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Autore: Saemi    16/03/2008    11 recensioni
-E poi che motivo avrei di esserlo? Sentiamo!- lo aggredì verbalmente dopo qualche istante di silenzio lei.
Lui sorrise, quel fastidioso cipiglio saccente che aveva guadagnato le sue antipatie sin dal loro primo incontro, per quanto sexy e misterioso.
-Nessuno- le rispose, con aria di sfida.
Lei accelerò un po’, giusto qualcosa di più.
-Infatti‼-
-Infatti-
-E smettila di ripetere quello che dico. Sembri un pappagallo! Intesi?-
-Intesi-
-Umpf!-
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What about Yamato?

Capitolo Uno

 

 

Ispirò a fondo, lasciando che l’aria frizzantina le solleticasse i polmoni impigriti dallo smog cittadino, mentre le sue mani battevano impazienti sullo sterzo. Il semaforo era fisso sul rosso, ma lei aveva il piede ben puntato sull’acceleratore per partire sparata non appena fosse scattato il primo.

A dire il vero un simile provvedimento le pareva sciocco considerato che in quella remota cittadina alla periferia di Tokyo, il numero di vetture che avevano solcato quelle strade si poteva numerare con le dita di una mano. Tuttavia in quel momento ben altri pensieri le vorticavano nella mente, decisamente più importanti di una sciocca questione di viabilità.

 

-Ti ricordi tutto, vero?-

-Certo- le rispose distratto il passeggero con lei, gli occhi azzurri che scrutavano disincantati il panorama.

-Bene-

 

Si mordicchiò il labbro inferiore, ticchettando ancora sul volante con aria inquieta. Per un istante sembrò voler perseverare in quel distratto silenzio, rotto solo dal rumore del motore in accensione. Poi, però, qualcosa scattò in lei e si ritrovò ad aggredire il suo taciturno interlocutore senza alcuna ragione specifica.

 

-Se ti chiedono che lavoro fai?-

 

-Sono nell’edilizia. Ingegnere di un’importante impresa di Tokyo. E…- la prevenne, quando la vide aprire la bocca per avanzare la sua nuova domanda. -Ci siamo conosciuti nello studio stilistico in cui lavori, quando sono venuto a controllare quelle preoccupanti crepe sui muri. Colpo di fulmine-

 

-Okay. Bene- si inumidì le labbra lei.

-Bene- ripeté con un sorriso beffardo lui.

 

Il semaforo scattò verde e lei ripartì con un’insolita lentezza. Per quanto lo avesse bramato, adesso che il momento fatidico si avvicinava all’orizzonte quasi lo temeva. Che avrebbero detto nel vederli? Ci avrebbero creduto? E cosa si aspettavano da lei?

 

Sospirò.

 

-Sembri preoccupata- osservò il ragazzo alla sua destra, e anche se lei non poteva vederlo avrebbe giurato che indossava quell’insopportabile ghigno sul viso.

-Beh, non lo sono!- replicò piccata lei, trovandosi per prima piuttosto inacidita persino nel tono.

-Scusa-

 

-E poi che motivo avrei di esserlo? Sentiamo!- lo aggredì verbalmente dopo qualche istante di silenzio lei.

Lui sorrise, quel fastidioso cipiglio saccente che aveva guadagnato le sue antipatie sin dal loro primo incontro, per quanto sexy e misterioso.

-Nessuno- le rispose, con aria di sfida.

Lei accelerò un po’, giusto qualcosa di più.

-Infatti‼-

-Infatti-

-E smettila di ripetere quello che dico. Sembri un pappagallo! Intesi?-

-Intesi-

-Umpf!-

 

###

 

-Allora è vero? Che porta il suo ragazzo, intendo-

Koushiro Izumi si voltò, i capelli rossi domati dal gel e la camicia abbottonata sul jeans sdrucito, confuso da quella domanda inattesa.

-Di chi stiamo parlando?-

-Come di chi?!- sbuffò l’altro, passandosi una mano nella chioma incolta e castana come a voler sottolineare la propria esasperazione per una simile inutile domanda.

-Oh-

 

Koushiro parve capire, tuttavia non sembrò intenzionato ad approfondire l’argomento. Almeno non a giudicare dal fatto che aveva appena ripreso a versarsi del punch in un bicchiere con aria fin troppo assorta.

 

-Ebbene?-

 

-Cosa?-

 

-Lo porta o no?- insistette l’altro, sbattendo un piede a terra con aria irrequieta.

 

-Beh- si allentò la camicia, sebbene fosse allacciata a partire dal secondo bottone, mentre l’aria sembrava farsi sempre più rarefatta. -Mimi mi ha detto di sì-

Izumi deglutì, ad un tratto il punch non era poi tanto invitante. Forse poteva provare con la birra?

-Quindi verrà-

 

Magari era meglio del whisky. Forte, possibilmente.

 

###

 

-Sei emozionata?- la domanda era nata spontanea sulle labbra della castana, sincera come i suoi enormi occhi marroni.

