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Autore: Rachan    22/07/2003    1 recensioni
Le emozioni a volte si sovrappongono fino a diventare irriconoscibili, ma c'è qualcosa che non cambia mai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To Change


Il treno scorreva velocemente sulle rotaie. Il sole filtrava attraverso il finestrino ed i suoi raggi s'infrangevano sulla divisa blu di quella ragazza rendendola, agli occhi di Mitsui, una visione quasi celeste.
Il capo di lei era leggermente inclinato a sinistra, le palpebre chiuse facevano risaltare le sue ciglia lunghe. La bocca socchiusa e rosa luccicava a causa dei colori dell'alba. I capelli nerissimi e liscissimi le sfioravano dolcemente il viso ondeggiando in sintonia ai movimenti del treno. Aveva un taglio a caschetto, non molto lungo. Le mani delicate e bianche erano poggiate dolcemente sulla cartella che teneva in grembo. La gonna, lunga fino sotto il ginocchio, a pieghe blu si stava sgualcendo. Il grosso fiocco azzurro risaltava al collo della ragazzina.
Mitsui osservava la scena fingendosi disinteressato. Nascondendo lo sguardo con i lunghi capelli fissò la divisa blu delle scuole medie Takeishi.
Il treno si fermò, l'altoparlante annunciò a gran voce 'Medie Takeishi'. La ragazza non si mosse. Le altre persone stavano già scendendo. Mitsui fissò la ragazza indeciso sul da farsi. Alla fine, vincendo tutti gli ideali della sua nuova identità, Hisashi Mitsui, si alzò e scrollò una spalla alla ragazza.
"Hey, ragazzina, è la tua fermata!"
Quella spalancò gli occhi e saltò in piedi. Con una mossa fulminea riuscì ad uscire dal treno prima che le porte si chiudessero gridando:
" Grazieeeee!!!!!!!!!! "
Mitsui restò davanti alla porta fissando attraverso il vetro le onde della gonna blu che si allontanava velocemente.

Mitsui salì sul treno. Si guardò attorno e, vedendo che in quel vagone c'erano molte persone, si spostò. Cambiò tre vagoni prima di fermarsi in uno che era praticamente vuoto. Si sedette pesantemente sul sedile e poggiò sgarbatamente i piedi sul sedile di fronte al suo.
Sentì un gridolino, poi vide una ragazzina avvicinarsi. Stava per dirle qualcosa per cacciarla, quando si accorse che era la ragazza del giorno prima. "Ehm, volevo ringraziarti per ieri..." Disse la ragazzina inchinandosi. Lui la guardò stranito.
"Mi hai svegliata alla mia fermata! Sai mi hai proprio salvata! Io sono una ritardataria cronica, e il prof. mi aveva assicurato che se avessi tardato anche ieri avrebbe preso provvedimenti! E invece mi sono addormentata sul treno! Mi addormento sempre, e così finisco per arrivare sempre in ritardo! Mi hai proprio salvata!" Mitsui fissava la ragazzina che aveva preso a parlare velocissimamente. Indeciso si cosa fare, alla fine scoppiò a ridere di fronte alla buffa ragazzina che faceva l'imitazione del prof. incriminato: Tazuhiro Kisaragi.
"Ah, ah! Sei proprio identica!" commentò lui ripensando al terribile professore di matematica.
Lei rimase un po' stupita.
"Conosci il Prof. Kisaragi?" chiese eccitata.
"Sì, anch'io facevo le Takeishi fino a due anni fa!"
"Ma allora sei un mio senpai! Io mi chiamo Naoko...ah, sono arrivata!
Arrivederci senpai! E grazie!" salutò lei sorridendo e saltando giù dal treno.

