Cinderella.
Prologue.
Spesso si dice che non siamo noi a scegliere chi amare, che ci si innamora e basta, magari proprio di quella persona che mai avresti pensato. Si dice anche che l’amore arriva per caso, come quando a fine marzo cominci a sentire quel venticello tiepido che sta rubando il posto al pungente freddo invernale.
Quando aveva per sbaglio letto un vecchio diario di sua madre, trovato in soffitta, lei aveva paragonato quel sentimento proprio alla primavera: l’amore era l’inizio, come un fiore bellissimo pronto a sbocciare.
In quasi diciotto anni di vita Louis non era mai stato davvero innamorato: certo, aveva avuto un paio di relazioni o incontri con ragazze della sua scuola ma mai niente di serio e che fosse durato più di tre mesi, il che in confronto alle storie che aveva il suo amico Sam era anche tanto. Era un ragazzo e quindi aveva i suoi bisogni ma non riusciva a stare con una ragazza per cui davvero non provasse niente, se non per il divertimento di una notte. Sua madre era una scrittrice ed era cresciuto sentendola parlare di vero amore e sentimenti ma col passare degli anni aveva cominciato a non credere più a tutte quelle baggianate, soprattutto se scaturivano dalla vecchia macchina da scrivere che lei usava ancora per rendere indelebili i suoi racconti. Aveva sempre adorato le sue storie – anche se a quelle romantiche preferiva i romanzi d’avventura o fantascienza - ma col passare degli anni aveva cominciato a domandarsi cosa sapesse davvero sua madre dell’amore: Louis aveva sempre vissuto con sua madre e la nonna, non aveva mai conosciuto suo padre e non sapeva – anche se si rendeva conto che fosse impossibile – nemmeno se fosse realmente esistito quindi non riusciva proprio a capire come una donna come Bonnie Johnson potesse scrivere cose di cui non sapeva veramente nulla. Era arrivato alla conclusione che gli scrittori erano una brutta razza: tutti dei bugiardi, che ingannavano le persone con trucchetti fasulli solo per far soldi coi sentimenti della gente che davvero pensava di essere capita.
Voleva bene a sua madre, davvero, ma non sopportava quando si sedeva al tavolino vicino alla finestra della sua camera da letto con una tazza di thè e la sua macchina da scrivere: odiava quel gesto anche se si rendeva conto che gli occhi della donna, quando era all’opera, brillavano della stessa intensità solo quando stava con lui.
La verità era che Louis voleva davvero che l’amore fosse vero: voleva toccarlo e provarlo sulla sua pelle, voleva sentire le gambe molli e le farfalle nello stomaco, voleva vedere una ragazza che gli facesse battere il cuore proprio come succedeva alle protagoniste nei romanzi scritti da Bonnie Johnson – perché anche se non lo avrebbe mai ammesso non s’era perso nemmeno una parola uscita dalle dita di quella donna. Semplicemente trovava impossibile che potesse capitare proprio a lui e odiava quel suo lato così terribilmente romantico.
Quel pomeriggio, quando aveva finalmente deciso che per il suo compleanno sarebbe stato al Rouge con un paio di amici, non avrebbe mai immaginato che le farfalle si sarebbero fatte vive tanto presto e se qualcuno gliel’avesse detto non si sarebbe risparmiato una risata in faccia.
NdA:
ciao *saluta con la mano*
mi rendo conto che è un prologo e dice davvero poco-nulla (e che con l'introduzione sembra non centrare un fico secco, ma tranquilli, si capirà più avanti, anche se ci si può arrivare solo leggendo il titolo) , però mi serviva un po' per inquadrare il personaggio, non so se mi spiego.
è la prima volta che mi butto davvero in un progetto di storia originale a capitoli - anche se non saranno molti, 10 in tutto - e sono tanto agitata che mentre scrivo mi tremano le mani.. poveraccia me.
comunque, nulla.. non voglio soffermarmi molto, anche perché conoscendomi se mi dileguo troppo va a finire che faccio le NdA più lunghe del prologo stesso, e non sarebbe la prima volta..
non so, spero davvero che qualcuno apprezzerà questa storia perché mi ci sto davvero impegnando molto, ho scritto fogli e foglie di appunti, ho fatto schizzi di disegni per ogni particolare e ho riletto questo prologo minimo trenta volte da quando l'ho scritto e sono ancora sicura che ci sia qualcosa che non va nascosto da qualche parte, ma non ho resistito.. volevo pubblicare e quindi eccomi.
ah.. nel banner (che ho fatto io infatti è abbastanza schifoso xD) il nick name che ho segnato è "j95catnip" perché é circa un mese che sto aspettando che Erika me lo modifichi ma non lo fa, quindi ho già messo quello futuro..
bonk, mi sono dileguata già troppo..
non so quando pubblicherò, il prossimo capitolo è già pronto, così come un pezzo del terzo ma sono un po' in crisi perché quest'ultimo è proprio quello per cui ho meno idee mentre per il resto ho già tutto perfettamente in testa e giovedì inizio la quinta liceo e quindi avrò un sacco da studiare, una tesina decente da preparare e un sacco di impegni, però cercherò di essere abbastanza regolare, giuro.
spero di ricevere qualche parere e che qualcuno trovi questa storia piacevole..
baci, Gio .
