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Autore: hikaru83    11/09/2013    2 recensioni
Sembrare sempre felici non vuol dire esserlo davvero. Lo sa bene Hanamichi quando si trova a dover affrontare il proprio passato. Ma, forse, se aprirà gli occhi si renderà conto che non deve affrontarlo da solo, e che se si ha accanto qualcuno tutto ciò che lo terrorizzava e gli impediva di vedere la luce si mostrerà per quello che è, un'ombra ormai superata. In fondo il passato non può farci niente è, come dice la parola stessa passato. La parte peggiore è finita e i ricordi servono a crescere e a diventare forti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come al solito i personaggi non sono miei, ho provato ha convincere Inoue ma niente. Comunque io non demordo. Probabilmente come succede spesso Hana e Kae possono essere un po' OOC, ma voi non fateci caso, come ho già spiegato io non me ne rendo conto perchè li vedo così. Un'avvertimento il corsivo sono i pensieri di Kae l'altro di Hana, chiunque abbia letto un mio lavoro sa che per me loro sono La coppia per eccellenza. Ci vediamo alla fine del capitolo per le note e i ringraziamenti. ^_____________^ Buona lettura!


Un posto chiamato casa

Part 1
 

 
 
Crash
 
Vetri infranti sul pavimento.
 
Crash
 
La bottiglia di birra vuota riversa sulle assi sporche.
 
Crash
 
Rotta, come rotto è il mio cuore.
 
Crash
 
Solo ora posso essere io.
 
Crash
 
Solo quando sono solo, solo come queste notti posso essere davvero io.
 
Crash
 
Il suono familiare della mia adolescenza.
 
Crash
 
Nessuno sa chi sono realmente,  nessuno conosce il mio passato, la mia storia, nessuno, chiudo gli occhi e scivolo nel passato.
 
Crash
 
I superalcolici falsamente freschi bruciavano ancora di più la mia malconcia gola, aiutandomi ad ingurgitare allegre pillole colorate di chissà quali oscuri poteri, il profumo della canna appena accesa mi aiutava a sopportare quel rumore.
 
Crash
 
Urla provenienti dalla stanza vicina passavano tra le quasi inesistenti pareti che avrebbero dovuto salvarmi da quelle grida.
“…una bocca in più da sfamare…è inutile…non fa niente a parte ascoltare quella musica assordante… è inutile totalmente inutile…”
Inutile, io sono inutile, per tutti, finii la mia povera amica, buttai le uniche cose a cui tenessi in un vecchio zaino rubato chissà dove, allacciai le malconce converse, diedi un ultimo sguardo alla stanza buia, e mentre scavalcavo la finestra urlai:
 
“ADDIO BRUTTI STRONZI”
 
…………
 
Anche questa notte è finita, sono ancora vivo. Ce l’ ho fatta anche sta volta. Bene, ora devo tornare semplicemente a recitare, come tutti gli altri giorni. Recitare la vita che mi piacerebbe vivere. Recitare il ragazzo che vorrei essere. Recitare, una parte con un copione bianco, prestabilito da tempo.
Esco dalla mia tana, il sole brucia sulla mia pelle, sarà una giornata bellissima, questo ho deciso. Comincio a scrivere il mio copione.
……………
Chi sei? Chi sei realmente? Perché ti nascondi dietro quella maschera di felicità? Guarda che potrai ingannare gli altri, ma non me, te ne sei accorto anche tu, vero? Che io e te siamo simili. Che sei l’unico a riuscire a svegliarmi, l’unico per cui rubo al basket tempo prezioso. Vorrei sapere davvero tutto di te, sei la prima persona di cui m’importa qualcosa. All’inizio non riuscivo a capire perché sforzassi i miei poveri neuroni pensare a qualcosa che non fosse il basket, poi ho cominciato a capire. Avevo trovato qualcuno da amare, qualcuno la cui sola presenza mi faceva sentire completo. Certo il fatto che quel qualcuno fosse un lui mi spaventava, ma a poco a poco capii che ero terrorizzato di più dal fatto che forse tu non mi avresti accettato, o peggio mi avresti odiato, che dal fatto che tu fossi un lui. Vorrei esserti amico, ma mi rendo benissimo conto che non potrebbe bastarmi, pensa un po’ passo gran parte degli allenamenti a sfotterti per poter sentire le tue mani sul mio corpo, certo preferirei un altro genere di contatto ma piuttosto di niente…
……………
Mi guardo in torno, è straordinario quanto riesco a stare immerso nei miei pensieri, la cosa bella sta’ nel fatto di trovarmi in un posto, senza sapere come ci sono finito, in ogni caso ora sono qui, davanti a scuola, gli studenti assonnati si ritrovano, e tra loro noto il capitano, sicuramente pronto per il test di stamattina, il playmaker migliore della prefettura, sempre perso per la bella manager, e in lontananza scorgo il cecchino della nostra squadra (ancora non riesco a capire come faccia a fare sempre quegli stramaledettissimi canestri da 3 punti) che corre cercando di arrivare in orario almeno per una volta, ed ecco il campione, la matricola dell’anno. Mi sono sempre chiesto come faccia ad arrivare in bicicletta, ascoltando musica a tutto volume che gli spara nelle orecchie, e nello stesso momento, dormire. Forse anche lui come me riesce ad arrivare in un luogo senza sapere come, gia dal nostro primo incontro mi sono accorto di quanto ci somigliassimo…
Sta arrivando Haruko, cominciamo la recita.
“Ciao Hanamichi”
“Ciao Harukina”
“Sei pronto per il test di stamattina?”
“Certo che sono pronto, mi hai aiutato tu a studiare Harukina cara.”
“Hanamichi, smettila di fare il cretino…”
“Già tanto lei ha occhi solo per il suo bel Rukawa…”
Ecco è arrivata l’armata Sakuragi, e come al solito Mito è l’unico a non interferire, non so come faccia, ma, anche senza conoscerlo, sa sempre quando il mio passato torna a farsi vedere la notte…
La campanella fa correre tutti in aula, nessuno vuole arrivare in ritardo al compito, soprattutto quelli della mia classe visto il prof che ci ritroviamo…
……………
Per fortuna anche questa tortura è finita…  ora gli allenamenti, meglio che mi sbrighi, se arrivo in ritardo me la dovrò vedere con il Gorilla, e io non ci tengo proprio, soprattutto adesso che mancano pochi giorni all’inizio del campionato… è divertente osservarlo, in questi giorni, è nello stesso tempo teso come una corda di violino e orgoglioso, dopotutto il suo ultimo anno da capitano dello Shohoku terminerà in un modo o nell’altro al campionato nazionale…
……………
 
