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Autore: Viola    16/10/2004    7 recensioni
Un gelido agente di polizia che vive per la vendetta incontrerà un ragazzino da proteggere, che gli farà ritrovare la forza di amare.Una AU/Shonen-ai di Sanzo/Goku.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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                                    GUNS & GOLD.

 

CAPITOLO 1:THE FATIDICAL WORD.

 

- Bene, per oggi ho finito, me ne torno a casa- disse.

-Ma come? Non ti fermi neanche a berti qualcosa con noi?- gli chiese un ragazzo con lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle; sempre a divertirsi lui, e poi rimproverava il suo collega di trascurare il lavoro.

-Come mai oggi non vieni Sanzo?- si limitò a chiedere un ragazzo calmo, dai profondi occhi verdi, mentre era intento a pulirsi gli occhiali.

-Non ne ho voglia Hakkai, in questi giorni ho dormito pochissimo e sono di pessimo umore, se non dormo qualche ora terrò fede alle mie minacce e sparerò sul serio a quel pervertito!- spiegò in tono serio ma leggermente alterato al ragazzo dagli occhi verdi, anche se le ultime parole erano riferite al rosso.

-Pervertito a chi, scusa?- chiese il ragazzo con i capelli lunghi al biondino che aveva aperto la conversazione. –A te, e a chi sennò, a mio fratello?- domandò ironicamente Sanzo. –Suvvia Gojyo, Sanzo, non litigate- li ammonì Hakkai, poi continuò –Allora ci vediamo domani, eh Sanzo?- chiese, trascinandosi via Gojyo. –Si, a domani- rispose Sanzo. Così dicendo si incamminò nella notte, lungo la strada poco illuminata da qualche raro lampione che era scampato a quei delinquenti, piccoli e grandi, che spesso si aggiravano lì intorno, e che contribuivano a fargli guadagnare il misero stipendio che il suo stupido lavoro gli offriva. Già, il suo lavoro. Sanzo Hoshi, agente di polizia del 15° distretto, non poteva proprio scegliersi mestiere più ingrato. Si accese una sigaretta, giusto per non addormentarsi in mezzo alla strada, tanto era stanco. Mentre nuvole azzurre di fumo riempivano l’aria attorno a lui, Sanzo rifletté per l’ennesima volta sul perché, a 23 anni, facesse quello stupido lavoro. Non gli piaceva affatto dover fare il buon samaritano con tutti gli sprovveduti che non sapevano cavarsela da soli, era una vera seccatura, e il più delle volte interveniva solo se era strettamente necessario, tanto più che spesso e volentieri la polizia era più corrotta dei criminali. Ma non era il suo caso, e a lui non importava niente, così come ai suoi due amici e colleghi Gojyo e Hakkai, che erano piuttosto estranei al regolamento, difatti non portavano mai neanche l’uniforme. A loro bastavano la pistola, il distintivo, e le mani. Già un anno era passato dal suo ingresso al 15° distretto e dell’uomo che cercava neanche l’ombra; avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani, ma poi optò per la pistola, la sua arma preferita. Per capire il perché del suo desiderio omicida è necessario fare un po’ di storia.Dovete sapere che Sanzo era un trovatello, un orfano che era stato adottato da un uomo di nome Komyo, l’unica persona che lo avesse amato e che lui avesse mai amato. Quando Sanzo aveva 13 anni un bastardo maniaco aveva tentato di abusare di lui, e Komyo l’aveva difeso, ma la cosa era degenerata nell’uccisione dell’uomo. Gli omicidi erano piuttosto comuni nella disgraziata città in cui vivevano, ma quello che non sapevano, o meglio quello che Sanzo non sapeva, era che l’ucciso faceva parte di un’organizzazione criminale emergente il cui capo era ignoto. Sanzo estrasse da sotto la camicia un ciondolo che aveva la forma di una grossa croce d’argento intarsiata appesa a una catenella, e la strinse forte fra le mani. Gli era stata data da Komyo proprio quella sera, dicendo che gli avrebbe portato fortuna e di tenerla finché ne avesse avuto bisogno. Komyo adorava quella croce. “Sapeva di dover morire…” pensò amaramente Sanzo “…per questo me l’ ha data, per questo quella sera mi ha mandato a fare la spesa…”

Infatti quando Sanzo tornò a casa, quella sera di dieci anni fa, non si stupì di veder un uomo con un ragno nero e rosso tatuato sulla mano sinistra che usciva dalla drogheria che gestiva Komyo, e neanche lo guardò in volto, poteva essere un cliente; ma quando entrò vide suo padre adottivo steso a terra in un lago di sangue, colpito a morte da tre colpi di arma da fuoco dritti al cuore.In quel momento Sanzo si sentì come se quei proiettili avessero perforato il suo di cuore e, per la prima e unica volta nella sua vita, pianse. Era diventato poliziotto solo per poter ritrovare più facilmente quell’uomo e riempire di proiettili il suo di cuore, se ne aveva uno.

I suoi pensieri vennero interrotti da un ritmico rumore di corsa che si faceva sempre più vicino, così come la figuretta minuta che produceva quel suono. Sanzo appoggiò la mano sulla pistola che teneva sotto  la giacca, ma non appena la figura gli fu vicina poté vedere che era solo un ragazzetto di circa diciotto anni, con corti ma folti capelli castani e due occhi color dell’oro, che spiccavano nell’oscurità come quelli di un gatto. Era sudato e ansimante, doveva aver corso molto, gli si piazzò davanti e gli chiese affannosamente –Ti prego…aiutami…nascondimi…non ce la faccio più a correre…- e, senza attendere risposta, si nascose nel vicolo che stava dietro a Sanzo. Subito dopo due tizi in abito scuro sbucarono come dal nulla e chiesero al biondino –Ehi tu, hai mica visto un ragazzino correre per di qua?- -No, e sinceramente non mi interessa- rispose secco, con uno sguardo che diceva “Sono stanco morto, lasciatemi in pace o vi uccido”. I due si dileguarono, pensando forse di aver perso più tempo del dovuto, e Sanzo poté finalmente guardare negli occhi il suo occasionale protetto.

