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Autore: Fenixia    07/09/2013    0 recensioni
Ben scopre insieme ad un gruppo di amici un cadavere in una casa abbandonata da anni. La sera stessa fa degli incubi e nei giorni successivi il fantasma della vittima gli chiede aiuto per scovare l'assassino. Così insieme agli amici intraprendere un'avventurosa ricerca di indizi e prove contemporaneamente alle indagini della polizia. Solo Ben può vedere il fantasma che poco alla volta si affeziona al ragazzo. L'assassino intanto comincia la caccia ai ragazzi che si sono intromessi in una faccenda sempre più pericolosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alle sette di mattina Ben era ancora sdraiato nel letto immobile, stanco e debilitato, neanche fosse ammalato.
Era rimasto sotto le coperte a fissare costantemente la finestra, non badava al caldo che faceva a stare sotto le lenzuola.
La fronte era imperlata di sudore, la salivazione era a zero.
Il cellulare sul comodino vibrò e Ben, con movimenti lenti e affaticati, si trascinò dalla parte opposta del letto per afferrarlo e vedere chi lo stava cercando.
Un messaggio di Matt “Ci troviamo tutti al bar Angelo di fronte casa tua, fa’ presto!”.
Due chiamate perse, una dall’amico, l’altra dalla sorella.
All’idea di rivedere tutti i suoi amici montava in Ben un senso di ansia e preoccupazione che lo costringevano a farsi aria per ritrovare il respiro. Niente da fare, Ben non aveva superato lo shock.
Si alzò dal letto e andò in bagno a farsi una doccia ghiacciata per schiarire le idee e cercare qualche vano tentativo di riprendersi.
L’acqua cadde e lo colpì con violenza sulle spalle, era talmente ghiacciata che Ben fece davvero fatica a respirare.
Per un attimo i pensieri rei svanirono dalla mente confusa di Ben lasciando il vuoto e la calma.
La doccia aveva fatto bene.
Quando uscì il ragazzo corse a cambiarsi d’abito e poco dopo si presentò in cucina dove trovò la madre intenta a seguire un programma di giardinaggio in televisione.
La vestaglia aperta sul davanti che mostrava il pigiama.
< Buon giorno!> lo accolse lei, stranamente sorridente.
Ben prese la sua inseparabile aranciata e una brioche dalla dispensa, ma quando fece per rompere l’involucro del dolce, a Ben si chiuse lo stomaco in un pugnetto grande quanto quello di un bambino.
La rimise dentro lo scaffale.
< Non hai fame?> chiese sua madre che aveva osservato tutte sue le mosse.
< Devo uscire tra poco..> Ben evitò il discorso.
< E dove vai? Sei sempre in giro coi tuoi amici..>
Il ragazzo percepì una nota di disapprovazione nella voce della madre.
< Non starò via tanto..>
< Vorrei ben vedere… Ben che ti succede? Non ti drogherai, vero?>
< Mamma! Non sono a quei livelli!>
< Sei sempre in giro, alle ore più strambe! Ieri sei tornato alle due e mezza di notte, esci di domenica mattina alle sette e mezza, ma a chi verrebbe in mente di alzarsi a quell’ora di domenica mattina?>
< A un drogato forse..>
< Fai poco lo spiritoso! E comunque sei strano!>
< Lo sono sempre per te!>
La donna evitò di discutere col figlio anche quel giorno, prese il telecomando e cambiò canale sintonizzandosi sul TG.
Proprio in quel momento Ben sentì una notizia che gli fece rizzare i peli delle braccia, aprì bene le orecchie e si bloccò di scatto ad ascoltare.

“… Una ragazza è stata ritrovata morta alle prime luci di questa domenica mattina da un uomo che aveva deciso di correre e si è avventurato nel parco del paese..”
< Oh povera ragazza..> commentò la mamma di Ben.
Il ragazzo smise di respirare, il suo cuore non batteva più.
Fermo immobile a trattenere il respiro continuava ad ascoltare la notizia al TG.

