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Autore: giambo    06/09/2013    7 recensioni
'Come era potuto accadere? Come aveva fatto ad impossessarsene? Come era successa una cosa così terribile?
Cosa diavolo ci faceva il suo prezioso reggiseno di pizzo nero in mano a quel vecchio disgustoso?'
...
'C18 strinse le mani così forte che si conficcò le unghie nella carne dei palmi. Il suo occhio sinistro aveva cominciato ad avere un tic continuo, mentre le vene e i nervi scoperti sulla sua tempia non si contavano più.
La sua collera sarebbe stata tremenda. La sua rappresaglia terrificante.'
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin, Muten | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Punishment

 

 

Il sole illuminava di una luce calda e morbida la stanza. Una tenue brezza solleticava le tende della finestra, portando, oltre al suono del mare, anche il suo inconfondibile odore.

C18 si girò dalla parte opposta da cui proveniva la luce con un mugugno di protesta. Non aveva voglia di alzarsi. Nonostante fosse un cyborg e non avvertisse il bisogno fisico di dormire, la bionda trovava abbastanza rilassante starsene sdraiati sul grande letto a due piazze a non fare assolutamente niente. Perciò, fermamente decisa a continuare nella sua opera di nulla assoluto, l'androide ricorse alla sua arma segreta per togliere quel fastidioso sole dalla stanza.

“Ehi Crilin.” bofonchiò mentre cercava con una gamba di riavvolgersi nel lenzuolo. “Va a chiudere quella dannata finestra.”

Fu allora che accadde la prima cosa che non sarebbe dovuta accadere. Quello che secondo i suoi calcoli sarebbe dovuto avvenire sarebbe stato un pigolio di assenso da parte del suo uomo che, immediatamente, si sarebbe alzato per soddisfare la sua richiesta.

Invece ciò che accadde fu una cosa totalmente inaspettata.

Niente.

La cosa la irritò. E non c'era cosa peggiore che farla irritare di prima mattina.

“Crilin alzati e va a chiudere quella finestra!” borbottò con voce minacciosa, sempre tenendo gli occhi serrati. Quando anche stavolta il terrestre non rispose, C18 sferrò un calcio alla cieca verso l'altra metà del letto, con tutte le intenzioni di far sfondare il muro al suo ottuso compagno.

Tuttavia, anche stavolta accadde qualcosa che non aveva previsto.

Il suo piede colpì l'aria.

Con un ringhio di esasperazione allo stato puro, la cyborg aprì gli occhi, rimanendo momentaneamente accecata dal riverbero dorato dei raggi mattutini. Quando i suoi occhi cerulei si adattarono all'illuminazione della stanza, essa constatò, con immensa irritazione, che Crilin non era presente.

Dove poteva essersi andato a cacciare? Il suo primo pensiero fu che si fosse già alzato. Ad essere sinceri quella spiegazione non la convinceva del tutto, essendo il piccolo guerriero un pigro di prima categoria. Però poteva anche darsi che la sua testa bacata stesse architettando qualcosa di particolare.

“E se fosse così, è meglio che mi prepari al peggio.” pensò con desolazione la bella bionda. Temeva che quell'imbecille di prima categoria stesse organizzando qualcosa di smielato e romantico nei suoi confronti. E la cosa, ad essere sinceri, le faceva venire i sudori freddi. Odiava tutte le smancerie che il suo ragazzo le preparava di continuo. Apprezzava l'impegno e l'amore che ci metteva in quei gesti, ma onestamente credeva che Crilin avrebbe impiegato meglio il suo tempo in qualcos'altro piuttosto che rintronarle le orecchie con discorsi talmente dolci da farle venire il diabete solo ascoltandoli.

Sospirò. Ormai non aveva senso rimanere a letto. Tanto valeva che si alzasse.

“Ma quando lo vedo mi sente.” pensò mentre liberava le lunghe gambe affusolate dal lenzuolo che le copriva.