La ragazza di fronte a lei sorrise, lasciando che una ciocca ribelle le solleticasse la guancia.

-Molto- confermò, e i suoi occhi ambrati andarono a posarsi senza volerlo su un certo rosso intento a scolarsi un bicchiere di qualcosa di ignoto dall’altro lato della stanza.

-È così che dovrebbe essere- replicò subito l’altra, pensierosa. -O almeno, è quello che ho sempre pensato io-

 

-Grazie, Hikari. Non so come farei senza di te-

 

La castana sorrise, imbarazzata, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa una voce spacca timpani sopraggiunse tra loro.

-Mimiii‼-

 

La diretta interessata non si voltò neppure per sapere chi fosse stato a parlare. Lo sapeva già.

-Ciao anche a te, Miyako!-

Con un balzo la ragazza le aveva raggiunte, unendosi a loro in quel concitato gruppo femminile.

-Tua madre ha mandato me a chiamarti. Pare ci sia un’emergenza trucco, o qualcosa del genere-

Aggrottando le sopracciglia, Mimi Tachikawa fissò per un istante la nuova arrivata in un ponderato silenzio.

 

-Forse è meglio che vada a vedere- ne dedusse alla fine, e Miyako subito si offrì di accompagnarla, non prima però di aver fatto l’occhiolino alla castana.

 

Rimasta sola Hikari si soffermò con lo sguardo per l’intera stanza alla ricerca di due occhi familiari, incrociando con un sorriso suo fratello che tartassava uno sposo preda del bere e il buon vecchio Jyou in balia della zia della sposa. Stava quasi per spostarsi da quell’angolo per avere una visuale completa, quando un tocco gentile sulla sua spalla la fece sussultare e voltare insieme.

 

-Stavi cercando qualcuno?- le chiese una voce calda e profonda.

Il cuore come al solito perse un battito, liquefatto come neve al sole.

-Sì, a dire il vero- gli rispose sibillina lei, ma poi vedendolo crucciarsi scoppiò in una risata genuina. -Ma te, Takeru!-

 

Il ragazzo sospirò di sollievo, accennando ad un sorriso mentre si scompigliava i capelli dorati, e dai suoi occhi azzurri per un istante le parve di scorgere una luce di gioia.

 

-Vieni qui, Hikari- le sussurrò con dolcezza, allacciando le braccia attorno al suo collo per depositarle un bacio a fior di labbra.

 

###

 

-Taichi, ti ho cercato dappertutto!-

Il castano si voltò, permettendo al suo amico di scolarsi l’ultimo bicchiere di spumante, e sorrise nell’incrociare due vivaci pozze smeraldino.

 

-Aiko!-

 

-Ma dove eri sparito?- si accigliò lei, scrutandolo nei suoi occhi marroni alla ricerca di risposte ai suoi mille dubbi.

Taichi le sorrise, affabile e rassicurante come solo lui sapeva essere.

 

-Ero proprio qui. Stavo parlando con Koushiro. Tu dov’eri finita?-

-Sono stata bloccata da tua madre- gli rispose con un sorriso caldo Aiko, e quasi non gli scoppiò a ridere in faccia quando lo vide impallidire paurosamente.

-Da…davvero?-

Lei annuì e Koushiro ghignò scaltro.

-Perché quella faccia?- gli domandò beffardo, sogghignando senza ritegno quando poi lo vide guardarlo furente.

 

-Spero non abbia cercato di propinarti una delle sue prelibatezze genuine!- ignorando la battutaccia dell’amico, Taichi si voltò invece verso la ragazza di fronte a lui per guardarla atterrito.

Ma lei sorrise.

-No, non preoccuparti-

-Meno male- sospirò sollevato lui, accarezzandole dolcemente le lunghe ciocche carbone.

 

-Io le trovo gustose, invece- s’intromise senza permesso Izumi, pensieroso.

Taichi per tutta risposta lo guardò bieco, mentre Aiko semplicemente appariva basita.

-Ma che c’entra! Tu stai per sposarti, amico- replicò con superficialità il castano, scrollando le spalle come a non voler dare importanza alla cosa.

Adesso gli sguardi basiti erano due ed entrambi puntati su di lui.

 

-Che vuoi dire con questo?-

-Niente, Koushiro, solo che ormai sei stato del tutto plagiato dalla contorta psiche femminile. Ahia!-

-Così impari!- gli fece la linguaccia Aiko, che l’aveva colpito, prima di ridere di gusto accompagnata dal rosso.

 

###

 

-Jyou! Che ci fai qui fuori tutto solo?-

Il ragazzo, sentendosi chiamare, girò appena la testa per osservare in viso il suo interlocutore. O meglio, interlocutrice.

-A dire il vero sto cercando di scappare da tua zia- disse, accennando ad una smorfia a metà tra il divertito e l’esasperato.

Accanto a lui Mimi rise allegra.

-Non dirmi che sta ancora cercando di trovarti una ragazza‼-

-Se ti fa piacere, non te lo dico-

 

Passò una manciata di minuti così, semplicemente poggiati alla balaustra del portico in silenzio a fissare il vialetto di casa, prima che uno dei due si decidesse a parlare.

