Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Kia85    07/09/2013    9 recensioni
“Julian?”
“Sì?”
“Posso cantarti la tua ninna nanna?”
Julian lo guardò turbato: “Io non ho una ninna nanna.”
“Sì che ce l’hai.”
Era giunto il momento di dirglielo.
“L’ho scritta quando eri più piccolo. Te la cantavo sempre, sai, quando ero a casa. So che sei grande ormai, ma te la posso cantare?”
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’autrice #1: no, non è una slash. Sì, è strano, lo so. Ma dovevo scriverla, questa piccola storia.

Una semplice premessa: la storia è ambientata all’incirca nel 1977, sono riportarti alcuni versi di Good night, che è del 1968 e di Beautiful boy, che però è del 1980. Mi sono concessa una piccola licenza. J

 

 

Good night, Julian

 

 

“Andiamo, Sean, fai il bravo bambino e stai un po’ fermo.”

John stava cercando di acchiappare un piccolo Sean che gattonava pieno di energie per tutta la sua camera da letto. Se non andava a letto all’ora giusta, non dormiva correttamente e il giorno dopo sarebbe stato nervoso e avrebbe pianto e poi chi sentiva Yoko che si arrabbiava con lui? Per una sera che l’aveva lasciato da solo…

Finalmente John lo acciuffò, stringendolo fra le braccia, e il bambino scoppiò a ridere fragorosamente.

“Ah-a, ora a nanna, piccoletto.”

“E Sciulian?” domandò il bambino, indicando fuori dalla porta.

“Julian è più grande di te, può andare a letto più tardi.” spiegò John, sistemandolo nel suo lettino.

Ma Sean sgattaiolò di nuovo fuori dalle coperte: “No scionno.”

“Sì che hai sonno. – ribadì John, rimettendolo di nuovo al posto giusto - E se non stai giù adesso, non ti canto la ninna nanna.”

“Mia nanna?”

“La tua, certo.”

La minaccia ebbe l’effetto desiderato. In men che non si dica, il bambino dalle guance paffute rimase immobile sotto le coperte, guardando il padre con due occhi pieni di dolce attesa. John sorrise e appoggiò una mano sulla sua testolina, accarezzando amorevolmente i capelli lisci di suo figlio.

“Close your eyes

Have no fear”

Sean chiuse gli occhi, l’espressione del suo viso divenne subito rilassata, mentre la melodia cantata dal padre lo accarezzava insieme alla sua mano.

“The monster’s gone

He’s on the run and your daddy’s here”

Il piccolo sbadigliò vistosamente: il sonno si stava lentamente impossessando di lui. Le labbra si dischiusero, la testolina ricadde delicatamente sul cuscino, la presa delle mani sulle coperte si allentò…

“Beautiful beautiful beautiful

Beautiful boy”

John cantò la sua ninna nanna, guardando come il bambino scivolava lentamente fra le braccia di Morfeo, il suo sonno conciliato dalle carezze del padre e dal suo canto soave.

Nel giro di pochi minuti, Sean era andato. John ridacchiò silenziosamente. Tanto vivace era quel bambino, tanto velocemente crollava la notte, anche con le sue proteste accese. Ascoltando il respiro profondo del bambino, John spense la luce sul comodino accanto al letto e con passo felpato uscì dalla camera da letto, chiudendo poi la porta alle sue spalle.

Quando si voltò, vide un bambino… no, un piccolo ometto, magrolino, con capelli lunghi e ramati, che lo guardava con gli occhi più dolci che avesse mai visto, dolci, dolcissimi occhi, che erano però così pieni di timore. Un timore reverenziale che lo lasciava sempre stordito, soprattutto perché arrivava da qualcuno che non avrebbe dovuto guardarlo così intimidito.

“Julian.”

Un ragazzino di quell’età sarebbe dovuto essere timido di fronte agli sconosciuti, non di fronte al proprio padre. Ma Julian in qualche modo aveva sempre quell’espressione sul suo viso. Era qualcosa che stringeva dolorosamente il cuore di John, perché sapeva che era colpa sua.