Si incamminò verso il bagno, soffocando uno sbadiglio. Mentre si stiracchiava le braccia, sollevandole verso il soffitto del corridoio, i lembi della maglietta che usava come pigiama si alzarono, rivelando parte dell'interno coscia e dell'inguine. C18 sbuffò quando se ne accorse. Si annotò mentalmente di andarsi a comprare una maglietta adatta la prossima volta che fosse capitata in città. Vivere con un uomo più basso di lei poteva avere alcuni svantaggi. Tra cui quello che non poteva prestarle neanche una maglietta senza rischiare l'indecenza più assoluta. Quando dormiva C18 odiava qualsiasi indumento, anche quelli più intimi.

 

Lavata, rinfrescata e, soprattutto, vestita, C18 scese al piano inferiore della Kame House. Convinta di trovare il suo uomo e di chiedergli spiegazioni sul perché l'aveva costretta ad alzarsi contro la sua volontà, rimase perplessa nel constatare che Crilin non era presente neanche al piano terra della piccola casetta. L'unica persona che vide fu, con suo grande disappunto, il vecchio maestro Muten. Impegnato nel osservare il suo programma di ginnastica femminile, il vecchio non notò minimamente la cyborg né d'altro canto lei lo degnò più di un'occhiata disgustata. Notò che stava tormentando qualcosa di nero tra le mani, ma la cosa non la interessava. Senza perdere altro tempo ad osservare quella patetica scena, l'androide andò in cucina a prepararsi la sua bevanda preferita: il caffè. Sentiva che ne avrebbe avuto bisogno in dosi massicce per superare quella che si stava rivelando fin dal mattino una giornataccia.

Entrando in cucina, l'androide notò un bigliettino sgualcito indirizzato a lei. La calligrafia era quella di Crilin. Dopo essere riuscita a decifrare la scrittura gallinacea del terrestre, cosa che le prosciugò un ulteriore quantitativo di pazienza, ed aver saltato tutti i “Tesoro mio adorato” e i “Ti amo tanto”, la bionda comprese che quell'imbecille se ne era andato a trovare Gohan e che sarebbe tornato la sera.

La notizia la urtò profondamente. Se c'era una cosa che detestava con tutta se stessa era che Crilin facesse dei programmi senza dirle nulla. Odiava essere ignorata. Certo, almeno non c'erano cenette romantiche od appuntamenti smielati in agguato. Anche se poteva sempre darsi che quel biglietto fosse un diversivo

“Come ha osato quel nanerottolo?” pensò mentre disintegrava il bigliettino con una sfera di ki. Crilin avrebbe pagato caro quell'affronto. Forse non l'avrebbe esiliato dalla stanza, anche se l'idea la tentava, però un paio di sonori ceffoni non glieli avrebbe tolti nessuno.

“Ma che brave! Forza, continuate così! Uno e due...uno e due...uno e due...” la voce estasiata di Muten si diffondeva in tutta la casa, cucina compresa. Distruggendo le speranze dell'androide di potersi almeno rilassare in quel locale.

“Oggi non è proprio giornata.” pensò mentre si massaggiava le tempie con un sospiro di esasperazione. In quel preciso istante, la cuccuma del caffè fischiò con forza, distogliendola dai suoi propositi omicidi nei confronti di un vecchietto libertino che la stava spingendo sull'orlo dell'esasperazione.

Se ne prese una tazza abbondante, ingurgitandone subito una sorsata. Era bollente, ma lei se ne infischiò. Ne aveva un disperato bisogno. Alla seconda sorsata, il gusto amaro della bevanda le aveva ormai invaso totalmente il palato, riuscendo a distenderle parzialmente i nervi. Mentre continuava a sorseggiare la sua tazza, ovviamente senza zucchero, alimento che lei trovava assolutamente inutile e che evitava come Muten, la cyborg prese una rivista da una pila che aveva lasciato la sera prima in cucina. Erano alcuni cataloghi sulle ultime novità in fatto di moda e gioielli. Se li era fatti procurare dall'amica di Crilin, Bulma (che però lei trovava assolutamente insopportabile, per non parlare di quel borioso del suo compagno Vegeta), e da qualche giorno quelle riviste erano diventate le sue più inseparabili compagne. Non era mai stata un'amante della lettura, ma doveva ammettere che quelle pagine piene di pantaloni fantastici, magliette splendide e gioielli costosissimi erano una goduria per i suoi occhi.