 

-Come mai sei qui fuori? Credevo di aver capito che ci fossero dei problemi con il trucco-

 

-Nulla di grave- scrollò le spalle Mimi. -Mia madre voleva solo un consiglio cosmetico-

 

-Sta ancora facendo la prova del trucco?-

 

-Sì- rimase qualche istante in silenzio, prima di aggiungere dell’altro. -E poi loro dovrebbero arrivare a momenti-

Jyou non aveva il bisogno di chiederle di chi stesse parlando per capire il riferimento. Sospirò e sul suo volto comparve un’espressione accigliata, quasi si stesse scervellando per venire a capo di un difficile enigma.

-Che c’è che non ti convince?- intuendo i suoi pensieri, la Tachikawa si fece avanti con le domande dirette che con lui funzionavano sempre.

-Non lo so. Forse è solo un’impressione- alzò le spalle Kido. -Forse ho solo bisogno di vederla con questo nuovo ragazzo-

 

-Yamato-

 

-Già-

 

###

 

-E se incontri Jyou?-

-Lo evito-

-Esatto. È troppo razionale per sperare di convincerlo-

 

Superò la piccola chiesa di paese e, con un balzo al petto, si rese conto di essere ormai vicina alla meta. La cosa, anziché rianimarla, la fece inquietare ancora di più. Mancava così poco eppure le sembrava di aver lasciato ancora un sacco di cose indietro…

 

-Mimi mi ha detto che per oggi hanno organizzato una sorta di rimpatriata, il che vuol dire che ci saranno tutti- e nel dirlo, lui lo notò con la coda dell’occhio, lei impallidì a morte.

Da quando gli si era rivolta, aveva come l’impressione che stesse omettendo qualcosa. Adesso che si avvicinavano alla destinazione, quel dubbio diventava sempre più una certezza e la cosa per quanto dovesse scivolargli addosso, lo impensieriva particolarmente.

-Dovremo essere quanto il più credibili possibile- stava nel frattempo dicendo lei, rallentando per imboccare la stradina sulla destra. -Oppure non crederanno mai alla storia di…-

 

Non riuscì a terminare la frase.

Lui aveva poggiato una mano sulla sua e la cosa, nonostante tutto, la fece sussultare, quasi fremere. Per un istante si girò a guardare quelle iridi azzurre sempre troppo serie e il cuore perse forse qualche battito, salvo poi riacquistarli tutti e in più appena l’attimo dopo.

 

-Sta tranquilla- le disse, con quel suo tono sempre un po’ indisponente. -Andrà tutto bene-

Lei avrebbe voluto dirgli che non poteva esserne certo, che non conosceva i suoi amici e che nella vita succedevano sempre degli imprevisti in grado di sfaldare pure il piano perfetto, ma semplicemente non poteva fare a meno di credergli. Forse era colpa di quegli occhi, così spietati e intensi.

Poi lui sorrise, con quel ghigno sghembo che era tanto facile travisare.

E lei, troppo consumata dal tarlo del dubbio, non riuscì a leggervi dentro la verità e lo equivocò.

-Non ho bisogno della tua pietà, Yamato- ribatté aspra, ritirando indietro la mano e pronunciando per la prima volta dalla partenza il suo nome.

 

Un’altra persona al suo posto l’avrebbe probabilmente presa male, girandosi dall’altra parte e mettendo su il broncio fino alla morte. Ma lui, Yamato Ishida, era sin troppo impertinente per concedersi a simili capricci.

Invece sorrise, appena.

 

-Ma certo- disse, sicuro, e lei si sentì sempre più incollerita dal modo in cui lui sembrava avere sempre ragione.

 

Tuttavia non riuscì più a pensare, o a dire, o a fare alcunché che la villa profilarsi davanti irruppe tra i suoi pensieri e nella sua vista. Come un fulmine a ciel sereno, mentre la macchina imboccava quasi in automatico il viale d’accesso, capì di essere proprio arrivata.

Arrivò davanti al portico, spense il motore e prese un profondo respiro, dimenticandosi per un istante del suo accompagnatore. E poi una voce, una voce amica che non sentiva dal vivo da un po’ ma solo ovattata dal telefono, le arrivò alle orecchie come uno squillo gradito.

 

-Sora‼-

 

 

 

 

Altro parto Saemi che speriamo vivamente gradirete.

Il primo capitolo è spettato a me, Memi, mentre i capitoli pari saranno della mia socia nonché ideatrice di tale fanfiction Sae (a lei l’onore di aver avuto l’idea di scrivere una simile storia! *-*). Come avrete capito, questa è una AU che si comporrà di una decina di capitoli in tutto più l’epilogo. Il titolo è venuto fuori un po’ così, e significa “Cosa su Yamato?”, a grandi linee. Per quanto riguarda il resto…non vi resta che seguire! ^^

Bacioni e al prossimo capitolo, scritto dalla mia best Sae!

Memi

  
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