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Autore: lady lina 77    12/03/2008    2 recensioni
Che cosa sarebbe successo se LON non avesse restituito Lina a Gourry dopo il combattimento con Fibrizio? E perchè, dieci anni dopo, la penisola dei demoni è sconvolta da terremoti ed eruzioni vulcaniche inspiegabili?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era primavera, una primavera radiosa con cielo così azzurro e limpido da impressionare chi lo guardasse. I prati erano verdissimi e rigogliosi, la gente viveva in pace ed armonia, erano ormai anni che guerre e lotte intestine dei demoni non turbavano l’equilibrio degli esseri umani.

Gourry si distese su una roccia che delimitava il passaggio di un piccolo torrente. Erano ormai giorni che viaggiava in quell’enorme foresta, le sue scorte di cibo erano finite e i pesci di quel dannato torrente sembravano volersi prendere gioco di lui. Erano ore che cercava disperatamente di pescare qualcosa per rimediare la cena, ma niente, o i pesci erano in sciopero oppure avevano deciso di  non nuotare in quel fiume. ‘Inconvenienti del viaggio!’ – pensò sbuffando e osservando il cielo. Effettivamente ci era abituato, erano ormai molti anni che peregrinava per il mondo e non era la prima volta che rimaneva senza cibo, però ogni volta lo viveva come una specie di tragedia. Considerò se recarsi verso Sailune a trovare Amelia, almeno avrebbe avuto tre sicuri pasti giornalieri, ma scartò quell’ipotesi subito. Erano ormai tre anni che non vedeva i suoi vecchi amici, ma rivederli gli faceva male, perché loro, con la sola presenza, erano in grado di riportare alla mente avvenimenti che da dieci anni a quella parte stava cercando disperatamente di dimenticare. ‘Sono già passati dieci anni da quando lei non c’è più’. Non riusciva più nemmeno a nominare il suo nome, nei suoi occhi, ogni volta che ci pensava, comparivano le immagini di quell’essere che si era impossessato della sua compagna, che l’aveva portata via, il suo inseguimento disperato che non era servito a salvarla. I suoi pensieri furono però presto disturbati da un sonoro tonfo. Si voltò verso la direzione da cui proveniva il rumore sbuffando, sapendo esattamente cosa era successo senza che avesse avuto il bisogno di vedere. ‘Ma perché non ascolta mai quello che le dico?’ – pensò, senza spostarsi dalla roccia su cui era adagiato.

Dall’acqua riemerse la testolina bionda di una bimba di circa cinque anni. Sollevatasi in piedi, con l’acqua che le arrivava sopra le ginocchia, rise divertita. Gourry la guardò storto. “Michelle, un giorno o l’altro ti farai male davvero, perché non la smetti di saltellare sui sassi dei torrenti? Sono umidi, è normale che si scivoli, evita di ferirti, non voglio problemi!” – concluse secco, con tono di rimprovero.

“Beh, pensavo di aiutarti a pescare, e poi fa così caldo che non mi è dispiaciuto farmi un bagno”- rispose sicura, per nulla intimorita dallo sguardo arrabbiato dello spadaccino.

“Aiutarmi coi pesci! Michelle, se ci fosse stato anche un solo pesce nell’arco di un miglio, con tutto il baccano che hai fatto probabilmente sarà già scappato chissà dove”.

“Non hai pescato proprio niente? Vuol dire che dovremo digiunare anche stasera?”.

“Non è colpa mia Michelle, questo fiume non ha pesci.”

“O magari sei tu che non sai pescare!” – rispose la bimba con fare pensieroso.

“Hei come ti permetti, sai Michelle che, visto il modo in cui ti comporti, potrei anche pensare di farti digiunare se pescassi qualcosa!”

“Tanto non riuscirai a prendere niente!” – rispose la bambina con tono sicuro, prima di alzarsi e scomparire di corsa nella foresta.

Gourry la guardò allontanarsi, senza tuttavia spostarsi per inseguirla. ‘E ora dove cavolo è andata?.....Grandioso, si perderà nella foresta e io dovrò passare le prossime ore a cercarla, così oltre ad essere affamato, sarò anche stanco e arrabbiato. Quella bambina ha la straordinaria capacità di farmi saltare i nervi, ma perché non sta mai ferma?’

Si rialzò e torno ad impugnare la sua canna da pesca, nella silenziosa attesa che qualcosa abboccasse.

