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Autore: raspberry_slush    09/09/2013    3 recensioni
La mente pragmatica di Sherlock era ancora troppo chiusa e solitaria per ammettere l’amore.
John invece aveva ammesso di amarlo, ma solo a sé stesso.
Non si ricordava quando si fosse innamorato di lui, forse lo aveva aspettato da sempre, ma di certo aveva ben impresso nella mente come lo aveva capito. Moriva di freddo quando lui si allontanava. 
Genere: Avventura, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, dopo un anno di stallo finalmente riesco a concludere qualcosa. Ci ho messo quasi un'estate per scriverla, ma ne è valsa la pena...non c'è niente che dà più soddisfazione del poter far fare a questi due bastardelli quello che voglio io.. eheh.  C'è un po' di tutto , anche un pizzico di giallo alla "Conan Doyle". E' tutto qui. Io mi sono divertita a scriverla. Spero , davvero che voi facciate altrettanto ;) Non esitate ad insultarmi nei commenti , sono pronta a tutto!



21 DICEMBRE 

CARNABY STREET

'Quanto sarebbe bello se qualcuno mi regalasse un orsacchiotto di peluche'. Odiava quando Janette lo disseminava di suggerimenti, mine, buttate lì alla leggera, ma che se non avesse soddisfatto sarebbero esplose irrimediabilmente insieme a tutto l'ego che ribolliva nel corpo di quella donna. O avrebbe dovuto dire bambina?

Qualcuno.

'E dove trovo orsacchiotti di peluche a Londra?' ormai preferiva arrivare direttamente al dunque, era stufo delle sue moine architettate ad opera d'arte. Anzi era stufo di tutto, ci aveva riflettuto a lungo ed era arrivato alla conclusione che sarebbe stato meglio finirla lì. Non ha funzionato, ma la responsabilità non è di nessuno. Si dice così no? quando si sa che la colpa è tutta dell'altro.

'Beh da Harrods ce ne sono alcuni che sono una meraviglia. A grandezza naturale .. Erano il mio sogno da bambina...'

Perché ora cosa sei? 

'...ma ecco, pure da Hamleys non scarseggiano.' 

John non se ne rese conto, ma tirò uno sbuffo atroce. Sembrava che avesse cacciato fuori mezza anima, era solo la rabbia che lo abbrustoliva dentro quando stava con quella specie di moscerino pedante. 

'E ora che ti prende?'

Cazzo, si era accorta che non ce la faceva più. Voleva arrivarci a parole, con calma, non voleva rovinare tutto. 

'Niente è che sono un po' spossato dal lavoro'

'John. Le vacanze invernali sono iniziate da tre giorni ormai. Mi nascondi qualcosa?'

Ti nascondo che ormai non ti reggo più.

'No niente di niente, tranquilla'

'E allora perché ti ostini a non guardarmi negli occhi quando ti parlo?'

E allora perché ogni volta che decidiamo di fare l'amore devo rinchiudermi in bagno a masturbarmi per almeno mezz'ora se no non c'è verso di farlo dritto?

'Scusa è che sono sovrappensiero , non riesco a concentrarmi quando penso ad altre cose' .

Questa gli era proprio sfuggita. Premio alla migliore scusa del secolo, da incorniciare. Bomba atomica sganciata fra tre due uno..

'Beh, sai, ti capisco, anche io ho momenti no , come questi. Dovresti vedermi! Il mio coefficiente di concentrazione cala a zero. Pensa che faccio fatica persino a dipingermi le unghie della mano destra senza sbavare'.

Ok, forse se l'era cercata. Cosa poteva pretendere, dopotutto era una bionda, consulente informativa di un supermercato ASDA, fotomodella part-time per pubblicità di dentifrici. Ma quello era troppo. Non poteva essere vero , era un incubo, uno schifosissimo incubo che puzzava soltanto un po' di realtà.

Il nitrito che doveva essere una risata , coronò la situazione nauseante che John stava subendo. 

'Senti Janette , a proposito di momenti no, volevo discutere con te di una cosa...'

'Oh cavoli, Johnny! Me la dovrai dire un'altra volta ! Te lo avevo detto no? Ho un appuntamento con il nuovo massaggiatore thailandese nel West End e sono già in terribile ritardo! Però deve essere una cosa grave a giudicare dal tuo faccino. Chiamami pure quando vuoi ok?'
‘Ciao’.

