Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |       
Autore: eat_sleep_read    09/09/2013    1 recensioni
Hope potrebbe passare per una comune ragazza se non fosse per il suo passato misterioso.
*dal testo*
Avevo molte domande in testa ma una certezza: il mio genitore divino era potente, talmente potente da essere temuto persino dagli dei.
Questa è la storia della ragazza dagli occhi ametista.
*NON TENGO CONTO DEGLI EVENTI DELLA SECONDA SERIE E BLA BLA BLA ALCUNI PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO BLA BLA BLA NON È STATA FATTA A SCOPO DI LUCRO ECCETERA ECCETER*
TUTTO CIÒ PROVIENE DALLA MIA TESTOLINA GUAI A CHI PLAGIA O SARA PUNITO CON LA MORTE.
Ragazzi storia sospesa, causa: assorbimento totale da parte dell'altra ff.
Ma non vi preoccupate appena la terminerò ritornerò a Hope e Nico.
:) abbiamo imparato che io non sono in grado di aggiornare due storie in contemporaneamente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
QUESTO È UN CAPITOLO
Mi svegliai sudata urlando. Avevo fatto i miei soliti incubi.
Ero sudata fradicia. Guardai l'ora: le 3 del mattino. Sapevo che non mi sarei riaddormentata.
Ultimamente stavo peggiorando. Mi svegliavo spessissimo e avevo occhiaie marcate. La sera non riuscivo a prendere sonno.
Provai a riaddormentarmi ma non ci riuscii. Scesi in cucina. La vidi piena di lattine di birra. Il mio patrigno si era ubriacato, di nuovo. Lo odiavo, quando sarei stata maggiorenne me ne sarei andata, non so dove, magari in europa.
Mi misi a vedere un po' di televisione. Arrivarono le 6 del mattino e decisi che potevo cominciare a prepararmi. Mi feci una doccia molto lunga e mi vestii, mi misi gli occhiali da sole per coprire i miei occhi, viola, strani.
Presi lo zaino e mi incamminai verso scuola. Decisi di farla a piedi. Entrai al suono della campanella. Mi sedetti al mio solito ultimo banco.
"Signorina Yale! Ho detto: può leggere pagina 45 del libro di letteratura!?"
"Si, scusi, ero distratta."
"Allora, Dante Alighieri fu un gronde"
"Grande Yale, grande."
"Fu un grande della li... Let..."
"Letteratura. Johnson leggi tu."
Io arrossii dalla vergogna, ma ti capitano spesso incidenti del genere se sei dislessico, iperattivo e soffri di deficit all'attenzione. La mia mente proprio non riusciva a valutare l'idea di rimanere un'altra ora in quella classe. Cercando di seguire le lettere si erano messe a roteare per la pagina e a fare strane acrobazie. Proprio quando stavo valutando l'idea di buttarmi dalla finestra la campanella suonò. Per fortuna mancava solo una settimana alla fine della scuola.
"Grazie al cielo!" Borbottai e mi alzai.
Mentre cambiavo classe, distratta come al solito, andai a sbattere contro una ragazza, era di quelle perfette, pallida, capelli biondi, occhi azzurri. Quando la toccai mi procurò un brivido freddo e di paura. Mi parve quasi di udire un sibilo. Mi caddero gli occhiali e lei puntò i suoi occhi, azzurri, gelidi nei miei, viola. 
"Scuusa. Non volevo venirti addosso. per favore mi potresti accompagnare dalla preside, non so dov'è l'ufficio." Mi fece un sorriso falsissimo. Io cercai di sorriderle senza riuscire nel mio intento ovviamente. La accompagnai davanti alla presidenza ma lei mi spinse e mi fece entrare a forza in un'aula vuota.
"È la tua ffffine." Disse con una voce sibilante.
