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Autore: redeagle86    09/09/2013    1 recensioni
(Ipotetico seguito di TMI)
Dal prologo:
"Era la fine: aveva perso, i suoi sogni di gloria erano crollati come castelli di carte e lui moriva con la faccia nel fango. Un finale epico, senza ombra di dubbio.
Clary e i suoi amichetti avrebbero avuto il loro “per sempre felici e contenti” e tutti si sarebbero presto dimenticati della sua esistenza. Non c'era nessun segno del suo passaggio, solo una sconfitta.
-Ave atque vale- sussurrò.
Non è ancora giunta la tua ora, Jonathan Christopher Morgenstern.
"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nulla di naturale

William si lasciò cadere sfatto sul letto: sua sorella Cecily aveva un giorno solamente e lui aveva già stabilito senza alcuna ombra di dubbio che cacciare demoni per 48 ore di fila era meno faticoso che occuparsi di un neonato.
-Se un giorno dovessi dirti che voglio diventare padre, sei autorizzato a trapassarmi con una spada- annunciò, affondando il viso nel cuscino e sollevando un braccio. -E, possibilmente, uccidimi.
-Tralasciando il dettaglio che fare un figlio con te non rientri nella lista dei miei desideri... non capisco cos'hai da lamentarti: Cecily è un angioletto- replicò il suo parabatai, sedendosi a terra e raccogliendo uno dei tanti libri sul pavimento.
-Non parlavo di Cecily- ribatté, alzando la testa con una smorfia disgustata. -Mi riferivo ai miei genitori.
-Cos'hanno combinato? Hanno già in cantiere un altro fratellino?
-Per l'Angelo, no!- esclamò atterrito. -Sono già abbastanza insopportabili così... tutti zucchero, bacetti e frasette che farebbero cariare anche una dentiera. Che razza di esempio vogliono dare alla mia sorellina? Ho dovuto tenerla lontana da loro per evitare che assistesse a scene rivoltanti e non oso immaginare cosa stiano combinando adesso. Si staranno rendendo ridicoli davanti a Fratello Zaccaria.
Ronald scoppiò a ridere, immaginando l'amico alle prese con biberon e pannolini: era un peccato esserselo perso per dare la caccia al loro nemico.
-Ho bisogno di un bel racconto da Cacciatori. Dimmi che avete ingaggiato una sanguinosa e cruenta battaglia contro un qualche demone raccapricciante.
-Mi dispiace deluderti, Will, ma è stata una vera noia. Probabilmente la notte più tranquilla da quando sono nati i Nephilim- replicò, osservando le pile di libri disposte in precarie strutture accanto alla scrivania. -Però potrebbe essere emozionante rimettere in ordine questa stanza: scommetto che non ricordi nemmeno più che c'è un pavimento sotto tutte queste cose.
-Davvero spiritoso, sembri mio padre. E poi non c'è così tanto disordine.
-Tu dici?- ironizzò, volgendo lo sguardo tutt'intorno. -Quella cos'è? Una riproduzione della Statua della Libertà fatta con le cartacce? E quelli? Mi chiedo se hai ancora dei vestiti nell'armadio, visto che sono tutti sparsi ovunque. Dai, ti darò una mano se ti decidi ad alzarti e iniziare.
William sospirò valutando che forse Ron non aveva tutti i torti: in mezzo a quel caos si sarebbe potuta annidare tranquillamente una squadra di demoni. Ed era un modo come un altro per non pensare a quanto fossero imbarazzanti e mielosi i suoi genitori.
-Affare fatto, ma hai promesso di aiutarmi.
-Finalmente rivedremo com'è fatta la stanza- commentò il compagno, alzandosi. -Vado a prendere dei sacchi per lo sporco: ne avremo bisogno.
-Vedi di tornare, però- gli urlò dietro l'amico. -Non usarlo come scusa per sparire e lasciarmi tutto il lavoro.
Ronald rispose qualcosa dal corridoio, ma William non lo sentì; brontolò un'ultima volta prima di abbandonare il letto e decidere da che parte iniziare: c'era solo l'imbarazzo della scelta, dopotutto. Effettivamente era passato un po' dall'ultima ripulita generale. Forse un po' troppo.
-Cominciamo- si incitò, avvicinandosi al comodino e scostando i libri per metterli insieme agli altri e riporli poi sulla mensola. -E questo cosa... ?
Sul piccolo mobile c'erano dei frammenti di vetro sparsi tra le cianfrusaglie, e il ragazzo si ricordò della piccola sfera raccolta nel vicolo alcune notti prima: probabilmente vi aveva appoggiato sopra qualcosa e l'aveva rotta inavvertitamente.
-Poco male- concluse, prendendo il cestino e gettandovi i cocci. -Era solo uno stupido giocattolo mondano.

