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Autore: ChelseaH    16/03/2008    1 recensioni
Sono passati un paio di anni da quando Riley Finn prestava servizio a Sunnydale.
Ora è sempre un soldato, ma vive a New York e ha molti meno casi “paranormali” da gestire.
Troppi pochi forse e, a volte, la nostalgia del passato si fa sentire...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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EVERYTHING I OWN

E’ una mattina come tante altre e dopo essermi fatto una rapida doccia esco e vado al solito bar a fare colazione.
E’ un’abitudine che ho preso da quando sono a New York, serve a farmi sentire meno solitario ed è un divertente intermezzo fra riunioni strategiche e biancheria da portare in lavanderia.
La ragazza al banco mi chiede se voglio il solito, le faccio cenno di si con la testa mentre mi accomodo al solito tavolo e, due minuti dopo si presenta di fronte a me tutta sorridente e mi posa davanti un cappuccino fumante e una brioche.
Mentre mi servo apro il giornale e inizio a sfogliarlo, una donna è stata stuprata, un minimarket derubato... ordinaria amministrazione newyorkese.
Continuo a sfogliare quando la mia attenzione viene catturata da un piccolo trafiletto in fondo alla pagina della cronaca nera. E’ forse la notizia più importante di tutte ma, messa lì in disparte, sembra quasi non volere attirare l’attenzione per prevenire allarmismi e panico di massa.
E’ stato trovato un cadavere, un altro.
Non è stato ancora identificato ma è stato ucciso barbaramente e alcuni organi sono stati asportati con precisione chirurgica prima di ributtarlo in strada con sembianze irriconoscibili.
E’ il quarto omicidio del genere in poche settimane, tutto farebbe pensare a un serial killer con qualche problema di troppo e una piccola fissa per Jack lo squartatore, anzi no... il caro Jack era molto più raffinato nei suoi delitti.
Fegato e cuore, sempre loro mancano all’appello.
No Riley, non è di tua competenza, lascia che se ne occupi la polizia.
Serial killer metodico? O forse qualche ostile che tenta di raccogliere organi umani per un qualche rito con il solito scopo? La fine del mondo eccetera, eccetera.
Il mondo non è fatto solo di vampiri e demoni.
“Il mio si.” dico ad alta voce, cercando di sovrastare la vocina nella mia mente.
No Riley Finn, nemmeno il tuo.

Finisco di fare colazione e mi avvio verso la sede del mio commando.
Sono in borghese, la cosa mi pare di una tale urgenza da non avere il tempo per curare i dettagli e la forma.
Hai solo voglia di azione, è troppo tempo che non ti capita fra le mani qualcosa che ti ricordi il vecchio te stesso eh?
I miei superiori mi stanno ad ascoltare pazienti ma mi è chiaro fin da subito che non credano che l’argomento sia di loro competenza.
“Ci penserà la polizia Finn.”
“E se non fossero in grado?”
“E’ il loro mestiere.” mi si fa notare.
“O forse stavolta è il nostro.”
“Finn siamo a New York. Non c’è qualcosa di soprannaturale in tutto ciò che capita.”
Me ne vado senza replicare oltre, è inammissibile che trattino con tanta superficialità un simile caso.
E se avessero ragione? Se non fosse roba per te, Riley Finn?
Inizio ad odiare quella voce nella mia testa e decido di agire da solo.
Mi collego alle frequenze radio della polizia ma non sembrano esserci sviluppi.
Non ho la pazienza di aspettare, stare con le mani in mano mi uccide.
Hai bisogno di azione eh?
Innanzitutto devo capire contro cosa mi devo battere e conosco solo una persona sulla terra in grado di darmi l’aiuto richiesto senza fare troppe domande.

Compongo il numero del signor Giles e dopo due squilli qualcuno risponde.
“Pronto?!”
La sua voce, la decisione di sempre.
Avrei dovuto immaginarlo, lei è quasi sempre da Giles.
Riley no, non ricascarci, lei non ti fa più alcun effetto.
“Pronto?!” la voce si ripete e io riattacco senza proferire parola.
Lei mi farà sempre effetto, lei è stata l’unica veramente importante per me.
Sei debole Riley.
Forse è per questo che mi ostino a vedere cose paranormali ovunque, è per questo che mi ostino a combattere gli ostili anche se ormai non ha più alcun senso.
Loro mi ricordano lei.

Passa qualche ora, non vorrei richiamare ma il signor Giles è l’unica persona che potrebbe aiutarmi dal momento che i miei superiori mi hanno impedito di immischiarmi nel caso.
Rifaccio il numero e stavolta risponde una voce maschile.
“Signor Giles!” esclamo pieno di sollievo.
“No, sono Xander.”
Quella casa è troppo affollata, lo è sempre stata.
“Oh Xander... ehm… Riley.”
“Oh ciao Riley! E ‘ un sacco di tempo che non ci si sen-“
“Non dirlo a Buffy!” lo interrompo quasi nel panico all’idea che lei sappia.
Stolto, l’idea di averla cercata, di aver ancora bisogno di lei in una maniera o nell’altra, fa molto più male a lei che a te.
No, non mi fa male.
Solo a te.
Non sto cercando lei, sto cercando l’aiuto di un esperto.
E speri che il signor Giles ti mandi i soccorsi sottoforma della cacciatrice.
No... No...
“Riley sei ancora li?”
“Si... io... niente, lascia stare.”
Riaggancio sperando che lui non le dica niente.
Non posso contare su Giles perché fare affidamento su di lui comporta farne su Buffy.
Cos’è? Non vuoi sentirti dire nuovamente che sei una palla al piede?
Questa è la mia battaglia, non la sua.
Ne ha combattute tante di battaglie non sue... che differenza vuoi che faccia?

Per l’ennesima volta cerco di ignorare quella voce indisponente e cerco di pensare a qualcosa che non contempli un tuffo nel passato.
Non mi viene in mente null’altro se non riattaccarmi alle frequenza della polizia locale.
La linea stavolta sembra trafficata, anche troppo, e voci nervose e frenetiche mi annunciano che è stata trovata una pista.
Senza pensarci due volte mi infilo nella tuta mimetica e prendo l’equipaggiamento necessario.
Ci stai comodo in quei panni eh Riley?
Si ci sto comodo, più di quanto tu possa immaginare.
Senza alcuna esitazione seguo la pista fiutata dalla polizia e mi ritrovo di fronte ad un caseggiato fatiscente in una traversa di poco conto.
Strano posto per stanare un demone, vero?
La polizia ha già fatto irruzione e ora se la sta vedendo con il sospettato.
Mi avvicino e do le mie credenziali al primo agente che trovo, mi lascia passare.
Salgo le scale con attenzione ma una volta arrivato in cima scopro che è tutto finito.
Il sospetto in questione si è suicidato.
Un umano... uno come tanti...
Sorpreso Riley?
Solo una squallida storia di miseria e umana sofferenza.
Un padre di famiglia disperato che ha pensato bene di metter su un traffico di organi al mercato nero, per trovare i soldi per mandare avanti la baracca.
Me ne vado senza immischiarmi oltre, non è compito mio.
E’ affare della polizia.
Frustrante?

E forse l’esistenza dell’unità speciale e della cacciatrice sono meno utili di ciò che si potrebbe pensare.
La risposta non è quasi mai nelle cripte dei cimiteri o nei libri che narrano di leggende e poteri perduti. Ora l’hai capito, Riley Finn?
   
 
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