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Autore: Archybald    09/09/2013    1 recensioni
ATTENZIONE! Klaine ambientata durante la WWII (primi anni di guerra).
*
Con l'avvio della guerra, Kurt è costretto a scappare a Lipsia col padre malato per evitare l'arruolamento obbligatorio. Qui deciderà di travestirsi da donna per non farsi riconoscere, rischiando il tutto per tutto pur di salvare la famiglia. Intanto Blaine, un militare, figlio di un ufficiale tedesco, arriva in città. Nonostante il pericolo, entrambi finiranno per innamorarsi, ma Blaine non sa' che segreto nasconde la donna che ama...
*
Stato: Conclusa
Aggiornamento: Una volta a settimana.
AVVERTIMENTI: Possibile /e probabile/ OOC dei personaggi! (cercherò di starci attenta in ogni caso) Tematiche delicate. NON è incentrata sulla Shoha o le stragi ebree. Quasi nessun riferimento al razzismo e lievi accenni al nazismo. Per favore leggete il piccolo paragrafo introduttivo!
*
Ho aumentato il rating da arancione a rosso per delle scene che ho aggiunto alla bozza. Spero di renderla una storia soddisfacente! Grazie a chiunque legga, sappiate che vi adoro! ;DD
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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'' Ci sono Gardenie nel mio giardino

ma la loro vita è breve

Il sole tenta di scaldarle ma il giorno dopo

insidiato dalle nubi

E' afflitto che china il suo capo

e lentamente Muore.''

 

A. Bonaffini

 

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VON LEIPZIG MIT LIEBE

DAY 1st. _ GARDENIEN IM DEZEMBER (Gardenie in Dicembre)

 


 

Lavorando dietro un banco da fiorista non era affatto raro che Kurt ogni mattina venisse fermato da qualche cliente in vena di chiacchiere o bisognosa di spettegolare su qualche voce di mercato. Vivendo poi ormai lì da mesi, quasi un anno a dirla tutta, conosceva ormai persino i mariti di queste e le giovani figlie, e per molte di loro aveva imparato col tempo anche le storie, di come si erano incontrate con i promessi sposi, di che vestito avevano al matrimonio, di come avesse fatto la figlia della signora Meyer a diplomarsi in giurisprudenza nonostante la gravidanza e di come il suo bambino avesse rotto diversi pezzi della cristalleria nella bottega del signor Vender quando era ancora un pargolo.

 

Kurt non era mai sceso fino in città. Non amava la freddezza delle persone di provincia, la loro fretta e il loro essere così estranei ai problemi degli altri, così a volte, tra tutti quei racconti e quelle disavventure di quel piccolo quartiere, lui si sentiva un po' a casa. E la sera, davanti ad una tazza di tè caldo, le raccontava al padre, per far sentire anche lui parte di quella quotidianità.   

 

 

 

Anche quel giorno, come ogni domenica, la signora Becker era appena entrata in negozio, elegantissima in quel suo tailleur gessato e il cappellino con la retina a coprirle appena il viso. E Kurt già sapeva, con un sorriso sulle labbra, quali fiori desiderava di più da portare al camposanto, sulla lapide del povero fratello deceduto l'anno passato. 

 

Così, col sorriso più cordiale e dolce che possedesse, accolse l'inizio della giornata come ormai sapeva fare al meglio.

 

-Salve Signora Becker. Oggi il tempo è più clemente con noi, non trovate?- disse mentre preparava i nastri neri e quelli rossi accanto alle forbici sul bancone. La donna gli sorrise tiepidamente mentre si avvicinava con passettini corti, facendo schioccare il tacco sul duro pavimento.

 

- Oh, sì. Proprio una bella giornata per andare a trovare Carl. Se avesse nevicato ancora non avrei più saputo come fare...-

 

-Siamo fortunati allora.- sorrise mentre preparava un bel mazzo di fiori, né troppo costoso, né troppo semplice alla signora Becker. 

 

Stava finendo di tagliare i nastri quando la donna gli poggiò una mano guantata sulla guancia. Kurt sussultò appena ma col pizzo del guanto la signora non si sarebbe mai potuta accorgere del lievissimo strato di peluria ispida che segnava appena la guancia del ragazzo all'attaccatura con l'orecchio. 

Le sorrise perciò affabile, trattenendo il respiro, mentre lei lo accarezzava con più insistenza.

 

-Sei sempre più bella, piccola Elizabeth. Nemmeno l'inverno riesce a rendere duri i tuoi lineamenti, come invece succede alle figlie burbere del macellaio. A volte ci rimango ancora male se penso che non vuoi accettare i corteggiamenti di mio figlio. 