“… L’autopsia verrà fatta nei prossimi minuti ma nel frattempo la scientifica presuppone che la ragazza sia deceduta già da parecchie ore, la causa della morte è ancora da accertarsi. Nessun parente ha per ora denunciato la scomparsa della ragazza.. è giallo”.
Nessuno aveva avvisato i carabinieri. I genitori non avevano ancora mosso i primi passi per ritrovare la figlia.
Ben rimase in silenzio fino alla fine del servizio.
Ora i giornalisti stavano intervistando l’uomo che aveva ritrovato il corpo senza vita di quella povera ragazza.

“Stavo correndo lungo le rive del lago quando mi sono accorto che c’era qualcosa incastrato tra i rami di un albero che pendeva. Mi sono avvicinato è ho trovato la giovane che galleggiava in acqua…”.
Dietro l’uomo intervistato la telecamera inquadrava il lago che Ben riconobbe subito e la via principale del bosco; non c’era dubbio, Ben riconobbe il parco all’istante, era quello maledetto, quello della casa abbandonata, era QUEL parco!
La mente di Ben cominciò viaggiare, a farsi mille interrogativi, in particolare ce n’era uno che lo assillava: “La ragazza giaceva sulla riva del lago, vuol dire che qualcuno l’aveva spostata…”.
La mente del ragazzo continuava i suoi viaggi sempre più sinistri quando ad un certo punto Ben decise di fermarsi perché un oscuro presentimento aveva cominciato a vagare e a parlare al ragazzo terrorizzato ancora per l’abberrante notizia.
Il cellulare vibrò e Ben saltò in aria trattenendo a stento un urlo, che uscì come una smorfia.
Era Helen “Ti stiamo aspettando corri!”.
La mano che teneva il cellulare tremava, Ben si accorse che lo strava stringendo con forza.
Di colpo si ricordò di respirare.
< Ben?> sua mamma lo risvegliò da quello strano stato di coma in cui era caduto.
< Devo andare..> disse con un filo di voce.
< Ben posso sapere dove andate?> sua mamma si era alzata dalla sedia e aveva raggiunto il figlio sull’uscio di casa.
< Siamo qua nei dintorni, non mi buco, te lo giuro!> il ragazzo alzò le mani in segno di resa.
La madre sbuffò e sparì dietro la colonna per tornare in cucina.

 

