche parola di entusiasmo, forse un applauso, ma sua cugina lo fissa seria e attenta. Per un attimo si domanda se lei abbia intenzione di rivelare quel segreto ai suoi genitori e la cosa gli fa gelare il sangue nelle vene.
Simila un colpo di tosse, mentre osserva le sue farfalle volare oltre la siepe del labirinto. Freya non ha ancora detto nulla e ora lui si sente a disagio. Non credeva di poter provare un'emozione simile di fronte ad altri che non fossero Odino o Heimdall.
Snervante.
"Allora?" domanda sprezzante. "Cosa ne pensi?" si sente in dovere di specificare. Non crede che Freya sia stupida -di certo non può raggiunge il livello di Sif, in merito- e quell'attesa lo sta logorando.
"Erano molto belle." gli dice, semplicemente. "Puoi rifarlo?"
E allora Loki sogghigna, mentre alza lo sguardo verso Freya.
Ormai lo sa. Lei non dirà nulla ai suoi genitori e lui si sente stranamente fiero per aver trovato un'alleata con cui condividere quel segreto.
Afferra una nuova manciata di sassi e altre farfalle svolazzano intorno a loro.
"Certo." le risponde con orgoglio.
 
 
Freya si allontana tra le ombre di Vàlaskjàlf[2], negli oscuri passaggi del palazzo che nella memoria di molti sono andati perduti, vie smarrite che in passato sono state utilizzate come tunnel di fuga in caso di guerra.
Conosce quei luoghi abbandonati con la perizia posseduta da una spia o una ladra. Cammina senza prestare attenzione, la mente catturata da ricordi incancellabili.
 
 
"Tu sei come queste farfalle, figlia." le aveva detto un giorno suo padre.
Era un pomeriggio tranquillo e stranamente Víli non aveva avuto nulla di cui lamentarsi. Freya si era costretta ad ascoltare quelle parole, che grondavano veleno più acido di quello stillato dal leggendario Jormungand[3].
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."
 
 
 

 
Capitolo betato da: Jales

 
 

[1] Skaði: anche nel mito è la madre di Freya, ma il suo sposo non è però Víli.
[2] Vàlaskjàlf: è il palazzo reale dove si trova il trono di Odino.
[3] Jormungand: gigantesco serpente che secondo la leggenda fu generato da Loki, unitosi alla gigantessa Angrboða.



 
Note: Eccoci al primo capitolo! Spero vi sia piaciuto^^
Già dal prossimo capitolo le vicende di questi poveri personaggi (sì, li maltratterò molto LOL) entreranno nel vivo. Cosa ne pensate di Freya, per il momento?
Grazie a chi ha aggiunto tra preferiti, ricordate, seguite la ff! Sono onorata <3
Se ve lo state chiedendo: è un periodo in cui mi sto decisamente Lokizzando LOL Sto passando al lato oscuro v.v Prima ero fissata con Thor, ora solo con Loki xD Comunque anche il bel biondone avrà la sua fetta di storia, non temete!
Aggiornamento: salvo imprevisti il prossimo giovedì :P


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