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Autore: Rowan936    10/09/2013    5 recensioni
« Vegeta… » sussurrò Gohan, muovendo appena le labbra e non osando avvicinarsi di più. Non aveva trovato nulla di meglio da dire.
Il principe assottigliò gli occhi e alzò in piedi, stagliandosi davanti a lui con un ghigno sghembo sul volto e la disperazione nello sguardo.
« Cosa sei? » domandò, con voce roca. « Un’altra stupida punizione? Un’illusione? Vattene, io non ci casco. »

***
In universo in cui Majin-Bu ha vinto e ha distrutto la Terra, Gohan si ritrova in Paradiso, immerso in una pace eterna che per lui è solo agonia. Un giorno, però, Re Yammer, avendo pietà di lui, gli permette di far visita al suo amore perduto tra le fiamme dell'Inferno: Vegeta.
[Vegeta/Gohan, AU]
[Storia ispirata a "Anima pura e anima dannata" di 9dolina0]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Piccolo, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer » Dragon Ball © Akira Toriyama.

ATTENZIONE: Storia ispirata alla fanfiction "Anima pura e anima dannata" di 9dolina0, che ringrazio per avermi accordato il permesso di pubblicare :) Consiglio a tutti gli amanti della coppia Vegeta/Bulma di leggere la sua OS.
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Perduto tra le fiamme dell’Inferno
 
 
 