-Grazie! Grazie davvero!- gli disse il ragazzino.

-Tzé, non l’ ho fatto per te, è che non vedo perché dovrei aiutare due idioti che inseguono un moccioso- ribatté il ragazzo, ma il “moccioso” sembrava non aver sentito e chiese –Che lavoro fai?- - L’agente di polizia- spiegò Sanzo stupendosi di se stesso per essere entrato nella conversazione.

-Senti, posso venire a casa tua?- domandò di nuovo il ragazzino con occhi imploranti, -MA NON SE NE PARLA NEMMENO! Vattene a casa tua dai tuoi genitori!-

-Non ho più una casa, e non ho più neanche i genitori- disse, e poi guardò di nuovo il suo interlocutore. Sanzo si bloccò. Non fu per la situazione del moccioso che pronunciò la fatidica parola che gli cambiò la vita, e non fu neanche a causa delle sue suppliche o di pietà; era che quel ragazzetto lo aveva guardato con stampata in faccia un’espressione talmente stupida, talmente idiota che…

-Vieni- disse alla fine il biondo.

-Siiiiii!Grazie mille!-  ringraziò l’altro, e seguì Sanzo appiccicandoglisi al braccio. Lui non si oppose.

 

 

CAPITOLO 2:THREE BOYS AND A MONKEY.  

Quando venne svegliato da un rumore di stoviglie rotte proveniente dalla cucina capì subito che non era giornata. Si ricordava tutto della notte passata, anche se si era trascinato a fatica nel suo appartamentino economico crollando sul letto ancora vestito. Prima di osare andare in cucina si fece una doccia e si vestì; fortuna che quel giorno non doveva lavorare, beh, fortuna, si fa per dire. Finalmente si azzardò a varcare la soglia e vide la spoglia e ordinata cucina del suo spoglio e ordinato appartamento da giovane poliziotto asociale, trasformata in una specie di piccola discarica. Piatti e bicchieri rotti erano sparpagliati ovunque, così come il cibo, di cui il suo ospite si stava servendo senza complimenti.

-MA COSA DIAVOLO STAI FACENDO?!!!- gridò Sanzo, sull’orlo di una crisi di nervi mattutina. –Ti ho preparato la colazione- e indicò un piatto pieno di pane e marmellata –Scusa il disordine, ma non sapevo dov’erano le cose e così…-

-Mangia tu, io bevo solo un caffè!- ordinò Sanzo cercando di calmarsi.

-Sicuro? Se vuoi te lo preparo-. Niente caffè! Era meglio un calmante extra-forte.

-Lasciamo perdere! Piuttosto, com’è che ti chiami?- domandò il biondino, mentre cercava sulle pagine gialle una sistemazione per il suo provvisorio ospite che assomigliava a una scimmia vorace. Era indeciso se chiamare l’Assistenza Sociale o la Protezione Animali. Forse la seconda… -Ah già, scusa, sono Goku, Son Goku!-

-Sanzo, Sanzo Hoshi- -Bel nome!- esclamò Goku con un gran sorriso. –Grazie, ma spiegati ora, hai detto di non avere né una casa né i genitori, e allora da dove arrivi?- chiese Sanzo per distrarsi dalla sua imminente nevrosi. –Beh, mia madre è morta due anni dopo la mia nascita, e mio padre è stato ucciso due giorni fa-. A Sanzo per poco non andò di traverso l’acqua che stava bevendo. –Non mi sembri molto dispiaciuto- sentenziò il biondino. –Si invece, ma l’ultima cosa che mio padre mi ha detto è stata di non piangere per lui, di essere felice perché così anche lui lo sarebbe stato-

-…si, capisco…scusa…-  -E tutto per colpa di quell’uomo…faceva paura con quel ragno rosso e nero tatuato sulla mano…- riprese Goku, e Sanzo sbarrò gli occhi. Che fosse lo stesso uomo? -…mi cerca…- stava per dire Goku, ma qualcuno bussò alla porta. Sanzo andò ad aprire, maledicendo il disturbatore inopportuno. Sulla soglia c’erano Hakkai e Gojyo; quest’ultimo chiese –Disturbiamo?- -Si!- fu la secca risposta, seguita da una voce che Hakkai e Gojyo non avevano mai sentito –Saanzooo ho ancora fameeeeee!-  -Hai visite?-domandò Hakkai sorridente.

-Uff, venite dentro- disse alfine Sanzo domandandosi se i suoi nervi sarebbero riusciti a tirar sera. Quando i due amici giunsero in cucina… -Uao Sanzo! Che bell’arredamento! Se vuoi ti regalo anche la spazzatura del mio cestino dei rifiuti!- propose Gojyo tra una risata e l’altra. –Ho deciso di ammazzarti!- -Andiamo! Adesso facciamo un po’ d’ordine!- decise Hakkai, ma anche lui riusciva a stento a trattenere le risate. Mentre Sanzo pensava a quanti anni avrebbero potuto dargli per la soppressione di una scimmia, un pervertito e la personificazione dell’educazione, Goku si presentò ai tre tutto contento mangiando un panino. –Ciao! Sono Goku!- si presentò. –Piacere, sono Hakkai- -Sha Gojyo, Gojyo per gli amici…Ehi Sanzo non sapevo avessi certe inclinazion…- -IO TI AMMAZZO!- gridò Sanzo, e poi rivolto a Goku –E TU SMETTILA DI MANGIARE, NON SEI AL RISTORANTE!-

- D’accordo la smetto, la smetto!- rispose Goku e scappò in salotto.

