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Autore: scrittrice in canna    06/09/2013    3 recensioni
Una notte fredda, un caffè caldo, una panchina. Due persone che si ritrovano.
Non riuscivo a dormire, sapevo però che era lei l'unica cura per la mia insonnia. Lei, il suo profumo, i suoi occhi, le sue mani che prendono le mie, il suo modo di scherzare, semplicemente il suo essere se stessa. La cura ad ogni danno della vita, la soluzione ad ogni problema della mia vita.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
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Busso alla porta di casa sua, ma lei non apre, busso ancora, nulla. Aspetto sul pianerottolo di casa sua da una decina buona di minuti, finalmente rinuncio e decido che forse dorme o semplicemente mi ha visto dallo spioncino e non vuole aprirmi. Mi sono semplicemente messo a bussare e aspettare che aprisse per dirle una cosa importante, o solo per sentire il suono della sua voce. Non riuscivo a dormire, sapevo però che era lei l'unica cura per la mia insonnia. Lei, il suo profumo, i suoi occhi, le sue mani che prendono le mie, il suo modo di scherzare, semplicemente il suo essere se stessa. La cura ad ogni danno della vita, la soluzione ad ogni problema della mia vita.

Mentre cammino per andare, non so dove, in qualche posto, alle tre di notte, penso che non ho effettivamente mai preparato nulla da dire per quando me la sarei trovata davanti quindi... Meglio così... Forse avrei solo fatto la figura dell'idiota. Guardo la strada, un café aperto ventiquattro ore, ci entro, l'atmosfera é accogliente e mi siedo, una donna in divisa da cameriera mi si avvicina
"Quali drink avete?" La ragazza mi guarda male e annuncia: "Niente alcolici oggi, ma le posso dare una tazza di te, camomilla o..."
"Un caffé, forte e amaro. Nero." Chiedo isterico, niente alcool? Ma dai! L'unico locale con una regola sulle bevande alcoliche in tutta l'America e ci vado a finire io?
Pochi minuti dopo arriva il mio caffé, lascio i soldi sulla cassa, cinque dollari 
"Il resto mancia." Dico uscendo, cammino ancora un po' e vedo delle panchine, il freddo mi ha congelato le dita che stanno riprendendo forza grazie al calore della tazza di cartone che tengo in mano, alzo il colletto del cappotto in modo da proteggermi le orecchie, sento un fiocco di neve cadere sulla mia testa, uno sulla spalla e d'un tratto nevica. Proprio io dovevo soffrire d'insonnia d'amore a Gennaio? Mi giro e scorgo una figura accovacciata sulla panchina accanto a me, ci dividono due o tre panche e due cestini dell'immondizia, distinguo i piedi accovacciati contro le ginocchia, un cappello, una sciarpa e un paio di guanti che proteggono gran parte della figura, spinto dalla curiosità mi avvicino a quella persona indistinta che sembra morire di freddo. É lei. Blocco il passo, intontinto, ora che faccio?

Mi piazzo d'avanti al sedile dove sta cercando di scaldarsi, alza il viso, il naso rosso, le guance dello stesso colore e le orecchie protette dal cappello, trema, ma sorride vedendomi e ciò mi scalda, in senso metaforico.
"Che ci fai qui?" Le chiedo sedendomici accanto
"Ero... Ero venuta. A. Cercarti, ma eri u-usci..." La sua frase viene interrotta da uno starnuto, sono tentato di prenderla vicino a me, coccolarla e riscaldarla con la forza del mio amore, ma evito.
"Salute!" Le dico sorridendo
"T-tu. Invece che fai qui?"
"Ero venuto a cercarti, ma eri uscita." Rispondo facendole eco.
 Sorride.
"C'è freddo." Dice accoccolandosi ancora di più, le porgo il mio caffè 
"Tieni, ti riscalderà... Non l'ho praticamente toccato." Mi guarda e butta giù un sorso, poi esordisce dicendo: "Stai diventando come Gibbs, questo caffè è... Amaro..." Le porgo una bustina di zucchero, la mette nel contenitore, mescola un po' e poi beve, mi guarda, sta volta soddisfatta
"Ora é perfetto, mi sento meglio. Grazie." Le sorrido.
"Andiamo a casa mia, ti riscaldi e mi dici perché sei venuta a cercarmi alle due di notte?" Annuisce, contenta di aver trovato un posto dove ripararsi dal freddo pungente, effettivamente anche io sento freddo. 

Accendo il camino, lei ci si piazza d'avanti e toglie cappello, sciarpa, guanti e tutto il resto dell'armamentario da piccolo cosacco.
"Senza l'imbottitura sei più... Carina." Mi guarda, con lo sguardo arrabiato più finto che io abbia mai visto
"Vorresti dire che coperta da un cappotto non sono carina?"
"No, no. Anzi. Quelle guance rosse erano molto sexy, sembravi un Babbo Natale ubriaco." Scherzo, lei ride e io per lei, per il modo che ha di farlo, per la sua allegria contagiosa. 
"Prima mi hai chiesto come mai fossi venuta a trovarti a quest'ora... O almeno come mai ci avessi provato. Ecco io..." 
"Aspetta!" La blocco con un gesto plateale delle mani
"Prima io" Lei annuisce, continuo: "Sono venuto a cercarti perché...perché non dormo più. Non mangio pizza da non so più quanto, forse dall'ultima volta che lo abbiamo fatto insieme, non guardo più film! E... E mi sono reso conto che l'unico modo per ricominciare a fare tutto ciò é che... Tu lo faccia con me, perché sei tu la fine del mio supplizio e me ne sono reso conto solo ora, Ziva io..." In un attimo sento le sue braccia che mi cingono il collo e un calore improvviso, é lei, lei che mi riscalda, lei. La stringo più forte al petto fino al punto di sentire i nostri cuori che si toccano. É bellissimo.
"Lo so... Non devi continuare, lo so... Anche io... Anche io..." Si divide da me e mi guarda fisso negli occhi, mi potrei perdere in quell'abbisso scuro, magnifico. Non c'è bisogno delle parole, capisco a pieno quello che vuole dirmi, carezzo la sua guancia con una mano e con l'altra le sposto le ciocche di capelli cadutele sul volto, la guardo finalmente, bella com'è sempre stata. 
"Anch'io ti amo." Finisce di dire con un filo di voce stringendo la mia mano nella sua. 
Ci addormentiamo a terra, sul piumone che avevo messo poco prima, le mani intrecciate.
La mia soluzione, il mio problema, la mia dannazione e la mia salvezza, la mia tortura e il mio supporto, come fa una donna sola ad esse tutto questo per un uomo solo? 



I pensieri di una scrittrice in canna
Perchè? Perchè me ne esco a mezza notte con questa merdina scritta da iPad sul momento mentre dovrei scrivere il capitolo della long? Perchè?
La colpa é loro! *indica disco dei modà sulla sua scrivania, quale di preciso non si sa*
E delle loro canzoni strappaliacrime! Bellissimo. La terza traccia del CD "Gioia" é stata parte integrante nel creare questo aborto. Se state leggendo questo io l'ho veramente pubblicata e sono veramente in imbarazzo. >.<
Vostra
Scrittrice in canna 
   
 
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