Prologo
La vita non è né bella né brutta, è originale.
[La Coscienza di Zeno, Italo Svevo]
Mi dicono che per digerire il fatto che tra poco non esisterò più e sarò solo un ricordo nostalgico dei contemporanei alla mia morte o fonte di uno sterile interesse accademico dei miei predecessori, sarebbe bene che scrivessi una specie di Memorandum, un Requiem a me stessa.
Io mi chiedo, come si fa ad accettare la morte statica ripassando tutti i dolori e le felicità che si è passati in vita? La trovo un assurdità bella e buona, ma per compiacere il desiderio che il giorno della sua dipartita mi espresse una mia vecchia nemica, nonché per la bontà, tolleranza e generosità che mi contraddistinguono dacché sono nata (e guai a chi si azzardi a dire il contrario!) prenderò in mano la penna per scrivere qualcosa di assolutamente inutile sia per me che per tutto il mio popolo e che quindi va totalmente contro ogni mia forma etica solo nella speranza che l'anima di Firenze possa leggere quello che ho da dire e una buona volta si metta in testa che sono capace di scrivere opere che vanno al di là della contabilità commerciale, se mi metto d'impegno.
Con questo spirito mi appresto a scrivere, non la mia lunghissima storia tra le cui pieghe chiunque si perderebbe come tra le mille viuzze della mia città, bensì uno spunto, una riflessione, un' occhiata lanciata di sottecchi sulla mia vita.
Chissà che qualcuno che ancora ha una vita davanti prima o poi non legga quello che qui ho scritto e ne possa trarre insegnamento!
Per il momento l'unica cosa che rende i miei pensieri appena meno cupi è sapere che Francia tratterà bene la mia gente e non tutti i giorni questa idea mi è di conforto.
Di Stati Anziani come me ne sono rimasti talmente pochi, quasi tutti quelli che un tempo conoscevo se ne sono andati... Forse tutto sommato scrivere mi farà bene, raggiungerò tutti loro portando in seno questi fogli della mia vita in modo di presentarmi meglio al Padreterno.
NOTE: Non ho molto da dire se non che la fine della Repubblica è collocata con la conquista di questa da parte dell'Esercito Napoleonico e che Firenze e Pisa si sono estinti con la creazione del Granducato di Toscana (idealmente il figlio stesso di Firenze).