In meno di 15 secondi gli aveva propinato una patetica arringa condita di ipocrisia , il tutto decorato con una strizzata di guance. Una delle tante maniere abominevoli di quella donna.

Dal canto suo il dottore non aveva nemmeno finito di schiarirsi la voce che già quella faina si era infilata svelta svelta giù per le scale della metropolitana. Perché le persone gli sfuggivano proprio quando ne aveva  più bisogno ?

 

 

BAKER STREET

John rincasò visibilmente sconvolto. Maneggiò le porte con un tale vigore che se avesse avuto un minimo di lucidità si sarebbe di certo spaventato della sua impulsività. Ms Hudson era andata a far compere dal grossista nella strada parallela, Sherlock era stato convocato urgentemente dal fratellino per non sapeva che affari burocratici boemiani e ne avrebbe avuto di certo ancora per molto. Gettò le chiavi nel portacenere di vetro, si tolse la giacca di pelle con indolenza, e si sgonfiò definitivamente sul divano di velluto. 

'Quando ti deciderai a dirle che vuoi finirla? È ancora quella...Lilienne?' . Non fu un balzo quello che fece John Watson, ma un vero e proprio salto carpiato . Ci volle una buona capacità di dissimulazione per ricomporsi.Che caspita ci faceva lui lì? 

'Janette. Ti chiederei come diamine sai certe cose, ma come vedi non sono dell'umore giusto.'

Sedeva con le gambe piegate, ginocchia sul mento, dita dei piedi nudi raggrinzite sull'orlo del sofà in pelle. Quello sguardo assente riempiva i suoi occhi glaciali di inesplorato mistero.

'Posso alleggerirti di un tormento in meno di un minuto. '

Perché provò un certo sollievo ad ascoltare quella rassicurazione, perché John avrebbe voluto qualcosa di pratico e non teorico pur sapendo che Sherlock si riferiva chiaramente a quegli interminabili flussi di parole che definiva 'spiegazioni banali alla banalità'. E soprattutto perché si sentiva improvvisamente le guance avvampare. Dannazione. 

'3 e 06 del pomeriggio , l'appuntamento era alle 2 davanti al putto di Piccadilly Circus, un quarto d'ora di taxi da qui. Quindi cinquantuno minuti di incontro approssimati, senza contare i ritardi programmati di lei. Nessuna coppia che si rispetti passa così poco tempo insieme dopo non essersi vista per circa due settimane di fila. Non sento nessun rimasuglio di profumo aleggiare nell'aria, non ti sei imbalsamato i capelli e indossi scarpe da ginnastica. Ci tenevi molto ad apparire più scombinato del solito. Il resto viene da sé. Non oso definirmi uno psicologo, ma ho ben presente che alcuni umori hanno un preciso linguaggio corporale e il tuo nervosismo sarebbe stato evidente persino a lavativi come Anderson. Sei il mio coinquilino da circa 14 mesi e 18 giorni e conosco parecchie tue costanti comportamentali. Spesso la tua irritazione deriva da un affare inconcluso non per colpa di altri, ma per la tua incapacità di importi. E come non associare questo al tuo desiderio di tagliare i ponti con la cassiera' . 

Come sempre. Non riusciva a capire se avesse voluto schiaffeggiarlo fino a lasciarlo disidratato o alzarsi per una standing-ovation alle sue doti induttive.

Rimase con un'espressione apatica che forse Sherlock interpretò come perplessità. 'E no, non sono un pazzo maniaco che ti perseguita, come immagino tu stia pensando. L'affare dell'appuntamento' . Gli lanciò con noncuranza il suo Blackberry. John ora davvero dubbioso, lo acchiappò al volo.

 

MESSAGGIO DA : 843 57623
sono a Picca davanti alla fontana. J.
12/21/13  02.04 PM

 

Maledetto cellulare. Maledetto schermo touch. Maledetta abitudine a digitare quel nome. 

Per lo meno quell'episodio portava le capacità usate da Sherlock ad un livello terreno.

'Beh, mister so sempre tutto io, dato che conosce già le dinamiche , e non ho nemmeno bisogno di abbassarmi ad inviarle la letterina da Anonimo76, si degni almeno di darmi qualche consiglio su come dominare la situazione. Sono tutto orecchi'. Dovette averlo detto con un tono davvero sprezzante, perché per un momento il saccente rimase davvero spiazzato.

