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Autore: TheCapo91    08/09/2013    6 recensioni
Una breve storiella horror/gore, nulla di eccessivamente raccapricciante. Almeno, non per i lettori.
Perchè il male assume forme diverse e sorprendenti, si può far del male inavvertitamente e pagarne caro il prezzo. Anche nel mondo dei Pokèmon.
Il Bosco dei Lecci, una piccola, tranquilla foresta dalle poche attrattive, certamente non uno dei posti più cruciali dei giochi Oro e Argento dei Pokèmon. Eppure la piccola Cleo, allenatrice appena agli albori del suo viaggio di iniziazione, conoscerà le insidie che il bosco nasconde a chi non rispetta i suoi abitanti...
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Manga, Videogioco
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Bosco dei Lecci

 



 


"È facile perdersi nel Bosco dei Lecci. Fate attenzione e rispettate i Pokémon selvatici!"

Ma Cleo non si diede neanche la pena di leggere il cartello e continuò a passeggiare nell'erba alta.

La giovane allenatrice era contenta quel giorno. Zippo, il suo Charmander, cresceva sano e forte, ma soprattutto velocemente. Il suo allenamento consisteva nel passeggiare nelle zone erbose nei pressi del Bosco dei Lecci e lottare con ogni Pokémon selvatico della zona. Fino ad ora aveva incontrato solo patetici Caterpie, talmente deboli che un solo Graffio del suo Pokémon li metteva k.o. Era un modo facile di accumulare esperienza e Cleo passava i suoi pomeriggi a sconfiggere decine e decine di quei piccoli insetti.

La ragazza si stiracchiò, mentre l'ultimo Caterpie rotolava via, colpito da Zippo. Guardò il cielo e notò che era sera inoltrata. Per quel giorno avevano lavorato a sufficienza. Avrebbe passato la notte al limitare del bosco, dopodichè sarebbe proseguita a nord, verso Fiordoropoli. Richiamò il Charmander nella sua Pokéball e, dopo una cena veloce, si sdraiò nel sacco a pelo. Si addormentò velocemente, con la stanchezza di chi ha fatto il proprio dovere.

Ma mentre le ombre degli alberi si allungavano sempre di più, tante piccole paia di occhi brillavano nel buio. L'intera area crepitò di versi sottili e acuti che bisbigliavano concitati. Parlavano di rabbia, parlavano di rancore, parlavano di dolore. Parlavano di vendetta.

Cleo si agitò nel sacco a pelo, a disagio. Le prudeva la guancia, ma per qualche motivo non riusciva a muovere il braccio. Intorpidita dal sonno, cercò di mettersi a sedere, ma nemmeno quello le riuscì. Poi finalmente aprì gli occhi. 

Non si trovava nel luogo dove si era accampata la sera prima. Era una radura nel cuore della foresta, illuminata a malapena dai raggi lunari.

Di nuovo cercò di alzarsi ma nemmeno stavolta ce la fece. Si rese conto che aveva polsi e caviglie legati da potenti stringhe vischiose, che la tenevano inchiodata ad un albero. Il panico si impadronì di lei. Iniziò a contorcersi e a urlare, ma in nessun modo riuscì a liberarsi.

Le sue grida avevano risvegliato quel brusio ostile. La ragazza guardò con occhi sbarrati delle figure scure strisciare fuori dai cespugli, a dozzine, dirette verso di lei. Urlò di nuovo, acutamente.

Una di quelle creature le sparò una sostanza viscida sul volto, tappandole la bocca. Cleo sentì il disgustoso sapore invaderle la bocca ed ebbe un conato. Poi si rese conto che era la stessa sostanza che la teneva prigioniera. 

Riusciva ora a vedere le piccole creature che avanzavano lentamente verso di lei. Erano piccoli Caterpie, solo dei piccoli inutili Caterpie. Ma mentre si avvicinavano, Cleo si accorse che presentavano profonde lacerazioni sul corpo. Alcuni si trascinavano lasciando una scia di fluidi vitali dietro di sè, ad altri mancava la parte finale della coda o avevano un occhio fuori dall'orbita, ancora attaccato. Lenti, inesorabili, strisciavano verso di lei. 

