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Autore: violetsugarplum    08/09/2013    2 recensioni
[Seblaine Sunday] [daddies!Seblaine]
Sebastian trova in un vecchio scatolone appartenente a Blaine un giocattolo che non ha mai visto prima ed è assolutamente determinato a finirlo.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction in risposta alla sfida lanciata da black_eyes sul gruppo Seblaine Events.
 
Prompt''I favolosi anni '80'' mettiamo i Seblaine in quegli anni, facciamoli partecipare ad una festa a tema, facciamoli innamorare di Samuel Le bon o sperimentare improbabili acconciature. Oppure facciamoli invecchiare di una sessantina d'anni e farli diventare degli arzilli vecchietti.



 
Il cubo magico
 

Una delle cose che Blaine ama di più al mondo è tornare a casa dopo un'estenuante giornata di lavoro, vedere sua figlia che gli corre incontro e si aggrappa con tutte le sue forze alla gamba mentre suo marito lo bacia con dolcezza, lasciandogli sulle labbra il gusto della pietanza che sta cucinando.

Ma, quella sera, le cose non vanno nella solita maniera.

“Isabelle? Sebastian?”, domanda chiudendo la porta dietro di sé, meravigliandosi del silenzio. Come d'abitudine si aspetta di sentire la voce squillante di Isabelle, sempre intenta a cantare a squarciagola qualche filastrocca imparata all'asilo, coprire quella della tv -o quella del padre che le intima di scendere dal divano-. “Siete in cucina?”

“Naaah, siamo in sala”, gli risponde Sebastian. “Prima è passato tuo fratello a portare delle cose. Sai, ha pulito il vecchio garage dei tuoi... C'è perfino un album di foto con te da piccolo tutto impegnato a sbaciucchiarti con una tua compagna di classe. ”

“Avevo l'età di Belle, non c'è motivo per cui essere geloso”, ridacchia entrando nella stanza, dove Sebastian e la bambina sono seduti a gambe incrociate sul tappeto, l'uno di fronte all'altra. Mentre Isabelle sfoglia un suo vecchio libro di scuola, il marito è impegnato a rovistare dentro un enorme scatolone. A Blaine non dà fastidio che Sebastian metta il naso nei suoi ricordi. Del resto, sono sposati ormai da sette anni e non hanno segreti da nascondere. Anzi, se deve essere sincero, gli fa un gran piacere vederlo così interessato alla vita che ha trascorso senza lui al suo fianco.

“La tua faccia schifata parla da sola” Sebastian alza gli occhi e gli sorride. Blaine non può fare a meno di avvicinarsi e dargli un veloce bacio, mentre Isabella si lamenta -chissà da chi ha preso- perché non è stata la prima a riceverlo.

“Allora, avete trovato qualcos'altro di interessante?”, chiede sedendosi anch'egli sul tappeto; alla cena ci penseranno dopo e la pizza d'asporto sembra essere la soluzione migliore. “Spero non ci siano le mie pagelle.”

“Già viste, Mister Secchione”, dice ironico. “Sempre il primo in tutto, uh? Perfino al corso di nuoto.”

 

Blaine si allunga verso lo scatolone e nota che al suo interno, oltre alle sue cose, ce ne sono parecchie che appartenevano a Cooper. Ad esempio, sul fondo c'è un piccolo yo-yo arancione che era stato oggetto di infinite, estenuanti discussioni -con conseguenti tirate di capelli- tra lui e il fratello per stabilire chi fosse il proprietario. Ridendo, avvolge il filo attorno al giocattolo e lo consegna tra le mani della figlia.

“Adesso questo è tuo, principessa”, dice solenne. “Dopo anni ce lo siamo guadagnati.”

Sebastian lo guarda incuriosito, ma non dice nulla. “Non vedevo uno yo-yo da secoli. Come nemmeno mi ricordavo l'esistenza di questo”, scoppia in una risata mentre solleva un altro gioco. “Blaine.

E Blaine avvampa. Quello che Sebastian tiene tra le dita è un Mini Pony rosa con la criniera arcobaleno e una farfalla stampata sul posteriore. Come poteva dimenticarselo? Come poteva essersi scordato del suo adorato Melody? Se l'era fatto regalare dai nonni un Natale di tanti anni fa perché suo padre si era rifiutato di acquistarglielo -dicendo che era una cosa da femmine- e il giocattolo aveva sempre avuto un significato particolare.

“Oooh, cavallino!”, esclama Isabelle elettrizzata. “Me lo dai, papà? Sì? Posso giocarci? Per favore?”

