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Autore: MissBethCriss    08/09/2013    1 recensioni
---TRATTO DAL CAPITOLO----
"Blaine era convinto che mai si sarebbe abituato a questo tipo di vita lui che era stato solo un barista per anni, lui che definiva il “viaggio più lungo che avesse mai fatto” Westeville-New York e sempre lui che definiva il “paesaggio più bello” quello che potevi osservare dalla collinetta vicino a casa sua quando ormai il sole aveva finito il suo viaggio, per quel giorno, e le stelle incominciavano a brillare e questo era anche il “cielo più bello di sempre”. Ma ora a distanza di mesi quella vita dal corso sempre uguale aveva perso ogni tipo di bellezza che era solita brillare negli occhi di Blaine quando parlava di queste piccole cose che alimentavano i suoi giorni."
Cosa sarà mai successo? La risposta la si trova negli occhi di un Dottore con una blue box.
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa Fanfiction è in risposta alla sfida lanciata da black_eyes sul gruppo Seblaine Events.

He trusts him
 

Blaine era convinto che mai si sarebbe abituato a questo tipo di vita lui che era stato solo un barista per anni, lui che definiva il “viaggio più lungo che avesse mai fatto” Westeville-New York e sempre lui che definiva il “paesaggio più bello” quello che potevi osservare dalla collinetta vicino a casa sua quando ormai il sole aveva finito il suo viaggio, per quel giorno, e le stelle incominciavano a brillare e questo era anche il “cielo più bello di sempre”. Ma ora a distanza di mesi quella vita dal corso sempre uguale e grigio aveva perso ogni tipo di bellezza che era solita brillare negli occhi di Blaine quando parlava di queste piccole cose che alimentavano i suoi giorni.
“Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?” chiese una voce accanto a Blaine, lui si volse verso l’altro e gli sorrise.
“Come potrei dimenticarmela? Avevo solo un asciugamano addosso e stavo usando una spazzola come microfono mentre cantavo una hit degli anni ’80, ‘Everybody wants to rule the world’, mi stavo preparando alla  festa di Natale della Dalton, ogni anno un tema nuovo, quella per gli ex-alunni. Eri spuntato all’improvviso nella mia camera e mi hai fatto venire un gran bel colpo. Te ne eri uscito fuori con un. . .”
“’Ho i capelli rossi?’ e tu ti girasti subito, verso di me, scossi la testa e continuasti a guardare prima me e poi il tuo maledetto asciugamano. E in quel momento l’unica cosa rossa era la tua faccia. Ma ho sempre voluto averli rossi, non li ho mai avuti.”
“Cosa potevo fare? Era apparso dal nulla un ragazzo alto dagli occhi che non potevi definire il colore, sapevo che erano la cosa più bella che avessi mai visto ed erano troppo profondi per un ragazzo che sembrava che avesse la mia età, con indosso dei vestiti che si vedeva che non erano della sua taglia, tutto gli stava corto e che continuava a dire ‘ma guarda! Sembrano le gambe di un gallo. Ma quanto sono magro questa volta!’, mi sembravi un pazzo.”
“La tua opinione è cambiata?”
“Oh sì, tu non sei pazzo perché a confronto tuo i pazzi sono persone normali!”
Il ragazzo affianco a Blaine lo guardò prima offeso,  ma durò un attimo, e poi incominciò a ridere.
“Lo sapevi con chi ti eri andato a cacciare, già dalla prima volta.”
“Già: ti prepari tutto tranquillo per andarti a scatenare nella palestra della tua vecchia scuola all’insegna della musica dei ‘favolosi anni 80’ per poi ritrovarti a correre al fianco di uno sconosciuto scappando da un gruppo di Babbi Natale impazziti che ci volevano far fuori. Bel primo appuntamento, i miei complimenti.”
“Dai che mi sono fatto perdonare dopo!”
“Sì, lo ammetto prima mi hai fatto vedere l’infinità dell’universo e dopo mi hai portato alla corte del Re Artù e anche lì stavamo quasi per farci uccidere, d'altronde quella è la costante che rende un viaggio indimenticabile: se non trovi nessuno che ti vuole uccidere non vale la pena. Giusto?”
“Mi pare che sei ancora vivo.”
“Solo perché mi fido di te.”
Blaine gli tese la mano e l’altro l’afferrò subito e continuarono ad osservare le costellazioni che Blaine non aveva mai visto, troppo lontane per essere viste dal suo sistema solare e l’uomo di fianco a lui diceva di conoscerle una ad una e lui ci credeva, si fidava.
“Anni 80, eh? Dove vorresti andare?”