Il cancello delle medie Takeishi rappresentava la gloria della scuola. Dopo l'uscita dalle scuole di Hisashi Mitsui, il club di basket era caduto in rovina e così il club che portava lustro all'istituto era divenuto il club di giardinaggio. Entrando nel cortile, si veniva colpiti, prima che dalle splendide aiuole e dal parco, dallo splendido cancello ricoperto da piante e fiori rampicanti.
Presidente del club di giardinaggio: Naoko Imimura, terzo anno sezione G.
"Ciao Naochan! Ho sentito che oggi sei arrivata di nuovo in orario! Due giorni di seguito! E' un record!" a queste parole seguì la risata cristallina di una ragazza dai lunghi capelli neri e mossi: Asako Kimihia.
"Asachan! Non prendermi in giro! Piuttosto, stamattina l'ho incontrato di nuovo!" rispose Naoko con aria sognante congiungendo le mani e guardando in alto. Asako sospirò e mise fra le mani dell'amica una zappa.
"Io non capisco sai Nao. Cavoli, sono ben contenta che ti sei finalmente tolta dalla testa il senpai Mitsui, ma non sembra strano anche a te? Da un giorno all'altro ti scordi del grande amore della tua vita che segui dalla prima e ti innamori pazzamente di uno sconosciuto!"
"Ma non sono mica innamorata! E poi, il senpai Mitsui...beh, di lui non si è più saputo nulla da quando ha lasciato le medie, non so neppure quale scuola superiore frequenti! E' come se fosse sparito, non gioca neanche più a basket, e poi il senpai è così bello... con quei capelli lunghi e l'aria misteriosa..." spiegò la ragazza dai capelli corti con aria sempre più sognante.
L'altra finì di sistemare la terra attorno ad una pianta nuova poi prese l'annaffiatoio.
"Ma di chi stai parlando adesso? E vuoi lavorare?!" chiese bagnando leggermente la terra.
"Ma del senpai che mi ha svegliato ieri no?" rispose Naoko prendendo delle cesoie e cominciando a potare il mandorlo lì vicino.
"E come si chiama questo senpai?" Asako prese un altro vaso e ne estrasse attentamente la pianta prestando attenzione a non danneggiare le radici. L'altra ci pensò un po' su poi rispose risolutamente:
"Boh!" Ad Asako sfuggì la pianta dalle mani. Si voltò sconvolta verso l'amica.
"Come?!"
"Beh, mi ha detto che frequentava le Takeishi, ma mi sono scordata di chiedergli il nome! Adesso che ci penso non so neppure che liceo frequenti...mi pareva la divisa dello Shohoku...beh, domani gli chiederò!" disse prendendo una scala per raggiungere i rami più alti dell'arbusto.
"Certo che l'hai fissato proprio bene, eh?!" commentò Asako. Naoko arrossì violentemente.

Quel giorno, quando il professore si matematica fece l'appello, stranamente, Hisashi Mitsui, era presente. L'uomo fissò con uno sguardo tra il disgustato e il compassionevole, l'aria volutamente trascurata del giovane che sedeva in ultima fila. Ricordava bene quando, all'inizio dell'anno scolastico precedente, quel ragazzo era considerato una grande promessa del basket. Lo ricordava ancora il primo giorno di scuola attorniato da suo fan club di ragazzine urlanti e dai compagni osannanti. Era solo un ragazzino allegro e sorridente. Indubbiamente con molto talento, gentile, ma forse troppo debole. Non appena aveva perso il basket, a causa di un infortunio, aveva perso anche la voglia di lottare e la gioia di vivere. Decisamente non era più lo stesso. Aveva cercato di fargli capire che l'isolarsi dagli altri non l'avrebbe certo aiutato. Ma lui non l'aveva ascoltato ed anzi, stava addirittura cominciando a frequentare delle cattive compagnie come quella del teppista Hatta.
Il professore sospirò profondamente e cominciò la lezione.

Mitsui guardava distrattamente fuori dalla finestra, quasi era tentato di seguire la lezione, tanto fuori non stava accadendo nulla d’interessante. Le sue giornate passavano così da un anno ormai, cercava un motivo per tirare avanti visto che non aveva più il suo. Per questo aveva assunto il modo di fare e di isolarsi dei teppisti. Era l'unico modo, per lui, di trovare un punto di sfogo in tutta la frustrazione che provava. Non poteva giocare a basket, e poi, anche se avesse potuto, a cosa sarebbe servito? Era stato battuto, quel gorillone scimunito di Akagi l'aveva battuto. Certo, sul campo non c'era stata una vera e propria sconfitta per Mitsui, però, gli bruciava così tanto. Nessuno dei suoi compagni gli aveva più chiesto di fare parte del club o anche solo di assistere e dare una mano con gli allenamenti. Tutti erano presi dal grande talento di Akagi. Il signor Anzai, quante volte l'aveva visto passare e non salutarlo, non riconoscerlo. Lui che per l'allenatore aveva rifiutato le offerte di squadre molto più importanti dello Shohoku. Solamente Kogure aveva provato qualche volta a parlargli, ma aveva cominciato subito a parlare di Akagi, delle grandi cose che avrebbero potuto fare con i suo talento. E così l'aveva cacciato malamente. E la sua vita continuava così: fra le risse, la noia a scuola e...gli incontri con una ragazza sul treno.

