Titolo: L’Autunno, il Jazz & il Cameriere
Fandom: Originale > Romantico(?)
Paring:
Autumn/Cameriere
Personaggi: Autumn Starzinsky, il Cameriere ( Jordan, Amber, Mameha, Malony, Daniel,
Summer)
PoV: Autumn
Rating:Verde
Disclaimer: Possiedo i diritti di questa storia. Così come i luoghi. E per questa
volta non sono a scopo di lucro, ciò non toglie che volendo potrei venderli a
chi mi pare.
Sommario: “Avevi paura
te lo versassi addosso?” aveva domandato
il cameriere, aggrottando le sopraciglia chiare. Autumn aveva sentito spesso la
sua voce, chiedendoli cosa desiderasse o quella volta che l’aveva salutata per
strada. Ma quella poteva considerarsi la prima volta che le parlasse. “No …
no” riuscì a farfugliare, dopo un lungo
momento di silenzio, “E’ stato un gesto automatico” si era poi giustificata in fretta, piantando gli occhi sul caffè.
Rossa in viso.
Note: E’ un originale. Ci tengo. E’ scritta in base ad esperienze vere. Dai su
a chi non è mai capitato di avere una cotta per una persona che si vede tutti i
giorni ma che non si conosce (non so, il tipo carino sull’autobus?)
E vorrei
dedicarlo alla persona più importante del mondo, che questa mezzanotte diventa
di un anno più vecchia: Me :P
Beta: Non ne ho una.
L’Autunno, il Jazz & Il Cameriere
Autumn Starzinsky era entrata per
la prima volta a Jazz, perché sua
sorella maggiore l’aveva condotta lì. Summer andava sempre in quella
caffetteria con le sue amiche. Era il suo rituale. Ed aveva fatto sembrare ad
Autumn così bello potesse farne parte. Anche per una sola volta. Poi crescendo,
aveva cercato anche lei la sua caffetteria. Un posto che fosse buono,
possibilmente economico ed in centro. E la cosa non era stata facile. C’era
stata il tempo di New York, dove un tè
costava più di un rene, poi Area 51,
dove i chili che prendevi mangiando dolci, li perdevi per la distanza da
coprire per arrivarci. Era stato un caso che dopo un paio d’anni dalla prima
volta, Autumn inciampasse di nuovo a Jazz.
Era perché il solito posto – onestamente non ricordava quale fosse il suo
nome, non era mai stato necessario ricordarselo, c’erano capitate per caso una volta, la
caffetteria che sembrava perfetta,
faceva angolo tra la libreria ed il negozio di dischi – fosse chiuso. E Jazz era lì, poco più in la, nella via.
Una via che negli ultimi tre anni aveva percorso con una certa quotidianità.
Così alla fine era entrata. La
caffetteria aveva dei tavoli all’esterno, protetti dalle intemperie da quattro
pareti di plastica trasparente. Lei ed Amber, come sempre. Erano spesso loro
due. Si erano accomodate sul primo tavolino che avevano trovato, all’angolo,
tra il muro del locale, proprio attaccate all’ingresso e la parete trasparente.
Il ginseng era buono ed il caffellatte di più, accompagnato poi dall’occhio di
bue con la nutella. Dolce e caldo, per riscaldarsi in quel sabato mattina di
inverno. Inseguito in quella caffetteria avevano continuato a tornarci,
portandoci anche Mahmea, il terzo moschettiere. Una volta, Autumn ricordava con
un certo divertimento, aveva litigato con Gretchen – i tempi che si potevano ancora considerare
amiche – e la poveretta aveva chiesto a lei ed Amber scusa standosene per dieci
minuti sulle ginocchia su un tombino. Era estate ed il proprietario aveva tolto
le pareti di plastica, lasciando solo i pali che le sorreggeva. Le venne da
ridacchiare a ripensare a quello. Poi, però, fu inevitabile intristirsi,
Gretchen non usciva più con loro, a stento si salutavano se si incontravano per
strada.