Ben raccontò il servizio che aveva appena visto prima di uscire di casa.
I ragazzi restarono in silenzio fino alla fine, guardandosi ogni tanto alle spalle con l’ansia di essere sentiti da qualcuno.
< Ma è una tragedia!> commentò Bart.
< Ma aspetta, hai detto nel lago?> chiese Beatrix.
Ben annuì.
I ragazzi rimasero ancora svariati secondi in silenzio per assimilare ciò che avevano sentito.
< Ho un brutto presentimento ragazzi..> disse Andy, il primo a rompere il silenzio.
< Qualcosa non mi torna…> gli diede corda Helen.
< Se la ragazza è stata ritrovata nel lago… vuol… vuol dire che..> la voce di Andy tremava.
Beatrix finì la frase per lui.
< Vuol dire che qualcuno l’ha… l’ha spostata…?> l’ultima parola la pronunciò appena.
Di nuovo un silenzio di tomba si abbattè sul gruppo di adolescenti.
Ben ragionò.
Andy e Beatrix non avevano torto, la ragazza era nella stanza quando è stata ritrovata da loro, poi magicamente era nel lago.
O che da morta camminasse lo stesso, o invece, l’ipotesi più convincente… è stata spostata da qualcuno.
< Se è stata spostata…> Matt sembrava avesse letto i pensieri di Ben < Vuol dire che quell’uomo che abbiam visto era… era…>
Non finì la frase, non ce n’era bisogno, e in ogni caso Alyce non gli diede la possibilità.
< Oh no ragazzi non posso crederci!> sbattè i pugni sul tavolo facendo rumore disse, era ancora fortemente turbata.
Ancora silenzio.
Per quanto a Alyce l’idea non piacesse, era l’unica risposta plausibile.
Quella notte i ragazzi erano evasi dalla casa terrorizzati a morte e quando si erano girati avevano visto qualcuno affacciarsi dalla finestra. Da quella finestra! Quella in cui giaceva a terra la povera ragazza.
Chiunque fosse entrato dopo di loro doveva averla per forza vista.
Quella sagoma indistinta era rimasta per minuti a fissare i ragazzi che se ne andavano, poi si era dileguata scomparendo nel buio.
Era veramente l’assassino?
I ragazzi si erano ritrovati faccia a faccia con lui? Non sapevano chi fosse.
Doveva già essere lì dentro da un bel po’.. da prima che i ragazzi arrivassero.
O almeno sapeva della loro presenza, perché un uomo normale che entra per sbaglio in quella casa ed è innocente, chiama subito la polizia, non resta a guardare un gruppo di adolescenti scappare.
Doveva averli sentiti e aveva aspettato che se ne andassero, per forza, non c’era altra spiegazione logica.
Ben sentì un brivido percorrere la colonna vertebrale, ne aveva sentiti fin troppi quella stessa notte.
Ben si guardò intorno.
Vide un uomo alto, sulla sessantina, indossava un cappellino e una camicia bianca.
Poteva essere lui l’uomo che si era affacciato alla finestra.
Poi girò lo sguardo verso il tavolo affianco fissando un uomo più robusto del primo che leggeva il giornale e sorseggiava il suo the.
Che fosse lui?
Di sicuro, l’uomo alla finestra aveva riconosciuto parte dei ragazzi, ma loro non erano riusciti nella stessa impresa, loro erano allo scoperto, quell’uomo misterioso sapeva chi fossero ma non viceversa.
< Che facciamo adesso?> Matt interruppe i pensieri di Ben.
< Andiamo alla polizia! L’abbiamo deciso ieri notte!> Alyce, ferma, drastica.
< Io non ci voglio andare!> protestò Andy.
< Bene, tu non ci verrai!>
A fermare quella che poi sarebbe sfociata in una sfuriata, intervenne Beatrix.
< Sentiamo prima come si sviluppa la vicenda… magari dall’autopsia sapranno già svelare questo giallo…> le parole della ragazza erano speranzose, ma pure lei non ci credeva.
Tutti erano terrorizzati all’idea di andare in questura, nessuno voleva ritrovarsi faccia a faccia con i poliziotti.
Poi a Ben venne in mente il sogno che fece.
Quella voce, quelle parole… significavano qualcosa? O si era inventato tutto?
Del resto era un sogno, i sogni sono irrazionali.
Forse era nervoso per ciò che aveva visto, quindi il suo incoscio aveva tirato brutti scherzi.
Cosa fare? Fidarsi di una scemenza, o andare davvero dai carabinieri?
La seconda opzione lo allettava di più.
Di colpo sentì il gelo pararsi su di lui.
Lo avvolgeva come in una nube ghiacciata.
Ben cercò di reprimere un brivido che pian piano si fece sentire sulla schiena.
Si strofinò le braccia.
< Non sentite freddo?> chiese.
Tutti lo guardarono ammutoliti.
Helen fu la prima a parlare.
< C’è l’aria condizionata, forse è quella…>
Tutti cercavano di evitare l’argomento inutilmente.
Ben si sentì strano, molto strano.
Un senso di nausea nacque all’imboccatura dello stomaco e pian piano salì fino alla gola che si retrinse fino a diventare piccolissima.
Ben passò dai brividi di freddo alle vampate di calore.
< Ragazzi vado un attimo in bagno..> disse a stento e si alzò senza aspettare risposta.
Si diresse verso il bagno del bar e corse ad appoggiarsi su un lavandino e aprì l’acqua.
Se ne gettò un po’ sulla faccia per rinfrescarsi e pian piano si sentì meglio, anche se col fiatone.
Chiuse l’acqua e si asciugò appena con i fazzolettini che vendevano in quel locale, inutili.
Mentre si tamponava il viso vide una porta del bagno aprirsi leggermente e una sagoma dietro immobile che non usciva.
Ben mise bene a fuoco la vista e guardò attraverso lo specchio, era proprio dietro di lui.
Si reggeva con le braccia sul lavandino e aspettò diversi minuti per vedere come si evolveva la situazione, poi si decise a parlare.
< Tutto bene là?>
Nessuna risposta, nessun cenno.
Poi la porta si spalancò di colpo mostrando una ragazza inquietante, pallida e coi capelli scuri lunghi cadere sul petto.
Ben truccata, Ben la riconobbe immediatamente.
La ragazza del sogno.
La ragazza uccisa.
Ben si girò di scatto e la guardò intensamente.
Aveva le allucinazioni, non poteva essere reale.
Il ragazzo per un istante ebbe paura di andare in iperventilazione.
Il cuore minacciava di uscire dalla cassa toracica.