-Sai, è simpatico!- ammise Hakkai.

Poi, dopo che Sanzo ebbe raccontato loro la dinamica del suo incontro con Goku, Gojyo sbiancò e fece cadere un piatto. –MA TU VUOI PROPRIO MORIRE! QUELLO ERA ANCORA INTERO!- urlò esasperato Sanzo. –Ma ti rendi conto di chi cerca quel ragazzo e perché? Scommetto di no, perché se ti degnassi di fare il tuo lavoro ti renderesti conto di avere a casa una piccola bomba a orologeria…- cominciò Gojyo ignorandolo –Che vuoi dire?- -Vuole dire…- spiegò Hakkai -…che nell’ultimo caso che ci è stato affidato si è parlato di un certo Son Hideaki, uno studioso di informatica ucciso da ignoti due giorni fa. Si è scoperto poi che gli assassini fanno parte di una grossa organizzazione con a capo uno sconosciuto, che voleva impossessarsi dell’ultima creazione di Hideaki, essa consiste in un virus dei computer, ma le modalità d’uso non sono conosciute. Hideaki aveva un figlio di nome Goku, capelli castani e occhi dorati, cui affidò il dischetto del virus, ma il ragazzo è scomparso-

-Ed ora eccolo qui, e se le persone sopracitate lo trovano qui tu sei morto! Allora, cosa conti di fare? Non ti preme la vita?- chiese Gojyo. –Scusate-

Tutti e tre alzarono lo sguardo e videro Goku, che aveva sentito tutto. –Mi dispiace, vi conosco da pochissimo ma mi siete già simpatici, e non voglio che vi succeda qualcosa per colpa mia. Sanzo, sei stato gentile ad ospitarmi qui per la notte, ma se volete me ne andrò. Mi sembrate delle brave persone ed io…-

-Scusa Goku io…- cercò di scusarsi Gojyo, ma Sanzo lo fermò dicendo –Non dire sciocchezze Goku, tu resterai qui- -Davvero?- -Sei forse sordo?-

E allora Goku spiegò come il virus di suo padre cancellasse e riscrivesse i dati di ogni computer esistente senza lasciare traccia di manomissione –Con un doppio click puoi far sparire non so quanti soldi da una banca senza muoverti da casa, e con un altro click modifichi il fascicolo personale di un tizio e lo accusi di omicidio con prove false- aveva spiegato Goku. –Però-  -E tuo padre ti ha chiesto di mettere al sicuro il dischetto, vero?-

-Si, l’ ho nascosto, ma quelli del “Ragno” mi cercano ancora-

-Beh, stai tranquillo, ora ti proteggeremo noi scimmia!- concluse Gojyo sdrammatizzando. –Non sono una scimmia!- -Ah no?- -No!- e si rincorsero per tutta la casa. –Sono sorpreso Sanzo, come mai tanta gentilezza verso uno che tu chiameresti “estraneo”?- indagò Hakkai. 

-Ha avuto a che fare con il tizio col tatuaggio sulla mano- spiegò sintetico Sanzo.

-…vorresti forse usarlo come esca per arrivare a quell’uomo?-

-Si- rispose, e si odiò per quelle parole, sapendo che non erano vere.

Il resto del pomeriggio trascorse serenamente e senza traccia di minacce. Hakkai era appassionato di arte e disegno, ma non aveva potuto andare all’ “Accademia di Belle Arti” perché costava troppo per lui, comunque continuava a disegnare divinamente e i suoi schizzi sembravano veri. Aveva portato con se i suoi “attrezzi da lavoro” e mostrava a Goku come ottenere un effetto luce-ombra . A Goku piaceva vedere Hakkai disegnare, sembrava così sereno, e lo implorò di fargli un ritratto come spesso aveva fatto coi suoi amici Sanzo e Gojyo. Quest’ultimo si stupiva ancora di come il suo tranquillo amico dagli occhi verdi fosse capace di maneggiare una pistola con la stessa grazia di quando usava la matita. Goku scoprì poi che Gojyo veniva da una ricca famiglia dei quartieri alti, ma sua madre era morta, e siccome la sua famiglia voleva relegarlo al ruolo di aiutante e consigliere del fratello maggiore Jien, lui era diventato un poliziotto dei bassifondi facendo un dispetto a tutti. Però aveva sempre sognato di avere un locale tutto suo, un bel night-club. –Uomo di poche ambizioni- lo definiva Sanzo, ma lui non disse cosa avrebbe voluto fare.

Goku stava ancora guardando i ritratti che Hakkai aveva fatto a Gojyo e Sanzo, e notò che quest’ultimo era sempre e solo serio, o comunque pensieroso.

-Hakkai, perché Sanzo non sorride mai nei tuoi ritratti?-

-Vedi Goku, quando faccio un ritratto io riproduco quello che vedo e Sanzo…beh, non l’ ho mai visto neppure sorridere, ma è perché…-

-Perché?-

- E’ più giusto che sia lui a dirtelo se vorrà-              

-Comunque credo che abbia un bel sorriso…- si disse Goku.

Pensava al ragazzo biondo che lo aveva aiutato, che lo stava proteggendo, e pensò che, sì, Gojyo e Hakkai erano simpatici, ma Sanzo era qualcosa di ancor più diverso. Lo attirava in qualche modo, lo aveva visto come l’unica persona che gli avesse offerto un aiuto in un mondo di ipocriti, lo aveva visto come una luce di speranza, si era fidato subito di lui chiedendogli aiuto in quella strada buia perché qualcosa di quel ragazzo lo aveva colpito. Goku vedeva Sanzo come una persona a cui volere davvero bene.

