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Autore: RLandH    05/09/2013    0 recensioni
“Avevi paura te lo versassi addosso?” aveva domandato il cameriere, aggrottando le sopraciglia chiare. Autumn aveva sentito spesso la sua voce, chiedendoli cosa desiderasse o quella volta che l’aveva salutata per strada. Ma quella poteva considerarsi la prima volta che le parlasse. “No … no” riuscì a farfugliare, dopo un lungo momento di silenzio, “E’ stato un gesto automatico” si era poi giustificata in fretta, piantando gli occhi sul caffè. Rossa in viso.
A chi non è mai capitato di infatuarsi, almeno una volta, per qualcuno che si vede ogni giorno, senza sapere chi è (qualcuno che si vede ogni giorno sull'autobus o il cameriere del bar a cui si va sempre).
E questa non è una storia d'amore. Ma è su un'infatuazione.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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spinoff

Titolo: L’Autunno, il Jazz & il Cameriere

Fandom: Originale > Romantico(?)

Paring:   Autumn/Cameriere

 Personaggi: Autumn Starzinsky, il Cameriere ( Jordan, Amber, Mameha, Malony, Daniel, Summer)

PoV: Autumn

Rating:Verde

Disclaimer: Possiedo i diritti di questa storia. Così come i luoghi. E per questa volta non sono a scopo di lucro, ciò non toglie che volendo potrei venderli a chi mi pare.

Sommario:  Avevi paura te lo versassi addosso?” aveva domandato il cameriere, aggrottando le sopraciglia chiare. Autumn aveva sentito spesso la sua voce, chiedendoli cosa desiderasse o quella volta che l’aveva salutata per strada. Ma quella poteva considerarsi la prima volta che le parlasse. “No … no” riuscì a farfugliare, dopo un lungo momento di silenzio, “E’ stato un gesto automatico” si era poi giustificata in fretta, piantando gli occhi sul caffè. Rossa in viso.

 Note: E’ un originale. Ci tengo.  E’ scritta in base ad esperienze vere. Dai su a chi non è mai capitato di avere una cotta per una persona che si vede tutti i giorni ma che non si conosce (non so, il tipo carino sull’autobus?)

E vorrei dedicarlo alla persona più importante del mondo, che questa mezzanotte diventa di un anno più vecchia: Me :P

Beta: Non ne ho una.

 

 

 

 

 

L’Autunno, il Jazz & Il Cameriere

 

Autumn Starzinsky era entrata per la prima volta a Jazz, perché sua sorella maggiore l’aveva condotta lì. Summer andava sempre in quella caffetteria con le sue amiche. Era il suo rituale. Ed aveva fatto sembrare ad Autumn così bello potesse farne parte. Anche per una sola volta. Poi crescendo, aveva cercato anche lei la sua caffetteria. Un posto che fosse buono, possibilmente economico ed in centro. E la cosa non era stata facile. C’era stata il tempo di New York, dove un tè costava più di un rene, poi Area 51, dove i chili che prendevi mangiando dolci, li perdevi per la distanza da coprire per arrivarci. Era stato un caso che dopo un paio d’anni dalla prima volta, Autumn inciampasse di nuovo a Jazz. Era perché il solito posto  onestamente non ricordava quale fosse il suo nome, non era mai stato necessario ricordarselo,  c’erano capitate per caso una volta, la caffetteria che sembrava perfetta,  faceva angolo tra la libreria ed il negozio di dischi – fosse chiuso. E Jazz era lì, poco più in la, nella via. Una via che negli ultimi tre anni aveva percorso con una certa quotidianità.