"è una stupida visione, solo una fottutissima allucinazione” ripeteva tra sé e sé.
< Non è un’allucinazione, e tu non sei pazzo!> disse la ragazza, la stessa voce che Ben percepì nel sogno.
Ben stava per tagliare la corda, ma sentendo quelle parole si bloccò di colpo, si girò e guardò nuovamente la ragazza.
Aveva uno sguardo smarrito, impacciato.
< Ti vuoi calmare adesso?> ripetè lei.
< Chi sei? Che vuoi da me?> disse Ben.
< Te l’ho già detto cosa voglio. Ho bisogno del tuo aiuto…>
< Ma come..>
La ragazza alzò un dito per zittirlo.
< Mi devi aiutare a scoprire che mi ha eliminato!>
Quelle parole erano così fredde, terribili.
Suonavano dure e aspre, forti come un pugno nello stomaco.
Ben restò in silenzio a guardarla.
Era più smarrito di prima, poi balbettò.
< Ma io non so da dove cominciare… ci penserà la polizia..>
< Per favore… secondo te ce la faranno mai a scoprire chi sia l’assassino?>
La polizia di quel paese non aveva una reputazione stellare.
Non tanto perché non fosse capace nel suo lavoro, quanto perché era un paese talmente piccolo che il peggior reato che potesse capitare era una rapina in una cartoleria, era un paese troppo piccolo perché succedessero reati da C.S.I.
E quello era proprio un reato bello grosso, proprio da C.S.I. una ragazza uccisa e trovata poi in un lago, era una storia abberrante, mai sentita prima in quel luogo.
Era normale la preoccupazione della gente.
< Ti starò accanto, non ti abbandono ma mi devi aiutare…> la sua voce si era fatta calda e premurosa.
Ben per un attimo restò imbambolato a guardarla e ad assaporare quelle paorle così calde e speranzose, come se fosse in uno stato di coma.
Poi si risvegliò bruscamente.
< Sei tu che mi fai questo?> chiese.
Il viso della ragazza si tramutò in un’espressione interrogativa.
Incrociò le braccia.
< Che intendi dire?>
< I continui brividi di freddo, la nausea…> sbraitò Ben.
La ragazza si strinse le spalle.
< Quando ti sono accanto, tu sei l’unico in grado di percepirmi, se voglio farmi vedere, tu sei l’unico che mi vedi, mi percepisci anche sulla pelle..>
< Quindi tutte le volte che mi sarai accanto dovrò patire il freddo artico??> disse ironico Ben.
La ragazza fece una smorfia di insoddisfazione.
In quel momento entrò Matt.
Spalancò la porta e si diresse verso l’amico.
< Ben, come stai? È da un’ora che sei qui dentro!>
< Si scusami, non mi sentivo tanto bene>
< è lo shock..>

No Matt, è lei..
< Forse>
< Comunque abbiano deciso di aspettare ad andare dalla polizia..>
Alla fine si erano decisi, avrebbero atteso dei miglioramenti.
Ma ora Ben sapeva cosa doveva fare, sarebbe stato compito suo risolvere il crimine, ma aveva bisogno del sostegno dei suoi amici, aveva bisogno che approvassero quello che aveva in mente di fare, era necessario.
Aveva bisogno del suo migliore amico vicino.
I due amici fecero per tornare al gruppo seduto al tavolo e ben, con la coda dell’occhio, vide la ragazza fantasma camminare pochi passi dietro di lui.
Sentiva freddo, batteva i denti, così la ragazza si allontanò ancora, dileguandosi completamente.

 

  
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