Blaine si girò di scatto verso l’altro con gli occhi che già brillavano.
“Dallo sguardo posso immaginarmi dove vorresti andare.”
“1985.”
“Londra?”
“Al Wembley.”
“Non ci sarei mai arrivato!” disse sarcasticamente il ragazzo alto alzandosi in piedi.
“Venti minuti di esibizione consegnano la storia ai Queen. . .”
“. . .e resero Freddie una leggenda.”
Continuò per lui e poi Blaine si tirò in piedi e abbracciò l’amico dalla contentezza!
“Ti immagini se lo incontriamo?”
“Per me può pure accadere, basta che non mi svieni, ok?”
“Non ti prometto niente. Posso prendere qualcosa dall’armadio? Voglio qualcosa di speciale, anni 80!”
“Frena! Ti sei presentato in questo modo alla regina Vittoria, maglia bianca e jeans sporchi, e ti vuoi far bello per Freddie?”
“Geloso?”
Gli chiese puntandogli il dito contro con quell’espressione in viso che ancora non era riuscito a decifrare.
“No, stupito dal genere umano.”
Detto questo ritornò verso la suo cabina blu della polizia e attese, appoggiato alla porta, Blaine che non si decideva di muoversi, ma che continuava a sorridere.
“Sei geloso.”
“Entra nel TARDIS.”
“Sei geloso!”
Il ragazzo alto lo guardò  con occhi stanchi e scosse un po’ la testa perché se lo conosceva bene questa storia sarebbe andata avanti per un po’ e per farlo smettere lo doveva ignorare, ma era difficile ignorare un Blaine Anderson, almeno per lui. Si spostò un po’ a destra per permettergli di passare e per invitarlo a farsi avanti e funzionò e si misero in posizione.
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“Doctor! Vieni qui!”
“Non è che hai combinato qualche guaio vero?”
“No! Ho solo bisogno della tua consulenza!”
Erano appena arrivati a destinazione, indietro nel tempo dritti verso quella Londra che si preparava a tenere il Live Aid, per aiutare le popolazioni di Etiopia. Era il 13 luglio del 1985 e Blaine era più felice che mai, ma prima di uscire voleva entrare completamente in quel decennio anche nei vestiti, era una delle parti che più gli piacevano.
“Non so cosa prendere!”
Disse col tono lamentoso Blaine che si trovava seduto a terra a gambe incrociate in mezzo a tutti quei abiti, non riusciva a trovare niente che potesse collegare a quei decenni che lo aspettavano fuori dalla porta blu.
“Di solito non sono le donne ad avere questi problemi?”
Doctor si ritrovò a ridere, non capiva perché si doveva comportare in quel modo, nessuno ci avrebbe fatto caso ai suoi vestiti.
“Vieni qui!”
“Perché chiami me? Sono un Signore del Tempo, non un consulente di moda, Blaine.”
“Lo so! Ma io non ero ancora nato negli anni 80 e tu sì, da parecchio pure! Non mi dire che è la prima volta che vieni in questo decennio!”
“Non è la prima volta solo che io a differenza tua non mi interesso di ciò che devo indossare!”
“Ma allora che ti costa aiutarmi?!”
“Se ti aiuto poi possiamo andare vero?”
“Sì!”
“Che questa cosa rimanga dentro al TARDIS!”
Disse per poi scomparire fra i vestiti, tornò dopo una manciata di minuti e trovò Blaine seduto sempre nel modo in cui l’aveva lasciato, ma questa volta si stava passando fra una mano e l’altra un paio di occhiali dalla lente rotonda e colorata. Appena lo vide Blaine si mise in piedi cercando di scrutare ciò che l’amico gli aveva trovato e che teneva segretamente dietro alla schiena.
“Amavano i colori, ma non voglio andare in giro con un pagliaccio, ho una certa reputazione, perciò accontentati di una maglietta bianca, camicia gigantesca in jeans, non so perché tutti si mettevano vestiti di due taglie più grandi, e pantaloni rossi stretti come piacciono a te. Contento? Possiamo andare?”
“Grazie.”
Gli disse prima di sparire per andarsi a cambiare.
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Quando Blaine vestito con gli abiti anni 80 si presentò da Doctor tutto felice furono pronti per il loro viaggio. Il ragazzo alto gli fece segno di andare lui per primo, era il suo turno, ma Blaine aprì la porta e se la chiuse subito alle spalle. Doctor lo guardò confuso, non capiva il suo comportamento e ben presto la risposta arrivò.