C’era anche quella volta di
Halloween, era con Amber. Erano uscite prima, nel bel mezzo del pomeriggio, per
godersi i bambini che correvano avanti ed indietro vestiti in costume. Lei si
era riempita la borsetta di caramelle. Si sentiva quasi colpevole la sera a non
poter aspettare sull’uscio i piccoli costumati venirle a chiedere dolciumi. Ma
i suoi amici avevano idee più pittoresche. Anche quel pomeriggio era andata a Jazz. Amber era pressoché normale se non
un fiore di vari clori dipinto sulla guancia, ma lei, o be, lei era una
versione più casta e colorata di Poison Ivy, con tanto di foglie con sfumature
preziose sul viso. Ricordava il ragazzo che occupava il tavolino sulla sinistra
non aver mai smesso di guardarla sconvolta. Non aveva neanche dimenticato di
aver urlato contro il suddetto ragazzo, precisando che lei potesse vestirsi
come volesse e quello le aveva chiesto scusa per averla guardata male. Quando
Amber aveva raccontato a Mameha la questione, questa non aveva mai smesso di
prenderla in giro.
Aveva cominciato ad andare a
Jazz, anche con altre amiche. Jordan e la sua smisurata malizia si era accorta
di lui. Quando sbirciando il menù che ormai conosceva a memoria, Autumn le
aveva chiesto cosa volesse, quella aveva risposto secca: “Il cameriere”. E lei si era accorta di lui. Non era niente di
speciale, era gradevole, come lo erano molti dei ragazzi che aveva visto a
scuola. E alla prima occhiata aveva scrollato le spalle ed era andata oltre.
Jordan non si era risparmiata poi oltre altre battute sulla bellezza del
cameriere e quando Amber si era unita al coro. Quasi tutte le sue amiche lo
pensavano. Una volta Autumn si era ritrovata a fissarlo imbambolata,
cominciando a pensare che effettivamente fosse proprio carino. Una volta lui si
era voltato prima che potesse distogliere lo sguardo e si era accorta dei suoi
occhi indagatori. Era successo altre volte.
Era successo anche quando era con
Daniel. Era un ragazzo interessante e
lei aveva davvero creduto potesse piacerli. C’era stato interesse fra loro. Ma
poi era cominciato a sembrargli tutto così finto. Non si sentiva a suo aggio
con lui. Era dovuto forse al fatto, che l’età del suo corpo non era la stessa
della sua emotività. Era facile pensare non si sentisse pronta. Forse era così.
O forse era solo il ragazzo in questione, se al posto di Daniel, ci fosse stato
Andrew sarebbe stato tutto diverso. Forse. Mentre cercavano di riempire il
silenzio che c’era tra loro, il cameriere era venuto. Era tranquillo, non
curante. Eppure quando aveva chiesto cosa volessero prendere aveva sorriso di
miele ad Autumn. Lei aveva ricambiato dando la sua ordinazione. Il suo
accompagnatore non aveva neanche badato al rossore, di cui lei era certa,
essersi colorite le sue guance.
Faceva una consegna dall’altra
parte della strada, ad un ufficio. Autumn l’aveva seguito con lo sguardo, dalla
parete di plastica. Prima di sparire dietro il portiere il cameriere si era
voltato verso Jazz ed aveva sorriso.
E per quanto strano sembrasse, pareva quasi avesse sorriso a lei. Dopo quel giorno, Autumn aveva la netta
sensazione che ogni volta che il cameriere si accorgesse dello sguardo della
ragazza ridacchiasse, come se la cosa lo divertisse parecchio. Forse era così,
forse aveva capito dell’innocente cotta che si era presa per lui. Da quel
momento era diventato abbastanza imbarazzante entrare a Jazz.
