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Autore: Nappie13    10/09/2013    0 recensioni
"Per Violet era come se fosse separata dal resto del mondo da un sottile strato di vetro. L'avvolgeva, come una coperta, o una tuta da sub. Poteva vedere il suo riflesso urlare e poteva sentire il suo grido così forte da romperle i timpani ma nessun altro la sentiva, perchè in fondo quel grido era solo nella sua testa e [...] alla fine, tutta quella tristezza e tutta quella solitudine l'avevano fatta intorpidire e l'avevano resa incapace di sentire davvero qualcosa, a parte la solitudine e la tristezza ormai perenne, che facevano parte della sua quotidianità da fin troppo tempo."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Violet Harmon, Violet Harmon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Okay, eccomi qui. Sono stata assente da EFP per un po' e devo scusarmi per questo. Mi dispiace davvero tanto ma avendo cominciato il liceo ho avuto un sacco di altre cose per la testa e, comunque, non ho avuto una singola ispirazione. Da qualche mese ho iniziato a vedere “American Horror Story” e me ne sono innamorata, così l'altro giorno mi è venuto in mente di scrivere questa piccola one shot per provare a riprendere la mano e ricominciare a scrivere e anche per farvi sapere che non sono stata rapita dagli alieni.
Un ringraziamento speciale a Lucia che mi ha aiutato tanto con la revisione della one shot.

 

Loneliness's game.

 

                                                                                                                                                    I don't wanna wait for the down-set date
                                                                                                                                                      'Cause I would rather end it all tonight.

 

 

Violet non ricordava una volta in cui non si fosse sentita così maledettamente diversa, così fuori posto. Aveva sempre saputo di non essere uguale agli altri, di non essere adatta a questo pianeta. Lo sapeva sin da quando era una bambina e si sedeva in un angolo del giardino della scuola o tra i rami più bassi di un albero del parco giochi e quando uno dei suoi amici le chiedeva cosa stesse facendo lei gli rispondeva semplicemente “Sto pensando”, senza riuscire oerò a spiegare a che cosa, e non si lasciava convincere ad andare a giocare a nascondino con loro. Alla scuola materna non aveva mai disegnato alberi o famiglie felici come tutti facevano, lei disegnava persone che non esistevano più e con cui affermava di parlare e usava colori scuri perchè era così che vedeva il mondo.

 

-E' un bambina diversa.-, dicevano le maestre con preoccupazione.

-Non è diversa è solo una bambina speciale.-, rispondevano i coniugi Harmon.

 

E quella bambina diversa era cresciuta diventando una ragazzina diversa anzi, disturbata come l'additavano tutti a scuola.

Disturbata, dark, emo.

Alle scuole medie i suoi amici se n'erano andati tutti, chi era diventata una reginetta del ballo chi una promettente futura stella del football o del basketball, mentre lei era rimasta da sola con i suoi pensieri che le facevano male, sola con le cose che solo lei poteva vedere.

Allora aveva iniziato ad ascoltare sempre la musica. La ascoltava di notte quando i pensieri erano così forti da comprimerle dolorosamente il cervello lasciandola senza respiro e non aveva nessuno con cui parlare, la ascoltava di pomeriggio quando tutti erano al centro commerciale e lei era a casa perchè nessuno l'aveva invitata, la ascoltava la mattina prima di entrare in classe per non avere paura.. Sì, perchè Violet non aveva paura di niente -tanto, peggio di così non poteva andare- a parte che della solitudine che la lasciava senza fiato e s'insinuava sotto la pelle come un mostro invisibile. Si sedeva in fondo alla classe e, di nascosto, osservava i gruppetti di amici sussurrarsi segreti di cui lei non sarebbe mai venuta a conoscenza e ridere sguaiatamente a battute che nessuno le avrebbe mai raccontato, perchè nessuno l'avrebbe mai avvicinata visto che lei era disturbata.

 

Per Violet era come se fosse separata dal resto del mondo da un sottile strato di vetro. L'avvolgeva, come una coperta, o una tuta da sub. Poteva vedere il suo riflesso urlare e poteva sentire il suo grido così forte da romperle i timpani ma nessun altro la sentiva, perchè in fondo quel grido era solo nella sua testa e lei sapeva che non avrebbe mai trovato la strada per la sua bocca e che nessuno l'avrebbe mai sentita urlare la sua disperazione, la sua rabbia e la sua solitudine. Ma le andava bene così perchè, alla fine, tutta quella tristezza e tutta quella solitudine l'avevano fatta intorpidire e l'avevano resa incapace di sentire davvero qualcosa, a parte la solitudine e la tristezza ormai perenne, che facevano parte della sua quotidianità da fin troppo tempo.

 

E così Violet continuava a scontare la sua dose d'inferno per qualcosa di veramente brutto che, evidentemente, aveva fatto nella sua vita precedente, o qualcosa del genere, perchè sennò per quale motivo avrebbe dovuto soffrire così tanto? Sognava e immaginava il momento in cui, un giorno, lei non sarebbe stata più qui e avrebbe finalmente assaggiato la sua dose di felicità e si sarebbe sentita leggera e libera e avrebbe avuto un'altra chance per poter rifare tutto meglio. Per giocare al parco, per disegnare case colorate e alberi e uscire con le amiche -perchè avrebbe avuto degli amici-.

Ma per ora si limitava a camminare a testa alta per i corridoi della scuola senza dar loro la possibilità di vedere quanto vuota e sola fosse, coprendo i suoi tagli con lunghe maniche di maglie dei gruppi che nessuno di loro, i suoi compagni di scuola, si sarebbe mai azzardato ad ascoltare.

 

Sapeva che tutto ciò sarebbe finito solo quando il suo cuore avrebbe smesso di battere e i suoi polmoni avrebbero smesso di respirare, ma ciò che non sapeva era che tutto sarebbe terminato molto presto, prima che lei se ne sarebbe potuta accorgere.

 

Avrebbe finalmente avuto una seconda chance e la sua dose di felicità.

 

 

                                                                                                                                                  I've been having this dream that we can fly

                                                                                                                                                                        So darling, close your eyes

                                                                                                                                                       'Cause you're about to miss everything

 

                                                                                                                                                                           (p.t.v)

 

 

I lyrics usati all'inizio e alla fine della one shot sono della canzone “Bulls in the Bronx” dei Pierce The Veil, QUI c'è il link se volete ascoltarla.

-Nappie

  
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