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Autore: Iria    05/09/2013    1 recensioni
"Un incubo.
Doveva essere un incubo.
O una qualche sorta di vendetta da parte di Mikoshiba: era ancora indeciso su questo punto."
One shot incentrata su Rin e il caro capitano della Samezuka.
Spero possa piacervi!
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin Matsuoka, Seijuro Mikoshiba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di giochi e ragionevoli idiozie

I componenti del club di nuoto sapevano che non c'era da star tranquilli, quando quel ghigno tingeva il volto sempre allegro del loro adorato — beh, sì, come no — capitano.
Mikoshiba Seijuurou era un ragazzo che aveva preso particolarmente a cuore il proprio ruolo alla Samezuka e non mancava mai di apportare qualche novità alle modalità di allenamento della squadra.
Rin Matsuoka da un po' aveva deciso di lasciar cadere ogni tipo obiezione alle sue decisioni: tutto sommato, il giovane aveva sperimentato in prima persona che i metodi adottati dal più grande portavano a risultati decisamente buoni e, come di conseguenza, il capitano si era dimostrato ben al di sopra delle sue aspettative — nonostante quel suo dannato entusiasmo gli procurasse dei fastidiosi mal di testa.
Tuttavia, quel giorno, quando vide spuntare la famigerata chioma rossa dagli spogliatoi, uno strano brivido gli risalì lungo la schiena.
Guardandosi intorno, ebbe quasi la sensazione che tutti gli altri ragazzi avessero avuto la medesima reazione  e, con la coda dell'occhio, notò che persino il compagno di stanza di Mikoshiba si era portato una mano al viso, con fare esasperato — e la cosa gli piacque ancor meno.
Lo stesso Nitori, che era uno dei pochi che rispondevano entusiasticamente alle proposte di Seijuurou, si incupì appena.
"Senpai, secondo te che intenzioni ha?"
Rin non gli rispose, impegnato com'era ad osservare il capitano avanzare inesorabilmente nella sua direzione: sorrisone a sessantaquattro denti, fischietto al collo, sprovvisto di tuta... oh, si sarebbe allenato con loro, quel giorno?
Difatti, Mikoshiba si fermò proprio davanti a lui, continuando a sorridere, e Rin avvertì una pesante atmosfera di compatimento calare tutta attorno.
Gli altri ragazzi scossero il capo mestamente nel rivolgergli delle occhiate pregne di solidarietà, ed alcuni preferirono addirittura evitare il suo sguardo alquanto infastidito.
Fu proprio allora che Seijuurou parlò, sventolandogli davanti agli occhi una benda nera.
"Ehi, Matsuoka! Oggi si gioca a Marco Polo e, beh, inizierai tu con lo stare sotto! Okay?"
Certo, come se avesse potuto rifiutare.

Un incubo.
Doveva essere un incubo.
O una qualche sorta di vendetta da parte di Mikoshiba: era ancora indeciso su questo punto.
Il capitano aveva detto di aver estratto a sorte il nome del fortunato, ecco perché ci aveva messo un po' ad uscire dallo spogliatoio.
Il sorriso soddisfatto con cui aveva dichiarato quella che, secondo lui, era un'ovvietà, aveva convinto tutti gli altri membri del club, meno che il diretto interessato.
"Ho fatto qualcosa? È una punizione di qualche tipo?"
Alla domanda del kouhai, Seijuurou aveva sbattuto un paio di volte le palpebre con fare confuso; poi, passandosi una mano tra i capelli, sollevò un sopracciglio in un'espressione che quasi sembrò offesa.
"Credi di meritarne una?"
Rin non si aspettava quel genere di risposta e infatti ne venne zittito; quindi, nel distogliere lo sguardo dagli occhi ambrati del capitano, fece schioccare la lingua contro il palato.
L'altro non diede particolarmente peso all'atteggiamento del compagno e, tornando a sorridere appena, si rivolse ancora al giovane.
"Allora, vogliamo iniziare?"
E a quel punto, digrignando i denti, Rin si ritrovò a farsi bendare da un entusiasta Seijuurou che poco dopo, con un soffio nel proprio fischietto, diede il via a quel simpaticissimo gioco.

Le regole erano piuttosto semplici e, per l'occasione, Mikoshiba aveva fatto rimuovere dalla piscina le boe che separavo le diverse corsie.
Rin si era calato in acqua, per poi essere costretto a contare fino a dieci ("A voce alta, Matsuoka!" aveva sottolineato il caro Seijuurou), udendo gli altri ragazzi tuffarsi e disporsi in vari punti.
Prese un lungo respiro.
Non voleva.
Che cosa ridicola.
Capitano da strapazzo.
Davvero, la frustrazione gli avrebbe divorato lo stomaco.
No. No. No.
"MARCO!"
Lo gridò con quanto più fiato avesse in corpo, lottando contro il calore che avvertì affluirgli al viso mentre si prestava a quella sciocchezza.
Occhio per occhio, Mikoshiba.
Era il momento della vendetta.
"POLO!"
Un coro dissonante di voci si alzò in risposta al suo richiamo e Rin rizzò le orecchie, cercando di capire da dove provenisse un nota in particolare.
Nuotò con furia in quella direzione.