 

CAPITOLO 3: WARNING.

Da quando i tre ragazzi avevano deciso di aiutarlo, Goku sembrava sempre più contento e vivace, cose che facevano letteralmente imbestialire Sanzo, abituato a tutto tranne che ad avere un ragazzino che saltellava per il suo appartamento.

Da qualche giorno Sanzo aveva preso a portare in giro Goku per cercare di attirare l’attenzione di Kamisama (così si faceva chiamare l’uomo tatuato a detta di Goku), ma dopo una settimana di lui nessuna traccia. La cosa rappresentava un problema; Sanzo non capiva perché, ma ogni giorno si sentiva sempre più in colpa ad esporre il ragazzino a un pericolo che da solo non avrebbe potuto affrontare . Per quanto Gojyo e Hakkai avessero garantito la protezione di Goku, Sanzo non si sentiva tranquillo. In compenso si sentiva sempre più un verme per il fatto di usare come esca quel ragazzino che aveva riposto in lui la sua fiducia e la sua vita, e che considerava già il “biondino dal grilletto facile” come una sorta di fratello maggiore, o forse di più…

A Sanzo passò per la mente l’insana idea di stare per affezionarsi pericolosamente a Goku. No! Non poteva! Soprattutto non con il ruolo che aveva dato a Goku nel piano, piano di cui era convinto sempre meno. Pensò pure all’idea malata di dire tutto a Goku ma, anche se non sembrava, le notizie correvano veloci sulle bocche di criminali e ricettatori, e silenziose per chi, come certi poliziotti corrotti, non le volevano sentire. Fatto sta che qualcuno cominciò a sospettare che l’agente Hoshi del 15° distretto tenesse a casa sua un ragazzino molto prezioso, qualcuno nelle alte sfere della malavita. Intanto Sanzo faceva i conti con se stesso. Se Goku per lui era davvero importante non avrebbe sopportato l’idea di perderlo.

Una sera…

-Ehi Sanzo, stasera Hakkai e Gojyo non vengono?-

-Hanno da fare-

Toc toc. Quel rumore interruppe la conversazione. Sanzo guardò quasi per caso fuori dalla finestra, per vedere una sconosciuta auto nera.

-Goku!- disse Sanzo in tono deciso –Fuori dalla finestra di camera mia c’è una scala antincendio, vai là e poi nasconditi-

-Ma…- provò a ribattere Goku.

-Niente “ma”! Obbedisci!- dopodiché prese la pistola e se la mise sotto la camicia;

-Arrivo!- fece Sanzo, e aprì.

Gli si presentarono davanti cinque tizi vestiti con lo stesso completo nero, meno uno, che era vestito di grigio e aveva occhi e capelli di un’intensissima tinta corvina. Costui era conosciuto da Sanzo come Hiroshi Sato, un esponente malavitoso abbastanza importante, le cui attività tuttavia non rientravano nei pensieri di Sanzo.

-Tu sei Hoshi vero?- chiese Sato.

-Sembrerebbe- rispose il ragazzo dagli occhi viola.    

-Non sono qui per giocare Hoshi, e verrò subito al sodo: si dice che qui da te si trovi un prezioso bambino dagli occhi dorati, dunque, se tu fossi così gentile da farlo venire con noi…-

-Qui non c’è nessun “bambino dagli occhi dorati” Sato!-

-Ah no?-

-No, ti sarai sbagliato- disse Sanzo, e cercò di prendere la pistola, sperando di essere più veloce di quei cinque tizi che ora lo circondavano e di farli fuori con una pallottola a testa, quando sentì un dolore acutissimo alla tempia e cadde a terra. Nella caduta la sua arma gli scivolò accanto.

-Ma bene!…- esclamò ironico Sato –Cosa credevi di fare con questa?- chiese sventolando la pistola, e lo colpì violentemente al volto. Sanzo sentì il sangue sia in bocca che a lato del viso, ma disse solo –Ti ho detto che qui non c’è nessuno, maledetto bastardo!-  -Allora non ti dispiacerà se controlliamo, mentre due di questi simpatici signori cercano di capire se dici la verità-

-Và all’inferno!-

-Lo prenderò per un sì-

 


Fuori, sul tetto del palazzo, Goku attese per un tempo che parve infinito prima di vedere l’auto scura allontanarsi, e solo allora poté scendere. Quello che vide non gli piacque affatto. L’appartamento era stato letteralmente messo sottosopra in ogni stanza, tutto ciò che si poteva rompere era stato infranto, e all’ingresso giaceva a terra una figura raggomitolata, che stringeva convulsamente, con una mano coperta di sangue, la pistola che avrebbe voluto usare.

-SANZO!!!- gridò Goku, e si precipitò dall’amico tentando di scuoterlo. Questi emise un lamento che assomigliava a un “Ahh, che male! Ma che stai facendo idiota?!”, e si sforzò di sedersi per guardare Goku negli occhi; aveva il viso sanguinante un più punti e un ematoma violaceo subito sotto l’occhi destro. Goku pensò che ematomi così doveva averne su tutto il corpo.

-Mi dispiace! E’ tutta colpa mia!- Pianse Goku, e cercò di circondare, il più delicatamente possibile, Sanzo con le braccia.

-Stupido- rispose lui –Se…se fosse stata colpa tua ti avrei già ucciso-

Per tutta risposta Goku, badando sempre di non fargli male, si strinse di più a lui, in un legame che Sanzo aveva ormai deciso di non sciogliere più.