Cominciò a sfogliare lentamente il giornale, annotando mentalmente quale abito e quale gioiello sarebbe andata a comprare la prossima volta che si sarebbe recata in città. Molti erano parecchio costosi, ma lei non si preoccupava. Poteva sempre obbligare Crilin a farsi dare i soldi dalla sua amica Bulma, altrimenti avrebbe potuto alleggerire qualche banca. Procurarsi soldi era semplice. Perché la gente si dannasse l'anima per racimolarne così pochi per lei restava un mistero.

“Fantastiche! Questo esercizio è veramente bello! Forza, continuate così!” l'ululato di piacere di Muten si propagò in tutta la cucina, distogliendo la bionda dal suo universo dorato dello shopping. Una vena cominciò a pulsare sulla sua tempia sinistra, mentre le mani che tenevano la rivista cominciarono a strapazzarla nel tentativo di scaricare la tensione.

 

“Forza, continuate così che siete magnifiche! Uno e due, uno e due, uno e due! Che brave!”

 

Ingollò un'altra sorsata di caffè. Quella giornata non era solo storta, era un incubo. Crilin sparito, lei costretta a restare in casa con quel vecchio che le rintronava i timpani. E non aveva neanche la possibilità di andare a fare shopping senza Crilin che le portasse dietro gli acquisti fatti! Se quel giorno gli dei stava cospirando contro di lei, beh il loro tentativo stava andando a gonfie vele.

 

“Yuhuuu! Sì, perfetto! Questo è l'esercizio che preferisco!”

 

Cercò di ignorare quelle grida belluine, tentando di immergersi nel meraviglioso mondo che prima era stata costretta a lasciare. Continuò a convincersi che presto quella pagliacciata di programma televisivo sarebbe finito, facendo stare finalmente zitto quell'idiota di un vecchio.

 

“Uno e due! Uno e due! Uno e due! Quanto siete brave ragazze! Continuate così!”

 

“Adesso basta.” sibilò mentre si alzava dal tavolo. Ormai era passata quasi un'ora da quando era iniziato quel penoso spettacolino, e non aveva voglia di sopportarlo un secondo di più. Avrebbe fatto stare zitto quel vecchiaccio a modo suo.

Entrò a passo di marcia nel salotto della casetta. La sua espressione, di solito imperturbabile, era diventata torva in maniera preoccupante. Ignaro di tutto, Muten continuava ad incitare le atletiche ragazze della televisione che si dilettavano in pose a dir poco deprecabili.

“Quanto siete brave! Dovrei conoscervi, sono sicuro che andremmo d'accordo!”

“Ehi tu!” abbaiò con tono da far venire i brividi la cyborg. “La vuoi smettere con sta schifezza?”

“Eh, cosa? Ah sì! Buongiorno anche a te mia cara.” dichiarò con noncuranza l'anziano maestro, mentre si sfregava sul volto il misterioso oggetto nero da lei individuato prima.

C18 spalancò gli occhi. Buongiorno? MIA CARA?! Da quando quel vecchio rimbambito la salutava con tanta cordialità? Ci doveva essere sotto qualcosa, ne era sicura.

Si avvicinò ancora di più al vecchio maestro con fare minaccioso. Se non avesse spento subito quell'aggeggio infernale, ci avrebbe pensato lei a farlo stare zitto. Una volta per sempre.

“Non ti ho salutato!” fece con tono minaccioso. “Ti ho chiesto di...” improvvisamente, la cyborg si ammutolì.

Aveva riconosciuto l'oggetto con cui Muten si trastullava da più di un'ora. L'androide spalancò le proprie iridi chiare, mentre le sue mani tremarono.

Come era potuto accadere? Come aveva fatto ad impossessarsene? Come era successa una cosa così terribile?

