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Autore: Stay away_00    11/09/2013    3 recensioni
Salve a tutti. :DD
Questa è una OS incentrata sul personaggio di Lucifero, spero che vi piaccia. :DD
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucifero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’inferno.
L’inferno era il suo regno, l’oblio a cui era stato condannato da se stesso. L’acqua che aveva quasi allietato la sua sete di potere, e la voragine che si era andata a creare nel suo stomaco, come una piccola e amara delusione. E quella delusione portava il nome di Lucianda.
Lei, la sua stella della sera. Quella donna che aveva portato un po’ di chiarore in quel suo cuore tetro e sopraffatto dal dolore, quella donna, che per qualche attimo, solo qualche attimo lo aveva fatto sentire vivo. Realmente vivo. Non solo un fantoccio nelle mani di Dio, non solo uno schiavo alla sua causa, non un soltanto. Ma un uomo. Lo aveva fatto sentire come una persona e non come un oggetto.
Il suo amore aveva fatto si che si sentisse rinascere.
Ma in se, quando era rinato era accaduto qualcosa di orribile. L’angelo che tutti conoscevano, quella persona buona, vera, dipendente dalla bontà e dall’essere un buon figlio era… scomparsa.
Al suo posto c’erano degli occhi fatti di ghiaccio, quel ghiaccio che potevi vedere nelle giornate più belle, quello che si scioglieva al sole e ti dava una sensazione di gelo. Quel ghiaccio misto ad una cattiveria sorda, quel ghiaccio misto alla prima forma di male esistente.
E in quel momento, quell’essere malvagio e privo di scrupoli si trovava di fronte alla donna tanto amata. Si trovava nella sua camera e la vedeva li, più bella di qualsiasi dea, la vedeva dormiente deliziosa come solo la sua natura di angelo poteva rispecchiare.
I capelli neri le ricadevano in lunghe onde sul cuscino, contornando le gote piene e rosee, e assumendo uno splendido contrasto con la pelle candida, come il giacchio che era andato a formare gli occhi dell’uomo.
Le labbra rosse e perfettamente delineate erano schiuse appena, come se fosse in attesa di un bacio. Le coperte erano tirate su fin sotto al seno e scoprivano parte dalla camicia da notte grigia, che lasciava molto alla fantasia.
Lucifero pensava che lei non fosse stata mai più bella, neanche quando si trovava con lui, in paradiso, neanche nelle altre sue vite, neanche quando era ricoperta d’oro. Non era mai stata più bella.
Forse era la fragilità umana che la rendeva tanto attraente ai suoi occhi. Nelle vite appena trascorse sapeva che lei sarebbe tornata e ritornata in una tortura senza fine, nelle vite trascorse sapeva che lei avrebbe continuato ad amare Daniel, ma che in compenso il suo povero cuore avrebbe assaggiato il piacere delle sue lacrime, come l’angelo aveva assaggiato quelle del demone tempo addietro.
E invece quella era l’ultima vita.
L’ultima vita in cui avrebbe potuto desiderare di stringere a se quel corpo minuto, o assaporare quelle labbra. L’ultima vita in cui avrebbe potuto guardarla da lontano e sperare, anche solo per pochi attimi che lei tornasse in se, che lei lo amasse come un tempo e si rendesse conto di quello che gli aveva fatto e di quello che continuava a fargli.
L’ultima volta in cui avrebbe udito il suo cuore spezzarsi, e la sua anima cadere in frantumi, come cocci di vetro.
L’ultima volta in cui avrebbe goduto di quel dolore e dichiarato guerra a se stesso e alla gelosia che provava.
L’ultima volta, semplicemente e unicamente l’ultima volta.
Non avrebbe più pianto e non avrebbe più sentito quel vuoto al centro del petto?
No, quello sarebbe rimasto sempre. Come promemoria del suo fallimento, come prova che era qualcuno incapace di provare qualcosa di reale. Prova che finalmente era riuscito nel suo intento, scacciando tutti, restando incredibilmente solo e terribilmente potente.
Era li, assetato d’odio e d’amore, assetato di vendetta e gelosia. Assetato di lei, perché nessuno sapeva quanto gli era mancato. Nessuno nei secoli era stato capace di descrivere il dolore che stava provando in quel momento, nessuno ci aveva mai neanche provato.
E aveva pensato mille e mille volte che voleva semplicemente il meglio per lei. Mille e mille volte aveva pensato che amare qualcuno voleva dire sacrificare tutto se stesso, sacrificare tutto quello che avevi. Sapeva che amare voleva dire donarsi completamente e dimenticarsi di se. Sapeva che amare non era egoismo o vendetta.
Ma in quel momento, in quel momento non riusciva a pensare in modo razionale, in quel momento tutto il suo essere era accecato dal dolore e dall’idea che lei sarebbe morta, per l’ultima volta.
Niente più ricordi, niente più fughe. Niente più speranze.
Strinse saldamente il coltello di argento puro nella mano sinistra, convulsamente, sino a far diventare le nocche bianche, poco dopo si chinò su di lei e cominciò a baciarle dalla giugulare sino alla spalla. Piccoli baci, carichi di una dolcezza a lui sconosciuta, pieni dell’amore che un tempo non aveva saputo di mostrare.
Oppure carichi della gioia che provava all’idea di amarla, all’idea di saper provare qualcosa.
E mentre le sue labbra cominciavano a formare una scia di baci sul collo di lei – che stava cominciando a svegliarsi, emettendo piccoli mugugnii – la sua mano era pronta ad affondarle il coltello nel petto.
La sua mano era pronta a far si che il suo amore la uccidesse per l’ultima volta. Che le sue labbra fossero le ultime, il suo profumo, i suoi occhi…
Che lui fosse l’ultimo.
Aveva iniziato e gli sembrava giusto che fosse lui a mettere una fine a quella tragedia, a quell’amore non corrisposto, a quella donna meschina che si era presa tutto, e poi lo aveva abbandonato.
Ma all’ultimo secondo la sua mano deviò la traiettoria e affondò nel materasso, tra i fianchi e il braccio di lei.
La ragazza si svegliò di soprassalto, come scossa da un paio di mani invisibili, si guardò intorno, aspettando che i suoi occhi si abituasserò all’oscurità, ma nella sua camera non c’era nessuno e non sentì altro che una lieve sensazione di calore al petto e un formicolio al collo.