“Forse dovresti andare a letto anche tu, che ne dici?” gli domandò teneramente.

Julian chinò il capo per guardare per terra, evitando di proposito lo sguardo premuroso del padre: “Non ho sonno.”

“Ma domani mattina presto la mamma viene a prenderti.”

“Non fa niente.”

John si morse il labbro inferiore. Julian aveva ormai quattordici anni, era nel pieno della sua ribellione adolescenziale., anche se il massimo della ribellione per lui era non andare a letto quando glielo diceva la mamma. Da chi aveva preso? John a quattordici anni aveva fatto cose ben più gravi.

“E se dormi nel letto con me?”

Julian finalmente lo guardò, un rapido sguardo che voleva essere indifferente, ma in realtà era coinvolto e così interessato alla sua proposta.

“Yoko?” chiese titubante.

John fece spallucce: “Yoko per stasera non torna.”

A quelle parole, Julian si lasciò scappare un sorriso raggiante e i suoi occhi brillarono con uno scintillio vispo.

“Allora va bene.”

“Prima però vai a lavarti i denti.”

Julian annuì frettolosamente e corse in bagno. L’aveva visto, l’entusiasmo sul viso di Julian, la meraviglia nei suoi occhi chiari. La timidezza era sparita, al suo posto vi erano stupore e splendore e tanto amore, lo stesso che riempì e riscaldò il cuore di John.

Pochi minuti dopo si ritrovarono nel grande letto di John: Julian si arrampicò agilmente, infilandosi sotto le coperte accanto al padre e John gliele rimboccò per evitare che prendesse freddo durante la notte. Poi gli accarezzò gentilmente i capelli ramati, proprio come i suoi.

“Julian?”

“Sì?”

“Posso cantarti la tua ninna nanna?”

Julian lo guardò turbato: “Io non ho una ninna nanna.”

E la sincerità di quelle parole, unita allo sguardo tranquillo del ragazzo, fu come un pugno nello stomaco per John. Non gliel’aveva mai detto, che quella canzone fosse stata composta solo per lui, che fosse una delle canzoni a cui John teneva di più perché parlava di Julian e di John che cercava di farlo dormire nelle notti più irrequiete, quando solo la forte e calorosa carezza di un padre può scacciare i mostri degli incubi e riportare la pace nel sonno di un bambino.

“Sì che ce l’hai.”

Era giunto il momento di dirglielo.

“L’ho scritta quando eri più piccolo. Te la cantavo sempre, sai, quando ero a casa. – spiegò John, sentendosi arrossire lievemente sotto lo sguardo incuriosito del figlio - So che sei grande ormai, ma te la posso cantare?”      

Julian sembrò rifletterci un po’. Poi sorrise e annuì.

“Però non devi dirlo a nessuno. Neanche alla mamma.”

John rise: “Va bene, sarà il nostro segreto.”

“Promesso?”

“Promesso! Ora sta’ giù.”

Julian si sistemò bene sotto le coperte e guardò John, con la stessa espressione d’attesa che gli aveva rivolto Sean, ma con l’unica differenza che Julian non aveva saputo fino ad allora di avere una ninna nanna tutta sua.

“Now it's time to say good night

Good night sleep tight”

Julian gli sorrideva con il sorriso più delicato, più affettuoso che gli avesse mai rivolto. Era l’incoraggiamento migliore che John potesse ricevere.

Era l’incoraggiamento migliore che John avesse mai ricevuto, in tutta la sua vita.

“Now the sun turns out his light

Good night sleep tight”

E per tutte le volte che John non c’era stato, quando aveva perso la prima parola di Julian, perché era in tour, quando aveva perso i suoi primi passi, perché era in tour, quando aveva perso il suo primo giorno di scuola, perché era in studio a registrare, per tutte le sue mancanze John continuò a cantare per Julian e forse anche un po’ per se stesso.

