L’eco dei loro passi affrettati li raggiunge sempre più debole, sempre più debole.
Quando lui reputa che si sono allontanati abbastanza, la ferma bruscamente afferrandola per gli avambracci.
Per lo slancio della corsa, River quasi inciampa alla  presa del Master ed inizia a ridere come una bambina la mattina di Natale.
Il Master sorride – sogghigna – alzando un lato della bocca, prima di aiutarla a raddrizzarsi.
Poi mette le mani in tasca, mentre le ultime note della risata – così genuina che gli sembrano secoli da quando non sente un suono così sincero – di River si spengono.
Scandisce il tempo in un ritmo di quattro e alla fine del terzo turno, un’esplosione si alza dalla città di fronte a loro.
Le scintille salgono alte nel cielo, brillano come fuochi d’artificio.
Allora River alza il naso al cielo, i capelli che scivolano sulle spalle, la bocca aperta in una piccola O.
Lui sorride, pensando che è proprio una bambina, e lo pensa compiacendosi con se stesso della sua superiorità.
«Sono bellissimi. Fantastici.», mormora River, e sorride, soddisfatta della sua – loro – opera.
«Vuoi vedere qualcos’altro di fantastico?», la voce del Master suona sarcastica, piena di significati da cogliere e trema dalle risate che trattiene. Ma è seria.
Ma – d’altronde – non aspetta veramente una risposta.
Una sua mano va ad afferrarla appena sotto il polso, quasi delicatamente.
Poi, con la stessa intensità del gesto delicato di prima, la porta brutalmente verso di sé, facendola sbattere contro di lui, tenendo le mani tra i loro corpi.
Con l’altra mano l’afferra per il mento ed in meno di un secondo fa collidere le loro labbra, sugli occhi aperti, spalancati, da cui le orbite escono fuori, di River.
In un attimo di pausa, il Master sorride contro le labbra di River: si è accorto di come l’abbia colta alla sprovvista.
Poi è come se una lampadina si accendesse nella sua testa – e lei lo ricambia con passione.
L’altra mano lascia il polso e la poggia ad un lato del viso, e così fa con l’altra.
Stavolta è River a sorridere sulle sua labbra.
Per un attimo apre gli occhi e si trova davanti quelli di River, e in essi già c’è una scintilla di una River che ancora non c’è.
Prima che possa vedere o fare altro, le mani di River raggiungono le sue spalle, delicatamente, poi con altrettanta forza, lo spinge contro il muro ricoperto d’edera.
 Il Master rilascia un grido soffocato dall’impatto.
River ridacchia, prima che il Master – insomma, ha un certo status da mantenere – porti rabbiosamente una mano dietro la nuca di River, avvicinandola e facendo sbattere i loro nasi dolorosamente prima ancora che le loro labbra impattino.
 River risponde e sorride mentalmente. Alla fine, ha ottenuto quello che voleva.
E sa perché il Dottore, l’ultima volta che l’ha visto, ce l’aveva con lei – almeno c’è una valida ragione, per cui se la prenderà, ora.