E un così bravo ragazzo. Ha un buon lavoro e sicuramente erediterà diverse terre da suo padre. Cosa può chiedere in più una fanciulla? Non mi sembra affatto un brutto partito...-

 

Avrebbe continuato ancora a lungo a decantare le lodi del figlio maggiore se Kurt non l'avesse interrotta sorridendole con cortesia, finendo così di annodare e tagliare i nastri.

 

-Signora Becker, sa' che non ho nulla verso il vostro gentil figlio, e sono sicurissima che sarà uno splendido partito per quella fanciulla che lo prenderà in sposo, ma io al momento non desidero ancora maritarmi. Desidero aspettare che le condizioni del mio povero padre migliorino, e, perché no, magari troverò un giovanotto di cui mi innamorerò davvero. Mi dispiace molto, sono mortificata.- disse, fingendosi dispiaciuto, mordendosi appena l'interno della guancia. -Quand'egli si sposerà sarò più che contenta di essere invitata al matrimonio.- aggiunse, porgendole il mazzo di fiori.

 

La donna lo fissò raggiante, godendosi quella meraviglia di colori mentre esclamava -Oh, cara! Saresti probabilmente la prima che inviterei.-

 

Salutò con cortesia e un sorriso tirato mentre la donna, dopo aver pagato, usciva con soddisfazione dal negozio. 

 

Quando fu di nuovo solo non poté trattene più un lungo e pesante sospiro, passandosi una mano al ventre prima di ricomporsi per attendere un nuovo cliente. 

 

Quando si prestava servizio dietro un bancone, oltre alle signore più conosciute e alle giovani fanciulle capitava anche, non troppo di rado, che incappasse in qualche ragazzo.

Al quartiere non ve n'erano tanti, di solito gli uomini adulti erano quasi tutti in guerra. Ma a volte un giovane medico o magari un avvocato, qualche uomo erroneamente reputato troppo giovane o inadatto, un fratello minore lasciato a lavorare o a volte persino i soldati semplici, in congedo o in visita alla famiglia,  passavano dal suo negozio. Una volta, due volte, poi sempre più spesso; o per loro scelta, o spinti dalle madri, che erano poi le stesse signore del quartiere, per vedere la bella Elizabeth, priva di compagno e ormai in età da marito.

 

Insomma, non v'era uomo del paese ancora celibe che non chiedesse la mano del ragazzo. E questi, senza mezzi termini, lo spaventavano all'inverosimile.

A volte entravano per chiacchierare, compravano fiori a detta loro 'per la fanciulla di cui erano innamorati', e al rientro Kurt trovava gli stessi mazzi colorati da lui preparati sul tavolo o sul pavimento, accompagnati da biglietti romantici, poesie e composizioni, firmati nei modi più svariati. 

 

L'unica fortuna di Kurt, nel dover sopportare quella situazione imbarazzante senza mettersi nei guai, oltre all'inverosimile pazienza, era il suo nascente interesse nei confronti del suo stesso sesso. Non che si fosse mai dato il tempo di pensarci, alle ricchezze delle ragazze ragazze o all'amore in sé verso qualcuno, ma sin da piccolo non aveva mai provato nulla di più dell'amicizia nei confronti del gentil gentil sesso.

Ma a volte poteva capitare che al negozio entrasse qualche giovane, avvenente e baldanzoso, particolarmente attraente a chiedergli la mano o magari a corteggiarlo con frasi seducenti e inviti romantici. Quelle volte, in tutta franchezza, Kurt doveva metterci parecchia forza di volontà per evitare di fare sciocchezze, limitandosi a guardare quegli uomini compiaciuto e arrossendo per qualche loro sorriso di troppo, rischiando di dare ai malcapitati non poche false speranze. E quando accadeva, per fortuna comunque non troppo spesso, aspettava che uscissero dal negozio per poi appoggiarsi al bancone sognante, sapendo per certo che nella sua vita mai avrebbe potuto avere una storia d'amore con alcuno di loro, se non coltivata da sguardi fuggitivi e semplici parole delicate, di sfioramenti di dita nascosti e sorrisi cortesi. 

 

Qualche notte Kurt, sopraffatto dai timori, dallo stress e dalla stanchezza, piangeva silenziosamente tra i panni sul suo letto, mordendo il cuscino per non farsi sentire dal padre.

In quei tristi momenti dava la colpa al troppo lavoro, a qualche cliente inclemente o alle condizioni dell'anziano genitore che non miglioravano. Poi, se si rendeva conto che tra le lacrime vi erano anche quelle per la sua fanciullezza sprecata, per gli amori che non aveva mai avuto e per gli svaghi che non poteva permettersi, allora si dava dell'egoista e si puniva con severità, negandosi quei piaceri con crudeltà. 

Infondo, non c'era spazio nella sua vita per le frivolezze e pianger non avrebbe mai aiutato la situazione. 