 
Camminava a passo veloce, cercando d’impedire al suo sguardo di soffermarsi su ciò che lo circondava più di qualche istante. Le anime dannate lo fissavano con un sorrisetto di scherno sul volto e alcune di loro interrompevano la loro punizione per domandargli cosa ci facesse, un ragazzino buono come lui, in mezzo a tutti quei cattivoni.
Gohan non rispondeva, mordendosi il labbro inferiore e sbirciando con la coda dell’occhio Piccolo, che lo seguiva a un passo di distanza da lui. Puntualmente, quando una qualche anima prestava loro troppa attenzione, veniva richiamata all’ordine da un demone, a suon di frustate o chissà cos’altro. Gohan non guardava, preferendo concentrarsi sul motivo che aveva spinto lui, anima beata residente in Paradiso, all’Inferno, nel girone degli assassini.
Il volto di Vegeta gli si dipinse davanti, un po’ sfumato a causa degli anni in cui non aveva potuto rivederlo. Quanto era passato dall’ultima volta in cui i loro occhi si erano incrociati e le loro labbra sfiorate? Trenta? Quaranta? Gohan non lo sapeva: all’inizio aveva tentato di tenere il conto, ma il tempo nell’Aldilà era così impalpabile, sembrava sfuggire tra le dita come sabbia e si finiva per perdere il conto degli anni che trascorrevano. Quello che sapeva per certo, era che fosse troppo che non lo vedeva.
Aveva passato tanto tempo seduto per terra, ignorando sua madre, suo fratello, i suoi amici, per aggrapparsi con le unghie e con i denti al ricordo di quel principe nero che gli aveva rubato il cuore, ma che se n’era andato per sempre, perduto tra le fiamme dell’Inferno. Per tanto tempo aveva sperato di poterlo rivedere, anche perché aveva saputo che Re Yammer gli avesse permesso di mantenere i suoi ricordi e il proprio corpo, come ricompensa per la buona condotta degli ultimi anni. Ma il passato non si poteva cancellare e Vegeta non era stato ammesso in Paradiso, perché le sue mani erano ancora intrise di sangue invisibile. Gohan aveva perso la speranza di poterlo rivedere, alla fine, mentre il suo volto sfumava sempre di più, per quanto cercasse di mantenerlo nitido nei suoi ricordi.
Poi suo padre gli aveva dato la notizia: aveva convinto Re Yammer a permettergli di scendere nell’Inferno per vedere Vegeta, anche se sarebbe potuto rimanere lì solo per qualche ora.
Così, adesso, Gohan camminava su quel terreno arido, circondato da assassini che scontavano la loro pena, per raggiungere il suo amore perduto.
« Siamo arrivati, Gohan. » gli disse Piccolo, sorridendogli lievemente. Non si sarebbe allontanato troppo per poter intervenire in caso di pericolo, ma avrebbe lasciato ai due un po’ d’intimità. E poi, in fondo, sapeva che Vegeta avrebbe ribaltato l’Inferno intero se uno di quegli assassini avesse osato avvicinarsi a Gohan.
Il ragazzo aguzzò la vista, individuando una figura seduta su una roccia, di spalle. Sorrise.
« Grazie per avermi accompagnato, Piccolo. » disse, per poi avviarsi verso il Saiyan.
Quando giunse a pochi passi da lui, sentì la sua sicurezza vacillare: cosa si dice, dopo anni di lontananza? Cosa si fa, quando si ritrova l’altra metà della propria anima? Una coppia normale si sarebbe abbracciata, avrebbe pianto, rallegrandosi di quell’occasione. Ma loro non erano normali, soprattutto Vegeta.
Il principe, avvertita una presenza alle proprie spalle, si voltò di scatto, rivelando il volto rigato da tracce di sangue e sporco di terra, il corpo martoriato da diverse ferite e le mani zuppe di vermiglio.
« Vegeta… » sussurrò Gohan, muovendo appena le labbra e non osando avvicinarsi di più. Non aveva trovato nulla di meglio da dire.
Il principe assottigliò gli occhi e alzò in piedi, stagliandosi davanti a lui con un ghigno sghembo sul volto e la disperazione nello sguardo.
« Cosa sei? » domandò, con voce roca. « Un’altra stupida punizione? Un’illusione? Vattene, io non ci casco. »
Gohan boccheggiò per qualche istante di fronte al suo sguardo disperato e al suo tono tagliente, poi riuscì a dire: « N-no. Sono… Sono io, Vegeta. »
« Non mentirmi, bastardo. » replicò il Saiyan, stringendo i pugni e facendo colare a terra alcune gocce del sangue che impregnava i guanti bianchi.
« Non sto mentendo! Sono io! » insistette Gohan, acquistando sicurezza. Il primo imbarazzo nel rivederlo dopo tanto tempo stava svanendo e il mezzo Saiyan cominciava a sentirsi a proprio agio, come una volta. « Papà è riuscito a ottenere il permesso di farmi venire qui. Possiamo stare un po’ insieme, Vegeta. »
Il principe continuava a guardarlo, sospettoso. Non voleva illudersi.
Aveva desiderato per tanto tempo rivederlo, si era aggrappato al suo ricordo per non scivolare nella disperazione che comportava annegare ogni giorno nel sangue che lui stesso un tempo aveva versato, pertanto temeva che Gohan, che in quel momento era lì, con lui, fosse solo un’illusione, che potesse svanire da un momento all’altro, lasciandolo di nuovo solo.
I demoni erano crudeli, chi governava l’Inferno lo era, pertanto non dubitava che avrebbero potuto infliggergli un colpo tanto basso.
Gohan mosse un passo in avanti, allungando una mano nella sua direzione, per sfiorare quel corpo che gli avevano permesso di mantenere, per fargli capire che non fosse solo un’illusione.
Vegeta vide quella mano bianca, pura, pulita, avvicinarsi al suo viso sporco, sfiorarlo con la punta delle dita e donando così un po’ di calore a quella pelle innaturalmente gelida.
La sua mano era consistente, era vera. Lui era vero.
A quel punto, poco importava che magari si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto, dell’ennesima tortura, tanto valeva calpestare ancora una volta il suo orgoglio, visto quante volte lo aveva già fatto.
Si avventò sulle sue labbra con voracità, fregandosene del fatto che stesse sporcando con la terra e il sangue quel volto pulito, troppo preso dalla smania di sentire ancora una volta il suo sapore.
Gohan rispose al bacio, portando le mani dietro la sua nuca come a spingerlo ancora di più verso di sé, nonostante i loro corpi fossero già perfettamente incastrati in uno strano abbraccio.
Fu un bacio violento, troppo carico di disperazione e frustrazione per poter essere definito oggettivamente “bello”, ma né a Gohan né a Vegeta importava, perché il solo essere di nuovo insieme bastava, perché per troppo tempo si erano sentiti incompleti, perché avevano desiderato troppo quel contatto per non apprezzarlo comunque.
Quando si staccarono, Gohan aveva gli occhi lucidi, mentre quelli di Vegeta brillavano di una luce che era rimasta spenta per troppo tempo, soffocata dalle tenebre della solitudine.
« Mi sei mancato. » gli disse il ragazzo.
Non ottenne risposta ed entrambi si lasciarono scivolare a terra, ancora abbracciati, finendo sdraiati sul terreno arido dell’Inferno.
Gohan affondò il volto nell’incavo della spalla di Vegeta, che esercitò una lieve pressione sul suo torace, in un abbraccio possessivo.
Rimasero in quella posizione per ore, beandosi ognuno della presenza dell’altro, ignorando i commenti di chi li guardava da lontano. Non parlarono: in fondo, cosa si sarebbero potuti raccontare? Cosa avrebbero potuto condividere di quegli anni di solitudine? La tristezza? L’incompletezza? No, non valeva la pena sprecare parole, rovinando quell’illusione di pace che era andata a crearsi.
A un certo punto, però, troppo presto, Piccolo si avvicinò, con aria rammaricata.
« Dobbiamo andare. » disse solo.
Gohan non si separò da Vegeta finché questi non lo spinse via rudemente, alzandosi in piedi e guardando il Namecciano con un’espressione indecifrabile, le braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi in un segno inequivocabile di rassegnazione.
Il mezzo Saiyan si alzò a sua volta, avvicinandosi nuovamente a Vegeta e guardandolo negli occhi, immobile, non osando sfiorarlo davanti a Piccolo. Sapeva che il principe non avrebbe voluto.
« Arrivederci, moccioso. » disse Vegeta, con un piccolo sorrisetto.
Gohan sorrise di rimando, con amarezza, mentre gli occhi divenivano lucidi. Era una tacita promessa, la sua, gli stava dicendo che si sarebbero rivisti. Ma lui sapeva che non fosse così, Re Yammer era stato chiaro: solo una volta.
Non riuscendo a resistere, fece combaciare le proprie labbra con quelle del Saiyan, per un solo momento, in un contatto così fugace che chi lo aveva visto poteva benissimo credere di esserselo immaginato.
Fissò Vegeta ancora per qualche istante, come a volersi imprimere la sua immagine a fuoco nella mente, per poter affrontare l’eternità senza di lui senza dimenticarlo, poi gli voltò le spalle, nascondendo la lacrima silenziosa che gli aveva rigato il volto.
Addio.
Quella parola gli rimase bloccata in gola, incapace di uscire. Perché non voleva ammettere che fosse veramente l’ultima volta che si sarebbero visti, non voleva ammettere che fossero destinati a passare l’eternità separati.
Si asciugò quell’unica lacrima che era sfuggita al suo controllo, voltandosi verso il principe con l’intenzione di dirgli quella parola terribile, che avrebbe sancito la loro condanna. Perché dovevano farsene una ragione, non sempre esisteva il lieto fine. La loro, di favola, era destinata a essere una tragedia.
Prima di poter parlare, però, incontrò gli occhi di Vegeta, che ora non erano più colmi di cieca disperazione come quando si era voltato verso di lui al suo arrivo, ma esprimevano i pensieri del Saiyan, pensieri impossibili da leggere per chiunque, ma non per lui.
Non dirmi addio. Dicevano. Non voglio sentire quella parola. Questa non è la fine.
Sorrise, tristemente, facendogli un cenno di saluto con la mano – non ricambiato – per poi voltarsi nuovamente verso il suo maestro e raggiungerlo a passi frettolosi, in una fuga volta a impedirsi di stringere a sé Vegeta, senza lasciarlo mai più.
« Andiamo. » disse, con voce incrinata, precedendo Piccolo alla volta del Paradiso.
Si voltò solo un’ultima volta, non riuscendo a trattenersi, e incrociando gli occhi del principe, che brillavano della sicurezza che non fosse davvero un addio.
Gli sorrise, riuscendo, per un istante, ad illudersi anche lui che fosse così, per poi continuare la sua avanzata, tornando a una pace che per lui era solo la peggiore delle torture.
Fu l’ultima volta che si videro.





