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Autore: L Change the World    09/09/2013    2 recensioni
Poteva davvero?
Poteva quel bellissimo sogno tramutarsi nel peggiore degli incubi?
[OzxGil]
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gilbert Nightray, Oz Vessalius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Gil, stupido, guarda come ti sei ridotto!” Oz era chinato su colui che si definiva ‘il suo umile servitore’ con un’espressione a metà tra il preoccupato ed il divertito.

“Dove sono?” mugugnò Gilbert cercando di mettere a fuoco quella figura che incombeva su di lui.

“Uff! Ti sei proprio dato da fare ieri sera, eh?!”

“Oz... Ma che diamine è successo... Mi gira tutto... La mia testa...”

“Niente di che, lo zio Oscar ci ha gentilmente offerto un po’ di succo. Peccato che non fosse succo.” Lentamente, a Gilbert riaffiorarono frammenti di ricordi della sera precedente. In effetti il sapore di quel ‘succo’ era stranamente forte, ma a lui era piaciuto, così, tra una sigaretta e l’altra, forse aveva esagerato un po’. La testa  gli martellava,  appena accennava un leggero movimento sentiva i muscoli tremendamente intorpiditi.

“Dai, metti il braccio sopra le mie spalle, che ti aiuto ad alzarti.” disse Oz, prendendogli la mano e guidandola sopra di lui.

“Mi dispiace... Io peso troppo... Non sono un buon esempio...” biascicò Gilbert cercando di mantenersi saldo senza che le ginocchia gli cedessero.

“Sì, sì, adesso però devi andare a lavarti.”

Con molta fatica, i due raggiunsero indenni il bagno della camera.

Gilbert si sedette sulla vasca  e guardò la sua immagine allo specchio: i folti capelli neri formavano un orribile groviglio scomposto, delle profonde occhiaie ornavano i suoi occhi spenti e la sua pelle era diventata cerea.

“Sono orribile.” constatò poi con voce assente.

“Sssssh.” Oz gli stava sfilando delicatamente la giacca e lo stava aiutando a sbottonare la camicia. Appena gliela sfilò, un odore nauseabondo impregnò l’aria, un misto tra alcool, sudore e fumo di sigaretta, e finalmente capì il motivo per cui Oz lo aveva trascinato in bagno.Gilbert tossì schifato, poi si interruppe.

Le mani del suo padrone gli stavano sbottonando  i pantaloni. I suoi occhi si fissarono immediatamente su quelli ridenti di Oz.

“G-grazie.” riuscì a balbettare dopo qualche secondo.

“Ti sto solo aiutando, Gil.” sorrise Oz riempiendo la vasca di acqua calda.

Quando Gilbert vi entrò con solo l’intimo addosso, si abbandonò completamente tra le braccia di quel tepore, assaporando ogni attimo mentre Oz si alzava le maniche e gli passava la saponetta sulla schiena con fare concentrato.

“Sai, ieri mi hai fatto proprio ridere! Dicevi cose senza senso! Bhe, anche gli altri dopo un po’ hanno iniziato a delirare, ma tu, Gil, eri davvero uno spasso!”

“Ah sì?!” disse Gilbert mentre cominciava a riprendere conoscenza.

“Scherzi? Ti sei messo anche ad improvvisare qualche passo di danza! Poi sei crollato sul divano e io e Break ti abbiamo portato a letto. Ad un certo punto hai perfino cominciato a parlare nel sonno, ma alla fine ti sei addormentato.”

“Mio Dio... E cosa dicevo?” A quella domanda, Oz smise per un attimo di strofinare, il suo sguardo si addolcì e le sue labbra si schiusero in un tenero sorriso.

Gilbert restò interdetto a quel cambio repentino di espressione. Ma non fu tanto la reazione a colpirlo, bensì Oz stesso.

