08/09/2013
3 recensioniPreda
«Parigi, fratello mio, Parigi!» esclamai rivolto a Jace.
Lui era lì, sguardo arzillo che studiava il nuovo ambiente.
«Non mi piace, Parigi.» decretò dopo un'occhiata fuori la porta.
Un macigno mi colpì lo stomaco come un pugno.
Ed io, che volevo fargli una sorpresa e vederlo felice.
Ma dopotutto, me lo aspettavo.
Non era un tipo da Parigi.
«Allora rientriamo.» dissi semplicemente.
«Ma... Non dovevi parlare con quei demoni?» sembrò interdetto.
«Ho cambiato idea.» congedai l'argomento con frivolezza.
Jace non commentò, ma capii di non averlo pienamente convinto.
Si sedette sul sofà, mentre io mi avviai al piano bar.
«Vino?»
Annuii.
Come mi conosce bene.
«Vuoi un goccio?» chiesi, dopo averne bevuto un sorso.
Mi fece cenno di sì,
allora mi avvicinai e gli porsi il mio bicchiere.
Lo agguantò con le sue mani affusolate da pianista e se lo portò alle labbra.
Guardai attentamente il modo in cui piegò la testa e il profilo della sua gola, che avrei Amato torturare.
Infatti, le mie fantasie si accesero, come una scintilla che non puoi far a meno di ammirare, ma sai che distruggerà quello che hai intorno.
Scintilla, però, era anche Jace stesso.
Era in grado di bruciare e bruciare, e nessuno avrebbe potuto fermarlo, con la sua forza distruttiva tipica degli Herondale.
Sentii il basso ventre infuocarsi, e il cavallo dei pantaloni farsi più stretto.
Lo volevo, da impazzire.
E lo avrei voluto, presto.
Alla svelta, mi allontanai, imprecando.
«Seb?» mi sentii chiamare.
Ringhiai in risposta.
Mi rannicchiai contro il muro,
cercando di calmarmi.
«Sebastian...» Jace era venuto in corridoio.
La voce comprensiva ma preoccupata.
«Jonathan.» la sua voce si era fatta roca.
Mi appoggiò una mano sulla spalla.
Fremetti al contatto,
e non esitai più.
Con un unico, fluido movimento, mi alzai da terra, ruotai Jace invertendo le nostre posizioni e lo inchiodai al muro con una mano sulla spalla.
«Cosa stai..?» la mia vittima fece per parlare, ma lo bloccai, posando un pollice sulle sue labbra.
Ne tracciai tutto il contorno, come in estasi.
Jace non osò fiatare.
Il mio sguardo vagabondò tra la sua bocca ed i suoi occhi per un po'.
I nostri respiri si fusero,
e ci baciammo.
Impetuosamente, lo bloccai al muro, le braccia ai lati della sua testa.
Le sue mani invece vagavano per il mio corpo, strappandomi di tanto in tanto qualche mugolio.
Feci aderire i nostri corpi, azione che aumentò le nostre eccitazioni.
I nostri baci erano famelici.
Il nostro scoprirsi l'un l'altro era famelico.
Noi eravamo famelici.
Lo presi per il passante dei jeans e lo condussi in camera.
Una volta dentro, lo buttai sul letto.
Lo bloccai, balzandogli a cavalcioni.
Mi sfilò in fretta la camicia bianca e presto si ritrovò senza boxer.
Poteva anche essere un leone1, ma quel pomeriggio diventò la mia preda.
**
1: riferimento a come Clary definisce Jace la prima volta che lo vede al Pandemonium.
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Hush Just Stop.
bellissimi miei :)
non mi linciate, pls.
È stato un parto questa os.
Nonostante io le idee le avessi, è stato difficile entrare in sebastian.
Non so se ci sono riuscita, ma volevo sottolineare il suo lato psicopatico:
A tratti dolce e riflessivo, a volte una vera e propria belva.
Diciamolo, con tutto che io lo amo, è stata dura.
Spero di esserci riuscita, e che il risultato vi abbia soddisfatto :)
a presto,
gretchen.
ps. se non pubblicherò per un po' è perché domani inzio la prima liceo del linguistico e sarò impegnata :3