Così alla fine era entrata. La caffetteria aveva dei tavoli all’esterno, protetti dalle intemperie da quattro pareti di plastica trasparente. Lei ed Amber, come sempre. Erano spesso loro due. Si erano accomodate sul primo tavolino che avevano trovato, all’angolo, tra il muro del locale, proprio attaccate all’ingresso e la parete trasparente. Il ginseng era buono ed il caffellatte di più, accompagnato poi dall’occhio di bue con la nutella. Dolce e caldo, per riscaldarsi in quel sabato mattina di inverno. Inseguito in quella caffetteria avevano continuato a tornarci, portandoci anche Mahmea, il terzo moschettiere. Una volta, Autumn ricordava con un certo divertimento, aveva litigato con Gretchen –  i tempi che si potevano ancora considerare amiche – e la poveretta aveva chiesto a lei ed Amber scusa standosene per dieci minuti sulle ginocchia su un tombino. Era estate ed il proprietario aveva tolto le pareti di plastica, lasciando solo i pali che le sorreggeva. Le venne da ridacchiare a ripensare a quello. Poi, però, fu inevitabile intristirsi, Gretchen non usciva più con loro, a stento si salutavano se si incontravano per strada.

C’era anche quella volta di Halloween, era con Amber. Erano uscite prima, nel bel mezzo del pomeriggio, per godersi i bambini che correvano avanti ed indietro vestiti in costume. Lei si era riempita la borsetta di caramelle. Si sentiva quasi colpevole la sera a non poter aspettare sull’uscio i piccoli costumati venirle a chiedere dolciumi. Ma i suoi amici avevano idee più pittoresche. Anche quel pomeriggio era andata a Jazz. Amber era pressoché normale se non un fiore di vari clori dipinto sulla guancia, ma lei, o be, lei era una versione più casta e colorata di Poison Ivy, con tanto di foglie con sfumature preziose sul viso. Ricordava il ragazzo che occupava il tavolino sulla sinistra non aver mai smesso di guardarla sconvolta. Non aveva neanche dimenticato di aver urlato contro il suddetto ragazzo, precisando che lei potesse vestirsi come volesse e quello le aveva chiesto scusa per averla guardata male. Quando Amber aveva raccontato a Mameha la questione, questa non aveva mai smesso di prenderla in giro.

Aveva cominciato ad andare a Jazz, anche con altre amiche. Jordan e la sua smisurata malizia si era accorta di lui. Quando sbirciando il menù che ormai conosceva a memoria, Autumn le aveva chiesto cosa volesse, quella aveva risposto secca: “Il cameriere”. E lei si era accorta di lui. Non era niente di speciale, era gradevole, come lo erano molti dei ragazzi che aveva visto a scuola. E alla prima occhiata aveva scrollato le spalle ed era andata oltre. Jordan non si era risparmiata poi oltre altre battute sulla bellezza del cameriere e quando Amber si era unita al coro. Quasi tutte le sue amiche lo pensavano. Una volta Autumn si era ritrovata a fissarlo imbambolata, cominciando a pensare che effettivamente fosse proprio carino. Una volta lui si era voltato prima che potesse distogliere lo sguardo e si era accorta dei suoi occhi indagatori. Era successo altre volte.

Era successo anche quando era con  Daniel. Era un ragazzo interessante e lei aveva davvero creduto potesse piacerli. C’era stato interesse fra loro. Ma poi era cominciato a sembrargli tutto così finto. Non si sentiva a suo aggio con lui. Era dovuto forse al fatto, che l’età del suo corpo non era la stessa della sua emotività. Era facile pensare non si sentisse pronta. Forse era così. O forse era solo il ragazzo in questione, se al posto di Daniel, ci fosse stato Andrew sarebbe stato tutto diverso. Forse. Mentre cercavano di riempire il silenzio che c’era tra loro, il cameriere era venuto. Era tranquillo, non curante. Eppure quando aveva chiesto cosa volessero prendere aveva sorriso di miele ad Autumn. Lei aveva ricambiato dando la sua ordinazione. Il suo accompagnatore non aveva neanche badato al rossore, di cui lei era certa, essersi colorite le sue guance.

Faceva una consegna dall’altra parte della strada, ad un ufficio. Autumn l’aveva seguito con lo sguardo, dalla parete di plastica. Prima di sparire dietro il portiere il cameriere si era voltato verso Jazz ed aveva sorriso. E per quanto strano sembrasse, pareva quasi avesse sorriso a lei.  Dopo quel giorno, Autumn aveva la netta sensazione che ogni volta che il cameriere si accorgesse dello sguardo della ragazza ridacchiasse, come se la cosa lo divertisse parecchio. Forse era così, forse aveva capito dell’innocente cotta che si era presa per lui. Da quel momento era diventato abbastanza imbarazzante entrare a Jazz.

