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Autore: BBecks    07/09/2013    12 recensioni
Emma e Perrie.
Due persone con una vita completamente differente. L'unica cosa che le unisce è l'aspetto esteriore - si somigliano come due goccie d'acqua - e il fatto di trovarsi entrambe a Londra, nello stesso giorno, alla stessa ora.
Quel ritrovo casuale, cambierà la vità ad entrambe.
Dal capitolo uno:
[...]
Non finii la frase, poiché davanti a me trovai una ragazza, poco più alta di me, con lunghi capelli di una strana tonalità di viola e vestita in modo eccentrico. Non appena ci guardammo in faccia, lanciammo un urlo simultaneamente.
Mi trovavo faccia a faccia con una ragazza identica a me.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Perrie Edwards, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui con un nuovo capitolo. Scusate tanto se vi ho fatto aspettare e se vi rompo all'inizio, ma ci sono un paio di cose prima che leggiate. Punto primo: ho parlato del V Festival, e non conoscendolo mi sono inventate le cose di sana pianta, ma non importa. Punto secondo: questo capitolo è davvero lungo. Quindici pagine di word, e non so nemmeno come mi siano uscite. Spero abbiate voglia di leggere, e personalmente credo che ne valga la pena, soprattutto per chi ama la coppia Zemma Emayn. Uuuh, ho anche trovato chi penso impersoni perfettamente Aaron. Vi ho lasciato una sua gif alla fine. Okay, non ho altro da aggiungere. Spero che il capitolo vi piaccia!
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…Baby one more time.                                                                                                                                                                  Emma.
 

«Qui c’è Alison che non fa altro che chiedere se te la stai spassando.» Dichiarò Perrie non appena risposi alla sua chiamata. La linea era lievemente disturbata, probabilmente le ragazze si trovavano temporaneamente in magazzino, dove il segnale giungeva più debole. «   Da quando ha scoperto tutto non fa altro che lamentarsi del fatto che sei praticamente andata in ferie, e oltretutto ti stai divertendo un sacco.» In sottofondo riuscii a percepire dei borbottii sommessi che provenivano da Alison. Ridacchiai divertita dalle parole di Perrie, e tenendo il cellulare tra il collo e la spalla, cercai di arrivare alla scatola di cereali posta su un ripiano alto.
La casa era immersa in un silenzio quasi palpabile. Le ragazze erano tutte uscite per andare a fare compere, mentre io avevo ben deciso di declinare il loro invito e dormire un altro po’. Mi ero da poco alzata e dopo essermi fatta una doccia ero andata alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
«Dille che non è proprio una passeggiata la vita da celebrità.» Replicai. «Insomma, per una come me non è semplice dove fare la carina con ogni persona che ci ferma per strada, a chiedere una foto, un autografo o quant’altro.»
Dall’altro capo del telefono non giunse risposta per il primo minuto. Nel frattempo versai i cereali in una ciotola assieme a del latte freddo, dopodiché mi diressi verso il soggiorno.
«Mi prendi in giro, vero?» Disse Alison, che probabilmente aveva preso il telefono dalle mani di Perrie dopo che quest’ultima le aveva ripetuto ciò che avevo detto.
«Oh, nient’affatto» ribattei, pronta. «I fan si aspettano davvero troppo da Perrie e le altre. Bisogna sempre rispondere con il sorriso, assecondarli e dimostrarsi gentili e disponibili. E tu sai meglio di chiunque altro che non sono esattamente una persona carina e disponibile. Esattamente come non lo sei tu. Scommetto che non sopravvivresti neanche un giorno se fossi al mio posto.»
«Non ci contare, sarei meglio di te. Perrie mi ha mostrato l’articolo di quando hai imprecato contro quel paparazzo. Non molto professionale da parte tua.» Ribatté pronta.
«Quello è stato solamente un incidente di percorso, capita a tutti di sbagliare.» Cercai di difendermi.
«Io potrei benissimo riuscirci. Senza errori.»
«Be’, allora trovati la tua sosia celebrità. E la protagonista di The Brave non conta.» Alison odiava quando sostenevo che fosse identica a lei, nonostante fosse realmente così. Prima che potesse ribattere le chiesi di ripassarmi Perrie.
«Cosa le hai detto per farla arrabbiare così tanto?» Domandò non appena riprese il telefono tra le mani. Tratteneva a stento una risata.
«Solo la dura verità.»
«A proposito di impegni di voi celebrità. Ti avverto che domani e dopodomani tu e le ragazze parteciperete al V Festival che si terrà per due giorni - come ogni anno - rispettivamente a Chelmsford e a South Staffordshire.» Mi disse Perrie, mentre Alison continuava a borbottare. Tra le lamentele della rossa potei perfettamente distinguere un “Emma va Al V Festival? Non è possibile!” detto in tono piuttosto stizzito.
«V Festival? Quel V Festival?» Le domandai, incredula.
«Virgin Festival, esattamente.»
«Non ci posso credere» ammisi più a me stessa che a Perrie. «Prima gli European Music Awards, adesso il V Festival. Mi sembra un sogno.» Dall’altra parte sentii la ragazza ridacchiare.
«Dovresti davvero crederci Emma. In fondo...» La bionda interruppe bruscamente ciò che stava dicendo. «Puoi attendere un secondo?» Domandò. Annuii pur sapendo che non poteva guardarmi, e mentre aspettavo accesi la televisione e mi sintonizzai su MTV, che in quel momento mandava in onda un programma di video musicali. Ascoltai distrattamente la musica mentre facevo colazione, e dopo qualche minuto Perrie tornò a parlare.
«Eccomi. Ho un piccolissimo favore da chiederti, Emma.» Il suo tono di voce si era fatto stranamente supplichevole, segno che molto difficilmente avrei accettato la sua richiesta, qualunque essa fosse. «Alison insiste col dire che più che una richiesta dovrebbe essere un ordine.» Aggiunse.
«Cosa intendi con ordi...» Tentai di dire, con la bocca ancora piena di cereali. Ad un tratto mi fu tutto chiaro. No, no e no. Perrie non poteva assolutamente chiedermi di farlo. Era chiaro che volesse chiedermi di portare Alison con me.