 

 

 

Il campanello alla porta suonò un'altra volta, mentre Kurt, soprappensiero, si ritrovò a sobbalzare appena sullo sgabello, fissando in cerca di un indizio chi era appena entrato in negozio.

 

Eppure una naturale sorpresa lo prese, spaesandolo appena, quando notò che il suo non era affatto un volto conosciuto. Anzi, pareva tutto fuorché un compaesano, tutto fuorché di Lipsia. 

 

Un uomo, o meglio un giovane, decisamente prestante e di bell'aspetto, fasciato nella sua divisa tedesca, stava ora guardandosi intorno con aria spersa, fissando ovunque fiori di qualunque tipo, di qualunque genere, senza che Kurt potesse davvero capire cosa stesse cercando. Non essendosi poi neppure diretto direttamente al bancone, la cosa sorprese il biondo anche di più, portandolo a mordersi appena un labbro dalla curiosità che lo stava prendendo, nel sapere che non era neppure un suo pretendente.

 

Così, rimase ad osservare l'uomo ancora qualche minuto prima che questi potesse girarsi con aria del tutto confusa verso Kurt, che ora lo fissava in attesa, pazientemente, mentre questi di avvicinava imbarazzato. 

Appena alzò il viso per domandare, il biondo rimase quasi senza fiato dal tanto fascino che quell'uomo mostrava nel viso. Era certamente un volto avvenente il suo, quello di un ragazzo già fattosi uomo. L'accenno di barba ben rasata, le sopracciglia folte e virili, gli occhi ambrati e profondi e quei capelli, una chioma scurissima, nera e dai ricci morbidi e ben delineati che gli incorniciavano il viso senza apparire lunghi o disordinati. La pelle era più scura rispetto alle persone del nord, e gli dava quasi un aria esotica, sicuramente non tedesca, che sbalordiva e intimidiva in contrasto con la divisa fredda dei soldati del Führer.

 

Rimasero entrambi qualche secondo spiazzati, incantati l'uno per l'altro, fissandosi negli occhi con trepidazione e attesa finché Kurt, quando si rese conto di star sembrando certamente ridicolo, arrossì violentemente abbassando il viso verso il foglio delle vendite che stava compilando poco prima. Si portò tremando appena una ciocca di capelli dietro un orecchio, quando questa gli finì davanti al viso e con un sorriso timido, ricordandosi di non guardare l'uomo negli occhi, rimise le carte nel cassetto.

 

-Posso esservi utile Signore?- domandò continuando a far finta di fare altro per non far brutta figura.

 

-Ehm.... sì... sì, per favore!- 

 

Kurt gli rivolse lo sguardo, attendendo perché l'uomo gli spiegasse cosa gli serviva. Aveva una voce profonda e chiara, con  un accento particolare a colorirgli le parole. 

 

- Vorrei che mi confezionasse un mazzo di gardenie, se non le dispiace.-

 

Il biondo rimase particolarmente colpito da quella domanda. Il generale stava già tirando fuori il borsello per pagarlo quando Kurt lo fermò con prontezza, aggrottando le sopracciglia.  

 

-Purtroppo mi dispiace deludervi, ma non saprei davvero dove andare a recuperarle delle gardenie in questo periodo dell'anno.- disse con sicurezza, sperando che il soldato rinunciasse capendo l'equivoco.

 

-Se per voi è lo stesso posso farvi un mazzo con crisantemi bianchi ed erica. Scommetto che vi piacerà.- 

 

Si allontanò dal bancone e stava già per prendere i fiori che gli servivano quando l'uomo dietro di lui continuò, insistente.

 

-Quando ho soggiornato a Lipsia ho sempre trovato le gardenie in qualunque fiorista della città, persino con questo freddo insistente.-

 

Kurt si sentì punto sul vivo dall'arroganza e l'ignoranza dell'uomo dietro di sé. Si voltò tenendo tra le mani dell'erica azzurra, della stessa tonalità dei suoi occhi chiarissimi, mentre con espressione dura si preparava ad affrontare l'uomo senza alcun timore né riverenza. 

 

-Lipsia è una grande città, dovrebbe dedurlo. Non mi stupisce affatto che dispongano di serre adatte alla coltivazione di certi fiori. Ma finché siete qui, in questo umile quartiere di provincia, dovrete accontentarvi di ciò che possediamo.-

 

Aveva alzato appena il tono della voce, avvicinandosi all'uomo che ora lo guardava stupito e probabilmente piuttosto irritato. I due erano davvero vicini l'uno all'altro e potevano quasi percepire il respiro del biondo, affannato per aver parlato con troppa foga.

 

-Non mi capacito di tanta impertinenza. Se questo è il problema, gliele pagherò di più, anche il doppio se necessario. Basterà che me le vada a prenderle in città, tornerò in negozio quando saranno pronte.-

 

-Non ha capito, non rientra nelle mie possibilità, nemmeno se le pagasse oro!-

 

Lo sguardo del moro si incrinò mentre un lampo di nervoso gli attraversò il volto disegnandogli un sorriso irritato sulle labbra. Ma Kurt non se ne accorse neppure.