Un giorno era successo che fosse andata a fare compere con Malony, o meglio ad accompagnarla. Erano intenzionate a discutere inviperite delle ultime cose successe, non esattamente tranquille, era stato come se un maremoto avesse sconvolto senza ritegno la loro stessa esistenza. In borghese, Autumn lo riconobbe, era scivolato al loro fianco il cameriere, prima che potesse esprimere altro, da quello era arrivato un “Buongiorno” prima che scivolasse via assieme a lui per la sua strada. E l’aveva salutata. E si ricordava di lei. E non era solo una ragazza del caffè. “Decisamente carino” aveva espresso Malony con il suo tono malizioso e sorriso sardonico, che la rendevano sempre così interessante. Autumn aveva inghiottito.

C’era tornata poi al Jazz, con Jordan, che aveva smesso di guardare i bei ragazzi, quando preferendo fissare il telefono aspettando il messaggio del suo bel ragazzo. Avevano ordinato un ginseng ed un vetrino, l’inverno cominciava a farsi sentire, pungente nelle ossa. Quando abbondava l’estate, Autumn accompagnava sempre una crema fredda di caffè e un occhio di bue alle sue giornate. Alcuni accenni di pioggia avevano tormentato le due l’intero pomeriggio. Il Cameriere era venuto verso di loro, con un sorriso amichevole, portando le loro ordinazioni, aveva allungato il vetrino davanti Jordan, che all’azione aveva ricambiato con un sorriso, Autumn aveva invece afferrato il piattino prima che questo toccasse il tavolo. Non era stata un azione fatta con una motivazione particolare. Quanto mai abitudinaria. Senza malizia. Prendere un oggetto che veniva offerto. “Avevi paura te lo versassi addosso?” aveva domandato il cameriere, aggrottando le sopraciglia chiare. Autumn aveva sentito spesso la sua voce, chiedendoli cosa desiderasse o quella volta che l’aveva salutata per strada. Ma quella poteva considerarsi la prima volta che le parlasse. “No … no” riuscì a farfugliare, dopo un lungo momento di silenzio, “E’ stato un gesto automatico” si era poi giustificata in fretta, piantando gli occhi sul caffè. Rossa in viso. Dietro una mano premuta sulle labbra Jordan aveva ridacchiato.

Quella che però aveva riso di più era stata Amber –  quando sciagura a se – lei le aveva raccontato la storia. Si era proprio sganasciata dalle risate,  Non ci si può credere” aveva esclamato profondamente divertita. Di fatti, Autumn cominciava a rendersi conto fosse ormai assodata la sua capacità di cacciarsi in situazioni socialmente devastanti. Come quella volta che aveva urtato il palo, perché stava cercando di camminare sulla riga ed aveva fatto il panda per il resto del giorno. “Tu non sei tanto meglio” aveva detto acida assottigliando lo sguardo. Ma al suo tono acido, Amber non aveva fatto altro che ridere ancora più forte. Quando Mameha l’aveva saputo, tra loro di segreti non ne esistevano, le aveva dato un buffetto sulla testa in modo comprensivo.

Autumn aveva continuato ad andare a Jazz – per il confronto qualità-prezzo, se qualcuno l’avesse chiesto – nella speranza che il cameriere la guardasse. Aveva anche cominciato a fantasticarci su. A volte le veniva più facile pensare a quel ragazzo. Era più semplice, che a vere a che fare con tutte le persone vere, con nomi, sentimenti e complicazioni. E quando sorrideva, poi era proprio incantevole.

 

 

Cose vaghe:

Si le sorelle si chiamano Summer ed Autumn. (Genitori originali)

Il costume di Autumn è di PoisonIvy, una cattiva di Batman, capelli rossi e vestita di foglie. Nota eco-terrorista.

Starzinsky è un cognome ebreo (preso dal libro: La Chiave di Sara)

Mameha è un nome giapponese (preso dal libro: Memorie di una Geisha)

   
 
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