«So che non è esattamente ciò che volevi, ma...»
«Come hai fatto a farti convincere?» Le chiesi.
«Sembrava così entusiasta che tu partecipassi al V Festival, così ho deciso di proporle se le andava di andare assieme a te.»
«Lo sai che sicuramente combinerà qualcosa. È ben capace di dire alle altre chi sono veramente e rovinare tutto.»
«Non lo farà. Lo prometto.»
«Lo farà eccome.» Dichiarai. Sapevo però che Perrie avrebbe fatto di tutto per convincermi, così mi arresi, ma alle mie condizioni. «Solo al concerto. Niente pass.»
«Per me va bene.» La voce di Alison mi arrivò in lontananza.
«Dille anche che parteciperà solamente a uno dei due giorni del Festival. E niente storie.» Dissi in un tono che non ammetteva repliche.
«Okay, la informerò. Ora dobbiamo scappare, siamo qui in magazzino da davvero troppo tempo. Bonnie si starà domandando dove siamo finite. Mi raccomando Emma, divertiti al V Festival.»
«Lo farò eccome.»
«Oh, e dimenticavo, per favore fatti consigliare dalle ragazze come vestirti. Non voglio altri scivoloni di stile o robe simili. Va bene?»
Le sue parole mi misero in imbarazzo. Aveva ragione, non sono molto brava per quanto riguarda la moda, ma non c’era bisogno di sottolinearmelo in un modo così indelicato. «Lo farò Perrie, non ti preoccupare.»
«Controllerò le foto su internet. Se riesco ti chiamo domani.»
Dopo un ultimi saluto riattaccai e ricominciai a mangiare i cereali, ripensando alla conversazione appena avuta con Perrie e Alison. Ero elettrizzata per la notizia riguardante il V Festival che si sarebbe svolto il giorno successivo, e allo stesso tempo preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere con Alison. Non era esattamente una donna discreta, e sapevo che avrebbe potuto combinare qualcosa.
Sospirai pensierosa e finii i cereali rimasti, poco prima che le ragazze rientrassero dalla passeggiata in centro, con le braccia colme di sacchetti.
 
***
 
Il giorno del V Festival era finalmente arrivato. Seduta sul lettone, ancora in pigiama, attendevo concitatamente Leigh, posta qualche metro più avanti, nella cabina armadio. Fissava attentamente quest’ultimo, come in attesa di un improvviso miracolo. «Non c’è niente di interessante?» Le domandai, ma la ragazza sembrò non accorgersene. Lo ripetei nuovamente a voce alta, e finalmente  mi sentì.
«Ti avevo detto che avresti dovuto venire con noi a fare shopping ieri mattina, ma diciamo che non sei messa proprio male. Possiamo fare qualcosa. Insomma, al Festival puoi vestirti in modo casual e non elegante. Ho trovato!» Esclamò lanciandomi distrattamente una camicetta bianca e un paio di blue jeans corti.
Senza neanche guardarli decisi che li avrei indossati.  
Mentre allacciavo distrattamente un paio di All Star rosse, dopo aver sistemato i capelli ed essermi truccata leggermente sotto saggio consiglio di Leigh, qualcuno bussò alla porta, e senza attendere risposta entrò. Era Jade seguita da Jesy. «Tra dieci minuti arriverà l’auto che ci porterà a Chelmsford, siete pronte?» Ci informò la prima.
Io e Leigh-Anne ci guardammo sorridendo, dopodiché annuimmo entrambe. Eravamo pronte.
 
Parte della durata del viaggio la passai in silenzio. L’autista guidava imperterrito lungo le strade trafficate della città. Mano a mano che ci allontanavamo dal centro pulsante di Londra per raggiungere la periferia di Chelmsford, le strade si faceva meno trafficate.
Osservavo distrattamente le auto che sfrecciavano al nostro fianco, mentre il cielo - dove all’inizio vi era un sole appena accennato - stava iniziando a rannuvolarsi. Sperai non piovesse.
Circa un’oretta più tardi arrivammo finalmente nell’Essex, proprio dove si trovava il borgo di Chelmsford. L’auto si fermò davanti ad un enorme distesa d’erba, delimitata da una palizzata in ferro innalzata probabilmente per il festival. Scesi dalla macchina assieme alle ragazze, e in lontananza riuscimmo a scorgere un enorme palco dove da lì a poche ore si sarebbe svolto il concerto. La seconda cosa che notai furono molti tendoni colorati, dove erano riunite diverse persone. Osservai attentamente tutto ciò che mi circondava.
Prima che potessimo unirci alla folla che già aveva iniziato a riunirsi nei vari tendoni, ci consegnarono dei badge, spiegandoci che sarebbero serviti per poter passeggiare tranquillamente per il parco prima del concerto che si sarebbe svolto. Mimai le altre infilandomi il badge intorno al collo, dopodiché entrammo. Al di fuori della palizzata erano riunito un bel gruppo di persone che probabilmente erano fan in attesa di vedere i propri idoli per una foto o un autografo. Coloro che non erano muniti di badge non potevano entrare, ma solamente partecipare al concerto se avevano i biglietti.
Appena attraversato i controlli, ci immischiammo subito alla folla. Leigh-Anne prese Jesy per un braccio, salutando qualcuno in lontananza, così restammo io e Jade. Quest’ultima avvicinò a me, sorridendomi. «Non è fantastico?» Domandò entusiasta. Annuii convinta, dopodiché la presi per un braccio, trascinandola verso la folla. Sapevo che sarebbe stato un giorno meraviglioso, soprattutto se passato accanto alle ragazze.
 
Passammo l’intera giornata al V Festival, passeggiando serenamente per il parco, chiacchierando tra di noi e fermandoci a fare foto con gli altri partecipanti. Improvvisamente, mentre Jade mi stava parlando del prossimo concerto delle Little Mix, si zittì, puntando gli occhi davanti a sé.
«Jade, che ti prende?» Domandai stranita, seguendo il suo sguardo fino a fermarlo su un gruppo di ragazzi che dimostravano non più di vent’anni. «Chi hai visto?» Le chiesi, non riconoscendo nessuno di loro.
