Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: glaenzendefrau    10/09/2013    4 recensioni
Tre è il numero giusto per un sabato sera a Londra.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Ronald Knox, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
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Right Thoughts, Right Words, Right Action



But how can we leave you
To a Saturday night or a Sunday morning?









Right Thoughts




Non appena li vede sorridere sulla soglia della porta, William posa la tazza di tè.

« No ».

Sutcliff incrocia le braccia e alza gli occhi al cielo, la bocca contratta in un broncio rosso fuoco. Knox sbuffa. Di colpo, si siede sulla sua scrivania e fa cadere la pila di casi da archiviare che William aveva appena redatto. Ridacchia e dondola le gambe, mentre i fogli volteggiano intorno a lui.

William vorrebbe tirargli il collo.

« Rimettili al loro posto » scandisce.

A questo punto Knox dovrebbe prostrarsi ai suoi piedi e mormorare delle timide scuse. Ma Knox è una malerba che è stata cresciuta dal giardiniere sbagliato, perciò intreccia le mani dietro la nuca e gli strizza l'occhio.

« Prima dobbiamo convincerla ».

Non se ne parla nemmeno. Non ho intenzione di giustificare alcun vostro danno. Ho già terminato con gli straordinari per questa sera. Non sono la vostra balia. Adesso vi lascio. Il cappotto... dov'è il cappotto? Forse dovrei chiudervi qui dentro. La chiave è nel quarto cassetto. Anzi, vado direttamente ad avvisare il vice-direttore. Un attimo: non posso segnalare un'infrazione che non è mai stata commessa. Oh, beh, poco male. Sutcliff ha comunque una strada di violazioni dietro di sé…

« William, pasticcino, il ronzio dei tuoi pensieri è alquanto fastidioso ». Sutcliff si appoggia al bordo della scrivania e socchiude le palpebre. Appoggia una mano sulla gamba di Knox. « Andiamo, faremo i bravi bambini, questa volta. È per questo che ti stiamo pregando di accompagnarci ». Si scosta una ciocca di capelli dal viso. « Ci fermerai al momento opportuno, ne sono sicura. Ci fidiamo di te e del tuo autocontrollo. Ne saremmo davvero, davvero contenti ». Inclina la testa da un lato. « E poi non vuoi che finisca come venerdì scorso, giusto? Tutto quel sangue da pulire ».

Maledizione, pensa William. Gli occhi di Grell luccicano. Ha le gambe accavallate e una mano che poggia indolente sul fianco, ma le spalle sono rigide, il mento sporto in avanti. Ondeggia sul posto e la gonna a pieghe color sangue le accarezza le ginocchia.

La indossava tre giorni fa, William se lo ricorda. Sono stati straordinari puliti: colpi strategici di motosega, niente viscere lasciate sui marciapiedi, firme in corsivo chiaro e nero. So essere brava, gli ha fatto notare Grell, nell'atrio troppo luminoso della Society. Non mi sono nemmeno scheggiata le unghie. Lui gli ha tributato un brusco cenno del capo — avrebbe dovuto insospettirsi, invece.

Lo sta sfidando. William detesta le sfide.

Serra il pugno e inspira con forza.

Potrebbero distruggere Londra, si dice. Non è possibile. La prossima volta chiedo un aumento.

Grell ammicca in direzione del suo dannato allievo.

« Immagino che abbiate bisogno di una balia ».

Solo per questa volta. È solo per tenerli d'occhio.

Knox ride piano.




Right Words




Ronald si butta su una panchina del parco per riprendere fiato.

Trasalisce, quando le caviglie nude sfiorano il metallo freddo dei braccioli, ma è troppo stanco per alzarsi, sollevare le gambe e sistemare i risvolti dei suoi pantaloni. Un mocassino gli sfugge dal piede e crolla sul selciato con un tonfo attutito.

« Guarda un po' » mormora Grell, contrariata, mentre atterra senza rumore. Scrolla la testa e si rassetta la gonna a pieghe. « Nessuno ti ha mai insegnato a lasciare spazio alle signorine? ».