Quella sera l’agente Hoshi aveva ricevuto un avvertimento, e si sarebbe risparmiato un sacco di futuri guai se l’avesse seguito, ma l’agente Hoshi era orgoglioso, e inoltre più testardo di un mulo, così lo ignorò. In seguito capì di aver fatto bene.

 

CAPITOLO 4: DON’ T CRY.

A due giorni da quel fattaccio Sanzo aveva ancora l’ematoma sotto l’occhio, anche se meno visibile. Aveva dovuto sorbirsi le prediche preoccupate di Hakkai e l’ironia di malcelata preoccupazione di Gojyo, era arrabbiato con se stesso per aver permesso ai suoi sentimenti di ripresentarsi, ed era arrabbiato con Goku perché aveva osato insinuarsi nel suo cuore e mettere radici là. La situazione in cui si trovavano era pericolosa e lui non voleva fare soffrire ancora, non voleva soffrire ancora .

Con questi pensieri uscì dal bagno dopo essersi fatto una doccia e trovò Goku che si passava fra le mani la sua croce d’argento. Troppi stupidi pensieri per la testa.

-Non toccarla!- gridò.

Goku sussultò e si voltò di scatto –Scusa, non sapevo che fosse importante-

-Da quando sei qui non fai altro che combinarmi un disastro dietro l’altro! Per fortuna tra poco te ne andrai-

-Che…che vuoi dire?- balbettò Goku.

-Voglio dire che quando avrò ucciso Kamisama potrai andartene; perché credi che ti abbia tenuto qui finora?- disse con voce tagliente.

Idiota, stupido, cretino, ecco le parole che Sanzo avrebbe riferito a se stesso in quel momento. Goku scappò via. –Goku!- gridò Sanzo, ma il ragazzino era già uscito.

Sanzo si vestì più in fretta che poté e uscì sotto la pioggia che cadeva a dirotto, fitta e pesante, cominciando ad inzupparlo. Guardandosi intorno il ragazzo scorse un’ombra che correva e si allontanava, e la inseguì; poco dopo afferrò la figura per un braccio e la bloccò, la fece voltare e si trovò a fissare il viso di Goku, bagnato dalla pioggia che nascondeva le lacrime, ma Sanzo le notò.

-Così ti vedranno!- lo rimproverò.

-E a te cosa importa?! Io ti servivo soltanto per arrivare a Kamisama!- urlò Goku scosso dai singhiozzi. –Sì, ammetto che all’inizio è stato così, ma poi è tutto cambiato!-, raccontò la storia di suo padre adottivo a Goku, e questi si calmò.

-Da allora non ho più voluto legarmi a nessuno, non ho più voluto che qualcuno mi volesse bene per paura di soffrire ancora, ma con te è diverso. Ho scoperto di avere ancora un cuore! Scusami per prima, è che quella croce è l’unico ricordo che ho di mio padre-. Goku sorrise tra le lacrime, che ora non erano più di tristezza. 

-Ci vorrebbe un miracolo per farci sopravvivere a tutto questo e farci stare insieme, perché anche tu per me sei speciale- gli disse Goku.

-Tu credi nei miracoli?-

-A volte-

-Non dovresti. Credere solo nei miracoli è solo un modo per non prendersi le responsabilità di una scelta. Inoltre credere solo in essi ti fa sentire perduto; e quando non avverranno più che farai? Ti dispererai? Devi imparare a fare affidamento prima di tutto su te stesso, se poi i miracoli esistono o meno non mi interessa . Comunque sia non piangere più, d’accordo?-  -Sì-

-Sanzo?- chiese ancora Goku . –Mhh?-  -Perché mi hai aiutato?-

Dopo quelle parole Sanzo lo attirò a sé abbracciandolo, e poi lo baciò. Goku rimase sorpreso, ma nel sentire quel tocco caldo e delicato dischiuse le labbra e poterono così assaporarsi a vicenda, permettendo alle loro lingue di intrecciarsi.

“Come è caldo, com’è piacevole…rassicurante” pensò Goku, “Al diavolo tutto il resto! Ho trovato una persona che amo e che mi ama, e stavolta non la perderò!” decise Sanzo. In quella fredda notte di pioggia ciascuno di loro veniva riscaldato dal calore del compagno, e sembrava che non esistesse altro.

- E’ una risposta sufficiente?- chiese Sanzo.

-Sì…grazie- rispose Goku.

-Torniamocene a  casa, se rimaniamo qui ci prenderemo un malanno, e poi chi lo sente Hakkai?-. Goku sorrise e si avviarono.          

A casa si asciugarono alla meglio e Sanzo era già a letto quando…

-Sanzo?-

-Che c’è?-

-Posso dormire con te stanotte?-

Sanzo sollevò le coperte –Vieni-

Goku si sdraiò e abbracciò Sanzo, poi lo baciò –Ti amo- sussurrò il ragazzino dagli occhi dorati. –Anch’io ti amo- rispose il ragazzo dai gelidi occhi viola, in quel momento divenuti dolci, e sul suo volto comparve il primo sorriso, sbocciato dopo dieci anni di tristezza . Goku capì di aver avuto ragione, era davvero bellissimo.

-Prometti di non piangere più- disse Sanzo

-Lo prometto, per te- rispose Goku, e lo baciò di nuovo.

Quella notte si amarono per la prima volta, ma intensamente, felici di avere al proprio fianco la persona amata. Quella notte non pensarono affatto a quello che sarebbe successo il giorno dopo, e veramente, a loro non importava.

Quella notte, per loro, esisteva solo il presente.

 

CAPITOLO 5: THE FOURTH SHOT.