«Quello è Harry!» Esclamò improvvisamente lei. «Credi che debba andare da lui? Insomma, è da qualche giorno che non ci sentiamo. E se magari non volesse proprio parlare con me e mi stesse evitando? Magari non appena mi vede cerca di nascondersi. Oddio, e se fosse davvero così? Tu cosa suggerisci?»
«Ti prego Jade, calmati. Prendi un respiro profondo, non sei una ragazzina. Oramai sei una donna, capace di prendere le sue decisioni da sola e di essere razionale. Non è così?»
«Come fai ad essere razionale se la persona per cui provi qualcosa è a pochi metri da a te? No, che non sono razionale.» Okay, non era esattamente la risposta che mi sarei aspettata.  
«Okay Jade. Va’ da lui. Vedrai che avrà un motivo plausibile per non essersi fatto sentire. Tu sei fantastica, andrà benissimo.» La incoraggiai, sicura delle mie parole.
«Hai ragione. Harry è un bravo ragazzo, e l’ultima volta che ci siamo visti sembrava davvero interessato a me. Insomma, me lo direbbe chiaramente se così non fosse?» Dichiarò decisa. «Tu non pensi?» Sussurrò poi in tono incerto.
Ha detto Harry? «Aspetta un momento, di che Harry stai parlando?»
«Hai proprio la testa tra le nuvole in queste ultime settimane Perrie. Parlo di Harry, il ragazzo che abbiamo incontrato settimane fa mentre registravamo. One Direction. Zayn Malik. Presente?»
Oh merda.
Dovevo stare tranquilla. Insomma, era probabile che non stesse parlando dello stesso Zayn Malik che ho conosciuto. Ce ne sono così tanti qui a Londra... credo. Chissà quanti Zayn Malik fanno parte di un gruppo chiamato One Direction e guarda caso hanno un compagno con i capelli ricci di cui Jade è cotta. Miliardi, probabilmente. Mi preparai a chiederglielo, sorridendo fiduciosa, ma fui preceduta. «Chissà se c’è anche Zayn oggi. Con Harry c’è anche Niall, quindi è probabile che lui sia qua attorno. Vuoi andare a cercarlo?»
«No!» Esclamai in tono troppo rabbioso. Jade mi guardò stranita, dopodiché mi obbligò a seguirla verso il gruppo davanti a noi.
«Devo propri venire lì con te?» Le sussurrai, cercando di non farmi sentire dai ragazzi a cui ormai eravamo vicine. Jade si limitò ad annuire convinta.
«Ciao ragazzi!» Disse, attirando la loro attenzione.
Appena Harry incontrò il suo sguardo si illuminò. «Jade.» La salutò, aprendosi in un sorriso felice. Sembrava esistessero solo loro due.
«Be’, ciao anche te Harry. È davvero un piacere anche per me rivederti.» Dissi sarcastica, talmente piano che solamente il biondino - mi pareva di ricordare si chiamasse Niall - mi sentì e ridacchio.  
«Non ha occhi che per Jade.» Sussurrò lui a sua volta. «Sembra quasi che ci siano solamente loro due.»
«Che ne dici di scappare? Mi sembra inutile rimanere qui assieme a loro, che magari hanno voglia di rimanere soli.» Cercai di convincerlo, ricevendo un sì come risposta. Dopo aver salutato il resto del gruppo io e Niall iniziammo ad incamminarci per il grande parco, chiacchierando tranquillamente di argomenti poco importanti, finché inspiegabilmente finimmo a parlare dei ragazzi. Era stato lui a tirare fuori l’argomento, visto e considerato che io non avevo assolutamente voglia di parlare di loro. Soprattutto di uno Zayn in particolare.
Il motivo? Nessuno in particolare. Mica ce l’avevo con lui per non essersi fatto sentire dopo avermi quasi baciato. No. «A proposito di Zayn.» Oramai avevamo iniziato il discorso. «Lui è qua? Insomma, ci siete tu e il riccio. Anche lui verrà? Oppure è già qui? Se è qui vorrei saperlo, giusto per... esserne al corrente.» Stavo iniziando a straparlare.
Niall mi sorrise dolcemente, scoprendo una fila di denti bianchissimi. «Perrie, giusto?»
«Che?» Domandai senza capire.
«É così che ti chiami, no?» Mi chiese, poco prima che un gruppetto di ragazzi ci chiese di fare una foto assieme.
«Be’, più o meno.» Sussurrai in risposta un istante prima che uno dei ragazzi scattasse la foto. Dopodiché, prima che Niall potesse vedermi, sgattaiolai in un tendone con l’intenzione di stare un attimo da sola. Cosa impossibile, considerato che mi trovavo ad un Festival. Sospirai profondamente, incapace di muovermi da quel tendone. Ero preoccupata che Zayn vi stesse partecipando, e stando assieme a Niall sarebbe stato più probabile che ci incontrassimo, quando l’ultima cosa che desideravo era vederlo.
Quando mi resi conto che avrei dovuto nascondermi a lui, Niall e il resto dei ragazzi, capii che quella sarebbe stata una giornata davvero lunga.
Circa una decina di minuti più tardi, quando mi dissi che probabilmente il biondo non era più nei paraggi, diedi un’occhiata all’esterno del tendone e mi diressi verso il palco che, seppur mancassero ancora diverse ore al concerto, aveva già iniziato ad affollarsi. Lì non mi avrebbe trovato sicuramente nessuno.
 
Quello che si prospettava essere una delle giornate migliori della mia vita, si rivelò essere una delle peggiori. Passai tutto il pomeriggio a mischiarmi tra la folla, con il continuo terrore di vedere  ragazzo dalla pelle ambrata.
Per circa un secondo il mio cervello tentò di ragionare in modo adulto e mi dissi che avrei smesso di nascondermi. Poi però tutto il resto aveva prevalso sul buonsenso.
Nonostante i nuvoloni scuri che per tutto il giorno avevano minacciato un temporale, solamente verso le nove la pioggia aveva iniziato a picchiettare insistentemente sul prato, bagnandolo e rendendolo scivoloso. La pioggia diminuì molto rapidamente, fino a diventare solamente superficiale. In quel preciso momento un uomo salì sul palco, tamburellò contro il microfono un paio di volte, dopodiché iniziò a parlare, presentando i cantanti che quella sera si sarebbero esibite. Tra questi figuravano Beyoncé, Jessie J e altri.