Circa mezz’ora dopo, fu interrotto di nuovo dalla bambina che era riemersa dal bosco tenendo nelle mani qualcosa che da lontano lui non riusciva a definire. Quando fu abbastanza vicina si accorse della montagna di fragoline di bosco che teneva raccolte in uno straccetto che aveva trovato chissà dove. Lo guardò e rise divertita. “Io la mia cena l’ho trovata, se vuoi posso offrirti qualcosa!”

Abbandonata la roccia Gourry le corse incontro, improvvisamente interessato alle mosse della bimba. “Dove le hai trovate?”.

“Le ho viste prima, mentre stavamo arrivando al fiume, e siccome sapevo che non avresti pescato niente ho cercato di memorizzare la strada e sono tornata a riprenderle quando ho visto che le mie previsioni erano esatte! Tieni, sono per te, io ne ho gia mangiate un sacco prima, non ho più fame!”

Gourry la guardò grato. Quella bimbetta riusciva ogni giorno a stupirlo. Non l’aveva mai vista piangere, era sempre allegra e felice di vivere, trovava divertente ogni cosa che faceva quasi fosse un gioco. E poi, per avere solo cinque anni, era terribilmente sveglia e in gamba, furba e veloce come un gatto, piuttosto impertinente e sfacciata. Ora i lunghi capelli, biondissimi e lisci ma con dei morbidi boccoli alle estremità, erano asciutti e si muovevano delicatamente, sospinti da una leggera brezza. I suoi occhi azzurrissimi e trasparenti, il sorriso furbo sulle labbra, il fisico piccolo e perfetto le davano le sembianze di una bambolina in miniatura. Nei villaggi dove erano passati, le donne sembravano fare a gara per stringerle le guance, per prenderla in braccio. Effettivamente, pensò, Michelle era una bimba bellissima, anche se era vestita con dei semplici pantaloncini rosa, una canottiera bianca forse un po’ troppo grande per lei che le arrivava fino alle cosce e dei semplici stivaletti da viaggio, era sempre una spanna superiore alle eleganti bambine di città.

“Maestro, ti sei incantato?”

Gourry fu scosso dai suoi pensieri e scosse la testa. “No, scusa……..ero solo soprapensiero, grazie per la cena”. Prese le fragole e fece per mangiarne una quando si bloccò e la guardò pensieroso. “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi a quel modo?”

“Ma sei il mio maestro, come dovrei chiamarti?”

“Con il mio vero nome ad esempio”

Michelle non rispose e si sedette al suo fianco, aspettando che Gourry finisse di mangiare. Anche Gourry mangiò in silenzio. Effettivamente quel giorno aveva rivolto a Michelle più parole di quanto non fosse abituato, solitamente il suo rapporto con lei era più di tipo “professionale”, per quanto si potesse avere un rapporto del genere con una bambina di quell’età. Aveva deciso, dieci anni prima, di non affezionarsi più a nessuno, di vivere da solo, senza coinvolgimenti, e così era stato fino a sei mesi prima, quando aveva conosciuto Michelle nella città di Arles. La sua mente ritornò a quel giorno autunnale, quando, seduto al tavolino di una locanda, aveva visto una manina comparire da sotto al tavolo e rubargli una coscia di pollo dal piatto. Aveva sollevato di peso il proprietario di quella mano e si era trovato davanti quella bimba. Con una velocità spaventosa era riuscita a liberarsi dalla presa dello spadaccino e a scomparire di corsa, in fondo alla via. Le persone presenti gli avevano detto che quella bambina era la “disgrazia” di Arles, una ladruncola abilissima e dispettosa che non lasciava vivere in pace gli abitanti del paese. L’aveva rincontrata una sera, dopo il combattimento con un banda di banditi, seduta tranquillamente sotto un piccolo ponte alla periferia di Arles e aveva scoperto che era una dei tantissimi bambini di strada di cui era popolato il mondo, probabilmente un’orfana o comunque una bambina abbandonata. Era rimasta affascinata dal suo modo di combattere e gli aveva chiesto di insegnarle ad usare la spada. Inizialmente era molto scettico, ma dopo essere stato preso per sfinimento da lei, aveva finito con l’accettare, più che altro perché riteneva dovesse imparare a difendersi visto che viveva da sola. E così era cominciato il suo viaggio con lei, che tra l’altro si era dimostrata abilissima nell’apprendimento dell’uso della spada. Gourry era giunto alla conclusione che da grande sarebbe diventata una temibile avversaria se mai si fosse trovato a combattere contro di lei. Le aveva dato un piccolo pugnale che Michelle teneva sempre in un fodero legato alla vita, sotto la canottiera.