“Aspetta, c'è pure il pettine”, continua Sebastian senza smettere di ridere. “Così puoi far bello il tuo dolce, tenero pony. Come si chiama, Blaine? Symphony?”

“Melody”, lo corregge sibilando e, se non lo amasse così tanto, gli avrebbe già tirato uno scappellotto sulla nuca. Sebastian lo conosce troppo bene, praticamente da sempre.

“Ciao Melody, sei bellissimo...”, la bambina lo saluta con un sorriso e occhi luminosi. Entrambi i genitori sanno che la domanda sta per arrivare; la vedono distintamente sulla punta della lingua della figlia. “...papà, mi comprate un pony?”

“No”, dicono all'unisono.


 

Continuano a curiosare -trovando un sacco di cose, come un vecchio videogame di Pacman a pile, pupazzi dei personaggi di Sesame Street, altri libri e perfino delle maglie attaccate dalle tarme- fino a quando un giocattolo attira l'attenzione di Sebastian.

“E questo cos'è? Mai visto prima.”

Blaine alza gli occhi dal Topolino che sta leggendo e riconosce il cubo di Rubik, con ancora tutte le facce e i quadrati scombinati tra loro. Cooper non era mai riuscito a completarlo e Blaine non aveva nemmeno potuto avvicinarsi per guardarlo, pena pizzicotti sulle braccia e spintoni poco delicati.

“Che devo farci? Suona?”, chiede Sebastian scrollandolo e portandolo all'orecchio per sentire il rumore. “No, non suona.”

“È un gioco di logica”, spiega Blaine mentre Isabelle gli ruba il fumetto e inizia a sfogliarlo frenetica. “Per risolverlo, devi cambiare la posizione dei cubetti in modo che ogni faccia abbia lo stesso colore. È il cubo di Rubik... Davvero non l'hai mai visto?”

Sebastian scrolla le spalle continuando a studiare il giocattolo con attenzione. “Non ho fratelli maggiori, io... Quindi, per finirlo, ogni faccia deve essere uguale? Tipo faccia verde, poi gialla e così via?”

Annuisce. “Figurati se Cooper avrebbe potuto finirlo. Manco è riuscito a terminare Super Mario sul Nintendo.”

Ma l'uomo non lo sta ascoltando, troppo interessato dal gioco. Blaine lo vede girare piano ogni parte e roteare in continuazione per controllare i cambiamenti subiti dalle diverse facce e ridacchia quando lo vede addirittura tirare fuori la lingua, segno che è veramente impegnato. Non l'ha mai visto così preso da qualcosa, -un giocattolo poi-, e non può non lasciarlo seduto a gambe incrociate sul tappeto mentre lui e Isabelle si gustano la pizza.

*

Il problema è che Sebastian non è il tipo di persona che si scoraggia con facilità -e la sua ostinazione è rappresentata da Blaine e dai dieci anni in cui stanno insieme-, ma le cose stanno iniziando a sfuggir loro di mano.

A Blaine sembra di essere ritornato bambino, quando Cooper gli proibiva tassativamente di toccare quel maledetto cubo.

Sebastian ci gioca nel tempo libero, se lo porta quando va a mangiare dai suoceri, lo nasconde nella valigetta che usa per andare al lavoro. Fortunatamente, il sesso è ancora un'attività che lo distoglie dalla frenesia del giocattolo, ma Blaine non può metterci la mano sul fuoco e teme di vederlo sul comodino da un momento all'altro.

L'urlo che Blaine sente all'improvviso provenire dal bagno lo spaventa a morte. Corre con Isabelle mezza addormentata in braccio rischiando di inciampare sulle sue stesse pantofole e trova la porta chiusa a chiave dal'interno. Decide allora di bussare in maniera convulsa. “Sebastian! Seb!”, lo chiama, sperando con tutte le sue forze che l'uomo non sia caduto nella doccia e non abbia sbattuto la testa da qualche parte. “Dio, Sebastian! Stai bene? Rispondimi, ti prego!”

Non si aspetta di sentire la serratura scattare e di vedere un sorriso trionfante sulle labbra del marito. “Faccia blu completa”, dice mostrandogli il cubo con, effettivamente, il quadro terminato.

Quella sera Blaine si rifiuta di fare sesso nonostante il gioco non sia sul mobile.

*

Sa che non doveva farlo, ma è stato più forte di lui.

Si guarda indietro sospettoso e controlla che nessuno lo stia seguendo. Infila le mani in tasca assicurandosi che la refurtiva sia ancora lì.

