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Autore: xcarlots    10/09/2013    6 recensioni
Doth si fermò, smise di seguirla. Pensò che non aveva molto senso continuare, Marta non voleva, o forse, non poteva rimanere.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehi, grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, volevo solo dire che ci sarà un nuovo personaggio importante.

George Winslet.

Buona lettura xx.
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Nuove scoperte.

“Molto probabile però le caus…” venne interrotto il poliziotto che affiancava Jack.
“Mi dispiace miss Phryne ma le indagini non la riguardano.” Disse Jack sempre guardandola nei suoi meravigliosi occhi azzurri. 
Jack già entrato dentro il bagno si girò verso Phryne e si appoggiò con il braccio alla porta come in gesto che lei non dovesse entrare ma Phryne non poteva farne a meno, con un veloce passo scivolò sotto il braccio dell’ispettore e rientrò dentro la stanza.
“Data la mancanza di sangue presumo che non si tratti di morte violenta a meno che non sia stato strangolato, ma, la posizione della vittima anche se non perfettamente riprodotta indica una soglia di dolore tale che non si può di certo associare ad una colluttazione. A detta della signora Freeman la morte è avvenuta dopo la colazione, ciò può far pensare a qualcosa di ingerito” disse Phryne osservando la sagoma riprodotta a terra, senza mai smettere di sorridere.
Il poliziotto segnava tutto ciò che l’incantevole signora diceva e alla fine, lui e l’ispettore si guardarono in faccia con gli occhi sbarrati dallo stupore per quanto quella donna potesse essere intelligente e furba e anche, perché bisognava avere una mente abbastanza intrigata per un ragionamento del genere.
“Ovviamente.” Rispose Jack. Non sapeva che cosa riponderle e non fece altro che darle ragione.
Phryne si diresse verso la porta ma prima di uscire si girò verso l’ispettore.
“Ha per caso un biglietto da visita? Sa.. una donna sola in questa grande città potrebbe aver bisogno di aiuto.” Disse Phryne con gli occhi da cerbiatto.
Jack senza rispondere prese un biglietto dall’interno della sua giacca e glie lo porse annuendo.  Lei lo prese, si morse le labbra e con il suo leggero e sensuale passo uscì dalla stanza lasciando senza fiato Jack, e anche il poliziotto.
Mentre tutto ciò accadeva, Marta, la ex-impiegata della famiglia Freeman, veniva accompagnata da un signore ad un taxi, lei non si reggeva in piedi, barcollava e ad ogni secondo la situazione della povera ragazza peggiorava sempre di più. La ragazza, aiutata, quasi sollevata da uno dei due uomini che lavoravano in quell’auto salì, e subito dopo, l’uomo che l’aveva portata fin lì diede i soldi per il trasporto al guidatore.
“Vi dirà la ragazza dove dovete portarla, arrivederci.” L’uomo corse via, salì su un’altra macchina e in un secondo scomparve dagli occhi dei due lavoratori.
La ragazza in macchina si era addormentata, o forse, era svenuta con la testa appoggiata a uno dei due signori.
“Ehi signorina, dove dobbiamo portarla?” chiese il signore.
La ragazza non rispose, non dava cenni di vita. Uno dei due prese la mano della ragazza che fino a quel momento era stata vicino alle sue parti intime e spostandola si rese conto che era insanguinata.
“Sarà meglio portarla in ospedale.” Disse quest’ultimo.
L’altro fece cenno di ‘sì’ con la testa.
Nel frattempo, Phryne, ancora nella casa di Sophia e del suo defunto Marito, scese le scale e tornò all’ entrata principale nella quale salutava la sua amica.
“Se hai bisogno ci s…” Phryne venne interrotta dal campanello.
La domestica andò ad aprire ed entrò un uomo di bell’aspetto: alto, capelli castani e occhi azzurri.
“Oh sophia, mi dispiace così tanto. L’ho appena saputo.” Disse Sasha, il nuovo visitatore che era venuto a vedere come stava la famiglia del povero John, baciandole la mano.
Si girò e notò Phryne.
“Mi scusi signorina, non mi sono presentato. Il mio nome è Sasha. Un loro amico, nonché il ragazzo che avrebbe dovuto intrattenere le persone alla festa che si sarebbe svolta domani sera.”  Affermò sasha riferendosi a Phryne.
Lei gli porse la mano, lui la prese e le diede un piccolo bacio. “Io sono Phryne, un’amica di famiglia.”
“Che festa doveva svolgersi domani sera?” domandò Phryne rivolgendosi a Sophia.
“Avevo pensato di fare una serata di beneficenza per le vittime della guerra.” Rispose Sophia piangendo e rivolgendo il suo sguardo al vuoto.
Rialzando lo sguardo disse: “John avrebbe voluto che la facessimo.”
“Allora la organizzeremo noi, vero signor Sasha?” affermò Phryne guardando fisso il ragazzo.
“Assolutamente sì.” Rispose lui.
In quel momento Sophia svenne, stava cadendo a peso morto sul pavimento ma per fortuna Sasha ebbe i riflessi pronti e la prese. La sollevò.
“La porto nella sua stanza, chiami un dottore Phryne.” Disse lui avviandosi con Sophia in braccio verso la camera da letto.
Miss Phryne corse al telefono che si trovava nel salotto e chiamò Marianne, la sua migliore amica, era un medico e poteva occuparsi di lei.
