L’inizio era la fine, la fine era l’inizio.
Mai questi concetti erano a loro stati chiari. O forse era solo quello che volevano credere. L’illusione era forse la loro unica speranza.
E quando il Dottore, stanco, con lo sguardo antico, triste, osservava la console della TARDIS, si ritrovava a pensare, ricordare, lasciava vagare i pensieri all’inizio, l’inizio della sua storia con River Song, inizio che però segnava anche la fine, e nessuno lo sapeva meglio di lui. Ogni volta, ogni singola volta che i loro sguardi si incrociavano, creando quell’atmosfera di mistero, ma allo stesso tempo quell’atmosfera inconfondibile di casa, non poteva non riportare la mente alla libreria, luogo nel quale aveva detto sia addio che benvenuta nella sua vita a quella donna.

L’inizio di tutto.

Mentre per il Dottore l’inizio era inconfondibilmente legato a sentimenti di tristezza, quello di River era spesso legato a un che di paura, timore. Come poteva quell’uomo, di cui aveva solo sentito parlare per quanto riguardava la sua missione, conoscerla quasi meglio di quanto lei conoscesse se stessa? Eppure bastarono poche parole, sussurratole nell’orecchio, quel fatidico giorno, a farle capire tutto, ma allo stesso tempo a lasciarla più confusa di prima. Ma aveva capito che il Dottore era una persona di cui fidarsi, l’unica persona di cui lei sentiva di potersi fidare pienamente, con tutta se stessa. Persona per cui avrebbe sacrificato anche la sua stessa vita. E quello fu l’inizio di una corsa nel tempo, contro il tempo stesso, alla continua ricerca del suo volto, dei suoi occhi, del suo sorriso, della sua voce.

L’inizio di un amore destinato a durare fino alla fine.

«Ciao, dolcezza»,  e ancora una volta la dottoressa River Song, con una punta di malizia negli occhi, era riuscita a farsi strada fino alle porte di quella cabina dal colore inconfondibile, «serve una mano coi Siluriani?» Erano in quei momenti che, alla vista di quel sorriso raggiante, il Dottore lasciava che il passato, futuro, qualsiasi cosa fosse, si allontasse il più possibile, lasciando tutto alle sue spalle. Voleva godere l’attimo, voleva vederla felice finché poteva, era il presente quello che davvero gli importava e di cui voleva fare tesoro.  Si voltò su se stesso, si sfregò le mani, avvicinandosi alla moglie e sistemandosi il suo fidato cravattino. Lo sguardo fisso nel suo.

«Vogliamo iniziare un’altra guerra?»