Ce l'ha fatta a sfilarlo dalla giacca del marito e, il più silenziosamente possibile, è riuscito a sgattaiolare fuori casa mentre la sua famiglia dormiva ancora beata. Sono le sei di mattina e il parco in cui porta sempre Isabelle è deserto; solo la rugiada e un uccellino che canta solitario gli fanno compagnia.

Prendere tra le mani il giocattolo è stato rinvigorente, come un sorso d'acqua fresca dopo una lunga corsa, e gli ha fornito una scarica di adrenalina pazzesca. Il fascino del proibito, così si chiama, era un po' che non lo provava, perché i rapporti con Sebastian tra gli scaffali poco illuminati della biblioteca del campus risalgono a qualche anno prima.

Si siede su una panchina fredda e umida e finalmente lo guarda: il cubo di Rubik, con due facce completate.

Se lo gira tra le mani per qualche minuto, provando a muovere alcune file. Non sembra così difficile, forse basta far roteare qui... Così...

Improvvisamente il cellulare inizia a squillare e non gli serve guardare il nome sul display per capire chi lo sta cercando dall'altra parte.

“Vieni a casa a fare le trecce alla nostra Belle”, ringhia Sebastian non riuscendo a trattenere uno sbadiglio. “E porta il cubo con te. Ti conosco, sai?”

E Blaine lo sa bene.

*

Come ogni sera sono davanti alla televisione, intenti a guardare l'ennesimo film sulle principesse che Isabelle ama tanto.

Blaine, accarezzando con studiata lentezza una coscia del marito, cerca di attirare la sua attenzione, ma l'uomo sembra non sentirlo nemmeno. “Ma non smetti proprio mai? Ormai si sono staccati perfino due o tre adesivi colorati. Si chiama ossessione, amore, e non è una cosa bella.”

“Pffft”, sbuffa Sebastian continuando a manovrare il cubo. “È solo un gioco-”

“Che ti porti addirittura in bagno, Sebastian. Ci stai giocando da un mese, da quando Cooper ci ha portato lo scatolone, e non sei ancora riuscito a finirlo...”, dice con una punta di malizia.

“Stai forse insinuando che sono tonto?”, Sebastian aggrotta le sopracciglia e smette di guardare il gioco, volgendo uno sguardo sprezzante verso il marito. “Dato che sei così bravo, sei sempre il più bravo, il più perfetto in tutto, fallo tu!”

Blaine afferra al volo il cubo che Sebastian gli lancia e ridacchia. “Non ti sarai mica arrabbiato, vero? Lo sai che sto scherzando, non oserei mai mettere in dubbio la tua intelligenza.”

“Papà Sebastian è più bello che intelligente”, afferma Isabelle stringendo un cuscino, senza staccare gli occhi dal televisore nemmeno per un istante, e per poco Blaine non cade dal divano a forza di ridere.

“Ti ringrazio, mia piccola Belle. Dì pure addio ai lunghi, morbidi capelli biondi delle tue Barbie”, risponde Sebastian incrociando le braccia al petto, ma la bambina ha già smesso di ascoltarlo.

Blaine, intanto, si diverte a creare nuove combinazioni con le varie facce del cubo. È proprio facile come gli è sempre sembrato. Chissà perché gli hanno sempre proibito di giocarci. Gli basta poco per completare la prima e ancora meno per finire la seconda. Un movimento qui, uno là ed è già alla quarta faccia terminata perfettamente con tutti i colori ben allineati.

“Blaine...” Sebastian lo chiama e Blaine si accorge che lo sta guardando incredulo.

“Mh? Cosa? Che c'è che non va?” domanda mentre anche la quinta faccia, quella verde, viene conclusa.

Sebastian, ormai, non nasconde più la bocca aperta in stupore. “Come... Come diamine ci riesci?”

Non sa spiegarlo, gli viene così facile! “Non lo so, Sebastian, davvero. Vedi? È semplice... Basta fare così...”, dice mentre un altro quadratino viene inserito nella giusta posizione. “Così... e così.”

Blaine termina il cubo di Rubik in cinque minuti, il tempo in cui la sirenetta Ariel sullo schermo finisce di cantare la sua canzone al pesciolino Flounder.

“Ho sposato un genio”, sussurra Sebastian più a se stesso che al resto della famiglia. “Un mese che ci provo e niente. E poi arrivi tu e lo finisci nel giro di due secondi.”

Blaine ride, lanciando il giocattolo dietro la schiena, si sporge per cercare un bacio da Sebastian. “Non prendertela... Pensa che Cooper non ci riesce da trent'anni.”




 
  
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