Vidi che ora al posto delle gambe aveva due code di serpente. Non è vero, non poteva esserlo. Doveva essere un incubo. Ora mi sarei svegliata. Urlai. Sentii una porta spalancarsi e vidi entrare un ragazzo, con una marea di capelli neri occhi verdi, color mare. Impugnava una... Spada!? Okay, stavo impazzendo. Spinse con un calcio il mostro al muro. Il mostro con l'impatto al muro (il quale crollò) si dissolse.
"Ferma. Non ti voglio far del male."
Io intanto guardavo la spada terrorizzata. Quando lui lo notò la trasformò... In una penna!? 
"Cos'era quella cosa!"
Dissi un tantino shoccata.
"Tu sei una semidea e..." Semidea? Ero nella confusione più totale. In quel momento entrarono i professori.
"Scappiamo!" Urlò il ragazzo. E si buttò dalla finestra. Io lo seguii a ruota. Lui mi prese per mano e cominciammo a correre. Intanto vidi che altri tre di quei mostri ci inseguivano e guadagnavano terreno. Allora io presi per mano il ragazzo.
"Ci stanno raggiungendo!"
Allora lui si voltò e li fece fuori con quattro colpi di spada.
"Cavolo! Sto impazzendo."
Mi portò davanti a una macchina. Notai che il guidatore aveva occhi ovunque tatuati che sembravano guardarti. "Impossibile, no, non può essere vero!"
"Piacere, io sono Perseus Jackson ma chiamami Percy." 
Disse il ragazzo con gli occhi verde mare.
"C-ciao, io sono Hope. Il mio cognome non lo so. Quello del mio patrigno è Yale ma io lo odio quindi non mi chiamare con quel cognome."
Lo guardai negli occhi. Lui sussultò quando notò il colore dei miei: color ametista. Probabilmente stava per fare un commento molto intelligente e arguto.
"Hai gli occhi viola."
Appunto.
"Ma dai? Guarda, a 16 anni e mezzo non l'avevo mai notato!"
Dissi sarcastica.
"Vero, scusa."
Mentre l'autista con tanti occhi guidava Percy mi spiegò più o meno cosa fossero i semidei e il campo mezzosangue.
"Poi ti spiegherà meglio chirone."
"Chirone? Aspetta il centauro? Quello che ha addestrato gli eroi come Achille?"
"Si lui."
Ora ero io a illuminarlo col brillante commento.
"Wow."
Mi sorrise amichevole. Al campo andammo in un grande edificio, al centro.
"Questa è la casa grande. Qui alloggiano Chirone, il signor D e Rachel, l'oracolo."
Appena vidi Chirone restai a bocca spalancata. Era per metà equino e per metà umano. Vicino a lui c'era una ragazza molto bella, capelli ricci rossi, occhi verdi e parecchie lentiggini. Mi sorrise. Io le sorrisi di rimando. Chirone mi spiegò tutto del campo, di come funzionava, di cosa fossero i semidei. Ora si chiariva tutto. Il perchè della mia dislessia e della mia iperattività. Forse mia madre/padre mortale si era spaventato troppo e mi aveva lasciato in un'orfanotrofio.
"Quanti anni hai Hope?"
"16 e mezzo perchè?"
"Strano, sai tempo fa gli dei hanno giurato di riconoscere tutti i figli prima dei 13 anni. Tu saresti dovuta essere già riconosciuta. Ma non ti preoccupare! Sono sicura che ora che sei qui al campo verrai riconosciuta prestissimo."
"Grazie lo spero pure io."
"Rachel accompagnala a fare un giro."
"Certo. Con piacere." Mi fece un cenno di venire con lei. Io la seguii fuori dalla casa grande. "Come avrai già capito io sono Rachel. Sono l'oracolo di Delfi. Ma non ti preoccupare, faccio solo qualche profezia ogni tanto ma non mi ricordo mai di farle." Mi sorrise. Io ero un tantino confusa. "Comunque" riprese a parlare a macchinetta per poi spiegarmi come era fatto il campo. Poi alla fine mi chiese
"Ma ce l'hai un'arma?"
"I-in che senso un'arma?"
"Uh che sbadata! Ora rimediamo subito vieni che ti accompagno all'armeria" e cominciò a correre. Io la seguii.