"Ciao senpai!" chiamò una voce allegra. Il ragazzo si voltò e riconobbe la figuretta snella che aveva di fronte.
"Ciao, Naoko." rispose abbozzando un sorriso e sedendosi sul sedile del treno. La guardò di sottecchi, indossava l'uniforme invernale ed era avvolta in una grossa sciarpa blu in tinta con i suoi guanti. Oltre alla cartella, portava un grosso borsone.
"Ti piace la mia sciarpa senpai?" chiese allegra togliendola per fargliela toccare. La avvicinò al viso del ragazzo. Lui la sfiorò, sentì la morbidezza della lana unita al profumo di fiori che accompagnava sempre Naoko.
"E' molto bella e morbida." commentò lui con voce dolce.
Per un attimo si sentì come trasportato fuori dal suo corpo ed assistette alla scena dall'esterno. Lui porgeva gentilmente la sciarpa alla ragazza sorridendo gentilmente, lei sembrava entusiasta e commentava orgogliosa:
"L'ho fatta io, sai?" intanto la rimetteva sempre ridendo. Nonostante fossero sul treno, dalle loro bocche uscivano delle piccole nuvolette di fumo bianco. Faceva molto freddo. Era la fine di gennaio.
"Alla fine del prossimo mese daranno i risultati degli esami d'ammissione! Impegnati senpai, fra poco ci sono gli esami di fine anno!" si raccomandò lei nel suo solito fiume di parole mattutino.
"Già." commentò lui un po' freddamente. Di nuovo si vide dall'esterno e si pentì d'aver trattato male Naoko che ora aveva un espressione un po' abbattuta. Perché? Perché nonostante con lei si sentisse bene, nonostante lei fosse l'unica persona che sentiva di non odiare in quel periodo della sua vita, a volte la trattava in maniera così odiosa? Si diede mentalmente dello stupido poi le sorrise timidamente come a scusarsi. Lei ricambiò con un sorriso pieno di luce, in quel freddo mattino invernale.
"A che scuola ti iscriverai?" chiese Mitsui cercando di farsi perdonare per la sua sgarbataggine precedente.
"Segreto!" sorrise lei, mentre lo salutava scendendo dal treno.

Naoko aprì la borsa che da qualche giorno stava diventando la sua compagna più fedele.
Asako le si avvicinò con passo leggero. I capelli lunghi che ondeggiavano dolcemente con il vento mentre si affrettava a chiudere la finestra.
"Che cosa combini, Nao?" chiese la ragazza mettendosi di fronte all'amica fino a che i suoi capelli lunghi non sfiorarono il viso dell'altra ragazza che stava seduta su una sedia durante l'intervallo.
"Non si vede, forse, Asa-chan?" chiese ironicamente mostrando i ferri e la lana che stava usando.
"Dunque, tra poco è S. Valentino, e tu stai sferruzzando...uhm, boh!". Asako dopo questa affermazione scoppiò a ridere. Naoko la guardò torva.
"Ma senti da che pulpito...quella che sta ore in cucina per farsi riuscire bene la cioccolata...".

Il vento freddo le aveva fatto diventare le guance tremendamente rosse, si stava affrettando verso la stazione. I suoi capelli svolazzavano qua e là nell'aria fredda di quel mattino di metà febbraio. Fra le sue mani stringeva un pacchetto dalla carta verde acqua.
Salì sul treno, quella mattina era davvero terribilmente agitata. Da quella mattina di settembre in cui lui l'aveva svegliata, Naoko aveva passato tutte le mattine in treno a chiacchierare con quel senpai di cui ignorava il nome. Aveva provato a chiedere in giro tra i suoi compagni se qualcuno conoscesse un senpai dai capelli lunghi, ma quei pochi di cui era venuta a conoscenza non somigliavano per nulla al 'suo senpai'. Ogni sera, prima di andare a dormire si era ripromessa di chiedere il nome di quel ragazzo che non poteva fare più a meno di pensare. Si era fatta questa promessa per mesi, ma quando era lì, su quel treno, assieme a lui, si scordava di tutto.