«Perrie!» Poco prima che la prima cantante salisse sul palco e che tra le urla d’approvazione partisse la base musicale, sentii la voce di Jade. Mi girai e la trovai a pochi metri di distanza da me, accompagnata da Leigh-Anne e Jesy, che alzarono la mano per attirare la mia attenzione. «Dove eri finita?» Mi chiese Jade appena mi raggiunse, cercando di sovrastare il casino.   
«Sono stata qui tutto il tempo.» Ribattei con un’alzata di spalle. Le ragazze sorrisero e un istante più tardi dal palco giunsero le note di una canzone orecchiabile e la bionda, con un vestito blu brillantinato, fece il suo ingresso facendo scoppiare la folla dall’entusiasmo.
Quella fu una delle serate migliori della mia vita.
 
***
 
Non era possibile che mi fossi lasciata convincere da Perrie.
“Vedrai, vi divertirete un mondo insieme!”. Le sue ultime parole continuavano a girarmi vorticosamente nella testa mentre mi dirigevo a casa di Alison. Mi ero anche lasciata convincere ad andarci in macchina assieme a lei, al V Festival. Insomma, non solo avevo dovuto spiegare alle ragazze chi fosse la ragazza che avevo invitato - mi ero inventata che fosse una lontana cugina venuta a trovarmi a Londra - ma anche spiegare il motivo per cui non sarei andata in macchina con loro.
Avevano cercato di convincermi andare in auto con loro e portarmi dietro Alison, ma era l’ultima cosa che volevo.
Non appena arrivai nel tranquillo quartiere dove abitava Alison, mi tolsi gli occhiali da sole e mi guardai attorno, cercando di ricordare il numero civico di casa sua. Le case erano tutte uguali, dipinte di un luminoso color cremisi. Quando vidi il pick-up rosso fiammante della ragazza parcheggiato davanti ad una di esse lo riconobbi come la palazzina in cui Alison abitava e mi avvicinai, trovando il suo nome sul campanello e suonando. Qualche istante dopo la rossa rispose e mi chiese di aspettare qualche minuto il suo arrivo. Passeggiai distrattamente di fronte a casa sua, mentre mi preparavo psicologicamente alla giornata che si sarebbe svolta. Fortunatamente avevo per lo meno convinto Alison a partecipare solamente al concerto.
Qualche minuto più tardi sentii il cancelletto di casa aprirsi cigolando. Mi girai e mi trovai davanti la mia amica, che mi salutò mentre cercava le chiavi del pick-up nella borsa a tracolla che si era portata.
Quando le trovò, alzò lo sguardo su di me e sul volto si disegnò un espressione sorpresa. «Sei diversa.» Mi disse semplicemente, probabilmente notando ciò che indossavo.
«Anche tu.» Risposi a mia volta. «I capelli sono meno ribelli del solito.» Aggiunsi aprendo la portiera sinistra dell’auto e sedendomi. «Guidi tu, okay?» Le dissi dopo un attimo di silenzio.
«Certamente.» Rispose accendendo la radio che in quel momento stava trasmettendo i grandi successi degli anni Novanta, e abbassando il finestrino. Sistemò lo specchietto, dopodiché accese l’auto e il GPS che ci avrebbe indicato la strada verso lo Stafforshire, dove si sarebbe tenuto il secondo giorno del V Festival.
Mentre l’auto di Alison sfrecciava sull’autostrada, dalla radio si diffusero le note di “Baby one more time”. Spostai il mio sguardo verso la rossa sorridendole, che lei ricambiò prima di concentrarsi nuovamente sulla strada.
Io e Alison ci conosciamo da quando eravamo piccole, e quella canzone è sempre stata una delle nostre preferite, avendo segnato una parte importante della nostra quasi adolescenza.
Senza alcun imbarazzo iniziai a canticchiare distrattamente assieme a Britney Spears, mentre osservavo rapita il paesaggio che cambiava velocemente. In pochi istanti alla mia voce si aggiunse quella di Alison, e inevitabilmente la alzammo entrambi di qualche tono. Quei minuti furono i più divertenti di tutto il viaggio, con noi due che cantavamo come pazze, nonostante la voce poco intonata e stridula. Fummo talmente prese da quella Jam Session improvvisata che per un po’ non demmo retta alla voce femminile e meccanica del GPS che ci indicava la strada da percorrere per arrivare a Weston Park. Infastidita dall’insistente voce, spensi l’aggeggio con un colpo secco.
«My loneliness is killing me.» Continuai poi a cantare la strofa, mentre la voce di Alison faceva da coro.
Nell’istante esatto in cui la bionda alla radio pronunciava le ultime parole della canzone, io ed Alison ci guardammo di sfuggita e non evitammo di ridere divertite. Quando ci tranquillizzammo, notai che Alison si guardava attorno, stranita. «Emma, sai dove siamo al momento?» Mi domandò, come se avessi in testa la mappa dell’intera Inghilterra.
«E io che ne so?» Le risposi, alzando le spalle.
«Ma come che ne sai? Dove siamo finite, adesso?» Domandò indicando gli alberi che ci attorniavano come in una gabbia. Il suo tono di voce si era fatto leggermente stridulo, decisamente arrabbiato. Ciò fece arrabbiare anche a me.
«Non mi sembra di essere il tuo GPS privato, Alison.» Ribattei secca.
«Perché ‘sto coso non si accende più?» Continuò come se non avessi parlato, picchiettando insistentemente sull’oggetto che fino a poco fa funzionava perfettamente. Finché non l’avevo toccato io.
«E io cosa posso saperne?»
«Tutta colpa tua. È tutta colpa tua. Se non mi avessi distratto con la canzone a quest’ora saremmo già arrivate, probabilmente!» Sbottò irata, frenando in un piccolo campo sterrato.
«Colpa mia? Non è colpa mia. Tu eri alla guida, avresti dovuto stare attenta e non farti distrarre da nulla. Insomma, è così che si fa, no?»