Gli furono necessari dieci tentativi, per riuscire ad afferrare la preda che aveva puntato, ma alla fine gli saltò al collo con tanta di quella foga che in molti temettero seriamente per la vita del capitano.
Mikoshiba rise a lungo a quella reazione, mentre cercava di liberarsi dalla presa di Rin, il quale si era anche sfilato la benda ed era stato tentato dall'idea di usarla come supporto al soffocamento — anche se farlo a mani nude era decisamente più soddisfacente..!
Il giovane Matsuoka non capì il motivo del buon umore di Seijuurou, mentre si preparava per il suo turno come "Marco", però improvvisamente tutta la squadra parve più serena, ed allora non poté fare a meno di avvertire un lieve disagio premergli contro il petto.

Quando Seijuurou, qualche ora dopo, recuperò il proprio fischietto da bordo piscina e vi soffiò per avvertirli della fine dell'allenamento, un sottile borbottio di disapprovazione si levò fra i componenti della squadra, accompagnato dalle parole contrariate dell'attuale "Marco" che non aveva ancora finito il proprio turno.
"Avremo occasione di rifarlo, avanti! Ora tutti a cambiarvi!"
Chi riluttante, chi soddisfatto, ad uno ad uno i ragazzi si diressero negli spogliatoi, mentre Seijuurou restava indietro per sistemare nuovamente le boe in piscina ed effettuare i vari trattamenti di pulizia dell'acqua.
Rin si fermò ad osservarlo, e rimase colpito dalla cura che Mikoshiba prestava ad ogni singolo particolare.
Una parte di sé che avrebbe volentieri rinnegato — o meglio, annegato — si sentì in colpa per aver inizialmente dubitato della sua competenza.
Matsuoka doveva ammettere di riconoscere non solo il carisma del più grande, ma anche la capacità di stimolare gli altri compagni di squadra: aveva notato, infatti, che durante quel gioco persino i nuotatori più lenti erano stati in grado di esibire scatti di notevole velocità.
"Matsuoka! Che ci fai ancora qui?"
Rin lo guardò, mordendosi l'interno della guancia, e notò che nel punto dove aveva afferrato il capitano c'era ancora un lieve rossore.
"Io..."
Fece un breve gesto a mezz'aria, forse per lo più incomprensibile, in direzione del proprio collo, però Seijuurou parve afferrare — bel modo per chiedergli scusa..!
"Ahah, volevi proprio ammazzarmi, vero? Comunque, non ci sono problemi, tranquillo."
Sorrise lievemente, passandosi una mano tra i capelli bagnati — probabilmente era un suo vizio, perché lo faceva spesso —, per poi dirigersi anche lui verso gli spogliatoi.
Ma prima che potesse anche solo varcarne la soglia, Rin parlò ancora.
"Perché lo fai?"
Mikoshiba inizialmente non comprese la domanda, e difatti inarcò entrambe le sopracciglia in un'espressione perplessa
Da parte sua, Matsuoka riconobbe di non aver formulato il quesito nel modo migliore, ma non riuscì ad andare oltre quella frase, che già gli era costata un bel po' di fatica.
Seijuurou restò lì per qualche secondo, come a rielaborare dentro sé il senso di quelle parole; quindi, poco dopo, sollevò lo sguardo in direzione di Rin con un sorriso sincero.
Non era una delle sue espressioni esageratamente entusiaste, né un ghigno malizioso o una maschera di cortesia.
Quell'espressione appariva genuina e gentile e Rin se ne sentì quasi sopraffare.
"Perché dobbiamo anche divertirci, no? Il nuoto è lo sport che abbiamo scelto per raggiungere i nostri obiettivi, però non dobbiamo dimenticare che è prima di tutto una passione. Molti di noi hanno un sogno in comune, Matsuoka, ma se per afferrarlo dimentichiamo la gioia che si prova nel nuotare... che senso ha? È un po' per ricordare che da bambini l'unica cosa importante era l'acqua e nient'altro: né i tornei, né i record personali, né i premi."
Pronunciò quelle parole piano, soppesandole e scegliendole con cura: anche per lui era piuttosto difficile spiegare perché volesse che i suoi compagni, di tanto in tanto, tornassero a vedere l'acqua non più come un ostacolo, ma come un mezzo.
Calò il silenzio e il capitano, non avendo più nulla da aggiungere, rivolse un cenno di congedo all'altro giovane, per poi dirigersi finalmente verso l'agognato spogliatoio.
Allora, rimasto solo, Rin cercò di metabolizzare le parole di Seijuurou: in cuor suo, non riusciva a negare la verità che si celava dietro di esse, ma la parte più razionale ed ottusa del suo cervello non voleva ammettere che quelle banalità e quelle sciocchezze potessero anche solo avere un fondamento.
Il suo sogno, il suo Milione era costellato di tappe e tali tappe dovevano misurarsi necessariamente su un conta-vasche.
Non era più il tempo di giocare a mosca cieca.
Non per lui.
Stupido, stupido capitano.
"Che idiozie."

*Owari*

Eccomi qua, ancora una volta! °ò°
L'unica in questo fandom che quando non scrive het... non scrive neanche yaoi! XD
Well, che dire?
Questa storia mi è venuta un po' di getto quando, questo pomeriggio, ho sentito i figli dei miei vicini di casa giocare a Marco Polo nella piscina sul terrazzino.
Penso che Seijuurou sia il tipo che possa fare una cosa del genere! Non so, lo vedo come una persona che non vuole sempre attennersi a metodi noiosi e ripetitivi! Inoltre, nonostante sia tanto un tenero idiota quando si tratta di Gou, lo vedo come un personaggio molto maturo e consapevole del proprio ruolo.
Cosa aggiungere?
Spero che questa fic, incentrata molto anche su Rin, possa esservi piaciuta! ^^
Grazie mille per aver letto ed essere arrivati fin qui!
Un bacio!
Iria.

   
 
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