“Coraggio, alzati, questa sera voglio dormire in un vero letto” – cominciò Gourry alzandosi dopo aver terminato le fragole – “a otto chilometri da qui c’è un villaggio, se seguiremo il percorso del fiume ci arriveremo prima che diventi buio, comincio a stancarmi di questa foresta!”

“Ma io sono stanca, non potremmo dormire qui maes…ehm Gourry?”

Gourry la guardò silenzioso, senza realmente prendere in considerazione la proposta della bambina. “Se vuoi restare qui sei liberissima di farlo, sai che non sei costretta a seguirmi”.

“Ma…………..”

“Niente ma, ricordi quali erano i nostri patti?”

Il viso di Michelle si fece improvvisamente serio e preoccupato. “Si, io………..io non devo esserti di peso”.

“Posso soprassedere a quando ti devo togliere dai guai, e me ne hai già procurati abbastanza per essere abbandonata, posso tollerare la fame, il freddo e il dormire all’aperto, però non voglio intralci ne tanto meno capricci, sono stato abbastanza chiaro?”

“Si……..maestro”.

“Bene, se hai intenzione di seguirmi sarà meglio che ti sbrighi ad alzarti e a prendere le tue cose, non abbiamo molto tempo prima che faccia buio”.

Silenziosamente Michelle si alzò, prese le sue cose e lo seguì in silenzio. Gourry aveva un passo svelto, per riuscire a stargli dietro e non perderlo di vista doveva quasi correre. Sapeva che
Gourry poteva abbandonarla da un momento all’altro, sapeva perfettamente che non era affezionato a lei e sapeva che se non si fosse sbrigata l’avrebbe lasciata, senza troppe cerimonie, nel bosco da sola. Lui non era mai stato violento o cattivo con lei, era semplicemente freddo, difficilmente, forse  mai, l’aveva visto rivolgerle un sorriso, era sempre serio, ma nonostante tutto le aveva insegnato molte cose, le aveva garantito pasti e un tetto sulla testa, l’unico problema, e se ne era resa conto, era che Gourry non provava mai affetto per nessuno. Eppure a Michelle lo spadaccino piaceva, era convinta che sotto tutta quella freddezza si nascondesse una persona eccezionale, non capiva perché fosse sempre così distaccato con tutti. Gourry, da quando era nata, era l’unica persona che si era interessata in qualche modo a lei e che le aveva insegnato qualcosa. Ma sapeva anche che il giorno che si fosse stancato l’avrebbe lasciata, e sapeva che ciò poteva avvenire in ogni istante.

Guardò la sua schiena, mentre lo seguiva sul bordo del torrente. ‘Non mi lasciare indietro’.

Il resto del percorso fu avvolto dal silenzio, Michelle quasi non si rese conto della strada fatta tanto era impegnata  a tenere il passo dello spadaccino, finché non arrivarono al villaggio di cui Gourry le aveva parlato.

“Gourry, guarda, laggiù c’è una locanda!” – disse indicandogli una costruzione bianca con la mano.

Non sembrava il massimo del comfort, ma siccome era ormai buio pesto Gourry decise che poteva andare più che bene per la notte.

Entrati furono accolti dal proprietario. “Signore, mi spiace, ci è rimasta solo una camera, ma penso che per lei e la sua bambina possa andare più che bene, il letto è grande abbastanza da ospitare tutti e due”.

“D’accordo, andrà benissimo!”. Gourry si chiese per quale strano motivo continuassero a scambiare lui e Michelle per padre e figlia, ma si era presto stancato di giustificarsi e alla fine era arrivato alla conclusione che era più comodo che la gente pensasse quello che voleva, quanto meno non lo avrebbero tormentato di domande.

Giunti in camera, Gourry si tolse la camicia e i pantaloni e si mise una larga maglia che gli faceva da pigiama e poi si distese nel letto. Michelle invece era rimasta in piedi silenziosa ad osservarlo.