In pochi secondi finimmo per litigare, che ci portò ad essere entrambe più preoccupate. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, prendendo il GPS e iniziando a scuoterlo come se la donna dalla voce metallica potesse uscire da esso e indicarci la strada.
«Smettila Emma! Mi rendi più nervosa così.» Dichiarò Alison, lanciandomi un’occhiataccia. Mi ammutolii e smisi di scrollare l’aggeggio infernale nelle mie mani. «Okay, okay. Niente panico. Che vuoi che sia? Weston Park sarà qua attorno, da qualche parte.»
Guardando attraverso il finestrino, mentre Alison ripartiva, notai che il paesaggio era tutto inquietantemente uguale. Ogni albero o campo sembrava identico a quello precedente. Notando che mi stavo innervosendo Alison ricominciò a parlare. «Potremmo chiedere a qualcuno.» Disse in tono pratico.
«Oh certo, perché non a quella mucca laggiù?» Ribattei piccata in tono sarcastico. «Oppure a quell’albero. Sembra gentile e disponibile.» La verità era che eravamo completamente sole, ai confini del mondo. Okay, forse stavo esagerando. Solo leggermente.
«Il tuo sarcasmo pungente non ci aiuterà a trovare la strada, Emma.» Dichiarò asciutta.
«Hai ragione. Ma se questo diavolo di coso iniziasse a funzionare magari potremmo riuscire a...» Iniziai a dire, sbattendo il GPS con foga per aria e colpendo per sbaglio la portiera, producendo un rumore secco.
«Emma! Lo stai distruggendo!» Esclamò la rossa inorridita dal mio gesto brusco. «Stai distruggendo la nostra unica possibilità di salvezza.» Poi ero io quella che stava esagerando.
«Sì è acceso!» Notai improvvisamente, quando il piccolo schermo di colorò di azzurro. Dopo un po’ comparve il nome della marca del GPS, e in men che non si dica ricominciò a funzionare perfettamente, o quasi. Quando digitai la meta, notammo che la voce femminile di poco prima era stata sostituita da una leggermente più greve, come se il GPS si fosse rotto.
«Forse ho davvero esagerato.»  
«Non importa, è meglio così. La voce di quella donna iniziava a darmi sui nervi.» Dichiarò Alison prima di ripartire e facendomi inevitabilmente ridere. Un po’ per ciò che aveva detto e un po’ per il capovolgimento della situazione.
 
Quando arrivammo - circa un’ora più tardi - Alison parcheggiò poco distante da dove avevamo posto le palizzate in ferro. Scendemmo insieme dalla macchina, e qualche minuto dopo sentii qualcuno fare il mio nome, o meglio, quello di Perrie. Mi girai e vidi Jade, Leigh-Anne e Jesy venire verso di me. Le salutai con la mano, dopodiché - prima che potessero essere troppo vicine - diedi una debole gomitata ad Alison. «Vedi di non fare o dire cose che sbagliate al momento sbagliato.» Le sussurrai. La vidi alzare gli occhi al cielo, leggermente divertita dalla mia reazione.
«Va bene mamma, sarò muta come un pesce.» Rispose sarcastica, facendomi sorridere. «Fidati di me.» Aggiunse. Come se fosse facile, pensai tra me e me.
«Perrie! Sei qui, finalmente. Pensavo non sareste mai arrivate.»
«Già. Abbiamo fatto un leggero ritardo.» Ridacchiai. «Chissà di chi è la colpa.» Aggiunsi, beccandomi un’occhiataccia da parte di Alison.
«Tu devi essere Alison.»
«Esattamente. Sono una sua...»
«Una mia lontana parente.» Mi affrettai a dire. «Venuta a trovarmi da molto lontano...»
«Oh ma è fantastico. E da dove di preciso?» Domandò Jesy mentre un uomo ci consegnava a badge come il giorno precedente.
Di dove? Ora che le avrei detto? «Scozia!» Borbottai in un improvviso lampo di genio. Le ragazze rimasero a guardarmi per qualche secondo con volto stranito, senza dire una parole. «Scozia? Praticamente l’altra parte del mondo.» Riuscì a dire Leigh in tono poco convinto.
«Già.» Ridacchiai. Fortunatamente non avrei dovuto inventarmi altre cose sulla vita di Alison, poiché avrebbe partecipato solamente al concerto che si sarebbe tenuto quella sera. O così ero convinta.
Mentre le ragazze chiacchieravano con la rossa, io mi guardavo attorno, sollevata poiché non mi sembrava di vedere Zayn o altri membri dei One Direction attorno. La mia supposizione sul fatto che non ci sarebbero stati era giusta, notai facendo comparire un sorriso sghembo sul volto. Quando mi girai nuovamente notai che Alison aveva indossato il badge sul collo. Lo guardai per qualche secondo, confusa. Improvvisamente capii. No, no, no. «Aspetta  un attimo, tu avevi detto che saresti venuta solo al concerto. Quindi questo badge non ti serve.» Sussurrai alla rossa.
«Be’, Jade mi ha chiesto se avevo voglia di passare il tempo con la mia cara cuginetta. Come potevo dirle di no?»
«Rovinerai tutto, ne sono sicura.» Dichiarai, dopodiché la presi per un braccio, salutando le altre e allontanandomi assieme a lei. Se proprio avrebbe dovuto stare assieme a me, l’avrei portata più lontano possibile dalle ragazze, o da chiunque altra persona si trovasse lì quel giorno. 
«Insomma Emma, non ti fidi di me neanche un po’. Di solito è il contrario.»
«Qui sono Perrie, per chiunque, okay?» Affermai in tono fin troppo alto.
«Emma?» Qualcuno mi chiamo. Era una voce calda e profonda - oltre che fin troppo famigliare - una voce che non mi sarei mai aspettato avrebbe fatto il mio nome. Il mio vero nome. Mi girai lentamente, trovandomi a poca distanza da me niente poco di meno che Zayn. Zayn Malik. Oh, merda.
«Lui conosce la tua vera identità?» Chiese Alison ad un volume di voce talmente basso che la sentii a malapena, mentre osservava curiosa il ragazzo che avevamo davanti. Nel frattempo io ero pietrificata. Cosa diavolo ci faceva lui, qui? E soprattutto, quando gli avevo detto come mi chiamavo veramente?