'Te l'ho sempre detto. I problemi di cuore non fanno parte delle mie specialità e non ho la benché minima intenzione di interessarmene. L'amore è un pericoloso svantaggio'. 

A John fece uno strano effetto quella frase. Non sapeva spiegarselo, ma per una frazione di secondo aveva percepito un non so che di amaro, di disappunto.

'Lasciala e basta'. 

Ma come diamine si stava comportando? Nemmeno una ragazzina mestruata riusciva ad essere irritata, furiosa, delusa e speranzosa nello stesso momento. Sherlock gli stava consigliando di lasciare una donna, ma a che scopo? Di solito non gli piaceva che ficcasse il suo naso aquilino negli affari privati, ma si sentiva leggermente lusingato da quelle attenzioni. 

'Grazie, cercherò di ricordarmelo'.

Seguì un lungo e denso silenzio, quasi fastidioso. John si sentiva soffocare da quel discorso finito così tempestivamente. Ma forse era la fatica di nascondere quel minestrone di sentimenti ciò che veramente lo tormentava.

Sherlock aveva chiuso gli occhi e inspirando delicatamente aveva lasciato cadere la nuca sullo schienale del divano. Arricciò le labbra. Lo faceva sempre quando rifletteva. 

All'occhio chirurgico di John piaceva sezionare il suo coinquilino nei suoi gesti più insignificanti , catalogandoli in precise azioni mentali che solo col tempo aveva imparato a riconoscere.

Mentre cercava di ripercorrere i contorni marcati del suo muscolo sternocleidomastoideo destro con una meticolosità quasi morbosa, sentì un certo tepore dilatarsi proprio dentro ai suoi pantaloni. 

All'inizio non ci fece tanto caso, dopo tanto stress, era rilassante sentirsi riscaldato da quella sensazione. Ma qualcosa iniziò a tirare là sotto. 

Non ci volle una perspicacia investigativa per capire cosa si stava muovendo rinchiuso nella cerniera dei jeans.

Un'erezione. John Watson si era eccitato guardando Sherlock Holmes.

Fortunatamente le capacità di reazione di John Watson sopravvivevano, insieme alla sua dignità. Si piegò sopra il tavolino per afferrare la giacca . Con movimento furtivo afferrò un lembo e lo appoggiò sopra la cavità pelvica per coprire il palo aizzato. Ahah. Che situazione paradossale. Nascondere una delle reazioni più naturali per un uomo ad un altro uomo. Già di per sé il voler occultare qualcosa all'unico consulente investigativo premetteva un certo masochismo. Ma nasconderlo per vergogna, per paura delle conseguenze, questo era proprio da bambini.

Stranamente Sherlock non si era mosso nemmeno di un millimetro, manteneva quella sua posizione ieratica, degna di un soggetto per scultori greci . Evidentemente era caduto in uno dei suoi soliti stati di trance meditativa. Tanto meglio.

John doveva comunque fare qualcosa perché quella furia pulsava dalla voglia di sfogarsi. Purtroppo i suoi neuroni non viaggiavano quanto quelli del suo coinquilino e all'estremo di uno sforzo cerebrale risolse per rimanersene lì seduto fino a quando non si fosse sgonfiata da sola. 

 

Mezz'ora dopo il detective uscì finalmente dal suo palazzo mentale e quando si rese conto che John russava, il collo in una posizione da far invidia ad un contorsionista, la sua mente di verginello iniziò a porsi ripetuti interrogativi, ma non riuscì a capire perché mai avesse messo una giacca sopra le sue gambe. Una delle cose che Sherlock non sopportava era non capire le cose razionalmente, nonostante i ripetuti sforzi. Lì sotto non c'era niente di nascosto, tutto piatto. Eppure avrebbe voluto sapere cosa tentava di nascondergli, impazziva dalla voglia di saperlo, ma per farlo avrebbe dovuto avvicinarsi, toccarlo, svegliarlo. Perciò quella fu una delle rarissime volte in cui lasciò perdere: dette la colpa al freddo.

Sospirò mentre decideva che quella notte avrebbe dormito sul divano per un motivo che ancora non riusciva a dedurre. 

  
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