Nell’arco di qualche minuto Marianne arrivò. Andò in camera e con una siringa e con  un telo caldo sulla fronte di Sophia, riuscì a farla riprendere.
“Deve assolutamente stare a letto tutto oggi e forse, se domani si sentirà meglio, potrà alzarsi.” Le raccomandò Marianne.
“Va bene, grazie.” Rispose sophia ancora un po’ ‘rintronata da ciò che le era successo.
Marianne uscì dalla stanza e disse a tutti di lasciarla riposare, così lei e Phryne si avviarono verso casa insieme e Sasha si avviò verso casa sua.
Arrivate a casa, Phryne prese fuori dalla sua borse la piccola bustina rosa che aveva prelevato dal bagno dei Freeman e la mostrò a Marianne.
“Uhm, sembrerebbe un calmante.. solitamente prescritto a persone affette da palpitazioni, crollo emotivo e isteria femminile.” Affermò Marianne guardando la piccola polvere contenuta in quel sacchettino.
“Perché l’isteria dovrebbe essere femminile scusa?” borbottò Phryne tenendo in mano il suo Whisky.
“Non ne ho idea ma anche nell’antico Egitto si pensava che l’isteria fosse una malattia tipicamente femminile.” Le rispose Marianne ridendo.
“Di certo io non sono isterica” disse Phryne ridendo.
A quel punto bussarono alla porta della camera di Marianne, era il suo Maggiordomo.
“Signora McMillar, hanno chiamato dall’ospedale femminile, hanno bisogno di lei.” Disse il maggiordomo.
Marianne si alzò di scatto, afferrò la valigetta e senza dire una parola usci di casa e andò in ospedale, ovviamente, Phryne, da buona ficcanaso, la seguì.
Arrivarono in ospedale. Entrarono e una collega le raggiunse.
“La signora è ricoverata in maternità, questi due signori l’hanno accompagnata con il loro taxi.”
Entrò nella sala, vide la paziente e dopo alcuni accertamenti la fece coprire con il lenzuolo e usci dalla stanza.
“Un dilettante ha cercato di toglierla dai guai.” Disse Marianne rivolgendosi a Phryne.
Phryne capì subito. La ragazza, nonostante fosse molto giovane era rimasta incinta e aveva provato ad abortire, solo che la persona che l’aveva in un certo senso ‘operata’ non ne aveva le capacità e l’attrezzatura adatta.
Fuori dalla stanza c’erano i due tassisti che volevano sapere se la ragazza si sarebbe ripresa. Ascoltarono i discorsi delle due signore e iniziarono a parlare.
“Sarà stato il ragazzo che l’ha portata da noi?” chiese uno dei due.
Miss Phryne li interruppe. “C’era qualcuno con lei?” chiese preoccupata.
“Si e ci ha chiesto di darle uno strappo.” Le rispose l’altro.
La signora pensò e le venne l’idea. “Conosco un detective, è il momento di andare da lui.”
Phryne tirò fuori dalla sua borsetta il biglietto da visita, lesse il nome e il luogo in cui si trovava l’ispettore e insieme ai due uomini andò da lui.
Appena entrati dentro il commissariato uno dei signori spiegò al poliziotto ciò che sapeva e lui prese un quaderno con dentro tutte le foto dei ricercati o delle persone con precedenze penali. Glie lo diede e glie lo fece riconoscere.
“E’ lui.” Affermò convinto.
“George Winslet.” Disse il poliziotto.
In quel momento entrò Jack nella stanza.
“Oh, miss Phryne. Chissà perché avevo il sospetto che l’avrei rivista molto presto. Ma non immaginavo di vederla insieme a questi estremisti Russi.”
“La vostra ora arriverà, oppressori delle vedove e degli orfani.” Borbottò uno.
“Mi scusi se interrompo la vostra conversazione, ma chi è George Winslet?” chiese lei, ficcanasando nuovamente.
“Sospettiamo che sia dietro all’aborto clandestino.” Disse jack, guardando sempre Phryne negli occhi luminosi.
“Ma se sapete ciò che fa, perché non lo arrestate?” domandò stupita phryne.
“Se riuscirà a prenderlo e magari, ad impacchettarlo con un fiocco, sarò lieto di arrestarlo.” Disse ironico l’ispettore.
Phryne guardava in aria mordendosi le labbra e pensando a cosa potesse fare. Intanto, Jack era sempre più incantato da lei e qualcosa nel suo stomaco si muoveva.
“Vorrei poter cambiare le leggi per lei, però mi dispiace, non posso.” Le disse Jack guardandola abbindolato.
“Questo vuol dire che lo farò io.” Gli rispose Phryne sorridendo.
La signora si girò e con il suo solito passo sensuale uscì dal commissariato.
Si rivolse verso l’ospedale. Arrivò. Entrò nella stanza di Martha e andò da Marianne che era lì con lei.
“Posso vedere le cose della ragazza?”
Marianne annuì. Andò a prenderle e le diede a Phryne.
Phryne li prese e andò nell’altra stanza. Spostò le scarpe che erano appena sopra il vestito e iniziò ad ‘aprire’ quest’ultimo. Nascosto in una tasca del vestito c’era una busta. L’apri e la lesse.
‘Vorrei raccomandarle..’

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Eccomi di nuovo qui, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :3
volevo ringraziare chi ha recensito il primo capitolo, spero di ricevere recensioni anche in questo.
fatemi sapere se vi è piaciuto, se devo renderlo più intrigante oppure se devo smettere di scrivere hahah.
un bacio, carlots♥
  
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