A quell’appuntamento, giusto. Ero stata una vera idiota. «Emma? Preferisco essere chiamata Perrie.» Dichiarai a Zayn in tono sbrigativo. Mi ero ripresa dall’iniziale sorpresa, e mi ero calata nel ruolo dell’indifferente. Il ragazzo mi guardò leggermente confuso, dopodiché mi sorrise dolcemente. Probabilmente pensava che le sue doti da ammaliatore avrebbero funzionato con la sottoscritta. No di certo.
«Sono contento di vederti qui.» Continuò. «Harry e Niall mi hanno detto di averti vista ieri.» Mentre mi parlava, si arrestò improvvisamente, notando che Alison lo guardava incuriosita. «E lei chi è?» Mi chiese indicando Alison con il capo.
Mi girai a guardarla. «Nessuno di importante.» Liquidai la faccenda, iniziando a incamminarmi per il parco. Alison sembrò capire di doverci lasciare da soli - anche se non era esattamente ciò che volevo - e se ne andò con una scusa.
Entrambi la guardammo allontanarsi, e fu lui a riaprire bocca dopo qualche secondo di completo silenzio. «Mi dispiace davvero tanto non averti richiamato Em... Perrie.» dichiarò lui una volta che fummo soli. Senza che me ne accorgessi si era avvicinato a me. Indietreggiai impercettibilmente e accorgendosene, aggrottò lievemente le sopracciglia per poi tornare alla sua espressione iniziale, che sembrava realmente dispiaciuta. Per qualche istante il mio comportamento restio e la mia sfiducia nei suoi confronti vacillarono, ma durò solamente qualche secondo.
Il fatto che tu abbia un naso perfettamente dritto non ti da il diritto di far passare una settimana prima di richiamare una ragazza, pensai infastidita dai suoi tentativi di scuse. Ma che dico? Non mi ha nemmeno richiamata. Se non ci fossimo incontrati casualmente qui al V Festival con ogni probabilità avrebbe fatto passare un’altra settimana.
Cercai di riportare la mia attenzione su ciò che il moro stava dicendo. «...Insomma, chi meglio di te potrebbe capire gli impegni che noi cantanti abbiamo?» Peccato che io - non essendo esattamente chi pensi che sia - non posso assolutamente capire.
Nonostante i pensieri negativi che mi vorticavano insistentemente per la mente, cercai di sorridere, e annuii convinta. «Certo che capisco, davvero. Non importa Zayn, cosa vuoi che sia?» Dissi, con un tono di voce esageratamente mellifluo e comprensivo. «Insomma, non ho mica aspettato di ricevere tue notizie per tutta la settimana.» Ridacchiai. «In realtà me n’ero proprio dimenticata de nostro appuntamento. Insomma, non è stato niente di speciale, non trovi?»
Mi ero anche dimenticata del nostro quasi primo bacio. Non ci pensavo mai. Neanche una volta da quando Zayn se n’era andato lasciandomi lì, come un’idiota ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Non avevo proprio contato le nove volte in cui ci avevo pensato quel giorno. Pensato a cosa poi? Quale quasi bacio?
Dopo ulteriori scuse Zayn si zittì e sfoggiò un sorriso improvviso, guardandomi da capo a piedi. «Sei bellissima oggi.» Dichiarò, facendomi sussultare per improvviso complimento.
Cercando di non dare peso alle sue parole, annuii vigorosamente. «Sì, probabilmente hai ragione, oggi sono davvero bellissima.» Ribattei per dimostrargli che le sue parole - no -  non mi avevano affatto scalfito. «Be’, ciao Zayn.» Aggiunsi, allontanandomi.
Il moro aggrottò le sopracciglia, sorpreso dal mio comportamento. Davvero si aspettava che sarei rimasta assieme lui? E magari avremmo anche passato tutto il pomeriggio a chiacchierare, bere e divertirci.
«Aspetta un attimo, dove vai?» Domandò dopo essersi ripreso dalla sorpresa iniziale.
Mi girai verso di lui, agitando la mano in segno di saluto. «Mi dispiace ma ho altro da fare, sai, impegni da star. Ma tu mi capisci Zayn, non è così?» Ribattei sarcastica, scimmiottandolo leggermente.
Ero o non ero al V Festival? Quale migliore occasione per incontrare i migliori cantati attuali? Non avevo tempo da perdere con un ragazzo che pensa solo al lavoro. Dentro di me avevo utilizzato ancora quel tono stizzito. Questo sicuramente non significava che mi importasse di ciò che Zayn aveva - o meglio - non aveva fatto.
Il ragazzo mi guardò mentre mi allontanavo, con in volto un espressione corrucciata. Certo che devo proprio essere insopportabile, a volte.
 
Camminai per qualche metro fino a ritrovarmi quasi senza accorgermene, a parlare con un gruppetto di ragazze, tutte davvero simpatiche. Chiacchierammo per qualche minuto finché, notai Zayn avvicinarsi pericolosamente. Mi raggiunse, e salutò le altre con un sorriso, spostando poi lo sguardo su di me. Cosa vuole ancora? pensai infastidita, aspettando che aprisse bocca, però ciò non avvenne. Rimase in silenzio mentre una delle ragazze parlava del concerto del giorno precedente. Cercai di non dare peso al fatto che il moro continuasse ad osservarmi, senza però dire una parola. Risultava snervante. «Scusate ragazze, ma ora devo andare. È stato un piacere conoscervi.» Mi congedai, sperando che Zayn non continuasse a seguirmi.
Mi fermai nuovamente solamente quando vidi Jesy e Leigh-Anne mentre parlavano con quello che riconobbi come l’ennesimo membro dei One Direction. Mi avvicinai a loro, partecipando al loro discorso. In una manciata di secondi venni raggiunta nuovamente da Zayn. Sbuffai infastidita, cercando di ignorarlo. «Allora Liam» iniziai a dire, spostando lo sguardo verso il castano. «Come va la band?» Chiesi educatamente.
«Va molto bene, e ho notato con piacere che anche a voi va bene. Di recente avete vinto un premio agli Ema, non è così?»
Io, Jade e Jesy incrociammo i nostri sguardi sorridendo al ricordo della premiazione. «Esattamente.» Disse poi Jade, sorridendo fiera.