« Ha ragione, supervisore Sutcliff » replica pigro Ronald, senza muoversi. « Sono proprio deplorevole. In più, io sono giovane e ho ancora tanta forza che mi scorre nei muscoli. Bisogna cedere il passo ai più anziani, giusto? ».

« Attento a quello che dici, tesoro ». risponde Grell, con voce che sembra cianuro avvolto nello zucchero. Scalcia via i tacchi alti e, con un sospiro di sollievo, si appoggia allo schienale della panchina. Alla luce dei lampioni, la sua chioma è rossa come il sangue che si allarga sulla sua camicetta. Le ombre delle falene svolazzano sulla sua giacca. « Sei stato bravo, però » aggiunge, mentre si sporge per raddrizzargli gli occhiali. Ronald sorride — la sua maestra è sempre stata così avara di complimenti.

« Non direi proprio ». William T. Spears compare di fronte a loro senza una piega sulla giacca o una macchiolina sulla camicia. La falce è talmente lucida che proietta ombre sul sentiero. Ronald si chiede come faccia: se pensa al vento che soffiava sui tetti, gli ritorna il mal di testa, davvero.

Il supervisore ha le labbra strette in una linea dritta e gli occhi che fissano un punto lontano. Ronald si trattiene dal mugugnare: è la solita espressione neutra che preannuncia ore passate a sistemare gli archivi del Cinquecento e a tosare il prato. L'ha vista così tante volte che ormai non lo fa nemmeno più rabbrividire.

« Dovrei archiviare anche le vostre anime, oltre a quelle dei mortali » dice.

« Suvvia, caro ». Grell sventola una mano e ridacchia. « Non essere melodrammatico, non ti si addice affatto ».

Per tutta risposta, William serra la mascella. « Non considero Michaelis una semplice distrazione alla tua passeggiatina serale, Sutcliff ».

« Ah, Sebastian » sospira sognante Grell. « Che demone di classe. Sorride anche quando lo colpisci in mezzo alle spalle. È l'uomo della mia vita ».

« Adesso sono molto geloso » si inserisce Ronald.

« Oh, tesoro, sai che per te c'è sempre un posticino speciale nel mio cuore- ».

« Basta così » La voce di Spears è così gelida che Ronald deve abbottonare il collo della camicia per non prendere freddo. « Lo sapete che non si possono estrarre armi al cospetto degli umani non prossimi alla morte. Avreste dovuto imparare a memoria che non bisogna interagire con creature sovrannaturali, salvo nei cinque casi di estrema necessità ». Spears si appoggia alla sua lama e la stringe con forza.

D'impulso, Ronald ha voglia di scrollarlo. Non lo farà con forza: è solo curioso di vedere se qualche crepa si aprirà nelle sue guance rasate con cura. Non è possibile che una persona sia così composta da non far scricchiolare i sassolini del selciato sotto i piedi. Non esiste Shinigami in grado di recitare a menadito tutti gli articoli del regolamento, suvvia. Non deve esistere.

« Che palle » commenta, di slancio. Balza sulla panchina. Il tallone del piede nudo, già sporco di terriccio e sassi, incontra il legno scheggiato. Scrolla via il dolore: non è importante.

« Come fai a non sentire? » chiede, esterrefatto. La domanda echeggia sconcertata nel parco deserto e zittisce i rari insetti che friniscono. Dall'alto William T. Spears non è più il suo datore di lavoro, non è più nessuno, solo una macchina, un regolamento da stampare e appendere al muro. « Sei contento di vivere nei tuoi completi grigi, di sederti ogni giorno composto a una scrivania, di centrare sempre il riquadro giusto con il tuo timbro della Shinigami Society? Io no ». Si infila le mani nei capelli. « Solo a pensarci divento pazzo, giuro, divento pazzo. Un giorno ti riscuoterai dal tuo sonno, vecchio e stanco, ma sarà troppo tardi. Sbatterai le palpebre. Ti chiederai perché ti sei costruito una vita di regole, relazioni e armi troppo lucide, ma a questo punto sarai già svanito, risucchiato dalle luci al neon o che so io ».

Ronald si siede sullo schienale della panchina e getta un'occhiata veloce a Grell, che annuisce lenta.