“Dream sweet dreams for me”

Cantava la sua ninna nanna per lui, per sentirsi un po’ meno colpevole, un po’ meno assente di quanto era stato negli anni precedenti.

Se avesse potuto, sarebbe tornato indietro nel tempo e avrebbe cancellato i suoi errori. Ma questi non erano gli effimeri segni del gesso su una lavagna, non si potevano cancellare così facilmente. Forse non avrebbe mai potuto cancellarli, né rimediarvi del tutto.

“Dream sweet dreams for you”

Cantava per Julian, per dirgli che mai, mai e poi mai l’aveva dimenticato, che dal giorno in cui aveva saputo della sua esistenza nel grembo di sua madre, non c’era stato giorno in cui John non avesse pensato a lui, con una tenerezza, la tenerezza che solo un padre può provare.

Close your eyes and I'll close mine

Good night sleep tight”

Julian chiuse gli occhi serenamente e John fu grato di poterlo osservare così da vicino: gli assomigliava in modo incredibile, gli assomigliava anche più di Sean. Sembrava che avessero usato lo stesso stampino per John e per Julian. Non la considerava proprio una fortuna per il ragazzino. John non si riteneva particolarmente affascinante. Ma c’erano i lineamenti dolci di sua madre che avevano migliorato quelli più duri di suo padre. Era un bambino, anzi un ragazzo stupendo.

Now the moon begins to shine

Good night sleep tight”

Senza accorgersene, John lo attirò sul suo petto, stringendolo con un braccio intorno alle sue spalle ancora strette. Non pensò molto, non pensò al fatto che, non essendo un bambino piccolo come Sean, Julian potesse ancora non essere addormentato. Ma non gli importava davvero. Mostrare il suo affetto per suo figlio non era qualcosa da temere. Poteva temere un sacco di cose, mostrare i suoi sentimenti ai suoi amici, perfino a Yoko, per quella sua stupida insicurezza, per il timore che i suoi sentimenti non potessero essere accettati; ma di sicuro non doveva temere di far sapere ai suoi figli che li amava, perché loro non desideravano altro da lui. E non avevano bisogno di nient’altro da John.

“E’ una bella ninna nanna, papà.” gli disse alla fine Julian, sollevando il capo per guardarlo negli occhi.

John sorrise, senza mai smettere di accarezzargli i capelli sulla nuca: “Ti piace davvero?”

“Sì, forse un po’ la ricordavo. Da quando ero piccolo, intendo.”

“Mi fa piacere se la ricordi.”

“Però dovresti cantarmela più spesso.- esclamò Julian – Perché così me la ricorderò per sempre, non perché ne ho bisogno per dormire.”

John ridacchiò: il suo ragazzo era sveglio, era il degno figlio di suo padre.

“Certo, solo per quello. Ma va bene, Jules, te la canterò tutte le volte che vorrai.”

Julian gli sorrise e poi sbadigliò anche lui, come aveva fatto pochi minuti prima Sean.

“Dormi ora.”

Il ragazzino annuì e si accoccolò contro il petto del padre.

“Papà?”

“Mm?”

“Grazie.”

John sorrise e gli baciò la fronte.

“Buonanotte, Julian.”

 

Note dell’autrice #2: eh insomma, un po’ di sano fluff tra John e il figlio beatlesiano che preferisco in assoluto. Quanto è adorabile Julian? E quei suoi occhietti sempre così dolci… awwwww :3

E soprattutto quanto mi è dispiaciuto che John non abbia cantato Good night nel White album?! :’(

Ok, prima di tutto ringrazio kiki per aver corretto la storia. Quella santa donna che prontamente corregge le mie storie. J

Poi, spero sia piaciuta, ci tenevo particolarmente a scrivere questa storia.

Ci sentiamo presto con il primo capitolo della mia long, “Ticket to Paris”. :D Sono very very emozionata. Sto aspettando che sia pronta una cosa da allegare al capitolo e poi si parte.

Buona giornata e buon weekend

Kia85

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Kia85