Improvvisamente, Zayn aprì bocca. «Continuerai ad ignorarmi bellamente ancora per molto?» A queste parole chiusi gli occhi per un secondo, prendendo un respiro profondo. Proprio nel momento in cui ero riuscita ad ignorare perfettamente la sua presenza.
«Esattamente. Noto con piacere che sei molto perspicace.» Gli risposi senza nemmeno guardarlo, con un tono di voce lievemente stucchevole. Avrei fatto il suo gioco, se era quello ciò che desiderava.
Mentre parlavo della premiazione, notai che Jade, Jesy e Liam continuavano a lanciarsi sguardi preoccupati, spostandoli poi verso me e Zayn.
«Ma che sta succedendo?» Domandò Jade dopo un attimo di confusione.
«Assolutamente nulla.» Ribattei prontamente.
«Ha ragione, non sta succedendo niente. È solo arrabbiata con me per chissà quale motivo.» Aggiunse Zayn, parlando con Jade e gli altri, ma continuando a guardare me. Sollevai il sopracciglio destro, scuotendo leggermente la testa, indispettita. Ma davvero non sapeva il motivo per cui ero arrabbiata?
«Oh, ma davvero?» Sbottai improvvisamente, puntando finalmente gli occhi chiari nei suoi e assottigliando lo sguardo. Forse il mio tono fu piuttosto alto, poiché Liam e le ragazze, fecero un piccolo passo indietro e in men che non si dica si allontanarono, lasciandoci soli.
Passammo i primi secondi avvolti in un silenzio imbarazzante, evitando il più possibile di incrociare i nostri sguardi. Nel momento esatto in cui alzai la testa Zayn spostò il suo sguardo su di me, e in un secondo tutto cambiò. Il mio cipiglio scomparve, e lo stesso fu per lui. Non riuscivo a smettere di guardarlo, era come se i nostri occhi fossero incatenati tra loro, legati da qualcosa di invisibile e profondo. Tutto attorno a noi appariva sfocato e il continuo vociare fastidioso, giungeva ovattato. Il mio cuore perse un battito, mentre la consapevolezza che il ragazzo che avevo di fronte fosse per me più importante di quanto avessi creduto fino a quel momento, si faceva spazio nella mia mente.
Zayn mi studiò per qualche secondo. Le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate. «Immagino tu stia bene proprio come non sia arrabbiata con me.» Disse alla fine, in tono serio che faceva trasparire un leggero scherno.
Okay. Zayn uno, Emma zero.
«E va bene, Mr. Naso Perfetto Malik» iniziai, prima che mi fermasse.
«Come mi hai chiamato?» Domandò ridacchiando. Sì, come se non mi avesse sentito. Lo liquidai con un gesto indifferente della mano, e continuai il discorso. «Non mi interrompere. Vuoi sapere il motivo per cui sono arrabbiata? Perché mi hai praticamente snobbata per un’intera settimana! Insomma, immagino che tu non abbia avuto neanche un minuto di tempo libero, ma non credo sia così difficile prendere in mano il cellulare e scrivere un semplice messaggio. Avrei gradito, sai?» Dichiarai, sospirando pesantemente, come se avessi trattenuto il respiro per i minuti precedenti. Notando che Zayn non accennava a rispondermi, continuai. «Sembra che ti interessi a me solamente quando mi hai davanti, capisci? Quanto tempo ancora sarebbe passato se non ci fossimo incontrati casualmente oggi?»
«In realtà, io sono venuto per te, Perrie. Niall mi aveva detto di averti visto ieri, così ho deciso di venire, sperando di trovarti.» Disse semplicemente, alzando le spalle e guardandomi. «Anche se so che non è una scusa abbastanza convincente. Mi dispiace per averti fatto pensare di non essere importante. Nel senso che... be’, hai capito, no?»
In quel momento Zayn sembrò quasi... in difficoltà, imbarazzato. Gli mostrai un sorriso sornione. «No, in realtà non ho capito.» Buttai lì, spostando la testa leggermente verso di sinistra, come ad aspettare una risposta dal moro.
Lui sembrò capire il mio gioco e scosse la testa. «Non sei divertente. Hai capito benissimo ciò che intendevo.»
«Okay hai ragione, ma devo ammettere che mi piace molto lo Zayn timido e impacciato. Quasi più di quello normale.»
«E chi ti ha detto che non sia questo il vero Zayn?» Fu la sua risposta.
«Si dal caso che prima o poi lo scoprirò.»
 
Il resto del pomeriggio lo passai con Zayn. Sembrava che quel giorno, a Weston Park, ci fossimo solamente noi e non migliaia di persone. Solo io e lui. Gli raccontai molto più di quanto avessi dovuto, ma non me ne pentii.
Quel giorno scoprii che Zayn era uno di quei ragazzi che amano ascoltarti senza interromperti neanche per fare domande, che ridono alla tue battute scadenti, ma non ridono della battuta in sé, più che altro del modo in cui la dici. Uno di quei ragazzi che riescono a farti sentire sicura di te e terribilmente inadeguata nello stesso momento. Quel giorno scoprii che Zayn era il primo ragazzo che da tanto tempo a quella parte mi aveva fatto sentire scombussolata.
Quella stessa sera, invece di partecipare al concerto che si stava tenendo, io e il moro decidemmo di continuare a parlare, come avevano fatto parte delle persone. Prendemmo da bere - entrambi una birra - e ci sedemmo in un paio di sedie libere accanto ad uno dei tendoni che avevano allestito. Era ormai buio, e una brezza leggera - tipica delle giornate di fine agosto - si era alzata, facendomi rabbrividire leggermente. Mi strinsi nel maglioncino nero che avevo indossato da poco e presi l’ennesimo sorso di birra. Il silenzio era nuovamente sceso tra noi.
«Sai una cosa, Perrie?» Convenne Zayn, poggiando la bottiglia di birra ormai vuota sul prato umido. «Passando del tempo con te ho capito che a volte tu sia una vera rompipalle.» Snocciolò tutto d’un fiato, facendomi a malapena capire tutta la frase. Feci per ribattere, ma venni zittita con un gesto della mano. «Trovo anche che sia petulante e immatura, talvolta.»