Naoko nella sua scuola era molto famosa, non solo per essere il presidente del club più importante nonché rappresentante degli studenti, era anche molto carina e simpatica ed inoltre, era nota a tutti la sua passione per Hisashi Mitsui, il grande capitano del club di basket quando lei frequentava la prima. Dopo che lui era andato alle superiori ed era sparito, il suo fan club si era dissolto come neve al sole assieme a tutte le grandi cotte delle ragazze. Naoko no, ma durante la terza, in molti si erano accorti del suo cambiamento. Girava la voce a scuola di un suo ragazzo fuori dall'istituto.
"Sai, Nao, che dicono di te in terza A?" chiese Asako accostandosi all'amica ancora intenta nel suo lavoro di maglia. Era la vigilia di S. Valentino e Naoko stava terminando il suo lavoro. Gli alberi completamente spogli proiettavano le loro siluette grigie verso il colore uggioso del cielo invernale. La neve quell'anno non era ancora caduta ma sembrava dovesse arrivare da un momento all'altro.
"Sinceramente non è che abbia fatto tante pubbliche relazioni ultimamente, lo sai anche tu Asako."
"Beh, appunto. Dicono che probabilmente hai un ragazzo più grande e, senti, fanno anche le ipotesi! La più quotata è addirittura Hisashi Mitsui!"
"Ci hanno addirittura scommesso?! Comunque peccato che, non solo non sappia neppure dov'è Hisashi Mitsui, ma che non ce l'ho neppure il ragazzo!"
Grossi fiocchi bianchi cominciarono a librarsi leggeri nel vento. I vetri cominciarono ad appannarsi ed Asako aprì una finestra in modo che entrambe potessero continuare ad osservare lo spettacolo.
"Non hai neppure mai chiesto il nome al tuo senpai...ma sei sicura che non ce l'abbia lui la ragazza?" chiese la ragazza dai lunghi capelli neri mentre respirava profondamente l'aria profumata di neve. Naoko sospirò. Chiuse gli occhi e buttò indietro la testa facendo muovere i suoi capelli tutti assieme.
"Non lo so...sinceramente sono terrorizzata! So bene che molto probabilmente mi dirà di no, d'altronde lui è molto più grande, mi vedrà come una sorellina che lo fa ridere...ah, ah, se ci penso adesso è come col senpai Mitsui...anche lui sorrideva quando gli parlavo, ma non credo si ricordasse neppure il mio nome."
"Sei sempre stata molto pessimista in momenti come questi...però non pensavo che ti fossi dimenticata del senpai Mitsui, sai, sembravi così innamorata..."
"Beh, penso di esserlo stata, mi piaceva così tanto che se ci penso adesso ancora mi fa male, però il ricordo si va affievolendo, come una fotografia che diventa sempre più sfocata col tempo. E meno sono chiari i contorni meno mi fa male. Penso che domani pomeriggio mi sentirò così male da non stare in piedi..."
"Non dirglielo allora."
"Devo...e poi, se penso che adesso mi fa molto meno male per il senpai Mitsui, magari poi non starò poi così tanto male...che scema che sono! Sto solo cercando una scusa, perché non posso fare a meno di dirgli niente. Se poi verrò ammessa al suo liceo, beh, basterà tenersi lontana dalle terze per il primo anno, no?". Asako si accorse di una goccia che stava bagnando la sciarpa che Naoko teneva fra le mani. La guardò in viso: calde lacrime cadevano dalle sue guance mentre la ragazza cercava di trattenere i singhiozzi con poco successo.
Naoko si ritrovò improvvisamente avvolta dall'abbraccio dell'amica, dove sfogò tutto il suo dolore.

Salì sul treno, il pacchetto stretto fra le braccia e cominciò a cercarlo fra i vagoni.

Aveva percorso il treno per tutta la lunghezza almeno sette volte ma di lui non c'era traccia. Il suo senpai dai capelli lunghi non era venuto.
Naoko si rattristò ancora di più. Arrivata a scuola si confidò con Asako, la ragazza la consolò dicendo che magari aveva preso freddo e che gli avrebbe potuto dare la sciarpa più avanti.
Ma Naoko non vide più il suo senpai...