"Nico! Nico dove sei?"
Un ragazzo sbucò dall'ombra. Io sobbalzai. Lo scrutai attentamente. Aveva un'aria un po' dark, aveva capelli neri spettinati e degli occhi anch'essi neri. Era alto e abbastanza muscoloso aveva però un'aria emaciata ed era pallidissimo. E aveva le occhiaie. Pesanti occhiaie. Mi sorrise, un sorriso finto però. 
"Nico non farlo un'altra volta o giuro che farò una profezia nella quale sei costretto a farti un bagno nello sterco di elefante!"
"Lo sai che le profezie non puoi deciderle tu..."
"Comunque non sono qui per questo! Allora Hope lui è Nico di Angelo, Nico lei è Hope."
"Hope è indeterminata?" Chiese lui rivolgendosi a Rachel.
"Si" risposi io. Lui si voltò a fissarmi. Quando i suoi occhi incontrarono i miei sussultò ma si ricompose e non fece commenti idioti.
"Io te la lascio Nico!" Disse Rachel prima di dileguarsi.
"Ciao come ha detto Rachel io sono Nico di Angelo figlio di Ade."
"Ade il dio degli inferi intendi?" 
"Si, lui."
"Hope, non so di chi sono figlia. Lei ha detto che mi serve un'arma."
"Ah certo. Okay che arma ti ispirerebbe?"
"Niente tipo lance, mazze, ascie o cose varie. Vediamo una spada?" Dissi titubante.
"Certo, allora eccole qui ci sono tutte le spade vedi se qualcuna ti ispira."
Le guardai, ma niente. No.
"No." Dissi sconsolata.
"Non ti abbattere! Guarda che la troverai , proviamo coi pugnali?"
"Va bene!"
Mi mostrò i pugnali. Stavo per scoraggiarmi quando un luccichio mi balzò agli occhi. Un riflesso viola. Lo presi in mano: era un pugnale, con la lama d'argento e un'ametista a forma di prisma incastonata al centro il manico era nero, la guardia era d'argento come la lama.
"Wow" mormorai.
"Credo che tu abbia trovato l'arma." Mi disse Nico facendomi un caldo sorriso, il primo vero che gli vedevo fare da quando ci eravamo conosciuti. Repressi il rossore. Mi diede un fodero: di pelle nera, semplice. Lo misi alla vita.
"Credo che tu debba andare nella casa di Ermes a prepararti per la cena."
"Già. Ci vediamo in giro Di Angelo." Gli dissi senza preoccuparmi di dover fingere un sorriso come avevo fatto con gli altri, sentivo, percepivo che in qualche modo io e lui eravamo simili. Andai davanti alle case cercando di indovinare quale fosse quella di Ermes.