Cosa diavolo ci faceva il suo prezioso reggiseno di pizzo nero in mano a quel vecchio disgustoso?

Dopo lo stupore però arrivò la rabbia.

C18 strinse le mani così forte che si conficcò le unghie nella carne dei palmi. Il suo occhio sinistro aveva cominciato ad avere un tic continuo, mentre le vene e i nervi scoperti sulla sua tempia non si contavano più.

La sua collera sarebbe stata tremenda. La sua rappresaglia terrificante.

In quell'istante Muten, resosi improvvisamente conscio di essere esposto ad un grave pericolo, distolse gli occhi dallo schermo dell'apparecchio televisivo. Ciò che vide lo fece sbiancare in faccia. Al posto di una bella ragazza bionda ora si ergeva di fronte a lui un mostro assetato di sangue con le mani che tremavano, smaniose di avvinghiarsi attorno al suo collo.

“C-c-cara? S-sei sicura che sia tutto ok?” pigolò titubante il vecchietto.

L'unica risposta che ottenne fu un ringhio di pura collera.

“E' p-per caso p-p-per il reggiseno? B-b-beh, ecco...io...posso spiegarti...l'ho trovato per terra. Ed essendo tutto sporco ho pensato di lavartelo dopo il program...ma...” Muten non ebbe il tempo di finire la frase.

C18 scattò, lasciando posto solo ad una vendetta silenziosa, tremenda e soprattutto letale.

 

Crilin atterrò sulla spiaggia dell'isola con un'espressione rilassata in volto.

Era stata una splendida giornata. La mattina era stato a pescare con Gohan al fiume, dove insieme erano riusciti a prendere due pesci giganti che poi Chichi aveva sapientemente cucinato. Il pranzo, a cui si era aggiunto il vecchio Giumanho, era stato squisito, e il pomeriggio rilassante era riuscito a riempirlo di un ottimo umore che nessuno, era convinto, sarebbe riuscito a togliergli.

Entrò dentro la Kame House fischiettando un allegro motivetto. La luce infuocata del tramonto illuminava di arancione e giallo il salotto, donandogli una luce di accoglienza e familiarità che aumentò il buon umore del piccolo guerriero. Bastò una seconda occhiata però perché quest'ultimo cominciasse a scalfirsi.

Dove prima c'era il televisore, ora c'erano solo delle assi del pavimento leggermente annerite, come se qualcuno l'avesse fatto esplodere. Il terrestre si grattò la nuca preoccupato. Temeva che il suo maestro avesse combinato qualche disastro di troppo.

“Mah, chissà che cosa sarà successo.” pensò. Una seconda occhiata in salotto gli fece individuare C18. La cyborg stava leggendo serafica uno dei suoi cataloghi, sdraiata comodamente sul divano. Sembrava tranquilla. Di Muten invece non c'era traccia.

“Ciao Amore!” esclamò il moro con un largo sorriso. Non si preoccupò troppo dell'assenza del suo maestro. Forse era al piano di sopra.

“Ciao.” disse con voce monocorde l'androide girando pigramente una pagina.

“Come è andata qui a casa?”

“Bene.”

“Davvero? Sono felice.” l'umore del terrestre, che prima si era appena appena guastato, si rasserenò del tutto. Non sembrava che ci fossero pericoli all'orizzonte.

“Scusa Tesoro, sai dove è il Maestro?”

“All'ospedale.” fu la serafica risposta della bionda mentre girava un'altra pagina. “Ne avrà per un mesetto circa.”

“A-all'ospedale?! Ma che cosa è successo?!” Crilin rimpianse di aver cantato vittoria troppo presto. Però, doveva ammettere che una parte di lui se l'aspettava. Era stato troppo bello per essere vero.

“Oh, niente di che.” continuò con voce angelica la cyborg. “Semplicemente aveva messo le mani dove non doveva.”

Il terrestre sospirò. Cominciava a capire.

“Ti ha importunato?”

“No, te l'ho già detto. Ha messo le mani dove non doveva ed è stato punito.” in quell'istante, gli occhi chiari di C18 si illuminarono, quasi si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa.