Gourry la guardò spazientito. “Allora, vuoi sbrigarti a cambiarti, ho sonno, vorrei spegnere le candele”.

“Si, però girati……….non guardarmi mentre mi cambio.”

Una goccia di sudore scese lungo la tempia di Gourry, ma non commentò e assecondò la bambina voltandosi verso il muro. ‘Se fa così adesso che ha cinque anni, chissà come farà da grande’ – pensò. Effettivamente trovava strano che Michelle fosse così timida da quel punto di vista, non si cambiava mai gli abiti davanti a lui ne si toglieva i vestiti quando entrava nell’acqua dei torrenti, si bagnava e aspettava che gli abiti le asciugassero addosso. E poi quel modo di fare era esattamente l’opposto del resto del suo carattere, perché Michelle era tutto fuorché timida. Era sfacciata, difficilmente teneva la bocca chiusa e certe volte gli era parso che si divertisse a provocarlo. Comunque, per lui, quella bambina poteva comportarsi come meglio credeva, in fin dei conti non credeva fossero affari suoi i modi di fare che lei teneva. Di fatto, riteneva, il suo compito con lei si esauriva dopo le lezioni di spada, il resto non lo riguardava.

Dopo essersi cambiata Michelle saltò sul letto al suo fianco e si stese, rannicchiandosi sul lato del materasso. “Buona notte Gourry”.

“Buona notte Michelle”.

Si addormentarono subito entrambi. Erano stanchi, soprattutto Michelle che, per quanto in gamba fosse, di certo faticava a tenere i ritmi di viaggio di Gourry.

Il mattino seguente si alzarono poco dopo l’alba e, dopo aver fatto colazione alla locanda, uscirono per fare pratica con la spada.

“Michelle, devi prevenire le mosse dell’avversario, non cercare di difenderti e basta, usa il cervello quando combatti e impara ad osservare” – le disse Gourry dopo aver fatto volare lontano la spada della bimba per la quinta volta”.

“Fai presto a parlare, come faccio ad indovinare le mosse del mio avversario prima che questo le faccia scusa?”- chiese, con il fiato ancora corto dalla lotta.

“Questa è la capacità che distingue un buon spadaccino da uno mediocre. Se non si è in grado di capire che tipo di avversario si ha davanti è meglio smettere e dedicarsi ad altro……….ed ora alzati, riproviamo!”

“Ok”. Michelle si rialzò, non aveva intenzione di essere giudicata da Gourry una spadaccina mediocre, se voleva che lei imparasse a leggere nella mente dell’avversario beh, ci sarebbe riuscita.

Si allenarono tutta la mattina, finché i morsi della fame attanagliarono il loro stomaco.

“Gourry, ho fame, facciamo uno spuntino alla locanda, è ora di pranzare!”

“Si, hai ragione, e poi a quest’ora fa troppo caldo per andare avanti ad allenarci”.

Si avviarono alla locanda e a Michelle non sfuggirono le occhiate di alcune ragazze che incontrarono sulla strada rivolte verso Gourry. Indubbiamente subivano il suo fascino perché, anche se era piccola, si era resa perfettamente conto di quanto bello fosse Gourry. Sbuffò. “Sai Gourry, sei un bravo maestro di spada, ma non sai sfruttare le opportunità, dovresti imparare anche tu ad osservare!”

“Che vuoi dire?”

“Beh, non ti accorgi nemmeno delle ragazze che ti guardano, e poi io potrei esserti molto utile. Puoi far finta di essere un povero vedovo solo e con una bambina, così quelle ragazze si impietosirebbero e ci ospiterebbero a casa loro. In quel caso tu risparmieresti i soldi della locanda e ti troveresti finalmente una fidanzata e io potrei mangiare dei pasti decenti. Semplice no?”

“Michelle, non dovresti parlare di cose che nemmeno sai, alla tua età dovresti pensare solo a giocare con le bambole” – la corresse Gourry, con tono evidentemente imbarazzato.

“Ma io non ho nessuna bambola”.

“Te ne comprerò una, così la smetterai di dire cose stupide e che non conosci”.

“Secondo me io invece so molte più cose di te, spada esclusa”. Ma non lasciò tempo a Gourry di replicare perché si lanciò in una corsa allegra verso la locanda, pregustando già il pranzo. L’allenamento aveva risvegliato il suo appetito.

