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Autore: Dont_Cry_Kla    09/09/2013    0 recensioni
Quanti di noi hanno avuto una storia estiva, di quelle brevi, che durano il tempo di una vacanza, ma che non si dimenticano? Quanti di noi sono tornati con il cuore triste ed un bagagli di tanti bei ricordi?
Ecco Ginevra questa cosa non l'aveva programmata ma complice Kant e un pipistrello anche per lei ci sarà qualcosa da raccontare al ritorno in città, o da tenere per se.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IL CIELO STELLATO SOPRA DI NOI

Ginevra stava stesa su un lettino vicino alla piscina dei bambini, una pozzanghera alta dieci centimetri dove nemmeno i bambini del miny-club facevano il bagno. Le piaceva quel posto, perché non ci veniva mai nessuno e se aveva voglia di stare da sola a pensare prima dello spettacolo era l’ideale.
Era seduta lì da una decina di minuti a non pensare a nulla, guardando distrattamente il cellulare ad aspettare che il suo ragazzo le rispondesse.  Da dietro una siepe spuntò all’improvviso Andrea, un ragazzo carino con cui aveva stretto amicizia durante quella settimana.
-Guardi il cielo stellato?-  le chiese sistemandosi su un lettino accanto a lei
-“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”- rispose senza tuttavia spostare lo sguardo
-Citi Kant adesso?
-È l’unica cosa che ricordo della filosofia in cinque anni di liceo
-Scherzi a parte, che fai? Leggi le stelle?- Ginevra non lo vedeva, ma era sicura che stesse sorridendo, come faceva sempre.
-Non ho mai capito nulla di questa roba, in realtà sto solo aspettando che il pipistrello che vive qui torni-
-Pipistrello?-
-Si, svolazza sempre qui intorno, è carino.- le erano sempre piaciuti i pipistrelli, da quando uno era entrato in camera sua quando era bambina. Non voleva più uscire ed il padre fu costretto ad ucciderlo con la scopa, fu talmente dispiaciuta che pretese di seppellirlo in giardino davanti a tutta la famiglia, anche se la versione ufficiale era che amava Batman.
-Hai pensato che venga qui perché intorno alla piscina ci sono un sacco di insetti?-
-E non è la stessa cosa?- Finalmente si girò a guardarlo e, come aveva immaginato, lo ritrovò con quel sorriso da scemo spiaccicato in faccia. Era un tipo strano, per quel poco che aveva potuto cap
ire, “un ragazzo con delle potenzialità ma senza un minimo di stile” le aveva la sorella nel pomeriggio, ed in effetti aveva ragione, aveva dei bellissimi occhi scuri, peccato che avesse un orribile ciuffo lungo tre metri a coprirli completamente, il suo fisico era asciutto, tutto sommato gradevole ma non si poteva guardare con quei costumi a fiori che erano di moda dieci anni prima. Insomma era quello che si poteva definire un nerd a tutti gli effetti, ma era simpatico e sveglio, non dimostrava i diciassette anni che aveva e con lui si poteva parlare di tutto. Era stata una bella compagnia in quel periodo.
-Non ti mette ansia tutto questo nero?- Disse Andrea.
-No, sinceramente no-
-Forse perché non lo stai osservando davvero- no, non lo stava osservando, era troppo impegnata a pensare a Riccardo che non le rispondeva perché era sicuramente andato a ballare, nonostante lei gli avesse chiesto di non farlo.
-Ci sono troppe luci, per vederlo bene. - provò a giustificarsi per evitare di dover parlare di quella faccenda.
-Già, ma io ho una soluzione- Andrea si alzò e le venne vicino, posò le mani sulle sue tempie, coprendo così tutte le luci che c’erano intorno, tutte le stelle del firmamento erano ora più che nitide, le sembrava di poter riconoscere il grande carro, l’unica costellazione che era in grado di individuare, ed un miliardo di altri disegni che in quel momento erano sotto i suoi occhi.
-Il cielo stellato sopra di me…- sussurrò
-La legge morale dentro di me…anche se Kant non sarebbe tanto fiero.-
-Perché? - Ginevra alzò gli occhi ed incontrò quelli di Andrea che per una volta non erano coperti dai capelli, che le solleticavano il viso. Sorrideva di nuovo, questa volta però il suo sorriso era molto più luminoso.
-Perché sto per baciarti- Ginevra avvampò, avrebbe dovuto andarsene, dirgli che era fidanzata, o inventare una scusa qualsiasi, invece resto lì ed attese con le sue mani ancora ai lati del volto mentre tratteneva il fiato e chiudeva gli occhi, spaventata da se stessa.
Quella vacanza era stata una perdita di tempo, avrebbe detto a Riccardo una volta tornata in città, serbando il ricordo di quel cielo per tutta la vita, ed avrebbe chiuso gli occhi e trattenuto il respiro. 


Questa storia (breve, brevissima) nasce una sera mentre ero stesa su un lettino ad osservare un pipistrello, ma prima che ve lo chiediate non sono io Ginevra, putroppo la mia vacanza non ha avuto un lieto fine. Beh niente tutto qui. Volevo scrivere un racconto che sapesse d'estate, insomma chi di noi non si è mai innamorato in vacanza, e gli amori estivi sono difficili da dimenticare. Spero di sentire un vostro parere. Ciaoooo.

  
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