Primavera...il periodo dell'inizio della scuola. La ragazza dal caschetto nero camminava a testa bassa verso il liceo Shohoku. Il cielo era di un azzurro abbagliante e sembrava proprio che quell'anno l'estate volesse arrivare così presto. Nonostante fosse solo marzo, i ciliegi erano già tutti in fiore e il viale era ricoperto da un soffice strato di petali rosa.
Era il secondo giorno di scuola ed i nuovi iscritti gironzolavano ancora con aria smarrita per i corridoi cercando di evitare gli studenti più anziani.
Era passato all'incirca un mese dall'ultima volta che Naoko aveva visto il suo sempai con i capelli lunghi sul treno: dalla vigilia di S. Valentino.
La classe era già piena di ragazzi rumorosi, le ragazze preferivano riunirsi tutte insieme. Tutti continuavano a rimanere con i compagni delle medie, ma lei rimaneva sola. Nessuno delle sue scuole medie si era iscritto allo Shohoku. Qualche ragazzo aveva provato ad avvicinarsi a lei attratto dal suo aspetto ma lei non riusciva a mettersi il cuore in pace. Nella sua mente, nei suoi pensieri, nel suo cuore, stava sempre una sola persona: un ragazzo misterioso di cui non conosceva il nome, un senpai che andava disperatamente cercando da quando le sue aspettative erano state deluse.

"Imimura,...ecco, ti andrebbe di pranzare con me?" un ragazzo dai capelli ricci e biondi si accostò al Naoko mentre lei stava per salire sulla terrazza.
"Okuso...ancora?! Ti ho già detto che..." cominciò lei.
"Ma dai! Non ti ho mica chiesto di uscire, solo di pranzare assieme!"
"Scordatelo! Oltretutto mi conosci solo da un giorno...non rompere!"
Ad Okuso cominciarono a venire le lacrime agli occhi.
"Ma io ho chiesto in giro di te, so molte cose: Naoko Imimura, originaria di Kyoto, nata il 20 maggio, hai frequentato le Takeishi ed hai vinto con il tuo club di giardinaggio diversi premi anche importanti. Inoltre hai buoni voti in qualsiasi materia, per un solo punto non sei arrivata prima all'esame di ammissione, e so anche che hai una grande passione per il basket ed il pattinaggio." Okuso gongolava convinto di averla conquistata.
"Ma hai chiesto all'FBI o al KGB?" commentò lei sarcastica, poi, senza attendere una risposta se ne andò.

Il vento primaverile soffiava dolcemente facendo muovere sinuosamente i neri cappelli della ragazza appoggiata alla ringhiera della terrazza.

"Imimura! Imimura!" una ragazza dai lunghi capelli castani stava entrando nella prima L.
"Ciao Akagi, ma perché non mi chiami solo Naoko?...sei venuta a vedere Rukawa? Non è ancora arrivato, sai?" rispose Naoko sorridendo ad Haruko.
"Ah, lo so! E' in palestra adesso...vieni con me?!" chiese la ragazzina implorando.
"Ma dai Haruko...ma perché non vai con Fujii e Matsui?!"
"Ti prego Naoko! Con loro mi sento a disagio...e poi tu riesci ad allontanare le Rukawa Shintenai..."
"Ah, ah, ecco qui il motivo. Vabbè!"

Le due ragazze si stavano dirigendo verso la palestra. Era ormai maggio inoltrato e il caldo rendeva insopportabile perfino la leggera gonna della divisa.
"Naoko, cerchi ancora il senpai con i capelli lunghi?"
"Certo, Haruko, d'altronde dev'essere qui, ma tuo fratello non lo conosce proprio?"
Chiese all'amica. Da qualche tempo Naoko e la piccola Akagi avevano preso a frequentarsi da quando avevano scoperto la comune passione per il basket, e l'odio per le fan di Rukawa.
"Non conosce nessuno che abbia i capelli lunghi, gentile, bellissimo, fantastico, ecc..."
"Non prendermi in giro!"

Ayako, vedendo le due ragazze arrivare chiacchierando si avvicinò a loro.


"Ciao, Nao, mi dai una mano anche oggi?"
"Certo, Aya!"