Mangiarono entrambi di gusto e poi Gourry si diresse nella sua camera a dormire, aspettando che passassero le ore più calde della giornata. Michelle invece raggiunse il cortile della locanda dove alcuni bambini stavano giocando con delle biglie e si unì a loro.

Le ore dopo il pranzo erano le preferite da Gourry perché finalmente poteva starsene un po’ da solo. Michelle non aveva mai gradito l’idea di dormire il pomeriggio e lui poteva finalmente rilassarsi senza avere intorno la bambina. ‘Dovrei cercarmi un lavoro qui, la mia scorta di denaro sta finendo, altrimenti dovrò mandare Michelle a rubare qualcosa, in fondo ad Arles faceva la ladra e a quanto dicevano era anche brava’. Si stupì di quel pensiero e lo scartò subito dalla sua mente. Liberò la sua testa da ogni preoccupazione, ma per lui non era sempre una cosa facile. Ogni volta che si stava per addormentare aveva il terrore di rivivere lo stesso sogno, vedere la persona che amava allontanarsi inesorabilmente da lui, per sempre, ed essere condannato a vivere una vita senza di lei, perché, e se rendeva conto, era solo grazie a Lina se lui era vivo. ‘Ma non era quello che volevo’. In quegli anni aveva cercato disperatamente di dimenticarla, per non impazzire, poi il dolore si era trasformato in rancore. E Gourry si stupiva quando si rendeva conto che quel rancore lo provava nei confronti di Lina. Ma forse, pensava, anche quel rancore era una semplice protezione alla sua sofferenza. Perché non si può soffrire per qualcuno che si detesta. ‘E’ perché mi hai lasciato senza darmi la possibilità di scegliere’.

Gourry viveva senza avere uno scopo preciso nella vita, semplicemente andava avanti, giorno con giorno, aspettando di invecchiare, aspettando che la morte si prendesse anche lui. Negli ultimi dieci anni aveva diradato i contatti con i suoi vecchi amici perché cercava disperatamente di cancellare dalla sua vita quei due anni in cui aveva conosciuto Lina, Amelia, Zel e tutti gli altri. Li sentiva raramente, sapeva che Zel e Amelia avevano una relazione che tenevano segreta a Philionel, ma i doveri di Amelia a corte erano calati dal momento che la sorella maggiore aveva fatto ritorno a palazzo, e quindi non era una priorità il fatto che si sposasse. A volte Gourry si chiedeva cosa avrebbe pensato Lina, vedendo come erano diventati ora. Ma questo succedeva sempre più raramente perché aveva imparato a confinare quei ricordi, durante il giorno, in un angolo remoto della sua mente e non permetteva loro di tornare a galla. Solo nel sonno avevano il sopravvento su di lui e lo tormentavano. Sempre con lo stesso sogno. E in quel sogno erano insieme lui e Lina, sui monti Katart, e un bambino demone aveva sconfitto Garv semplicemente schioccando le dita. Poi, per lui, il buio e poi ancora quella sala dove Lina gli era riapparsa, ma non era più lei. E l’essere che si era impossessato del suo corpo che sollevava il dito ad indicarlo e a dirgli che Lina si era sacrificata per lui. E poi quell’inseguimento in un vortice nero, il suo tentativo disperato di afferrarla, le mani che toccavano le sue, fino a che lei non era sparita nel nulla. E poi dopo aver sognato si svegliava, sudato, ogni notte nel suo letto. Di quello che era successo dopo non ricordava nulla, sapeva solo di essersi svegliato fra le macerie di Sailarg, circondato dai suoi amici. Ma ormai Lina non era più con loro.

‘Ora basta, dovrei smettere di pensare a queste cose e preoccuparmi di problemi più attuali, come ad esempio procurarmi del denaro’.

Fu in quel momento che la terra tremò. Una profonda scossa di terremoto fece sobbalzare il suo letto, facendolo cadere a terra. Fuori udì le urla delle persone che probabilmente erano state prese dal panico. Agilmente si rialzò, prese la sua spada e corse verso l’esterno per vedere cosa era successo.

Quando uscì all’aperto la scossa non era ancora terminata, sembrava incredibilmente lunga, soprattutto considerando che quella non era una zona sismica. Nel giardino trovò i bambini a terra, compresa Michelle che però, vedendolo, si rialzò subito correndogli incontro. “Gourry, hai visto che roba, non avevo mai sentito un terremoto” – gli disse evidentemente eccitata e per nulla spaventata.