 

-Detto questo lasci che le prepari un altro mazzo, altrimenti vada per conto suo in città e se le compri, le sue gardenie!-

 

Si aspettava uno schiaffo per le parole che aveva usato, mentre l'uomo mostrava un ghigno indecifrabile avvicinandosi ancora di qualche centimetro e tagliando le distanze tra i loro corpi. 

A dividere i loro visi ora c'era solo qualche rametto troppo lungo di erica, e gli occhi non accennavano ad allontanarsi, o per l'attrazione violenta che sentivano l'uno per l'altro, o per l'orgoglio che attanagliava entrambi, ognuno pronto a difendere i propri interessi.

 

Il moro soffiò sulle sue labbra, quasi in un sussurro colmo di scherno. -Ah, sì?-

 

Si allontanò ridacchiando, divertito probabilmente dalla situazione, o dal lieve rossore che Kurt non era riuscito a nascondere.

 

-Mi stupisca allora!-  disse tornando verso il bancone, rubando un rametto di fiori tra quelli che teneva in mano il ragazzo e cominciando a girarselo tra le mani. 

 

Kurt fissò l'erica che stringeva tra le mani e, indispettito, cominciò a raccogliere i fiori che gli servivano. Se voleva che lo stupisse, tanto valeva farglielo pagare davvero oro quel dannato mazzo di fiori. 

 

-Ha delle altre particolarità questo quartiere, oltre ad avere una fiorista tanto bella quanto dilettante?-

 

Kurt quasi non si tagliò con le forbici nel sentir tali parole. Nessuno si era mai pronunciato così davanti a lui.

 

-Wow. Ora si spiega perché l'esercito tedesco ha perso la guerra.-

 

Alle spalle una risata celestiale quanto di scherzo lo costrinse a mordersi la lingua. 

 

-Solitamente di fronte a degli insulti simili le persone vengono arrestate, non è preoccupata?-

 

-Lei sembra piuttosto divertito, mi pare!-   disse trattenendo il fiato. La prigione era l'ultima cosa che gli serviva. Un bel modo per perdere la testa...

 

-Non lo nego, sì. Lei mi diverte decisamente!-

 

-Oh, bene! Ecco a lei...-

 

Quando si voltò per porgergli il mazzo, si bloccò immobile. Il soldato lo stava fissando, intensamente e con un sorriso sghembo nascosto dal rametto acquamarina con cui stava giocando, il gomito sopra il bancone a sorreggergli il volto.

 

Alzandosi, quasi scoperto a fare qualcosa di nascosto, il moro afferrò il mazzo e prima di uscire finse un ossequioso inchino rivolto al ragazzo, che lo guardò di sbieco arricciando il naso.

 

-Danke schön, maine Liebe!-

 

Kurt arricciò il naso e lo accompagnò all'uscita con un gesto della mano, quasi a scacciare un insetto molesto.

 

Sperò sul serio che dopo un cliente del genere la giornata finisse il più velocemente possibile perché probabilmente non avrebbe saputo mantenere quell'aria di cordialità ancora a lungo.

 

 L'unica consolazione che poteva trarre, pensò, era che lui e quell'individuo scortese non avrebbero più dovuto condividere nulla, né si sarebbero mai più rivisti.

 

 Era questo il bello dei clienti di passaggio. 

 

Si pettinò i capelli biondo grano con le dita, specchiandosi sulla vetrinetta mentre dietro di sé la porta del negozio si apriva di nuovo. Sarebbe stata decisamente una giornata pesante.

 

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

PICCOLO ANGOLINO APPARTATO
 

Wilkommen gente!! :DD

Eccoci qui, puntuali (per una volta xD)  con un nuovo capitolo.

Questa volta Kurt e Blaine si sono finalmente incontrati! Kurt spera di non vederlo più, povero piccolo

non sa' quanto si sbagli *inserire risata malefica qui*.

Blaine è decisamente un rompipalle assurdo, scusate la finezza u.u, ma Kurt non gli ha lasciato molte

alternative per mostrarsi un uomo migliore. Voglio dire, scusatelo se è ignorante xD! 

Nel prossimo capitolo si capirà perché tutta quest'insistenza per quei fiori e i miei due Lieblinge si incontreranno di nuovo. 

Magari senza prendersi a sberle , speriamo xD!
 

Il capitolo non è stato betato perciò  sono sempre ben accolte correzioni su eventuali obrobri della grammatica xD 
 

Spero che il capitolo non sia troppo pesante e vi sia piaciuto!  

Alla prossima, sempre lunedì prossimo! 

CIAOOOO! :DDD

 

  
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