Cap.1 La lotta finale ha inizio
Isola del Sud
Crilin si deterse la fronte con la
mano, i capelli neri a
caschetto gli aderivano al viso sudato; il petto muscoloso si alzava e
abbassava affannoso sotto la maglietta rossa, umida sotto le ascelle.
Le gambe
gli penzolavano oltre l’orlo del burrone.
"Ho
dovuto incontrarlo oggi, dovevo parlargli.
Ultimamente ho incontrato così spesso quella mia amica
d’infanzia e mi ha fatto
dei discorsi così strani che dovevo parlargli. Mi ha
lasciato completamente
scombussolato"
pensò Goku, al suo fianco. Appoggiò le mani
sull’erba e la rugiada gelida gli bagnò le dita
callose. I capelli mori, dalle
ciocche larghe tre dita, erano mosse dal vento e gli nascondevano in
parte il
volto abbronzato. Socchiuse gli occhi e inspirò,
l’odore di mare e salsedine
gli punse le narici.
Il terrestre sgranò gli
occhi vedendo il cielo oscurarsi.
Goku socchiuse gli occhi guardando il sole diventare nero, ma
continuando a
fare una luce deformata e surreale che dava all’intero mondo
una parvenza in
bianco e nero.
Il migliore amico si alzò
in piedi e, tremante, indicò l’astro.
«Goku,
guarda!»
gridò. La tenebra si rifletteva sul mare che aveva
cominciato a ribollire.
“Urca, non credevo che
questo giorno sarebbe arrivato così
presto” sussurrò Son. Appoggiò due dita
sulla fronte e si teletrasportò.
Il
neo-saiyan strillò
vedendolo scomparire. «Goku!» ululò,
dimenandosi e saltellando sul posto coi pugni
chiusi, la coda gonfia e ritta che ondeggiava dietro di lui.
***
Città dell’Ovest
Una
commessa strillò
e sbarrò la porta del negozio. Due uomini si fermarono in
mezzo alla strada e
uno dei due si sfilò lentamente gli occhiali da sole,
l’altro estrasse il
cellulare, e a una donna caddero i pacchi della spesa.
Uno dopo l’altro, vennero
alzati innumerevoli telefonini,
anche dalle persone che avevano inchiodato in macchina o si erano
affacciate
alla finestra, per riprendere lo strano fenomeno. «Non
è una semplice eclissi!»
gridò
uno. «No,
il sole ha cambiato colore! Dobbiamo chiamare Ub, l’eroe
della Terra!» si
udì un’altra voce, ma ben presto il brusio divenne
un vociare indistinto della
folla in cui non si riusciva a capire cosa veniva detto.
Vegeta scese dalla limousine volante,
le cui ruote si
muovevano a un palmo da terra, e atterrò in piedi, alzando a
sua volta il capo.
Un ghignò fiori sul suo viso, mentre incrociava le braccia
al petto, indossava
un completo viola con una camicia bianca.
Nelle sue iridi ossidiana, il cielo
nero si rifletteva
perfettamente dando vita a un vasto oceano, i contorni biancastri del
sole
eclissato illuminavano di una luce argentea la terra sottostante. Ogni
cosa era
candida o color pece.
Il
principe dei
saiyan avvertì una scossa elettrica salirgli per la spina
dorsale. Strinse i
pugni coperti dai guanti viola e inspirò. Espirando,
sussurrò: «Finalmente
Lourth, era tempo che ti facessi avanti».
"Non
troverai un semplice principe sulla tua strada,
ma un re dei saiyan col potere di un dio".
***
Monti Paoz
Chichi, gridando, lasciò
cadere la pentola per terra e si
portò le mani alla bocca.
May si affacciò alla
finestra e sgranò gli occhi, urlando: «Fico!»;
la goccia al suo collo pulsava di energia verde chiaro.
Un rivolo di sudore colò
lungo la guancia di Goten. Il
giovane prese la sorellina in braccio e la strinse; la piccola
scalciò e cercò
di afferrare il davanzale con le mani.
«Fortuna
che i nostri padri non hanno mai smesso di
allenarsi»
disse Bra rivolta a Chichi che stava raccogliendo la pentola con delle
presine.
La donna si rivolse a Gohan,
domandandogli con voce tremante:
«Ora
… dovrete di nuovo combattere?».
Gohan annuì, appoggiò i libri di
testo sul tavolo e sospirò. "Ero
venuto a trovarla per
rassicurarla. Sono anni che mi devo allenare di nascosto, ma ora
è tempo che si
renda conto che sono un guerriero".
«Mamma,
anche Videl vorrebbe che le battaglie giungessero
alla fine, ma il mondo non è un posto sicuro. In questo
universo e anche negli
altri ci saranno sempre dei guerrieri più forti ed
è compito nostro portare la
pace»
disse con voce seria, sfilandosi gli occhiali da vista.
«Per
la pace si combatte, non piove dal cielo»
concordò
Bra, spiccando il volo. «Chichi,
ti affido i miei figli».
Chichi annuì, mentre una
lacrima le rigava il volto. «Vedete
di farlo a pezzi il responsabile di tutto questo trambusto»
implorò.
«Lo
faremo, mamma» la
rassicurò Goten schioccandole un
bacio sulla guancia. Aveva rinchiuso May in camera sua e si sentiva la
bambina
che si lamentava vivacemente, chiedendo a gran voce di unirsi alla
comitiva.