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Autore: _Joey_    12/03/2008    3 recensioni
Margot, 21 anni vissuti a New York, tra Brooklyn ed il Queens, 21 anni vissuti pensando ai suoi sogni e provando a realizzarli, 21 anni vissuti con l'iPod nelle orecchie e la macchina fotografica in mano. Margot è una ragazza particolare, e particolare è la sua vita, tra l'Accademia d'Arte di New York City e un tour inaspettato.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fan fiction sugli Avenged Sevenfold, il protagonista è Zacky (secondo chitarrista della band, per chi non lo sapesse XD). Sinceramente, dire che ci ho messo il cuore è poco: tengo molto a questa storia. L'ispirazione me l'ha data una ragazza che ho avuto l'occasione di conoscere su deviantArt, è una fotografa, non la conosco tanto ma ho colto di lei alcune cose che mi hanno colpita: questo per spiegare che la protagonista è un pò me, un pò lei. Spero che il primo capitolo vi piaccia! [=




Credits: con questo mio scritto, pubblicato senza scopo di lucro, non intendo dare una descrizione veritiera del carattere dei personaggi.


And when it rains will you always find an escape?

Piove abbastanza spesso qui a New York. Non piove mai pesantemente, è sempre una pioggia leggera, ma veloce. Veloce e sottile, quasi fosse una cascata di aghi.
E quando piove tutte le persone che affollano le strade, che rendono vive queste strade, iniziano a cercare un riparo. C’è chi lo trova in un negozio, chi in una caffetteria, c’è chi scende in metropolitana, e c’è chi rimane per strada, tranquillo, noncurante della pioggia che sbatte continuamente sul proprio corpo. Io appartengo all’ultima categoria e, proprio ora, sono ferma sul marciapiede. Sta piovendo. Estraggo dalla borsa il mio strumento di lavoro preferito e inizio a fermare il tempo, inizio ad intrappolare nella mia macchina fotografica pochi istanti delle vite di tutte le persone che sono qui: le persone che scendono in metropolitana, le persone che entrano nei negozi. Mi concentro sui giochi di luce, sui colori, sui particolari. Ma neanche la mia concentrazione, neanche le mie fotografie mi impediscono di riconoscere le voci di due ragazzi alle mie spalle.
“Johhny, ti ho detto che voglio un caffè: entriamo da Starbucks, aspettiamo che smetta di piovere e poi raggiungiamo gli altri.”
“E va bene, basta che non picchino me, poi!”
Non posso fare a meno di seguirli dentro lo Starbucks: conosco perfettamente questi due ragazzi e, a dire il vero, non credevo di poterli incontrare proprio qui, a New York.
Appena entrata vedo che i due prendono posto sulla destra, vicino alle finestre, così io mi dirigo dalla parte opposta, accanto al bancone. Devo ammettere che è il mio posto preferito: da qui si vedono bene tutti i tavoli senza che da lì vedano te. E’ il posto perfetto per scattare foto.
“Margot, tesoro, vuoi qualcosa di caldo da bere?”
E’ Mary, una signora sulla sessantina, amica di famiglia, lavora qui da Starbucks da sempre.
“Grazie mille, Mary, ma no, non mi va niente.
Vedi quei due laggiù?”
Le dico, guardando Johnny e Zacky, per non indicarli. Lei annuisce.
“Sono bassista e secondo chitarrista di una delle mie band preferite. Vengono dalla California.”
“Allora vai da loro e chiedi un autografo!”
“Mi conosci ormai, sai che preferisco qualcos’altro.”
Concludo, con un sorriso che viene prontamente ricambiato da Mary, mentre torna al suo posto dietro il bancone. Prendo subito la mia macchina fotografica e, con lo zoom al massimo, scatto alcune foto. Forse per voi sarà difficile da comprendere, o forse no, fatto sta che io preferisco dei ricordi visivi delle cose e delle persone a cui tengo, ancora di più se si tratta dei componenti delle band che, giorno dopo giorno, con le loro canzoni mi fanno provare qualcosa. Qualcosa di diverso, sempre.
Dopo più o meno dieci scatti, Zacky mi nota, mi sorride, mi fa segno di raggiungerli. Johnny lo guarda, incerto su cosa voglia fare il suo amico. Io, invece, avanzo verso di loro, tranquilla.
“Sei una giornalista?”
Mi chiede il chitarrista, una volta arrivata al loro tavolo.
“Mi dispiace deludervi ma, no, sono solo una studentessa dell’Accademia d’Arte.”
Rispondo, abbozzando un sorriso. Scommetto che molte di voi, davanti agli occhi azzurri e al sorriso di Zacky, avrebbero avuto una crisi di panico. Perché a me non è successo? Semplice, sono abituata al contatto con le persone famose. Non nel senso che le frequento, ma, dopotutto, vivo a New York da quando sono nata e ho visto milioni di star, da quelle di cui ero e sono ancora fan, a quelle di cui non mi importa nulla.
“E il tuo nome è…?”
Dice Zacky, lasciandomi completare la frase.
“Margot.”
“Vuoi un autografo?”
Mi chiede, invece, Johnny, sorridendo.
“No, grazie, ho già ciò che volevo.”
Rispondo, mentre Zack si gira verso di me, alzando un sopracciglio, quasi per farmi una domanda. Indico la macchina fotografica, in risposta.
“Posso dare un’occhiata?”
Chiede, poi, gentile. Annuisco, mentre lui guarda nel display della mia Nikon D200 tutti i miei scatti.
“Wow! Hai talento.”
Dice, dopo un po’, con un sorriso sulle labbra.
“A dire il vero credo di poter fare di meglio.”

  
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