"Allora, Ermes... Il dio dei viandanti dei ladri e il messaggero degli dei."
Esclusi immediatamente quella vuota più grande di bronzo: era evidentemente quella del capo degli dei, Zeus.
Poi esclusi una con dei fiori e dei pavoni scolpiti, era vuota anche quella doveva essere quella di Era, la dea del matrimonio moglie di Zeus, che ovviamente non se ne andava ingiro a rimorchiare come il marito (la quale casa era STRANAMENTE vuota).
Una massiccia bassa di pietra grigia porosa. Mi sembrò possibile che fosse quella per un'attimo ma poi notai l'odore salmastro e le conchiglie e dedussi che fosse quella di Poseidone.
Poi ce n'era una con il tetto pieno di pomodori e altre verdure e colture. No, quella era decisamente Demetra.
Poi ce n'era un'altra tutta rossa e ricoperta di filo spinato con la testa di un cinghiale imbalsamato. Decisamente non era l'ospitale casa di Ermes. Doveva essere Ares il dio della guerra.
Un'altra casa invece era più semplice che quasi poteva essere quella ma non lo era, c'era un'inquietante civetta che con gli occhi sembrava fissarti. Era talmente ovvio: Atena.
Un'altra casa era invece tutta dorata, luminosa. Di chi se non del dio del sole apollo?
La casa vicino era tutta d'argento vuota: Artemide che aveva fatto voto di castità.
Un'altra sul tetto aveva delle ciminiere. Non mi veniva in mente nessun dio ma quello non era sicuramente Ermes (sicuramente l'avrete capito ma ve lo dico comunque: il dio è Efesto.)
poi ce n'era un'altra la decima casa era piena di fiori e c'era una ragazza intenta a specchiarsi. Era sicuramente Afrodite. Il mio sguardo però fu catturato da una ragazza che era appena uscita da una casa color arcobaleno. Aveva i capelli viola tinti. Quella era sicuramente la casa di Iride, mi avevano raccontato costruita dopo il patto degli dei.
Tornai a osservare le case, una era piena di grappoli d'uva: Dioniso!
Poi ce n'era una con una sottile polvere dorata sui muri. E delle ombre che si muovevano. Ti ispirava tranquillità. Arrivò solo dopo un po' che doveva essere di Morfeo.
E c'era un'altra casa, molto mistica sembrava magica... Magica! Ovvio Ecate! Dea della magia!
Poi ce n'era un'altra che sembava leggera come il vento: Eolo!
Ma una la colpì molto: una tutta nera molto tenebrosa c'era un teschio sulla porta era ovviamente Ade.
Poi vicino a quella di Afrodite ne notò una che sembrava fatta apposta per Ermes: una vecchia casa in rovina!
"Finalmente l'ho trovata!"
Entrai. Dentro era molto disordinata. Alcuni stavano litigando. Notai che due ragazzi, pressoché identici, stessi capelli castani davanti agli occhi glaciali. Stessi lineamenti elfici. E tutti e due, bellissimi, stavano frugando nella borsa di qualcuno. Tutti smisero di fare quello che dovevano fare. Odiavo sentirmi osservata.
" 'Giorno. Io sono Hope, indeterminata." Dissi. Allora quei due ragazzi mi vennero in contro. Ora non mi osservavano più tutti.
"Ciao" dissero in coro sorridenti.
"Io sono Connor" disse l'uno
"Io Travis" disse l'altro
"Stoll" dissero in coro. "Figli di Ermes. Siamo i capo stanza."
Okay, erano coordinati al 100%.
"Lei tue cose sono là." E mi indicarono un letto con vicino un comodino con le mie cose. Loro mi sorrisero. Io cercai di ricambiare ma mi uscì un sorriso molto tirato. Guardai il mio comodino, c'era tutto: la sveglia, il mio orologio, e i miei pochi vestiti nei cassetti del comodino. E c'era un borsone, pieno delle mie cose. Quando mi voltai verso il letto. Sul cuscino c'era la mia foto, quella di me e mio fratello gemello. La misi sul comodino.
"Chissà cosa penserà il mio patrigno." Mi chiesi.
"Probabilmente se ne sbatterà come sempre. A nessuno è mai importato di me." Borbottai a bassissima voce, a nessuno tranne che a mio fratello. NO! Non dovevo pensarci. Dovevo dimenticarlo. Ad un certo punto sentii una specie di tromba. 
"Cena!" Esclamò uno dei due Stoll. Io li seguii.