“Siamo in Inghilterra e visto che voglio godermi questa visita io ti prego, mi inginocchierei se questi pantaloni non fossero troppo stretti, non farti chiamare Doctor, sei nemico della corona, ti prego!”
Lui lo guardò e scosse la testa mascherando il sorriso che gli stava spuntando sul viso.
“Prometto di non parlare con nessuno, non c’è bisogno che mi presenti.”
“Non si è mai troppo sicuri però!”
“Sai che più stiamo qui e meno ti godi il concerto?”
“Allora tu prometti!”
Blaine su certe cose era testardo e lui lo sapeva bene come sapeva il fatto che se non otteneva quello che voleva non si sarebbero spostati di una virgola e purtroppo il trucchetto che faceva a tutti con lui non era mai funzionato.
“E vada anche per Sebastian Smythe! Se continui così ti lascio insieme a Freddie.”
“Non lo faresti mai!”
E detto questo Blaine finalmente aprì la porta del TARDIS e felice respirò l’aria degli anni 80, ma qualcosa non gli tornava e aprì finalmente gli occhi guardandosi intorno per vedere dove erano finiti.
“Bas?”
“Già incominci a chiamarmi così? Siamo arrivati a Buckingham Palace? ”
“Da quand’è che nel 1985 ci sono le macchine volanti?”
“Blaine ma che dici?”
Disse l’altro correndo fuori, non credeva alle parole dell’amico e quando uscì anche lui fuori capì cos’era successo.
“Questo non è il 1985, Blaine.”
“E cosa sarebbe?”
“Queste è New New York, la senti l’aria no?”
“Scherzi?”
“No, benvenuto nei nuovi favolosi anni 80. Dalle macchine volanti che vanno ogni dove e vestiti ancor peggio dei vostri anni. Però c’è qualcosa che non mi torna.”
“C’è sempre qualcosa che non ti torna. Quindi siamo nel 5.000.000.080, ma non potevamo finire a Nuova Londra? Forse c’era anche un Nuovo Freddie.”
“Ma ti vedi in giro? Andiamo.”
“Quando finiamo qui mi porti nei veri anni 80?”
“Sì, ma ora andiamo.”
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Doctor come entrò nel cuore della città e vide che tutti erano vestiti con lo stesso bianco capì chi aveva di fronte e quel blu che brillava intorno alla loro pupilla, così irreale, fu la prova che stava cercando, perciò si fece più vicino a Blaine e gli disse sussurrando che si doveva mettere gli occhiali in modo tale da coprirsi gli occhi.
“Colorati dicevi?"
"Sono i Vestand."
“Chi?”
“Alieni. È una popolazione che vive in simbiosi con altri organismi, per farti un esempio legato al tuo mondo: loro sono come delle alghe, l'essere umano un fungo e il corpo che vedi di fronte a te è un lichene. I Verstand sono molto intelligenti e tendono a dare omogeneità, non esiste il ricco o il povero, si spartiscono tutto ma l’unico problema è che tendono ad azzerare l’essere umano, lo bloccano allo stato in cui l'hanno trovato. Si instaurano nel cervello e si fanno propri tutti i pensieri. Sono dei viandanti, non si fermano mai, vanno in pianeta in pianeta in cerca di quello perfetto.”
“Mi stai dicendo che quello che vediamo è solo un involucro?”
“Sì, loro sono piccolissimi, non li avevo mai incontrati prima d’ora. Credevo che ormai erano istinti, vedi i loro occhi? Quella luce la emette il loro corpo, sono luminosissimi.”
“Allora anche tu dovresti indossare un paio d’occhiali e se ti scoprono?”
“No, se siamo qui è perché qualcuno mi voleva qui. Non posso aver sbagliato di così tanto. Fidati.”
Lui era tranquillo perché sapeva che questa era una popolazione pacifica, l’unica cosa che gli poteva succedere era quella di essere portati dal capo e di certo non si sarebbe lamentato. Lui ci voleva parlare. Ma gli altri sembrava che non li stessero guardando, mentre camminavano tutti fissavano un punto di fronte a loro come dei robot, nessuno parlava, si camminava solo. Ma ad un certo punto vennero fermati da un Verstand che sembrava che aveva indosso una divisa, come se fosse un poliziotto.
“Identificazione.”
Gli disse l’individuo.
“Sono Doctor.”
“Sei tu quello che aspetta Seele.”
“Che le è successo?”
“Non riesce a prevalere sull’anima dell’essere umano che la ospita.”
“Portami da lei.”
“Lui non può venire.”
“Lui sta con me, non mi muovo senza di lui.”
“Non può venire.”
“Doc rimango qui, non ti preoccupare.”