Lo vedeva per la prima volta in tutta la sua nobile ed allo stesso tempo spavalda bellezza, i capelli dorati che gli incorniciavano il viso roseo,  quegli occhi verde smeraldo, gli unici capaci di leggere la sua anima anche solo con uno sguardo, quelle mani premurose pronte in ogni momento a prendere le redini della situazione, pronte sempre a proteggerlo nonostante quello fosse un incarico affidato a lui, il suo servitore.

L’unica cosa di cui era mai andato fiero in tutta la sua vita era stata appartenere ad un ragazzo così speciale come Oz Vessalius. Lui era l’unico per il quale Gilbert avrebbe fatto qualsiasi cosa, l’unico per il quale provava un affetto smisurato, l’unico a cui doveva la vita e non avrebbe esitato a sacrificarla per il suo bene.

L’unico per il quale poteva provare un’emozione tanto forte da essere quasi definita amore.

“Dicevi" disse Oz con voce strozzata "che mi volevi bene.” 

Una lacrima scese sul volto del ragazzo mentre i suoi occhi si immergevano in quelli dorati del suo Gil.

Al servitore mancò il respiro. Si fissarono per alcuni minuti, come se tutte le parole del mondo non potessero esprimere ciò che i due si stavano dicendo con la sola forza dello sguardo. Il loro legame era talmente forte che bastava poco per capire l’uno i sentimenti dell’altro.

Sorridendo, Gilbert posò una mano sulla guancia di Oz. Non sapeva perché lo stava facendo, semplicemente gli sembrò la cosa più naturale di questo mondo. Si avvicinò al viso del suo signorino mentre questi inclinava la testa da un lato e si protendeva verso di lui, finché la distanza fra loro divenne inesistente.

“Ti voglio bene.” sussurrò Gilbert.

Gli occhi di Oz si dilatarono improvvisamente, colmi di terrore. Un verso strozzato uscì dalla sua bocca dischiusa, e le sue mani strinsero con forza la giacca all’altezza del petto. Gilbert le prese fra le sue e strappò con uno scatto rapido il tessuto: il sigillo del Contraente Illegale, nero come l’inchiostro sulla pelle chiara del ragazzo, aveva completato il giro. Gridò il nome di Oz, gridò e basta, mentre lo stringeva nel tentativo di salvarlo dalla voragine violacea che stava comparendo sotto ai piedi del padrone.

E Oz sprofondava...
 

 
 
 
Gil si alzò di scatto dal letto, urlando a pieni polmoni. Senza alcuna esitazione si fiondò fuori dalla stanza e attraversò barcollante il corridoio con il respiro mozzato, il cuore a mille e il sudore che gli imperlava la fronte.

“Gilbert!” La porta di una delle camere venne spalancata con un tonfo e ne uscì Oz, che gli corse incontro con gli occhi ancora gonfi di sonno.

Senza una parola, i due si strinsero violentemente in un lungo abbraccio, le lacrime di Gilbert fuse con il respiro irregolare di Oz che affondava il proprio viso nel suo petto.

“Mi hai fatto spaventare, maledetto te!” esclamò Oz accennando una risata isterica tra i singhiozzi sommessi. A quella vista, anche Gilbert non poté fare a meno di sorridere anche lui. In un attimo, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

Non gli importava di nulla, in quell’istante poteva anche scoppiare una guerra, ma lui aveva Oz, e questo gli bastava. Gli avrebbe rivelato i suoi veri sentimenti,  a costo di azzardare un gesto affrettato come quel bacio, perché non poteva lasciarlo andare via senza che lui non sapesse la verità. Anche se era presto, anche se il Sigillo aveva cominciato a muoversi da poco, Gilbert voleva che i suoi sentimenti venissero a galla prima che fosse troppo tardi, perché aveva deciso di non avere più segreti da nascondere con il ragazzo che amava forse dalla prima volta che l’aveva incontrato.

Così le sue labbra si staccarono da quelle di Oz, e, con un sorriso, gli disse:”Ti voglio bene.”
  
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