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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    07/09/2013    2 recensioni
[Post-LoA/Post Prima Stagione di LoK]
Katara e Zuko si reincontrano ad Ember, nella dimora estiva dei Signori del Fuoco.
Con loro c'è anche Suki.
E il resto del Team Avatar dov'è?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katara, Suki, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: LoA/LoK
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
GAang, Katara, Zuko, Sorpresa
Tipologia:
OneShot
Genere: 
Sentimentale, Malinconico, Angst
Avvertimenti: SPOILER, Post-LoA/Post prima stagione di LoK
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Dedicata a _Kurai_ e Sawako.

LA NOSTRA EREDITA'

Seduta sul terrazzino, con il viso solcato di rughe rivolto verso il mare, Katara aspettava.

Nell'alba rosata che abbracciava l'isola di Ember ancora addormentata, ella attendeva, seduta a gambe incrociate sulla stuoia, con gli occhi socchiusi e le labbra distese in un delicato e sereno sorriso.

Sapeva che non avrebbe dovuto attendere a lungo e difatti, quando sentì i primi gabbiani cantare sui flutti, aprì gli occhi per un'improvvisa carezza che aveva al tatto la sensazione del fuoco amico sulla pelle.

In un movimento speculare e improvviso ma niente affatto affrettato o disarmonico, raccolse dal vassoio la tazza di tea ancora tiepido e ne bevve due sorsi, il respiro e il movimento sincronizzati con quelli della persona seduta in seiza sulla stuoia dirimpetto a lei.

Quando riaprì gli occhi, Zuko le sorrideva da sotto il cappuccio leggero da viaggio.

Spero tu abbia fatto buon viaggio.” disse pacatamente lei, lasciando che l'affetto permeasse le proprie parole.

Lui annuì, abbassando il copricapo per mostrare una moltitudine di capelli argentei ad incorniciare il volto rugoso ma sereno: “Ho ricevuto il tuo messaggio e non avrei potuto esimermi dal mettermi in viaggio.” replicò il Signore del Fuoco con un sorriso appena accennato a sfiorargli le labbra.

Katara non rispose, lasciò che per un attimo il vento le sfiorasse la fronte e i ricordi le fluissero dentro come il dominio impetuoso di cui era maestra: avevano soggiornato a lungo a Ember, in quella casa che, pur essendo formalmente la dimora estiva dei Signori del Fuoco e della loro famiglia, era stata prima il rifugio dell'Avatar in una guerra che aveva rimescolato gli equilibri e i sentimenti di tutti, che aveva portato ad unire idealmente tutte le nazioni in un pugno di ragazzi, e poi, una volta ritrovata la pace, aveva nuovamente accolto quegli eroi, e non solo loro.

Quella casa a picco sul mare ne aveva visto crescere i figli e i nipoti, aveva contribuito a rinsaldare ulteriormente un legame che la violenza della guerra aveva forgiato e che la pace aveva reso invincibile anche dopo la morte; in ogni cosa che li circondava, Zuko e la sua compagna potevano riassaporare ogni momento, dai disegni pasticciati sulle stuoie sulle quali erano seduti a vecchie coperte stropicciate che spuntavano dalle madie e che nessuno si era mai preoccupato di rimettere a posto, coperte che parlavano di baci rubati di nascosto alla luce di un cielo illuminato da un fiume di stelle e di chiassosi marmocchi che non ne volevano sapere di dormire.

Katara sapeva che lì, da qualche parte, dovevano esserci anche gli abiti tradizionali di tutte le nazioni a cui appartenevano, vecchi e logori per i giochi dei bambini: quella di Tenzin doveva essere quella più in buono stato e sospettava che quella di Bumi riportasse ancora strappi e bruciature di una piccola Honora che aveva deciso di testare su di lui il proprio neonato dominio del Fuoco.

Ti ho chiesto di raggiungermi perché so che ti avrebbe fatto piacere salutare Aang con me.” disse Katara con voce tranquilla mentre si alzava per andare ad avvicinarsi alla balaustra: “Anche Suki sta arrivando.”

Zuko poggiò la tazza ormai vuota a terra e, stretto nel mantello, la raggiunse poggiandoglielo infine sulle spalle: “Sembra ieri quando Aang mi ha fatto cadere da qui.” affermò poi lui, colpendo il legno col dorso della mano sottile, “La Cometa è ormai solo un brutto ricordo.”

E noi abbiamo fatto il nostro tempo? Non siamo così vecchi, Zuko.” borbottò divertita la Maestra dell'Acqua prima di gettargli le braccia al collo: “Ricordi? Fare parte del gruppo significa anche fare l'abbraccio di gruppo!”.

Goffamente, Zuko ricambiò e lei rise: “Rigido come sempre, vero?” Katara interruppe la stretta, “Eravamo un gruppo di scapestrati niente male, eppure non rimpiango neppure un momento della nostra guerra.”

Zuko abbassò lo sguardo: “Ci sono cose che non potrò mai perdonarmi del tutto.”

Aang ti ha perdonato. Tanto tempo fa. Non ti avrebbe affidato l'incolumità della sua famiglia se non fosse così. Non ti avrebbe considerato un membro della famiglia fino alla fine.” precisò l'anziana donna.

Ricordì quel tramonto a Ba-Sing-Se? ” le domandò all'improvviso l'altro.