“Se rimani qui da solo diventerai come loro. Non posso permetterlo. –  gli disse a bassa voce – lui viene.”
“Permesso accordato.”
Detto questo gli fece strada verso il palazzo dove si trovava il fulcro di questa popolazione migratoria. Blaine si fece ancora più vicino a Doctor perché aveva paura che da un momento all’altro venisse preso da loro, l’altro capì questa sua preoccupazione e gli prese la mano, stava con lui, non doveva avere paura.
 
 
Prima di entrare dentro anche quello che aveva il compito di sorvegliare Seele fece storie su Blaine che non poteva entrare e ancora una volta l’altro dovette starci cinque minuti per riuscire a farlo passare, lui non poteva entrare perché era umano, ma non l’avrebbe mai lasciato da solo in questo mondo che non era più come quello che conoscevano. Quando riuscirono ad entrare notarono che quella non era una stanza normale, ma una da ospedale e Doctor non capiva perché l'avessero portata qui visto che vantavano le migliori medicine di tutti i tempi.
“Che le è successo?”
Chiese Blaine da dietro la spalla dell’amico, quell’ambiente gli metteva una strana sensazione addosso come se gli entrasse nelle pelle incatenandosi alle ossa, sentiva freddo e paura e non gli piaceva.
“L’umana lotta contro di lei dentro al corpo, si ribella alla condizione. Può aiutarla? Può assopire l’umana?”
“Non posso far niente contro il loro istinto di sopravvivenza. Però posso parlarci. Posso avvicinarmi? E lui con me.”
“Permesso accordato.”
Gli disse con riluttanza e insieme, fianco a fianco, si avvicinarono al corpo avvolto nel lenzuolo bianco in preda ad un sonno tormentato e pieno di incubi. Doctor si sedette di fianco a lei e con estrema cura le passò un fazzoletto leggermente bagnato sulla fronte per darle un po’ di sollievo e per farle aprire gli occhi.
“Finalmente è arrivato.”
“Mi ha chiamato lei, vero?”
“Non sapevo chi altro chiamare, il suo nome la precede.”
“Io non posso fare niente per la mente dell’umana, mi dispiace, quello che posso fare è aiutarla a cercare un nuovo pianeta, ce ne sono così tanti la fuori dove potete trovare un altro corpo meno forte dei loro e che sta nascendo. Posso parlare con l’umana per raggiungere una tregua, ma nient’altro, mi dispiace.”
“Ma a noi piace questo corpo.”
“Ma voi non potete vivere in loro, devono andare avanti.”
“L'umana vuole parlare con lei.”
“Mi permette di toccarle le tempie?”
Si limitò ad annuire, ma prima di incominciare guardò Blaine che capì e si avvicinò a lui. Il corpo incominciò a muoversi e cadde in uno stato di trance.
“Come di chiami?”
“Jane.”
Dalla voce trapelava la rabbia che tormentava colei che si era instaurata nella sua mente, non erano abituati a certe emozioni.
“Sono qui per aiutarti, sono Doctor.”
“Come puoi aiutarmi?”
“Vi ridarò la libertà ma tu devi fidarti e fare quello che ti dico.”
“Non mi fido.”
“Perché?”
“Anche loro ci hanno detto che questo era un modo per aiutarci, ma ci hanno rubato la nostra libertà, il nostro corpo, i pensieri. Abbiamo perso la nostra famiglia per colpa loro.”
“E io sono qui apposta per ridarvi la libertà.”
“Prometti.”
“Ti do la mia parola Jane.”
“È da molto tempo che non mi chiamano per il mio nome.”
Disse malinconicamente Jane.
“Come mai il suo amico non è stato trasformato?”
“L’ho salvato. So come aiutarvi.”
Il loro scambio di battute più raggiungeva il nocciolo e più si affievoliva il tono per non far ascoltare agli altri la loro conversazione, nemmeno Blaine che era il più vicino ai due non riusciva a capirli. Jane guardando bene l’altro umano col suo vero colore caldo degli occhi si convinse definitivamente e sorrise a Doctor e annuì.
“Adesso devi lasciarti andare, non provare alcuna rabbia e né odio, prova a stare in silenzio il più possibile. Comportati con rispetto nei suoi confronti e anche lei mi crederà. E ti prometto Jane che vi salverò.”
Quando fece ritornare Seene lei notò subito la differenza tra il prima e il dopo e subito ringraziò l’uomo che l’aveva aiutata.
“Come ci è riuscito?”
“Basta parlare. Ora io l’invito a lasciare la Terra e lasciare che il corso della storia fluisca liberamente, devono andare avanti è il loro destino.”