Sanzo si svegliò presto la mattina dopo, mentre Goku dormiva ancora, teneramente abbracciato a lui. Fece molta attenzione a non svegliarlo, e guardò quel roseo viso, rilassato nel sonno e dalla pelle vellutata come una pesca, che non si sarebbe stancato mai di accarezzare. Era stato una stupido, perché in quel momento aveva dato retta a se stesso, però…non si era mai sentito così felice di essere uno stupido. Ma la malavita aveva occhi e orecchie ovunque quando si trattava delle persone “preziose”, e Sanzo si era accorto che un paio d’occhi indesiderati si erano appunto posati su lui e Goku l’altra sera, nonostante la pioggia. Presagiva che quello che temeva sarebbe successo presto, e lui doveva, voleva tenere fuori Goku, salvare chi amava ora che ne aveva la possibilità. Fece una telefonata.

-Pro…pronto?- fece una voce assonnata.

-Hakkai? Sono Sanzo-

-Sanzo, ma che succede, sono solo le 5.00!-

-Credo che mi abbiano scoperto- lo informò con voce atona .

-Cosa?!-sussultò Hakkai fattosi improvvisamente sveglio e vigile.

-Se è nel loro stile aspetteranno la notte per venire qui. Senti, io manderò via Goku, non voglio che sia coinvolto per causa mia. Ti farò capire dove ha nascosto il dischetto di suo padre, tu fanne quello che vuoi. Ah…un’altra cosa…se io dovessi morire, per favore, pensaci tu ad ammazzare quel bastardo di Kamisama-

-Sanzo! Non puoi dire sul serio! Almeno io e Gojyo dovremmo…-

-No, è una situazione che ho creato io, e ne tirerò fuori tutti, in un modo o nell’altro!-

-…non ti preoccupare, faremo la scelta giusta!- lo rassicurò Hakkai. E Sanzo riattaccò. Quando giunse la sera…

-Goku…ti devo parlare-

-Sì Sanzo?- chiese Goku non sospettando minimamente di nulla, tanto che pareva si fosse dimenticato della sua situazione.

-Senti, devi dirmi dove hai nascosto il CD che ti ha dato tuo padre-  -Perché?- 

-Andremo a prenderlo!- spiegò.

-Al parco, l’ ho sotterrato davanti al ciliegio vicino alla fontana-

-Bene- disse, poi prese un foglio e vi scrisse sopra il luogo, nascose il foglio nel cassetto della scrivania nella sua stanza, dopodiché prese dei soldi e li mise in mano a Goku, che lo guardò basito, -Tieni!- disse –Comprati un biglietto del treno e vai dove vuoi, ma fai in fretta e non tornare qui!-  -Cosa?! E perché?! Io non voglio andare via, voglio restare con te, perché adesso non posso più?- chiese Goku che faceva fatica a trattenere le lacrime. –Per favore Goku, obbedisci almeno adesso! Ci hanno scoperti ed io non voglio che ti succeda qualcosa-

-MA ANCH’IO SONO PREOCCUPATO PER TE!- pianse il ragazzino, che non si trattenne più. –Solo gli stupidi si preoccupano- sussurrò Sanzo.

-Ma…-

-Ne basta uno solo di stupido…Comunque vedi di farti trovare poi, perché ti prometto che ritornerò da te- e, dopo essersela tolta, gli mise attorno al collo e poi sotto la maglietta la grande croce d’argento.  –Ma…questa è tua, perché la dai a me?-

-Certe cose le faccio senza pensarci, d’istinto, e non mi sono mai pentito-

Goku abbracciò e baciò Sanzo, piangendo, come se dovesse essere l’ultima volta.

-Coraggio, ora vai!- e spinse fuori dalla porta il ragazzino, che corse via senza voltarsi, scosso dai singhiozzi.

Sanzo caricò la pistola –Ora venite pure se volete, vi aspetto!-

E non tardarono ad arrivare. Un’auto scura si fermò davanti al palazzo, subito seguita da un’altra; in tutto scesero nove uomini, e uno di loro aveva i capelli di un chiarissimo biondo e un ragno tatuato sulla sinistra. Sanzo li aspettava alla porta d’ingresso del palazzo e, non appena uno di quei tizi si avvicinò troppo…BANG! L’uomo morì sul colpo senza capire cosa gli fosse successo, e la sparatoria cominciò. Gli uomini di Kamisama si dispersero da ogni parte come uccelli spaventati, e cominciarono a sparare in ogni direzione senza sapere dove fosse l’avversario, che intanto, col favore delle tenebre, era uscito dal suo rifugio e mieteva vittime nel gruppo. Il loro capo, dal canto suo, stava al sicuro fuori tiro e osservava la scena, le labbra increspate in un sadico sorriso. Non tutti i colpi di Sanzo però erano andati a segno e, quando dovette ricaricare l’arma…  -I miei complimenti Hoshi, non è da tutti consegnarsi spontaneamente alla morte, e con questo entusiasmo poi…-

Si sentì la canna di una pistola puntata dietro alla nuca, e quella voce…la voce di Hiroshi Sato. –Tu invece non hai perso il vizio di attaccare la gente alle spalle e strisciare attorno a gente più potente di te- ribatté freddo Sanzo.

-Pungente e irriverente come sempre, vero Hoshi? Beh, certo che se quel giorno mi avessi guardato in faccia mettendo da parte quella tua aria superiore, saresti morto prima. Almeno così hai guadagnato dieci anni di vita in più. Sei contento di sapere che mi ricordo di te anche se ti ho solo visto?-

Sanzo alzò gli occhi e Kamisama era lì, una pistola nella mano tatuata, lo sguardo sprezzante, i capelli biondo chiaro.

-Sai, vogliamo sapere dov’è quel bel bambino dagli occhi dorati di cui tra noi si parla tanto…ma non lo uccideremo! Ci serve. Se ce lo dici, a operazione conclusa, vi lasceremo andare entrambi- continuò Kamisama.