Katara annuì.

Quel disegno che fece Sokka, beh...” e dalla tasca estrasse una vecchia pergamena logora: “Quando mio zio morì, lo ritrovai tra le sue carte. Da allora, l'ho sempre tenuto appeso nel mio studio, come monito e come ricordo. Il giorno dell'arresto di Yakone...” Zuko si morse il labbro inferiore, “Quando tuo fratello e Toph ci lasciarono, forse avrei dovuto parlare.”

Katara, all'improvviso, comprese e si sentì commossa, nonostante il cuore pesante che le parole dell'amico di sempre avevano portato con sé; in un unico e fluido movimento, ella ne afferrò le mani tremanti: “Zuko, per Aang eri la cosa più vicina ad un fratello che avesse dopo Sokka. Sei importante per noi e questo disegno ne è la prova.” con delicatezza sciolse la presa sul foglio e lo dispiegò, indicando una figuretta in particolare, “Sei qui, con questa buffa capigliatura a istrice, e qui ci sono io, c'è Momo... Aang con Appa... tuo zio, Suki,” e mentre li elencava, li indicava con pazienza come se stesse insegnando a scrivere ad un bambino, con quel suo tono forte ma ugualmente materno che la rendeva speciale, “Siamo una famiglia, non importa come lo siamo diventati ma lo siamo.”

E' vero Zukkone.

Alle loro spalle, vestita con l'abito delle Kyoshi sotto uno scialle verde smeraldo, era improvvisamente comparsa Suki, a braccia aperte: “E' bello vederti, cognata.” disse la donna con voce squillante prima di muoversi per avvicinare i due e stringerli con affetto: “Zukkone, non sapevo che Katara avesse chiamato anche te.” rise la Kyoshi.

L'ex Signore del Fuoco arrossì visibilmente e non commentò.

Sei in ritardo.” le fece notare Katara con una risata: “Scendiamo?”chiese poi.

I suoi due compagni annuirono e ne seguirono i passi svelti all'interno dell'edificio, poi giù per le scale che portavano al piano inferiore e ancora più giù lungo un'altra scala buia che sembrava sprofondare nel cuore della Terra.

Lì sotto, illuminato da torce perenni, stava un mausoleo: di discrete dimensioni, doveva essere senza dubbio opera di un Dominatore della Terra.

Si espandeva per gran parte della grotta sottostante la grande casa, fatto della medesima roccia su cui essa stessa sorgeva ed era finemente decorato da sculture e bassorilievi che, seppur privi di colore, alla luce dei fuochi, parevano quasi vivi.

Zuko fu il primo a entrare al suo interno, Katara e Suki alle sue spalle, e il cuore dell'uomo si strinse mentre gli occhi si abituavano alla semi-oscurità: le bare di bianca roccia erano tutte in ordine, le une vicine alle altre al centro della stanza e di quelle otto riunite in cerchio, lo stesso sapeva che solo tre ancora non avevano il loro o la loro occupante.

Questa è la Casa dell'Avatar, il luogo del suo ultimo riposo” mormorò Katara, baciando quella dell'amato marito: “E ci aspetterà fino a quando non saremo pronti per riunirci a loro e iniziare l'avventura più grande di tutte.”

Chissà quanto li stavano facendo aspettare, quanto ancora li avrebbero fatti aspettare.

Questa generazione ha ancora bisogno di noi, capiranno.” soggiunse Suki, imitandola con quella di Sokka: “Abbiamo tutta l'eternità per stare insieme.”

Zuko sentì il cuore stringersi mentre depositava la pergamena sul piccolo altare delle offerte rituali: “Mio nipote... Ho saputo che ha aiutato Korra, che ha combattuto al suo fianco.” disse con un sussurro, incapace di realizzare appieno l'orgoglio che provava, “Quando Iroh mi ha detto che è stato Aang a proteggerlo durante la sua battaglia, ho capito che il filo che ci lega non potrà mai spezzarsi.”

Prima lo Zukkone, poi il piccolo Iroh.” rise Suki, ravvivandosi i capelli dal colore smorto: “Certo che l'Avatar può davvero fidarsi della Nazione del Fuoco.”

Come tutti noi.” precisò Katara.

Finalmente, sembrò che il velo di tristezza si sollevò dallo sguardo dell'uomo che andò ad inginocchiarsi, assorto in preghiera, al centro del circolo di bare.

Suki e Katara lo lasciarono fare, in silenzio, e attesero un suo qualunque segnale.

Quando infine egli si alzò, il sorriso sul suo volto era sereno e la presa sui polsi di entrambe vigorosa: “Andiamo in paese, sarete mie ospiti per pranzo.”

Mentre le conduceva fuori, Zuko si voltò verso l'interno della stanza e, per un attimo soltanto, ebbe l'impressione di vedere Aang sorridergli accanto a Sokka e a Toph.

La visione durò poco meno di una manciata di secondi ma bastò a portare una pace insolita nell'animo di Zuko stesso: il loro tempo stava per finire ma andava bene così.

Prima o poi, sarebbe arrivato il giorno che tanto sognavano, quello in cui si sarebbero ritrovati.

Nel frattempo, il mondo aveva ancora bisogno di loro.

Era quella la loro eredità.

Ma ti prometto che verremo presto, amico mio... Abbi ancora un po' di pazienza.”

   
 
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