“E a proposito di punizioni...” la bionda si alzò mettendo da parte la rivista. Vedendola ergersi davanti a lui, Crilin deglutì la compatta massa di saliva che gli si era formata in gola. Aveva la spiacevole sensazione che adesso toccava a lui prendersele dalla bella cyborg.

“C-che cosa c'è T-Tesoro?” pigolò spaventato il piccolo guerriero. “S-sei arrabbiata c-c-con me per qualche c-cosa?”

C18 sorrise.

“Non ti ho sempre detto che detesto non essere informata di tutto quello che fai? Non ti ho sempre ordinato di dirmi ovunque tu andassi?” domandò con voce suadente l'androide. I suoi occhi la dicevano lunga su quello che stava pensando di fare, facendo cadere il moro nel panico più totale.

“B-b-b-beh, s-s-s-sai c-c-c-come funzionano q-q-queste c-c-cose...” balbettò spaventato. “E'-è s-s-sta-ta u-una c-c-osa i-improvvisa...”

“Ma davvero?” domando sempre con un tono di voce pericolosamente dolce la bionda. “Che peccato. Per questa cosa improvvisa mi tocca punire anche te.”

“C-C-COSA?! NO NO NO...” urlò tutto di un fiato il piccolo guerriero ormai nel panico. “Aspetta un attimo Amore. Si è t-t-trattato solo di un incidente. Non succederà più, promesso! Quindi, p-p-perché non c-c-cerchiamo u-u-una soluzione a-a-alternativa?”

Davanti a quella patetica supplica C18 finse di meditarci sù un attimo. In realtà aveva già deciso di non riservare al suo uomo la stessa sorte del vecchio libertino, ma tenerlo sulle spine un po' la divertiva.

“Potrei anche farlo.” dichiarò alla fine con voce angelica. “Ma stanotte dormirai sul divano. E domani andremo in città. Ho voglia di fare un po' di compere.”

“Ma certo! Va bene! Benissimo Tesoro!” dichiarò frenetico Crilin, incredulo di cavarsela così a buon mercato.

“E ricordati di portarti dietro parecchi soldi. Domani ho voglia di fare alcuni acquisti costosi. Certo, se non li hai potrei procurarmeli io. Ma la cosa mi seccherebbe alquanto. E tu non vuoi vedermi seccata vero, Tesoro?” l'ultima parola uscì in maniera talmente melliflua dalle labbra della bionda che il terrestre fu troppo spaventato per dire qualsiasi cosa. Si limitò ad annuire lentamente.

“Bene, allora è deciso. Tu ora occupati pure della cena mentre io vado su a rilassarmi un po'. Puoi venire dopo a prenderti le coperte per stanotte. Chiamami quando è pronto in cucina, Tesoro.” rimarcando in maniera inquietante l'ultima parola, C18 prese la propria rivista e, con grazia e disinvoltura, si incamminò verso il piano di sopra della casetta. Lasciando il piccolo guerriero solo e sconfortato in salotto.

Era stata un po' dura, ma neanche troppo secondo i suoi gusti. Picchiarlo a sangue come aveva fatto con quell'altro imbecille non le avrebbe procurato lo stesso piacere. E poi, se Crilin si faceva troppo male, chi le teneva compagnia la notte?

No, quella soluzione sarebbe andata bene. Schiavizzarlo in maniera più esplicita per qualche giorno gli avrebbe fatto abbassare la cresta. Sarebbe stata una lezione più che sufficiente per il suo uomo. Gli avrebbe fatto ricordare chi comandava in quella casa.

Un sorriso perfido le illuminò il volto mentre si rimetteva, sdraiata sul letto, a leggere la sua rivista. Già pregustava il giorno dopo, quando quegli splendidi vestiti e gioielli sarebbero diventati suoi.

Era stata una giornata pesante, ma in fondo era convinta che non se ne sarebbero verificate di simili per molto tempo.

Perché difficilmente quei due avrebbero dimenticato cosa significava provocarla quando stava attraversando una giornata no.

 

 

Fine

  
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