- LO UCCIDERAI LO STESSO MALEDETTO BASTARDO! MA NON TE LO LASCERO’ FARE PERCHE’ SARO’ IO AD AMMAZZARTI, E CON TRE COLPI AL CUORE COME FACESTI TU CON MIO PADRE, E NON SBAGLIERO’!-

gridò Sanzo cercando di divincolarsi dalla presa di Sato.

-Capo, restiamo solo noi, gli altri sono morti- lo informò Hiroshi.

-Basteremo- lo rassicurò il suo capo, e poi, rivolto a Sanzo –Sai, mi deludi Sanzo Hoshi, anche tuo padre adottivo è morto per difendere qualcuno: te, poiché tu eri la causa di tutto. Avresti dovuto imparare da quell’esperienza, ma vedo che non è stato così- . Puntò la pistola contro la fronte di Sanzo. –Dov’è Son Goku?- chiese sprezzante l’uomo –Và al diavolo!- fu la risposta.

-Peccato buttare così una vita, anche se si tratta della tua Hoshi-

Si preparò a sparare. “Scusa Goku” pensò Sanzo “Scusa se non potrò mantenere la promessa di tornare da te, ma almeno tu sarai salvo. Grazie per avermi amato e per avermi ridato la forza di amare”. Si preparò a ricevere il colpo.

-FERMO! NON LO TOCCARE!- gridò una voce, e sotto la luce di un lampione comparve Goku . Kamisama ritrasse l’arma.

-Io ti darò quello che vuoi, ma tu dovrai lasciare andare Sanzo, o da me non saprai un bel niente!- lo avvertì Goku –D’accordo, accetto!- rispose Kamisama. Goku si inginocchiò accanto a Sanzo, che chiese con tono rassegnato –Perché sei qui?- 

-Sono uno stupido- spiegò Goku e a queste parole Sanzo sorrise tristemente e disse

-Stupido-  -La scenetta è commovente, ma ora andiamo!- ordinarono Sato e  Kamisama.

Hakkai lesse il foglio lasciatogli da Sanzo, -Gojyo- disse –Sì?-  -Dobbiamo chiamare dei rinforzi al parco cittadino, e anche un’ambulanza, ho il sospetto che ce ne sarà bisogno-  -Senti, credi che Sanzo e Goku stiano bene?- chiese il rosso.

-Sanzo non si farà uccidere, e Goku è un ragazzo forte. Dobbiamo avere fiducia in loro-  -Hai ragione, comunque…andiamo!-  -Facciamo la cosa giusta!-

 

Nel frattempo, al parco, Goku stava già liberando la cassetta col dischetto dal suo nascondiglio e la porse a Kamisama. –Bene, a questo punto voi non ci servite più- sentenziò Sato. –Neanche tu mi servi più, Hiroshi Sato- decise con tono calmo Kamisama, e gli sparò, dritto al cuore, solo lì. –Parassita- aggiunse.

Sanzo vide che dalla tasca della giacca di Sato sporgeva la sua pistola, se fosse riuscito a prenderla…si tuffò sulla sua arma, ma Kamisama se ne accorse e sparò. Sanzo attese quel colpo, che però non arrivò. Colto da un agghiacciante presentimento alzò lo sguardo e vide Goku davanti a lui; quando si voltò una macchia vermiglia era comparsa sulla sua maglietta all’altezza del cuore, la sua pelle era pallida. –Go…Goku- balbettò Sanzo. Sentì allora delle voci, la voce di Hakkai, di Gojyo, la sirena di un’ambulanza. Hakkai si avvicinava, ma non gli importava. Strinse la pistola della cui presenza Kamisama non si accorse . –Perché?-

-Certe cose…le faccio…senza pensarci, d’istinto,…e non mi sono mai…pentit…- ansimò le stesse parole di Sanzo, dopodiché crollò a terra, mortalmente pallido, -Ed ora te-, ma Sanzo fu più veloce e, nonostante avesse avuto la vista annebbiata dalle lacrime, sparò quattro colpi, dritti dove il suo avversario avrebbe dovuto avere il cuore.  –E…il quarto…perché?- chiese agonizzante Kamisama  -PER LUI, BASTARDO!- gridò Sanzo mentre il suo avversario moriva, e pianse. Hakkai, che stava esaminando Goku, gridò all’amico –Sanzo, guarda!- questi si voltò, e vide che Hakkai teneva in mano la sua croce d’argento, infranta da un proiettile.

-Goku respira ancora! Certo la ferita è grave, ma questa ha deviato il proiettile, che così non ha colpito il cuore!- spiegò alludendo alla croce. Sanzo si gettò accanto a Goku e lo abbracciò delicatamente “Grazie padre” pensò, e poi disse –Goku, ce la farai, ci siamo fatti una promessa noi due-  -Sì, ce la farà, è forte! L’ambulanza è già arrivata, e c’è anche Gojyo!-

-Non so come ringraziarvi per aver agito di testa vostra- ringraziò Sanzo.

- E’ sopportabile anche essere stupidi, se si è amici come lo siamo noi vero Sanzo?-

domandò il ragazzo dagli occhi verdi.

-Sì, è vero!- confermò il biondino.

CAPITOLO 6: LET ’S GO TOWARDS THE SUN.

Le tre settimane successive Goku le trascorse in ospedale, in uno stato semicomatoso e sotto gli sguardi preoccupati ma speranzosi di Sanzo, Gojyo e Hakkai. Quando la cura terminò dovette passare ancora una settimana in osservazione, ma quando finì anche quella tornò il solito Goku, per la gioia (anche se accuratamente celata) di Sanzo. –Come stai stupida scimmia?- chiese sarcastico Gojyo.