«Hey» ribattei, infastidita dalle sue parole. «Io non sono affatto petulante, né tantomeno immatura.» Tra di noi scese un silenzio carico di significato, distratto dalle chiacchiere e dalla musica. «Okay, a volte - e dico a volte - potrei sembrarlo.»
«Certo, a volte.» Fu la sua risposta.
«E va bene, hai vinto tu. Lo sono spesso, anche più di quanto vorrei. Ma ti concedo il petulante, non immatura. Affare fatto?» Sostenni, sporgendomi verso di lui e allungando la mano come se dovessimo stringere un accordo.
Strinse la mano sorridendo. «Affare fatto.»
«Tu non sei da meno, però. Oggi non hai fatto altro che bloccare ogni mio tentativo di socializzare con personaggi famosi. Insomma, quando credi mi possa ricapitare un occasione del genere?»
«Credo sempre, ora che tu e le ragazze state acquistando notorietà.» Replicò in tono piuttosto ovvio.
Ah giusto, le Little Mix. Sono Perrie, non Emma pensai. Era un dettaglio che mi capitava spesso di dimenticare. Cercai immediatamente di sviare il discorso ad altro. «Comunque, io sarò quella petulante, ma almeno so ballare.» Buttai lì con finta indifferenza.
«E questa informazione da chi l’hai avuta?»
«Oh, sai com’è, in giro se ne parla davvero un sacco.» Scherzai, facendolo ridere. Smise improvvisamente di farlo e iniziò a guardarmi intensamente, come per studiarmi. «Sei diversa da come mi eri sembrata la prima volta che ci siamo incontrati, sai?» Disse poi, come traendo le sue conclusioni.
«Davvero? E ti piace questo mio essere così diversa da quel primo giorno?»
Assottigliò gli occhi e il suo sguardo su di si me si fece inevitabilmente più intenso e penetrante. «Mi fa impazzire.» Ribatté prontamente, senza esitazioni, con un tono di voce leggermente roco. Fummo entrambi automaticamente più vicini, come se avessimo capito che era arrivato il momento esatto. Se non fosse stato per me, ovviamente.
«Non credi che baciarci in questa situazione - luna piena, musica in sottofondo e quant’altro - sia come una di quelle patetiche romantiche scene da film?» Azzardai, mordendomi immediatamente la lingua, poiché baciarlo era la cosa che in quel momento desideravo di più al mondo. Ma ovviamente se non rovinavo i momenti perfetti non ero contenta.
«Oh ma ti prego, ‘sta zitta!» Sbottò Zayn, facendomi ridere di gusto.
«Come rovinare il momento perfetto. Conosci la definizione di romantici...» Scherzai, poco prima di sentire la pressione delle sue labbra calde sulle mie, in quello che se non fosse stato un bacio - un dei gesti che più simboleggiano il romanticismo - sarebbe sembrato semplice e naturale come respirare. Non potei fare a meno di sorridere nel bacio, prima che Zayn mi mettesse una mano sulla guancia, facendomi rabbrividire, e approfondisse il bacio.
Dio, se ne era valsa la pena di aspettare.
Passammo il resto della serata a fare ciò che avevamo fatto fino al momento del bacio, se non per il fatto che ogni tanto Zayn si avvicinava quietamente a me e posava le labbra sulle mie, senza quasi che me ne rendessi conto.
Avevo passato la serata avvolta in uno strano stato di euforia, e poco prima che mi avvicinassi a lui per una tacita richiesta di un bacio, una grossa goccia di pioggia mi bagnò il viso, facendomi indietreggiare per la sorpresa. Alzai lo sguardo verso l’alto, e in men che non si dica a quella goccia ne seguirono altre, più veloci e numerose. Immediatamente mi alzai, seguita da Zayn, e assieme andammo alla ricerca di un tendone libero per ripararci dall’improvviso temporale. I tendoni erano per la maggior parte occupati e troppo pieni, ma finalmente dopo una lunga ricerca ne trovammo uno che poteva ospitarci assieme.
Mentre aspettavamo impaziente che la pioggia - che batteva insistentemente sui tendoni - smettesse, o per lo meno si attenuasse, mi tastai i capelli, constatando che erano fradici e stavano iniziando ad arricciarsi per l’umidità.
Mi schioccai la lingua, mentre con le braccia cercavo di scaldarmi. L’istante successivo sentii avvolgermi da braccia calde, e girandomi notai Zayn che mi sorrideva, cercando di farmi stare al caldo. Mi irrigidii per un secondo, sorpresa da quella sua mossa inaspettata, ma quando il ragazzo spostò lo sguardo, cercando di non farmi sentire in imbarazzo, mi sentii meglio. Il mio cuore batteva all’impazzata, mentre sentivo che i muscoli iniziavano lentamente a distendersi.
Improvvisamente, sentii una voce acuta e femminile a qualche metro di distanza da dove ci trovavamo in quel momento.
«Emma! Cioè, volevo dire, Perrie!» Quando sentii il mio nome mi staccai involontariamente da Zayn, cercando di capire chi mi chiamasse. Vidi una figura femminile, con una massa di capelli ricci e rossi, che con la pioggia era diventata ancora più ribelle del solito, e capii che era Alison.
«Credo di dover andare adesso.» Dissi dispiaciuta. «Mia cugina è qui.»
«Oh, certo. Anche io devo andare, Liam è lì che mi aspetta.» Disse indicando il suo amico con un cenno veloce del capo. Annuii silenziosamente, ma entrambi rimanemmo fermi per quelle che parvero ore.
«Ti chiamo.» Disse lui, sicuro delle sue parole.
«Lo farai?» Domandai alzai lo sguardo, speranzosa.
«Lo farò.» Aggiunse, allontanandosi lentamente. Io lo imitai, girandomi verso Alison che nel frattempo mi aveva individuata e raggiunta.
«E quello chi era?» Chiese curiosa, mentre ci dirigevamo alla sua macchina.
«Ma chi, quello?» Le chiesi indicando distrattamente Zayn che si stava allontanando con Liam. «Nessuno di importante.» Dichiarai, alzando le spalle e sorridendo tra me e me.
 
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