Un giorno era successo che fosse
andata a fare compere con Malony, o meglio ad accompagnarla. Erano intenzionate
a discutere inviperite delle ultime cose successe, non esattamente tranquille,
era stato come se un maremoto avesse sconvolto senza ritegno la loro stessa
esistenza. In borghese, Autumn lo riconobbe, era scivolato al loro fianco il
cameriere, prima che potesse esprimere altro, da quello era arrivato un “Buongiorno” prima che scivolasse via
assieme a lui per la sua strada. E l’aveva salutata. E si ricordava di lei. E
non era solo una ragazza del caffè. “Decisamente
carino” aveva espresso Malony con il suo tono malizioso e sorriso
sardonico, che la rendevano sempre così interessante. Autumn aveva inghiottito.
C’era tornata poi al Jazz, con
Jordan, che aveva smesso di guardare i bei ragazzi, quando preferendo fissare
il telefono aspettando il messaggio del suo bel ragazzo. Avevano ordinato un
ginseng ed un vetrino, l’inverno cominciava a farsi sentire, pungente nelle
ossa. Quando abbondava l’estate, Autumn accompagnava sempre una crema fredda di
caffè e un occhio di bue alle sue giornate. Alcuni accenni di pioggia avevano
tormentato le due l’intero pomeriggio. Il Cameriere era venuto verso di loro,
con un sorriso amichevole, portando le loro ordinazioni, aveva allungato il
vetrino davanti Jordan, che all’azione aveva ricambiato con un sorriso, Autumn
aveva invece afferrato il piattino prima che questo toccasse il tavolo. Non era
stata un azione fatta con una motivazione particolare. Quanto mai abitudinaria.
Senza malizia. Prendere un oggetto che veniva offerto. “Avevi paura te lo versassi addosso?” aveva domandato il cameriere,
aggrottando le sopraciglia chiare. Autumn aveva sentito spesso la sua voce,
chiedendoli cosa desiderasse o quella volta che l’aveva salutata per strada. Ma
quella poteva considerarsi la prima volta che le parlasse. “No … no” riuscì a farfugliare, dopo un
lungo momento di silenzio, “E’ stato un
gesto automatico” si era poi giustificata in fretta, piantando gli occhi
sul caffè. Rossa in viso. Dietro una mano premuta sulle labbra Jordan aveva
ridacchiato.
Quella che però aveva riso di più
era stata Amber – quando sciagura a se –
lei le aveva raccontato la storia. Si era proprio sganasciata dalle
risate, “Non ci si può credere” aveva esclamato profondamente divertita. Di
fatti, Autumn cominciava a rendersi conto fosse ormai assodata la sua capacità
di cacciarsi in situazioni socialmente devastanti. Come quella volta che aveva
urtato il palo, perché stava cercando di camminare sulla riga ed aveva fatto il
panda per il resto del giorno. “Tu non
sei tanto meglio” aveva detto acida assottigliando lo sguardo. Ma al suo
tono acido, Amber non aveva fatto altro che ridere ancora più forte. Quando Mameha
l’aveva saputo, tra loro di segreti non ne esistevano, le aveva dato un
buffetto sulla testa in modo comprensivo.
Autumn aveva continuato ad andare
a Jazz – per il confronto
qualità-prezzo, se qualcuno l’avesse chiesto – nella speranza che il cameriere
la guardasse. Aveva anche cominciato a fantasticarci su. A volte le veniva più
facile pensare a quel ragazzo. Era più semplice, che a vere a che fare con
tutte le persone vere, con nomi, sentimenti e complicazioni. E quando
sorrideva, poi era proprio incantevole.
Cose
vaghe:
Si le sorelle si chiamano Summer ed Autumn. (Genitori
originali)
Il costume di Autumn è di PoisonIvy, una
cattiva di Batman, capelli rossi e vestita di foglie. Nota eco-terrorista.
Starzinsky è un cognome ebreo (preso dal
libro: La Chiave di Sara)
Mameha è un nome giapponese (preso dal libro:
Memorie di una Geisha)