 

Una figura indistinta sui bordi del Mistery Bridge, una figura indistinta, persa tra la voglia di morire e quella di vivere, persa nella sua realtà e nelle sue convinzioni.
Lucifero era inerme.
Solo.
Solo con le stelle e la lune che sembrava rivolgergli un sorriso di scherno.
Solo con quella solitudine.
Solo con se stesso.
Solo con quel coltello, che pochi minuti prima aveva attentato alla vita della sua amata.
Gettò il coltello in acqua, lasciando che essa cancellasse le sue azioni, lasciando che essa cancellasse le prove di quello che era appena accaduto. Lasciando che tutto sfumasse in un mare di ghiaccio.
A quel punto i suoi occhi si chiusero e una lacrima scivolò lentamente lungo la sua guancia. Unica testimone del dolore che stava provando, unica traditrice a infrangere quel suo mare di menefreghismo e odio. A sorpassare quella fortezza di sentimenti che esso si era costruito.
E infine si lasciò cadere all’indietro, consapevole che al contrario della sua Stella della Sera lui non sarebbe mai morto, consapevole che la sua vita non si sarebbe mai spezzata come un ramoscello secco, consapevole che tutto prima o poi sarebbe finito, anche quel dolore.
A quel punto, prima del tonfo che indicava la fine un paio di ali si schiusero alle spalle dell’uomo. Ali consumate, sfregiate, ali che con la caduta avevano perso tutto il loro splendore e che in quel momento potevano rispecchiare lo stato d’animo dell’uomo.
Distrutte.
Infine ci fu lo schianto, l’acqua che invadeva tutto i gli cancellava gli ultimi pensieri, l’acqua che lo spingeva sempre più giù, nell’oblio.

Poi il nulla.

 

ANGOLO AUTRICE:

 Salve a tutti. :D Come ho già detto nella descrizione spero che la OS vi piaccia. Spero di aver interpretato bene Lucifero, dato che è il mio personaggio preferito. xD Insomma, mi piacerebbe sapere molto che ne pensate, quindi una recensione -buona o cattiva - sarebbe graditissima. *^*

   
 
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