Cercò di urlare di nuovo, ma il tappo di Millebave che aveva in bocca le fece emettere solo un mugolio soffocato. Le mancava l'aria, il respiro affannoso, sudava come non aveva mai fatto in vita sua. Poi sentì qualcosa toccarle il piede scalzo. Una di quelle creature iniziò ad arrampicarsi sul suo corpo, ne sentì le piccole ventose agganciare la pelle e iniziare a salire...

Iniziò a piangere e mugolò di nuovo, quando sentì distintamente un morso sul polpaccio. Non era tanto il dolore quanto il ribrezzo provato a farla soffrire. Lentamente, anche le altre creature la assalirono, coprendola completamente. Come li aveva tormentati per settimane, ora loro tormentavano lei, mordendola e strisciando sul suo corpo, mentre lei, inerme, non poteva far altro che divincolarsi. 

Uno dei Caterpie le si avvinghiò sul collo e Cleo scossè la testa con violenza, nel vano tentativo di scrollarselo di dosso. L'insetto strisciò lungo il mento, sulla bocca e sul naso, dove si fermò. Gli occhi colmi di lacrime della ragazza incontrarono quelli neri e larghi del Pokémon. Forse l'allenatrice aveva perso la ragione, ma avrebbe giurato di aver visto un bagliore rosso in fondo a quegli immensi occhi lucidi e vitrei. Poi il Caterpie scattò in avanti e Cleo ebbe la fugace visione di una minuscola bocca, piena di bargigli e escrescenze affilate. Poi un rumore viscido, e la ragazza provò il dolore più grande della sua vita, mentre il Caterpie iniziava a divorarle l'occhio destro. 


Il dolore di tutti i morsi che stava ricevendo sommato a quest'ultimo fu talmente grande che le diede la forza necessaria a liberare il braccio destro. Con le unghie si strappó via la bestia dalla faccia, che voló lontano, trascinando con sè filamenti sanguinolenti. Si liberò la bocca dal tappo che le era stato imposto e inspirò avidamente l'aria notturna, fresca e deliziosa. Di nuovo in grado di poter respirare normalmente, l'allenatrice liberò anche l'altro braccio e iniziò freneticamente a levarsi di dosso tutti i Caterpie che continuavano a banchettare della sua carne. Quando anche l'ultimo venne respinto, recise con le unghie i lacci di bava che le bloccavano le caviglie. Il tempo di farlo e già nuovi Caterpie affioravano dai cespugli, minacciosi. Nell'istante in cui riacquistò anche l'uso delle gambe iniziò a scappare, ma non fece più di qualche passo prima di fermarsi di nuovo. Poco lontano dall'albero su cui era stata legata giaceva una figura orribilmente straziata. Il corpo assomigliava vagamente a quello di una lucertola, senza più la pelle; aveva il cranio completamente svuotato e solo qualche lembo di carne penzolava ancora dalla cassa toracica. 

- Zippo...

In quel momento la ragazza credette veramente di impazzire. Troppo terrorizzata perfino per urlare, fuggì via da quel posto, premendosi una mano sull'occhio ferito che continuava a sanguinare.

All'improvviso il suo piede scivolò su una radice e cadde lungo una ripida discesa. Rotolando, battè violentemente la testa contro un palo metallico e perse quasi conoscenza. Pochi minuti dopo i Caterpie la raggiunsero di nuovo e la trascinarono con loro nel folto della foresta. Troppo stordita per opporre resistenza, Cleo riuscì solo ad aprire gli occhi e a distinguere le parole del cartello posto sopra il palo.

"È facile perdersi nel Bosco dei Lecci. Fate attenzione e rispettate i Pokémon selvatici!” 

  
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