Quando aveva per sbaglio letto un vecchio diario di sua madre, trovato in soffitta, lei aveva paragonato quel sentimento proprio alla primavera: l’amore era l’inizio, come un fiore bellissimo pronto a sbocciare.
In quasi diciotto anni di vita Louis non era mai stato davvero innamorato: certo, aveva avuto un paio di relazioni o incontri con ragazze della sua scuola ma mai niente di serio e che fosse durato più di tre mesi, il che in confronto alle storie che aveva il suo amico Sam era anche tanto. Era un ragazzo e quindi aveva i suoi bisogni ma non riusciva a stare con una ragazza per cui davvero non provasse niente, se non per il divertimento di una notte. Sua madre era una scrittrice ed era cresciuto sentendola parlare di vero amore e sentimenti ma col passare degli anni aveva cominciato a non credere più a tutte quelle baggianate, soprattutto se scaturivano dalla vecchia macchina da scrivere che lei usava ancora per rendere indelebili i suoi racconti. Aveva sempre adorato le sue storie – anche se a quelle romantiche preferiva i romanzi d’avventura o fantascienza - ma col passare degli anni aveva cominciato a domandarsi cosa sapesse davvero sua madre dell’amore: Louis aveva sempre vissuto con sua madre e la nonna, non aveva mai conosciuto suo padre e non sapeva – anche se si rendeva conto che fosse impossibile – nemmeno se fosse realmente esistito quindi non riusciva proprio a capire come una donna come Bonnie Johnson potesse scrivere cose di cui non sapeva veramente nulla. Era arrivato alla conclusione che gli scrittori erano una brutta razza: tutti dei bugiardi, che ingannavano le persone con trucchetti fasulli solo per far soldi coi sentimenti della gente che davvero pensava di essere capita.
Voleva bene a sua madre, davvero, ma non sopportava quando si sedeva al tavolino vicino alla finestra della sua camera da letto con una tazza di thè e la sua macchina da scrivere: odiava quel gesto anche se si rendeva conto che gli occhi della donna, quando era all’opera, brillavano della stessa intensità solo quando stava con lui.
La verità era che Louis voleva davvero che l’amore fosse vero: voleva toccarlo e provarlo sulla sua pelle, voleva sentire le gambe molli e le farfalle nello stomaco, voleva vedere una ragazza che gli facesse battere il cuore proprio come succedeva alle protagoniste nei romanzi scritti da Bonnie Johnson – perché anche se non lo avrebbe mai ammesso non s’era perso nemmeno una parola uscita dalle dita di quella donna. Semplicemente trovava impossibile che potesse capitare proprio a lui e odiava quel suo lato così terribilmente romantico.
Quel pomeriggio, quando aveva finalmente deciso che per il suo compleanno sarebbe stato al Rouge con un paio di amici, non avrebbe mai immaginato che le farfalle si sarebbero fatte vive tanto presto e se qualcuno gliel’avesse detto non si sarebbe risparmiato una risata in faccia.
NdA:
ciao *saluta con la mano*
mi rendo conto che è un prologo e dice davvero poco-nulla (e che con l'introduzione sembra non centrare un fico secco, ma tranquilli, si capirà più avanti, anche se ci si può arrivare solo leggendo il titolo) , però mi serviva un po' per inquadrare il personaggio, non so se mi spiego.
è la prima volta che mi butto davvero in un progetto di storia originale a capitoli - anche se non saranno molti, 10 in tutto - e sono tanto agitata che mentre scrivo mi tremano le mani.. poveraccia me.
comunque, nulla.. non voglio soffermarmi molto, anche perché conoscendomi se mi dileguo troppo va a finire che faccio le NdA più lunghe del prologo stesso, e non sarebbe la prima volta..
non so, spero davvero che qualcuno apprezzerà questa storia perché mi ci sto davvero impegnando molto, ho scritto fogli e foglie di appunti, ho fatto schizzi di disegni per ogni particolare e ho riletto questo prologo minimo trenta volte da quando l'ho scritto e sono ancora sicura che ci sia qualcosa che non va nascosto da qualche parte, ma non ho resistito.. volevo pubblicare e quindi eccomi.
ah.. nel banner (che ho fatto io infatti è abbastanza schifoso xD) il nick name che ho segnato è "j95catnip" perché é circa un mese che sto aspettando che Erika me lo modifichi ma non lo fa, quindi ho già messo quello futuro..
bonk, mi sono dileguata già troppo..
non so quando pubblicherò, il prossimo capitolo è già pronto, così come un pezzo del terzo ma sono un po' in crisi perché quest'ultimo è proprio quello per cui ho meno idee mentre per il resto ho già tutto perfettamente in testa e giovedì inizio la quinta liceo e quindi avrò un sacco da studiare, una tesina decente da preparare e un sacco di impegni, però cercherò di essere abbastanza regolare, giuro.
spero di ricevere qualche parere e che qualcuno trovi questa storia piacevole..
baci, Gio .