Poiché si era fermata ad aiutare Ayako, quella sera si era fatto davvero molto tardi.
Le strade della città erano molto illuminate, però, Naoko non si sentiva affatto a suo agio. Non riusciva proprio a rendersi conto di come avesse fatto a tardare così tanto quella sera. Erano ormai le dieci e mezza, sua madre l'avrebbe rimproverata di certo, e anche la squadra della polizia che aveva sicuramente mandato a cercarla.
Cercò di fare mente locale. Era arrivata in palestra subito dopo le lezioni pomeridiane, tutti i suoi pomeriggi li stava dedicando al club di basket, aiutando, piuttosto informalmente, la manager Ayako. Allo Shohoku non esisteva un club di giardinaggio perciò Naoko non era occupata il pomeriggio. Per questo motivo la proposta di Ayako di darle una mano le era apparsa molto allettante. Poteva passare tutti i pomeriggi con gente molto simpatica e oltretutto a contatto con il basket, sport che aveva imparato ad amare come aveva amato il senpai Mitsui.
Quella sera, in realtà, non è che le sembrasse una grande idea quella di aver accettato la proposta di aiutare al club di basket visto che a quell'ora di notte, era costretta ad aggirarsi da sola per le strade deserte.
Arrivò quasi correndo alla stazione, ma l'ultimo treno era già partito.
"Cavoli! Per un minuto!" sospirò all'idea di dover fare tutta la strada che la divideva da casa sua a piedi. Vedendo una cabina telefonica pensò alla madre sicuramente preoccupatissima. Inserì la scheda e compose il numero. Tre squilli.
"Ciao mamma."
"Naoko, sei tu? Cavoli, perché non sei ancora a casa?!"
"Scusa, mi sono fermata a chiacchierare ed ho perso il treno. Non preoccuparti tra una mezz'ora arrivo."
"Uff, sei sempre la solita ritardataria cronica! E pensare che mi sembrava tu fossi cambiata dall'anno scorso!"
"Ah, ah, ah!"
"Vabbè, a dopo allora!"

Seguendo il grande viale illuminato, camminava frettolosamente, nonostante fosse praticamente estate non c'era quasi nessuno in giro. Svoltò velocemente a sinistra ma andò a sbattere contro qualcuno.
"Oh, mi scusi!" disse istintivamente ma quello che vide non era per niente una persona qualunque. Sembrava proprio una banda di teppisti, ed avevano la divisa della sua scuola.
"Ehy, bella! Per farti perdonare che ne dici di uscire con me? Io sono Ryu e tu?" chiese il tipo losco a cui era andata addosso. Ma Naoko non lo stava neppure ascoltando. Qualcosa, o meglio qualcuno, alle spalle del ragazzo aveva attirato la sua attenzione.
"Non dirmi che ti piace di più il mio amico?!" chiese quello scocciato.
Un ragazzo dai capelli lunghi si voltò e a Naoko cedettero le ginocchia. Mentre era inginocchiata a terra con le lacrime agli occhi, anche lui la riconobbe.
"Se-senpai?!" cercò di dire lei ma la voce le moriva in gola. Com'era possibile che il suo senpai facesse parte di una banda di teppisti?! Non riusciva a credere ai suoi occhi. Si alzò e corse via. Un teppista voleva fermarla ma Mitsui glielo impedì. Naoko arrivò a casa correndo a perdifiato e si chiuse in camera sua.

Mitsui era allibito, Naoko, la ragazzina che incontrava sempre sul treno, era lei che stavano importunando. Aveva la divisa del liceo Shohoku. Eppure lui non l'aveva mai incontrata. Forse perché quello era il primo giorno che usciva dall'ospedale.
"Ehy, Mitsui! Che ti è preso! Ti sei rammollito in ospedale?"
"Già! Perché l'hai lasciata scappare?"
"Ci saremmo divertiti!"
"Idiota!!!"
"Non mi sono affatto rammollito, solo non mi piaceva! E poi voglio concentrarmi sulla mia vendetta su Miyagi, allora ci state?"

Il giorno dopo Naoko non andò a scuola, e neppure per tutta la settimana seguente. Non riusciva a ragionare su nulla. L'aver visto il suo senpai, in mezzo a quella banda di teppisti l'aveva distrutta moralmente. Per qualche giorno Asako era rimasta a dormire da lei, ma neanche sfogandosi con la sua migliore amica era riuscita a darsi pace. Era sì vero che non aveva mai considerato il senpai come Mitsui, un tipo sempre allegro, ma neppure così violento.
L'unica soluzione a cui arrivò fu quella di mettere la sciarpa in una scatola insieme al diario ed alle poesie e lettere di quel periodo e chiuderla per bene in fondo all'armadio.