Non toccai praticamente niente a cena. Poi vidi che i ragazzi buttavano, man mano che finivano, una porzione del loro cibo nel fuoco.
"Perché fate così?" Chiesi a uno dei due Stoll.
"Per ringraziare gli dei eccetera... Fallo pure tu quando hai finito. Sai... gradiscono l'odore"
Il mio piatto era ancora pieno quando io buttai tutto nel fuoco. Dovevo rilassarmi e pensare, andai nel bosco, davanti al lago delle naidi. Mi sedetti vicino a un tronco d'albero. Capii che non era un sogno, era tutto maledettamente vero. Entrai nella casa di Ermes, come al solito era un disastro.
Cercai nel mio borsone il mio ipod. Strano, dovrebbe esserci. Non lo trovai. Vidi un paio di cuffie spuntare da sotto il cuscino di Travis. Lo alzai e vidi il mio ipod.
Sogghignai, mi sarei vendicata. E avevo già in mente come. Il letto di Travis Stoll era vicino al mio. Svitai un paio di viti e aspettai. Quando Travis arrivò e si sedette sul letto il letto crollò. Io mi infilai le cuffiette e quando lui le vide passò dall'incredulo all'arrabbiato all'incredulo. Io a vedere il suo cambio di espressioni scoppiai a ridere. Dopo un po' lui rise con me. Dopo circa 10 minuti passati a ridere come deficienti ci ricomponemmo.
"Non dovrei dartelo ma leggi, è troppo esilarante."
E mi porse un giornale.
"Pagina 15"
Andai a pagina 15 e vidi la mia foto. C'ero io, con i miei capelli lunghi neri e ricci (ma non troppo), i miei inquietanti occhi viola, i miei lineamenti elfici e l'aria misteriosa che ispiravo. Lessi l'articolo: era un breve paragrafo ma ci misi comunque molto a leggerlo cercando di decifrare i caratteri.
"La minore Hope Yale è scappata nel bel mezzo delle lezioni scolastiche, dopo aver distrutto la sua scuola è scappata con un ragazzo, probabilmente suo complice, dalla finestra. Se la vedeste in giro siete pregati di chiamare la polizia.Qui riportiamo l'intervista fatta al patrigno.
Sappiamo che la ragazza è stata adottata, è stato difficile accudirla.
Oh si, era impossibile, ogni volta che tentavo di aiutarla lei mi rispondeva male. Era molto violenta. Ma dopotutto era in un giro che non mi piaceva per niente.
L'ira montava pian piano dentro di me. Io, nel brutto giro!?
Sappiamo anche che aveva un fratello...