“Stai bene?”

“Si Gourry, solo che sento tanta gente che urla  nella strada”.

Gourry annuì con il capo e si rialzò, pronto a vedere cosa era successo all’esterno della locanda. Fu in quel momento che la scossa cessò del tutto. “Resta qui Michelle, torno subito”.

“D’accordo Gourry”.

Usci all’esterno trovando case con profonde crepe e qualche calcinaccio a terra, ma niente di particolarmente grave. Finché non intravide qualcuno correre verso di lui dal fondo della via e quando fu sufficientemente vicino Gourry si spaventò. Quella persona era completamente ustionata, urlava, si dimenava, gli indicava col braccio martoriato una direzione, ma non riusciva a capire cosa dicesse. “Ma cosa……….”. Finché non vide altri corpi carbonizzati avanzare verso di lui. Non capiva, un terremoto non bruciava le persone, cosa era successo? Anche le altre persone che erano uscite dalla locanda sembravano incredule quanto lui.

Corse all’interno del cortile, prese in braccio Michelle ordinandole di tenere gli occhi chiusi e prese a correre verso la direzione che gli era stata indicata dalla persona ustionata. E man mano che avanzava sentiva il calore aumentare. Finché non sopraggiunse al bosco da cui era arrivato con Michelle il giorno prima. Ma il paesaggio era cambiato profondamente. Non più una foresta rigogliosa, ma un’enorme distesa di lava, e la terra sottostante scomparsa, come se fosse stata inghiottita da un enorme imbuto sotterraneo.

“Gourry, posso aprire gli occhi adesso?” – chiese Michelle.

“Si” – rispose Gourry mentre la metteva a terra.

La bambina guardò esterrefatta il paesaggio. Nemmeno lei capiva, però era intimorita, anche perché avvertiva la tensione che attanagliava Gourry. “Cosa è successo maestro?”

“Non lo so Michelle”. Ma Gourry in quel momento non pensava nemmeno a quello che diceva, restava immobile ad osservare la marea di lava che si trovava sotto di lui e che si stava solidificando.

La bambina stette il silenzio, osservando esterrefatta quello spettacolo che mai le era capitato di vedere. Lo trovava grandioso e spaventoso allo stesso tempo.

“E’ successo tutto all’improvviso”. Un vecchio, con leggere ustioni sulle braccia si era avvicinato ai due, cercando di spiegare cosa era avvenuto.

Gourry si voltò e lo guardò serio. “Che volete dire?”

Il vecchio sospirò. “C’è stato un terremoto e poi tutto d’un tratto la terra è come sprofondata verso l’interno della crosta terrestre e poi da quella voragine ha cominciato ad uscire la lava. Chi non è stato risucchiato è morto bruciato dal calore, solo in pochi, seppur gravemente feriti, sono riusciti a fuggire”.

Gourry sembrava dubbioso. “C’è un vulcano sotterraneo da queste parti?”

“No, qui non abbiamo mai avuto problemi del genere, ma comunque non siamo gli unici a cui è successo. Negli ultimi giorni fatti simili sono avvenuti nei regni di Femminea, di Zoana, di Juter e a Sailune, dove il numero delle vittime e il grado di distruzione è stato molto elevato. Il principe Philionel sta radunando i migliori studiosi del nostro continente per studiare gli effetti di questo fenomeno che a tutti risulta inspiegabile”.

“Avete detto Philionel?”

“Si, il principe ha molto a cuore la sicurezza della sua popolazione. Sailune ha avuto gravi perdite umane e interi quartieri letteralmente risucchiati nel suolo.”

Gourry sospirò e diede un ultimo sguardo alla distesa di lava che si trovava nella spianata e poi fece per andarsene. “La ringrazio signore………..le converrebbe andarsene da qui, questa zona non è sicura”.

Il vecchio annuì e si allontanò silenziosamente.

Michelle invece corse al fianco di Gourry e lo guardò incuriosita. “Che cosa hai intenzione di fare maestro?”

“Andrò a Sailune, devo vedere Philionel”.

“A Sailune?”

“Già………se vuoi venire ti conviene sbrigarti Michelle”.

La bambina non rispose nulla e non proseguì con le sue domande. Si limitò a seguire, ancora una volta in silenzio, il suo taciturno maestro.

 

  
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