Dopo aver fatto questo tornò a scuola. Haruko nel rivederla la abbracciò forte ma non le chiese nulla pensando che se avesse voluto raccontarle il motivo per cui era stata a casa tutti quei giorni, l'avrebbe fatto spontaneamente.
Da quella mattina, tutto per Naoko, tornò alla normalità. Ricominciò a sorridere, a rifiutare Okuso e a scherzare con Haruko che sospirava per Rukawa affermando che il grosso cerotto che aveva in fronte lo rendeva ancora più affascinante.
Il pomeriggio andò al club di basket dove Ayako stava picchiando il povero Miyagi perché si era avvicinato un po' troppo.
Mentre rideva di quella scena notò che al club si era aggiunto qualcun altro. Era un ragazzo con corti capelli neri, bel fisico e che insaccava un canestro da tre punti dopo l'altro.
"Sempre più in forma, tu, eh?"
"Ah, ah, zitto Kogure! Non hai ancora visto nulla!"
"Povero me..."
Naoko si ritrovò ad arrossire quando lui si girò ed incontrò il suo sguardo. Si voltò di scatto e lo stesso fece lui, diventando più cupo.
"Imimura!" gridò il rossino avvicinandosi alla ragazza e dandole una poderosa pacca sulle spalle.
"Sakuragi ti stronco!" rispose lei.
"Come va con Okuso?"
"Giudica un po' tu! Oggi l'ho rifiutato appena sedici volte!"
"Poverino...beh, ah, ah, ah! Al grande genio non sarebbe mai successo!"
"Idiota!" sibilò Rukawa, che passava di là per caso.
Naoko sorrise: ora si sentiva meglio. Tutto era tornato alla normalità. Lei rideva e scherzava con i suoi amici, e poi, sembrava esserci un nuovo ragazzo a cui interessarsi! Si riscosse immediatamente. Ma cosa vado a pensare - si disse - io sono ancora giù per il mio senpai...forse avrei fatto meglio a rimanere innamorata per sempre del senpai Mitsui! Almeno lui... Cavoli! Non so più niente! Ero innamorata di lui ma ho tradito questo sentimento innamorandomi del senpai. Credevo che se l'avessi rincontrato sarei potuta finalmente essere felice, ma adesso... Se solo riuscissi a levarmelo dalla testa! Un'idea la fulminò. Adesso sapeva cosa doveva fare.

Il giorno dopo in classe qualcuno la chiamò.
"Imimura, c'è un ragazzo che ti cerca!" disse una ragazza dai lunghi capelli castani.
"Non sarà mica ancora Okuso o Sakuragi?"
"Uhm, no, no, uno del club di basket."
Naoko si avvicinò alla porta e vide il ragazzo che aveva notato il giorno prima in palestra. Che ironia, pensò, non so mai il nome dei ragazzi che mi interessano.
"Ehm , ciao." disse lui piuttosto imbarazzato, Lei rispose sorridendo.
"Cercavi me?"
"Ehm, sì, beh, Ayako mi ha detto che eri andata tu a vedere per gli abbinamenti e mi ha chiesto se potevo portarglieli."
"Ah, sì, perché io abito lì vicino sai? Te li do subito."
Con un sorriso gli porse i fogli. Lui borbottò un "grazie" imbarazzato ed andò via.

Kogure camminava per il corridoio quando vide Mitsui che camminava con aria assorta.
"Mitsui! Hai i fogli con gli abbinamenti?"
"Non mi ha riconosciuto..." sussurrò il ragazzo.
"..."

Naoko sbirciò dalla porta e richiamò Haruko. Quella arrivò sorridendo e notò che la moretta aveva in mano un pacchetto e una lettera. La guardò incuriosita.
"Haru, posso chiederti un favore?" l'altra annuì.
"Tu conosci un teppista di questa scuola con i capelli lunghi? Uno del suo gruppo si chiama Ryu."
Haruko sussultò, che fosse venuta a sapere della rissa in palestra? Lei a Ayako avevano deciso di non dirle nulla perché non si preoccupasse ancora di più giacché era già giù di morale.
"Non voglio che tu mi dica il nome ma voglio sapere dov'è il suo armadietto!"
"Eh?"
"Lo sai, vero Haru, te lo leggo in viso che sai di chi parlo."
"Beh, sì." Haruko guadò attentamente l'amica, aveva un'espressione molto decisa. La prese per mano e le indicò l'armadietto.
Naoko lo fissò, inspirò profondamente, lo aprì, mise dentro il pacchetto verde e la lettera quindi girò i tacchi e andò in palestra.
Haruko guardò il tutto sempre meno convinta.