A quella parola smisi di leggere. Lo passai a Travis.
"Quello io lo ammazzo!"
Lui ridacchiò. Poi suonò la tromba.
"Ora di andare a nanna!"
Sbuffai e feci per buttarmi sul mio santificato letto quando...
"Guarda che mi devi sistemare il letto!"
Lo guardai male poi gli lanciai le viti, che lui prese al volo.
"Aggiustatelo da solo."
Mi guardò male ma io mi ero già voltata dall'altra parte. Mi ci vollero un paio d'ore a prendere sonno.

Stranamente non feci incubi ma mi svegliai comunque presto. Guardai l'ora: le 4. Non mi sarei riaddormentata. Ripensai alla giornata precedente. Cercai di capire chi fosse mio padre/madre divino e mi chiesi con tutta me stessa che fine avesse fatto il mio genitore mortale. All'alba decisi che mi ero stufata di riflettere sul perché quel cretino di mio padremadre divino non mi riconoscevano dato che io ero così adorabile e decisi di farmi una doccia e di prepararmi prima di tutti evitando così il casino, sopratutto nella casa di Ermes, che tra parentesi era l'unico dio maschio dopo Apollo a non starmi antipatico. Insomma dopotutto loro NON avevano mogli a cui tener fede! Non come gli altri! Insomma pure Zeus che era sposato con la dea del matrimonio! Fossi in Era divorzierei no, giusto, non può dea del matrimonio. Ti stimo Artemide, tutti gli dei maschi sono degli spudorati traditori.  Ma torniamo alla mia doccia. Me la feci (la doccia e NON pensate male!) Mi guardai allo specchio. Ero una visione orrenda, degna di uno zombie. Non mi preoccupai minimamente di rendere il mio viso passabile, mi pettinai i capelli. Ora ero decente, insomma presentabile, no mi sto prendendo in giro da sola, ero assolutamente impassabile ma non mi importava. A colazione ero abbastanza affamata.
"Eih novellina!" 
Mi girai, chiunque fosse mi stava già antipatico.
"Cosa vuoi? Non so se l'hai notato ma io vorrei essere lasciata in pace. E non chiamarmi novellina."
"Hahaha la novellina è un po' scontrosa! Non sei in grado di dettare ordini!"
"E chi saresti tu per farlo? Sentiamo chi saresti di importante?"
"Io sono Clarisse la Rue figlia di Ares"
"appunto, nessuno di importante."
"questa me la paghi!"
Notai che una piccola folla era intorno a noi: odiavo sentirmi osservata.
"Aiuto! Guarda me la sto letteralmente facendo addosso dalla paura!" Ero giusto un tantino ironica "Quando vuoi figlia di Ares io non mi faccio problemi a ridurti in pezzettini" e questa grinta da dove l'ho tirata fuori?
"Oggi, nell'arena alle 17!"
"Ci sarò."
"Ci conto novellina, ti farò sputare sangue."
Ci lanciammo occhiatacce di puro e genuino odio. Notai che tra la folla c'era Nico di Angelo. Non so perché ma quel pensiero mi fece venire una stretta allo stomaco. È la fame, solo la fame. Ma chissà come mai d'un tratto mi era passata la fame. Dopo un po' notai Percy e una ragazza bionda, capelli ricci, occhi grigi, tenersi per mano. Quando lui mi vide mi salutò. Mi venne in contro. 
"Hope! Lei è Annabeth Chase, figlia di Atena. Annabeth, lei è Hope, indeterminata."
Solo allora notai che non avevo mai chiesto a quel Percy di chi fosse figlio.
"Ciao Hope! Felice di conoscerti!"
Disse col sorriso sulle labbra. Mugugnai un "pure io" quando Percy mi tolse dalla situazione imbarazzante. Come? Ovviamente catapultandomi in un'ALTRA situazione imbarazzante. 
"Sei stata grande oggi con Clarisse!"
"Grazie ma quella non la sopporto già."
"Non dovevi incasinarti così" disse Annabeth con fare preoccupato.
"Non ti preoccupare, sono sopravvissuta 16 anni sopravviverò anche a questo" dissi sarcastica ma con una punta di amarezza.
"Mi dispiace."
"Perché Annabeth? È colpa dei miei genitori se non sono stata riconosciuta mica tua. E al massimo sono figlia di qualche dio minore o cose varie. Non assomiglio a nessuno del campo." E alzai le spalle. "Spero solo di non essere la sorella di Clarisse" aggiunsi scatenando l'ilarità di Percy e Annabeth. Vidi che si tenevano per mano. E che si scambiavano occhiate dolci. Okay, anche una bradipo cerebroleso avrebbe capito che erano una coppia. 
"Emm... Io vado ad allenarmi nell'arena."
"Okay, ci vediamo Hope!"