 Angolo autrice

 Ehm... Ciao a tutti! ^^
 Non so se mi conoscete, sono la pazza che intasa Efp con le sue storie a tema Vegeta/Gohan ^^"
 A dire il vero, ero un po' indecisa circa il pubblicare o meno questa fanfic, che non mi convince molto, però...
 Boh, alla fine l'ho fatto, anche perché penso che se facesse schifo voi me lo direste e mi dareste qualche consiglio u.u
 Credo di dovervi qualche spiegazione, giusto per chiarirvi le idee, visto che non credo che si sia capito molto:
 - Questa è un'AU in cui  Vegeta e Gohan stavano insieme in vita (e questo penso si fosse capito)
- Qui, Majin-Bu ha vinto e, dopo il sacrificio di Vegeta, ha eliminato tutti, Goku e il principino non sono stati riportati sulla Terra e la nostra cara caramella rosa ha distrutto tutto. Non è molto verosimile, ma passatemela, esigenze di trama XD Anche se potete benissimo immaginare che la Terra sia stata distrutta da un eventuale nemico nel post-Majin-Bu, non è importante u.u
- Vegeta è finito all'Inferno, ma gli è stato permesso di mantenere il suo corpo e i suoi ricordi. Ora, Gohan pensa che sia stato un privilegio concessogli per la sua sua buona condotta, ma in realtà fa parte della punizione di Vegeta, che consiste nel dover ricordare in continuazione cosa avrebbe potuto avere (Gohan, Trunks e i suoi "amici") ma che non avrà mai a causa delle sue azioni malvagie. Ed è per questo che, quando vede Gohan, Vegeta pensa che sia un'illusione, perché si tratta della sua pena principale.
- Piccolo è l'accompagnatore, sta lì perché non penso che l'avrebbero lasciato girovagare per l'Inferno solo soletto, ecco XD
- Le parole "Non dirmi addio. Non voglio sentirti dire questa parola. Questa non è la fine." sono un po' scoppiazzate da "Say Goodbye" degli Skillet, una delle mie canzoni preferite u.u

Ok, penso di aver finito.
Ho il dubbio che i personaggi siano OOC, nel caso dite pure e provvederò ad aggiungere la nota :) Inoltre, non fatevi problemi a segnalarmi eventuali errori: per quanto l'abbia riletta, qualcosa può sempre sfuggire.
Adesso ho davvero finito, grazie a tutti voi per aver letto, a presto! :)
 
 
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