Vai avanti, tesoro, gli sillaba. Coraggio.

« Quando quel dannato demone ti ha trascinato sulla grondaia e ti ha tirato il collo, cosa hai pensato? Fuggo, così non infrango le regole e siamo tutti contenti? O ti sei detto ma guarda questo come si permette, adesso gli faccio vedere io? Io ho scelto la seconda».

Ronald salta giù. Altri sassi si conficcano nella carne, lo lacerano, lo fanno bruciare ancora di più. « Ho sbagliato? Certo, io sbaglio sempre. Ma, oh, sono così contento di farlo ». Sono così vicini che i loro nasi si sfiorano. « Va bene: dammi l'intero archivio da sistemare. Non oggi, però. Oggi butti tutto all'aria e vieni con noi ».

William deglutisce. Una vena gli pulsa alla base del collo. Adesso mi tira un pugno, pensa Ronald. Incassa le spalle, pronto all'urto, a uno zigomo fratturato. Non vedo l'ora. Il colpo non arriva.

« In archivio » William si volta. La sua schiena è come una lastra di pietra — non si può attraversare, né decifrare. Manda un colpo di tosse. « Domani pomeriggio ».




Right Action




Sono così belli, pensa benevola Grell, seduta sul tappeto di un salotto di South Court Gardens. Si appoggia a una poltrona, manda un sospiro. Ronald e William si stanno baciando nel mezzo della stanza e lei li trova proprio stupendi.

Hanno bevuto un po' troppo, forse. il passato si sta sciogliendo in una nebbia confusa, quindi non ne è così sicura. Scrolla indolente le spalle: non è stata colpa loro se i proprietari dell'appartamento hanno lasciato una finestra socchiusa e la luce accesa. Sarebbero tornati subito a casa, davvero, ma il caro Ronald si stava già arrampicando la grondaia e non potevano lasciar andare il loro dolce allievo tutto da solo, no?

È stata colpa di William se la lampada si è rovesciata. Ha scavalcato il davanzale con troppo slancio: è per questo che ha incespicato e urtato contro il tavolino.

Niente di grave, si è detta Grell, quando il paralume sul parquet è caduto sul polveroso. Anche lei sarebbe caduta, se non avesse lasciato i tacchi a spillo sul bancone del bar. Ronald, però, ha scosso la testa e ha alzato un dito.

« Supervisore Spears » ha biascicato. « Lei è la vergogna dell'intera, nobile, fottuta Shinigami Society ». William lo ha fissato senza parlare. « Ha infranto regole importanti.», Ronald ha gettato indietro la testa e ha riso con forza, la gola scoperta così bianca e liscia e vulnerabile. « Dobbiamo rimediare, vero, Grell? »

« Oh, sì, sì » ha concordato lei. Che disgrazia, si è detta. Una lampada morta che non doveva esistere. Vieni qui, William. Ti rimettiamo sulla retta via, zuccherino. Ti stropicciamo un po' quella bella giacca scura. Te la togliamo, anzi.

Ronald ha tirato un calcio al paralume decorato con nastrini. « Nah, forse ha ragione. Hanno un arredamento di merda. Troppi centrini. E questi gattini di porcellana mi fanno paura, giuro». Ha scosso la testa, mosso un passo in avanti « Ma lei si merita proprio un castigo ».

Lo ha trascinato verso di sé, lo ha baciato con forza. Gli ha stretto le mani attorno alla testa, le dita contratte, poi lo ha spinto di nuovo indietro con un rantolo. « Ecco. Si è almeno un po' pentito, vero? ».

William non si è mosso. Le sue sopracciglia erano curve verso il basso, due segni neri su una maschera di gesso. Grell si è seduta. Adesso spezzati, Will, ha sussurrato. Spezzati, dio distante.

Ronald ha sbattuto le palpebre, come se si stesse risvegliando da un sogno. Un guizzo gli ha attraversato gli occhi languidi. Ha indietreggiato, ha incassato la testa nelle spalle. « Scusa, no, scusi ». Si è passato una mano sulla fronte sudata. « Sono ubriaco, non volevo, io... ».