Il giorno dopo trovò ad aspettarla fuori dalla palestra il ragazzo che era entrato da poco nel club di basket. La chiamò e lei se ne stupì, soprattutto quando vide che il ragazzo teneva in mano la sua sciarpa: quella che aveva fatto per il senpai.
"Hai ragione, - esordì lui- di certo ti avrò deluso molto." Naoko lo fissò sempre più incredula.
"E' la risposta di quel teppista? Sei un suo amico?" Dopo quella domanda fu il turno del ragazzo per restare stupito.
"No, non mi piace quel tipo di persona, per questo ho deciso di cambiare...- vedendo che non capiva si spiegò meglio - sono io, il ragazzo che incontravi sempre sul treno. Mi sembrava che non mi avessi riconosciuto con i capelli corti e mi vergognavo di me, per questo non ti ho mai detto che ero io."
Naoko non riusciva a credere alle sue parole, questo voleva dire che dopo la delusione avuta nel vedere che il suo senpai era un teppista stava innamorandosi di nuovo di lui.
"Io- io non ci posso credere...ma..."
"Beh, era quasi meglio così...- la interruppe lui - almeno potevo guardarti in faccia senza sentirmi un verme...beh, mi sento così lo stesso. Sai, quando ti ho incontrata, tu eri l'unica persona che contava per me. Io ti avevo riconosciuta anche se tu non avevi riconosciuto me. Mi piaceva stare accanto ad una persona allegra come te, mi eri sempre piaciuta, anche se non me ne ero reso conto fino a quando non ho perso tutto ciò che per me aveva importanza. Mi sono chiuso in me stesso e poi ho cominciato a frequentare anche delle cattive compagnie e poi ti ho rincontrata. Che ironia..."
Naoko ascoltava in silenzio le parole del ragazzo anche se non riusciva a capire dove l'avesse incontrato prima di quella mattina in treno.
"Poi ho traslocato, proprio il giorno di San Valentino dell'anno scorso. Non pensare che l'avessi fatto apposta a non vederti più, ma prendevo un altro treno dato che ora abito proprio dalla parte opposta della città." Fece una pausa silenziosa durante la quale il suo sguardo passò dagli occhi di Naoko al sole che stava tramontando.
"Ha fatto male anche a me non vederti più. Sono diventato...beh, come mi hai visto qualche settimana fa. Hai ragione tu, è meglio che non ti cerchi ma volevo cercare di spiegarti e poi dovevo anche dirti chi ero, se non mi sarebbe sembrato di ingannarti ancora una volta."
Naoko in tutto quel tempo non aveva detto nulla. Aveva solo ascoltato la voce calda del ragazzo e aveva cercato di leggere nei suoi occhi tristi.
"Comunque non credo che ce l'avrei fatta, senza averti rivisto, a tirarmi fuori da quel brutto giro. Ora ho ritrovato la strada, cercherò di farmi accettare dagli altri anche se so che per loro sarà difficile, d'altronde è colpa mia."
"Forse è meglio che non diciamo nulla agli altri, a meno che non lo voglia tu." Concluse il ragazzo e si avviò per andare via.
"Posso almeno sapere come ti chiami, ho cambiato idea rispetto a quello che avevo scritto nella lettera..."
"Se io posso tenere la sciarpa." Lei annuì.
"Hisashi Mitsui."
Il cuore di Naoko mancò un colpo. Non poteva crederci. Aveva pensato di aver amato tre persone diverse ed invece era stato sempre lui.
Si gettò tra le sue braccia. Mitsui era stupito ma l'abbracciò forte nel sentirla piangere.
L'aveva persa già due volte, non avrebbe più sbagliato. Pensò mentre la baciava.

The end

Dunque, i diritti sono tutti del grande maestro Takeiko Inoue, e della Planet Manga che pubblica Slam Dunk qui in Italia.
Naoko invece è mia come Asako.

Spero che la mia ffc piaccia, per me è molto importante perché è la seconda storia che finisco. Ci ho anche lavorato parecchio per cercare di rendarla migliore. Se trovate errori di ortografia o di grammatica…me si inchina e chiede perdono^^;;; per quante volte controlli, mi sfugge sempre qualcosa.

Vorrei che qualcuno mi mandasse le sue impressioni in modo da potermi migliorare.

Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere fino a qui!

Grazie anche a Erika per il grande lavoro che fa e a tutte le autrici/autori che ammiro molto.

Grazie alla mia cuginettina Cristina (anche se è più grande di me^^;;;) perché mi sostiene sempre e comunque.

Grazie alle mie migliori amiche: Eleonora e Cristina, perché voglio ad entrambe un mondo di bene e non saprei proprio come fare senza di voi!

Ra-chan

  
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