-Non sono una scimmia!- ribatté Goku, e per poco non svenne, perché era ancora debole, -Non agitarti stupida scimmia anemica, altrimenti il “tuo” Sanzo piangerà di nuovo, com’era tenero…- continuò Gojyo –Zitto o ti ammazzo!- gridò Sanzo.

-Sono contento che tu stia bene Goku, e anche se non lo danno molto a vedere anche gli altri lo sono!- lo rassicurò Hakkai con un sorriso.

 

Qualche giorno più tardi, quando Goku si fu ripreso completamente, Sanzo insistette per andare al cimitero, dicendo che doveva fare una cosa importante, e Goku lo accompagnò. Comprarono un mazzo di crisantemi bianchi a testa e si addentrarono nel labirinto di tombe, lapidi e croci. La prima tomba che raggiunsero fu quella dei genitori di Goku; erano stati sepolti insieme e, sopra le loro fotografie, troneggiava un angelo, che spiegava le sue ali marmoree come a dare ad intendere che avrebbe voluto volare. I nomi di Son Hideaki e Son Yuki rilucevano dorati sulla lapide comune; Goku posò i fiori, disse una preghiera insieme a Sanzo e poi si alzò a guardare la tomba. Sanzo osservò la fotografia di Son Yuki che, essendo a colori, mostrava chiaramente due sereni e felici occhi dorati, e il suo sorriso…era come quello di Goku; vero, sincero, senza pensieri, ma il ragazzino aveva in più quell’espressione un po’ idiota che era propria solo di lui e che a Sanzo piaceva tanto, perché aveva fatto si che lo prendesse con se.

–Tua madre era una donna veramente bellissima- 

-Sì, papà diceva sempre che le assomigliavo! Diceva anche che era la persona più dolce che avesse mai conosciuto. Sarebbe piaciuto anche a me conoscerla- confessò Goku tristemente.

-Sei il suo ritratto- lo consolò Sanzo, posandogli una mano sulla testa, e si avviarono verso un’altra tomba, quella di Komyo Hoshi. Quella tomba era semplicemente costituita da una grande croce di pietra con una foto in bianco e nero, il nome e la data di nascita e di morte. Sanzo depose i suoi fiori, disse una preghiera, e alla fine estrasse da una tasca la croce d’argento di Komyo, ormai infranta, e la legò con la catenina alla croce di pietra della tomba.

-Perché la lasci qui?- chiese Goku.

-Io non dimenticherò mai mio padre, e poi…non ne ho più bisogno, perché mi ha già portato fortuna- spiegò Sanzo, e poi aggiunse –Ha salvato te!-

-Sanzo- disse Goku, e gli gettò le braccia al collo; Sanzo ricambiò l’abbraccio.

-Sai Goku, credo che le tombe siano fatte più per i vivi che per i morti. Insomma, quando uno è morto che se ne fa di una tomba? Invece una persona viva è consolata e rattristata allo stesso tempo dal fatto di avere un posto in cui portare dei fiori o pregare, solo per essere sicuri che un defunto sia davvero vissuto. Per quel che riguarda me, mi fa piacere sapere che c’è, ma anche senza una pietra tombale non dimenticherò mio padre-

-Neanche io i miei genitori-.  Una volta usciti Goku spezzò il dischetto che era stato la causa di tutto, e lo gettò in un cestino dicendo –Mi aveva detto di metterlo al sicuro. Ora non potrà più fare danni-

-Goku…ti andrebbe di venire a vivere con me?-

-E me lo chiedi anche?! Per me anche subito!-, e il volto di Sanzo si illuminò in un autentico, bellissimo sorriso, come il suo viso non ne conosceva più da molto tempo, e baciò Goku, felice di ricambiare i suoi sentimenti.

-NON CI CREDO! Mi chiudo in un convento di clausura se quello che ho visto non è Sanzo Hoshi sorridente!-

-Finalmente avrò un tuo ritratto allegro!-

Sanzo e Goku guardarono davanti a loro, e Gojyo e Hakkai erano là, su un’auto scoperta pronta a partire.

-Sapete…- cominciò Gojyo -…ho pensato che chiedendo per una volta dei soldi alla mia famiglia non sarei morto, e ho deciso di aprire finalmente un locale tutto mio!-

-Ed io…- continuò Hakkai -…ho accettato i soldi che Gojyo mi ha prestato per l’Accademia di Belle Arti!-

-Avete qualcosa da portar via?- domandò Gojyo.

-No- fecero Sanzo e Goku all’unisono.

-E allora salite, che ce ne andiamo tutti insieme!- esclamò il rosso.

-Tzé, vengo con voi solo perché qui ho cominciato ad annoiarmi- borbottò Sanzo.

-Sì, sì, certo- fece Hakkai.

Sanzo e Goku salirono sull’auto senza farsi pregare, poi Goku chiese –E tu che farai Sanzo?-  -Sai, ho sempre desiderato fare lo scrittore di romanzi, è un sogno che ho fin da bambino- rispose l’interessato; -E io…voglio lavorare nel campo del cibo!- li informò Goku estasiato.

-Ma dai!-

-Che stupida scimmia!-

-Tzé-

fecero tutti bonariamente.

Dopo un po’ Sanzo chiese –Ah già! Dove siamo diretti?-

-Penso che andremo semplicemente verso Ovest, verso il sole, verso i sogni…carino vero?- disse Hakkai, guardando l’orizzonte infuocato dietro il quale scivolava pigro il sole.

-Solo carino?- rispose Sanzo –E’ la direzione più bella che abbia mai deciso di seguire in tutta la mia vita!-  

 

 

 

                                                FINE             

  
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