Quando me ne andai ed entrai nel bosco cominciai a riflettere. Difatto io non avevo mai maneggiato un'arma. Mi avrebbe ridotto in pezzettini talmente piccoli da confondersi con i granelli di sabbia. Mentre riflettevo andai a sbattere contro qualcuno. Ci cascai sopra e lo buttai a terra con me sopra. Quel qualcuno era Nico di Angelo. Cavolo! Ed io ero sopra di lui. Non so perché ma arrossii. Non lo facevo da tantissimo tempo. Lui mi sorrise e mi venne spontaneo ricambiare.
"Scusami!" Disse alzandosi e porgendomi la mano, in genere avrei considerato quel gesto un modo per dire "non sei in grado di alzarti da sola! Io maschio si quindi ti aiuto perché sei meno forte di me." e mi sarei alzata da sola, ma offerta da lui la mano non esitai a prenderla. Appena mi prese la mano mille brividi percorsero il mio corpo. Era il freddo, solo il freddo. Vidi che i suoi capelli erano tutti arruffati. Mi chiesi come sarebbe stato toccarli, passarci le mani in mezzo, annusarli. No, che pensieri stavo facendo! Insomma, sono solo capelli! 

Nico stava pensando ai fatti suoi quando si scontrò con un'altra persona, la quale gli finì letteralmente addosso. Normalmente avrebbe reagito in modo scorbutico. Ma quando notò che la persona sopra di lui era Hope le sorrise, lei le sorrise di rimando. Lui era contento che con l'ombra lei non notasse le sue guance leggermente rosse per l'imbarazzo. Da quanto è che non arrossiva? Molto probabilmente, non se lo ricordava. Sicuramente non dopo la morte di Bianca. No! Si era imposto di non pensarci. Guardò le sue iridi, viola, così misteriose, impossibili da leggere. Si fissarono un secondo negli occhi quando poi lui si alzò. Le porse la mano. Lei le sorrise.
"Scusa, ti ho fatto male?" Disse Nico preoccupato.
"No, non ti preoccupare! Scusa io che ti sono venuta addosso, non volevo, sono la solita. Ero con la testa altrove."
Lui le sorrise. Le guardò i capelli, neri, sembravano così morbidi. Si chiese come sarebbe stato bello affondarci il viso, accarezzarli. No! Ma che pensieri faceva! Non poteva.
"Ciao Hope, ho visto come hai tenuto testa a Clarisse. Nessuno lo aveva mai fatto."
Le disse sinceramente ammirato. Lei assunse un'espressione pensosa.
"Peccato che io non sappia nemmeno come si impugni un pugnale o una spada, insomma un'arma in generale. Mi farò ridurre in fette come Tom & Jerry."
"Come chi scusa? Chi sono?"
Nico era seriamente confuso. Non aveva la più pallida idea di chi fossero. Lei lo guardò con aria sorpresa.
"Non sai cos'è Tom & Jerry?"
"No, dovrei saperlo?"
"Sono un cartone d'animazione che si guardano i bambini molto piccoli. Strano che tu non l'abbia mai guardato."
L'espressione di lui si rabbuiò. Aveva passato circa settant'anni nel casino Lotus. Ma questo, decise, non era il caso di dirlo. 
"Scusa. Non volevo."
Nico la guardò stupito. Si reputava una persona difficile da leggere ma lei aveva capito in pochissimo tempo che quell'argomento non lo metteva, diciamo di buon umore.
"È che ho avuto un'infanzia difficile. Grazie. Non hai niente di cui scusarti."
In quel momento gli venne voglia di accarezzarle la guancia. Solo allora Nico notò che si tenevano ancora per mano. Si staccarono subito. No, lui non poteva legarsi ancora ad una persona, non poteva. Non dopo Bianca.

Ci guardammo negli occhi per un momento interminabile. Lui mi ricordava molto LUI. No, non potevo legarmi più a nessuno, non dopo quello che era successo a LUI! No, non potevo permettermi di soffrire e far soffrire gli altri non di nuovo. perché, se lo avessi fatto lo sapevo bene: questa volta sarei stata distrutta dal dolore. Distolsi immediatamente lo sguardo.
"Io vado ad allenarmi, ci vediamo in giro Di Angelo."
Me ne a dai di fretta, l'istinto mi diceva di voltarmi e restare con lui, ma io non mi voltai, non potevo.

Solo quando se ne fu' andata Nico si rese conto che lei era veramente molto bella. Era molto magra, di statura normale ma lui era molto più alto di lei, aveva dei capelli neri, luminosi, leggermente mossi, dei lineamenti elfici molto belli, e delle lentiggini che le incorniciavano il viso, con quegli occhi viola, misteriosi, profondi e sembravano anche molto tristi. Se qualcuno, in quel momento, gli avesse chiesto di dare un nome alla bellezza lui probabilmente l'avrebbe chiamata Hope.

Ero confusa, perché avevo provato quelle sensazioni? Il perché non lo sapevo ma decisi che avrei limitato i contatti con Nico Di Angelo. Guardai l'ora. Le 16. Tra un'ora avrei avuto il mio incontro con Clarisse e non sapevo cosa fare. Mi avrebbe ridotto in poltiglia. E il fatto che tutti, compreso Di Angelo, assistessero mi metteva l'ansia. Ma sapevo che non mi sarei mostrata debole davanti a NESSUNO. 

 

Grande vita ai roghi!

Questa storia volevo pubblicarla da un po'. Ce l'ho da qualche settimana sul mio ipod e ora FINALMENTE ho deciso di pubblicarla. Avendo gia incominciato a scriverla ho già il prossimo capitolo e meta del 3.

Finita la parte seria del tutto direi che posso cominciare a sclerare (quindi da qui in poi potete non leggere)

Allora... innanzitutto vi ho gia detto di quanto amo il personaggio di Nico... insomma è mio fratellastro ma è un gran pezzo di gnocco. (ma mai gnocco quanto Travis... cioè!)

Quanto mi piacciono i roghi. Altro che catastrofi aeree e disastri marittimi! su Zeus e Poseidone arrendetevi all'evidenza: I ROGHI SONO MOLTO MEGLIO!

Poi... ah si! Recensite se non volete morire di una malattia lenta e dolorosa con un nome moto figo di qui non so i significato!

BACI BACI Flavia la vostra figlia di Ade!

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: eat_sleep_read