-Alec, ti vuoi calmare, per favore? Non riesco a concentrarmi con te che continui avanti e indietro per la stanza come il fantasma di Canterville- brontolò Magnus, facendo voltare la sedia girevole per guardare in faccia il compagno. -Il rituale inizierà a breve e il suo esito non cambierà solo perché hai fatto un solco nel pavimento.
-Lo so benissimo, ma non riesco comunque a restare tranquillo come fai tu. Cecily...
-Cecily è al sicuro e nessuno le farà del male. In qualsiasi caso.
Alexander annuì, sedendosi scompostamente sul divano e dedicando più attenzione ai fogli caduti dalla scrivania dello stregone: il fidanzato stava ancora lavorando ai simboli rinvenuti sui frammenti di vetro. Era decisamente più bravo di lui nell'arte della tolleranza e dell'indifferenza: riusciva ad aiutare anche chi sputava su di loro e sulla loro relazione, mentre il Nephilim trovava già arduo uno stentato saluto poco convinto. Certo, era pur vero che il figlio di Lilith si impegnava anche per il Cacciatore; anzi, forse il motivo di tanta solerzia era solo quello: se Alec non fosse stato il suo innamorato, Alicante avrebbe dovuto svuotare le casse per pagare uno solo dei servigi del Nascosto. O avrebbe mandato l'Inquisitore a fare minacce, come sempre: erano l'arma più potente del Conclave. E anche l'unica.
Sua sorella Isabelle era a capo di un fragile castello di carte dalla funzione puramente simbolica e, malgrado i suoi sforzi, non poteva tenere insieme qualcosa che era sfasciato da anni di contrasti e incomprensioni. La guerra contro Sebastian e i suoi Cacciatori oscuri li aveva resi ancora più divisi e diffidenti: c'era sempre chi non mancava di evidenziare quelli tra loro che avevano voltato le spalle a Raziel e li avevano traditi.
Alec non voleva pensare a cosa sarebbe potuto accadere se una nuova battaglia avesse bussato alle porte di Alicante, se ancora una volta gli Shadowhunters fossero stati chiamati a scegliere da che lato schierarsi. Costretti a scegliere se uccidere un demone o un fratello.
Il Nephilim sperava che quel giorno non arrivasse mai perché aveva ancora davanti agli occhi le immagini di quella lotta assurda e violenta; ma la serietà con cui Magnus svolgeva le sue ricerche lo spingeva a credere che non ci fosse più spazio per le preghiere.
L'Angelo era sordo anche alle voci dei suoi figli.

Clarissa strinse al petto la sua bambina, gettando occhiate preoccupate a Fratello Zaccaria e alla Sorella di Ferro che l'uomo aveva presentato come Sorella Lucie: sapeva benissimo quanto fosse importante il rituale, ma non poteva fare a meno d'essere nervosa. Ci era già passata con William, conosceva quell'angoscia e quel senso di soffocamento di fronte all'ignoto: Cecily aveva sangue d'angelo, era la loro figlia. Poteva essere eccezionale, avere poteri fuori dal comune.
In quel caso il Conclave avrebbe potuto nutrine strani e pericolosi progetti su di lei.
-Non c'è niente da temere- disse Jace, quasi le avesse letto nel pensiero.
-Ci hanno già provato.
-Già e il Console si è ritrovato un braccio rotto, per non parlare di una marea di lividi e maledizioni.
-E tu sei stato rinchiuso nella Città Silente. Non ci tengo a ripetere l'esperienza.
-Eravamo dei ragazzini, Clary. Ora siamo in grado di affrontare qualsiasi cosa.
-Sì, forse hai ragione tu.
-Jonathan, Clarissa, siamo pronti- annunciò Fratello Zaccaria, parlando nelle loro menti.
La donna scambiò un ultimo sguardo con il marito, poi posò la sua creatura sul letto ed uscì dalla stanza, stritolando la mano di Jace mentre quest'ultimo chiudeva la porta.
Tutto era avvolto da un silenzio irreale, tutto era immobile, cristallizzato nel tempo.
Poi un suono ruppe la quiete.
Cecily iniziò a piangere.
Un brivido gelato percorse l'intero Istituto e i suoi abitanti perché non c'era nulla di naturale in quel suono. Era stonato e agghiacciante quanto lo stridere di un gesso sulla lavagna.

Catherine lasciò cadere il pugnale, che si conficcò con la punta nel pavimento.
Ronald perse la presa sul sacco dello sporco e le cartacce si riversarono nuovamente sul tappeto.
William abbandonò a terra la pila di vestiti che stava sistemando nell'armadio.
Clary e Jace si precipitarono nella stanza in preda al panico.

Sorella Lucie alzò gli occhi su Fratello Zaccaria, avvertendo la sua stessa confusione ed incredulità: mai avevano assistito a qualcosa del genere.
-Che diavolo state facendo a mia figlia?!- ruggì Jace.
Il Fratello Silente osservò quei due che aveva visto crescere e costruire una famiglia, cercando dentro di sé le parole adatte, quelle meno dure.
-Purtroppo non ci è possibile completare il rituale.
-Che significa? Avete perso il manuale, forse?
-No, è sorta una complicazione che non ci aspettavamo.
-Ma Cecily sta bene?- chiese Clary, sentendosi mancare il respiro. Era come un incubo che diventava realtà.
-Sì, vostra figlia è sana e salva, ma...
-Ma cosa?! Non abbiamo tempo per questi giochetti, Fratello Zaccaria!
-Cecily è un demone.
  
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