William l'ha preso e l'ha attirato di nuovo a sé. Le loro labbra si sono unite, ancora e ancora. Ronald si è irrigidito; le braccia si sono contratte lungo i suoi fianchi.

Deve ancora imparare, si è detta Grell, abbandonata sul tappeto, mentre sfiorava con la punta delle dita il paralume.

Adesso, però, Ronald ha uno sguardo sempre più distante, sempre più lontano.Inclina la testa e per un attimo i loro nasi si scontrano. William manda un mormorio di disappunto, prima di mordergli il labbro inferiore. Ronald sussulta, afferra la stoffa della giacca, si aggrappa come se stesse perdendo la presa e William potesse essere l'unico a salvarlo.

Grell li ama. Ama le loro guance colorite, i loro occhiali storti. Le loro ombre, fragili, si confondono alla luce della lampada. Si separeranno, pensa, il rimpianto che già le si posa in grembo come un grosso gatto. Tra poco Ronald e Will si allontaneranno e rimarranno ai lati della stanza, senza più guardarsi. Mormoreranno delle scuse. Concorderanno sul fatto che hanno buttato giù una vodka di troppo e si lamenteranno di un giramento di testa, prima di scavalcare di nuovo il davanzale della finestra. La lasceranno sola, a guardare le luci di Londra che si spengono lente e le tende che frusciano pigre alla brezza notturna.

Non vuole che finisca così.

Si alza. Si sfila la giacca a vento, la piega con cura prima di appoggiarla sulla poltrona. Scavalca la lampada.

Ronald si interrompe, la fissa, la bocca socchiusa, i capelli scompigliati.

« Grell » mormora, confuso. Lei sorride. Gli bacia il lobo dell'orecchio, lo morde.

« Dimmi » lo invita. Il suo respiro rumoroso è già una risposta. Posa le labbra sulla mascella e scende verso il collo. La sua pelle è sapone neutro, sangue secco, il locale fumoso e buio dove sono entrati poco prima. Ronald manda un suono acuto, incerto, e Grell si rende conto che vorrebbe sentirlo ancora una volta, due, tre. Allora gli slega il cravattino, lo getta via. Aggredisce la camicia, ma i bottoni sono troppo grandi per le sue dita ubriache.

A metà è già stanca: gliela sfila via dall'alto, la getta via. Va meglio, sì, va molto meglio, e lui non protesta, è un santo, sospira e basta, è un santo e il suo torace è una tela di cicatrici da leccare ed esplorare...

Un braccio la stringe intorno alla vita.

« Sono geloso » commenta Will. Abbassa la cerniera della gonna, che le scivola lungo i fianchi e crolla in mille pieghe sulle sue caviglie. Lei la scalcia via con un colpo del tallone. Una mano le sfiora il ventre e si infila nella sottoveste. Le dita scostano l'orlo degli slip, indugiano, poi scendono ad accarezzare il suo sesso, lente.

È l'azione giusta, è il momento giusto, si trova a pensare Grell, mentre adesso è Ronald a sbottonarle la camicia con dita più leste delle sue e ad abbassarle le spalline del reggiseno. Sono perfetti, loro tre. Ronald le morde una spalla.

Tra poco cederanno e crolleranno sul tappeto, lei lo sa. Si baceranno e si toccheranno e grideranno di piacere, fino a quando non si addormenteranno e l'alba della domenica spunterà sui loro volti distrutti. Allora si alzeranno e si rivestiranno in fretta e furia; Ronald si stropiccerà gli occhi, William risponderà con un ringhio chiunque osi interpellarlo.

Ora però il momento non è ancora passato e Grell li ama ancora. Con il respiro umido di William sulla sua nuca e la bocca di Ronald che si posa leggera sulla sua clavicola, si dice che oh, li amerà per sempre. Proprio per sempre.

























Note
I Franz Ferdinand pubblicano il loro nuovo album e scoppia di nuovo l'ammore (con due emme, perché è quello da fangirl). Se volete questo è il video cui è partito tutto (ma ascoltatevi anche tutto il resto, se vi capita ♥)
A presto!
   
 
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