“Ma non sappiamo dove andare.”
“Di quello me ne occuperò io. Siete abbastanza intelligenti per capire che questi corpi non sono adatti per voi.”
“Acconsento il trasferimento.”
 
Le volte in cui non si erano dovuti difendere con delle armi si contavano sulle dita di una mano, ma i Verstand erano conosciuti come una delle popolazioni più pacifiche che avessero mai vissuto nel corso dei millenni che scandivano la storia dell'Universo. Loro non uccidevano mai. E per Blaine fu affascinante vedere la loro vera forma: erano blu, un blu che brillava come una stella, e per quanto erano delicati sembravano che non avevano corpo, che erano solo aria e avevano dei filamenti su tutto il corpo e ciò li rendeva ancora più surreali. Per permettergli di fuoriuscire dal corpo di un umano occorreva operare alla base dei capelli e fare una piccola incisione e bisogna aspettare che uscisse da solo, bisognava essere delicati oppure morivano. I loro medicinali gli permettevano di fare il tutto senza lasciare alcuna cicatrice. Blaine non se la sentì di aiutarli, non si sentiva in grado di operare in quel modo perciò venne scortato da Doctor al TARDIS e gli promise di ritornare il prima possibile, lì era l’unico posto in cui stava al sicuro.
"Mi dispiace Blaine, ma aiutarli è fantastico! Li hai visti?!"
Disse Doctor tra un misto di felicità e dispiacere.
"Non ti preoccupare."
"Ci vuoi ancora andare vero?"
"Ovvio!" Gli disse sorridendogli Blaine.
"Aspettami qui."
E Blaine aspettò insieme alla musica di quel gruppo che aveva fatto la storia e che tanto voleva vedere dal vivo e senza accorgersene si ritrovò a cantare insieme a lui. Blaine in quei mesi era cambiato molto aveva visto cose che lo avevano fatto crescere e che gli fecero vedere da un'altra prospettiva il mondo, ma il suo amore per la musica non era mutato. Anche questa volta Doc arrivo senza farsi sentire e, come l'altra volta, si ritrovò a stare in silenzio in ascolto del suo compagno d'avventura.
"Ti manca vero?"
Blaine si zittì subito girandosi verso di lui per poterlo guardare.
"Cosa?"
"La musica. Hai sempre sognato Broadway."
"Desideravo diventare qualcuno. Volevo diventare una stella, ma tu mi hai dato modo di vederle e devo dire che non cambierei tutto questo per niente al mondo. Ho te."
Gli sorrise e Doctor rispose, la sua bocca specchio della sua si incurvò verso l'alto ed entrambi non ebbero bisogno di altre parole. Solo un sorriso, che aveva più significato di tutto.
"Ti propongo un viaggio in cui saremo solo Blaine e Sebastian, non vogliamo scatenare l'ira della regina e nemmeno avere alieni in giro, vero? Un solo viaggio, solo Sebastian e Blaine. Ci stai?"
"Sempre."
"Sempre."
 
Come promesso il TARDIS li portò a Londra e questa volta nel periodo giusto e per un giorno Doctor promise di non pensare a niente, mise da parte la paura di quell'addio che incombeva su di loro perché Sebastian non era obbligato a dire addio a Blaine.
A Sebastian era permesso di vivere la sua vita al fianco di Blaine per sempre.
A Sebastian era permesso di dire "ti amo" al suo Blaine senza avere un blocco che non gli permette di parlare.
A Sebastian era permesso di vivere un giorno del 1985 di fianco a Blaine immerso in quel fantastico decennio pieno di colore dove la regola principale era l'osare, nuova musica, nuova mentalità senza avere conseguenze.
A Sebastian era permesso di amare Blaine Anderson e ciò portava Doctor a invidiare questo Sebastian Smythe a cui erano permesse tante cose. Perché Blaine meritava il suo Sebastian Smythe, era quello che pensava Doctor, ma quello che lui non sapeva era che Blaine aveva bisogno di lui perché Doctor era sempre con lui, perché erano la stessa persona e Blaine lo amava così come era.


Beth's Corner!
Buona domenica a tutti! Il prompt della sfida era "i fantastici anni 80" e non so se questa "cosa" vada bene ma l'idea mi è venuta guardando un episodio di Doctor Who e una cosa ha tirato l'altra ed è nata questa os, spero che piaccia! 
Un grazie speciale alla cara beta che dovunque trova sempre un po' di tempo per betare le storie ❤
Grazie anche a chi ha avuto il coraggio di finire di leggere questa cosa.
Alla prossima!
Love always,
_Beth
   
 
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