Dopo gli allenamenti finalmente tutti a casa… tutti tranne Rukawa, lui si ferma ad allenarsi, il basket è la sua vita, mi fermo spesso ad osservare quella kitsune combattere contro avversari invisibili, ma non questa volta, sta notte nel mio buco ci sono ad attendermi i miei incubi e so che farli aspettare li renderebbe anche peggio di quello che già sono…
Arrivo davanti alla porta, e come al solito non so come ci sono arrivato. Bene anche per oggi il copione è finito, sbattendo la porta dietro di me, ritorno me stesso e comincio ad avere paura…
……………
Stamattina ti ho visto, sempre dietro a quell’oca, ma perché non ti accorgi di me, perché non ti rendi conto che ti cerco sempre con lo sguardo, perché non ti accorgi che io sono qui solo per te. Dopo gli allenamenti quando sono solo in palestra di solito ti fermi a guardarmi, non so perché lo fai, ma io mi sento protetto dal tuo sguardo, ti sei accorto che gioco sempre nell’unico canestro che si vede con la porta della palestra socchiusa, risparmio anche le energie per dare il meglio di me in quell’allenamento solitario, naturalmente solo per te. Oggi però te ne sei andato, non sentivo il tuo sguardo su di me, a dir la verità è da qualche giorno che sei strano, da quando l’allenatore si è sentito male, sembri un’altra persona da allora. Certo gli altri, forse non se ne sono neanche accorti, ma io si, dove è finito il mio sole che sorride sempre? E da allora che ci penso: e se tu in realtà fossi molto più profondo di quello che mostri agli altri? Se più che simili fossimo uguali? Io e te siamo uguali, già ora che ci rifletto non è poi così strano come pensiero.
Chi sei in realtà? Mi mostrerai prima o poi il tuo vero io, Hanamichi?
……………
Il passato è il mio nemico l’unico che temo, guardo la foto attaccata al muro, quattro facce sorridenti mi osservano, e tra loro il mio sguardo scorge una figura. Ma come potevo essere io? Davvero avevo quello sguardo? Davvero avevo potuto essere tanto felice? Ed ecco che i fantasmi del passato entrano in me, ricordo ancora, ora non sono più in quella stanza buia da cui sono scappato, no, ora mi trovo davanti casa, seduto sui gradini con i miei genitori e la mia sorellina, mentre sorridiamo alla macchina fotografica, papà abbraccia la mamma che tiene in braccio Hikaru che mi sorride mentre io appoggiato alle gambe di papà gioco con lei, mi trovo esattamente nell’istante in cui l’autoscatto fermò quell’immagine di pura gioia. L’ultima traccia della nostra felicità. Stavano iniziando le vacanze, ci aspettavano due settimane di puro divertimento, niente scuola, niente compiti e niente lavoro, ma in un momento tutto cambiò, un secondo prima stavo facendo ridere Hikaru, un secondo dopo ero disteso sull’asfalto bollente e crash boom addio felicità, vidi solo papà accasciato al suolo, la mamma ed Hikaru erano rimaste nella trappola di fuoco. Ora eravamo solo io e papà.
 
Buio
 
Mi trovo in ospedale, c’è un uomo che mi sorride, dice di essere mio padre ma io non lo conosco, come, dopo poche settimane non conosco quella che quel uomo dice essere casa mia. Ma nel suo sguardo c’è un’infinita dolcezza, se dice di essere mio padre, e vuole avere uno come me come figlio, io non posso non cercare di volergli bene. Mi dice che non importa se non riacquisterò i miei ricordi, perché da ora ne costruiremo nuovi insieme. Tutte le sere mi parla della mamma e di Hikaru, mia sorella, sono triste per lui ma non mi ricordo di avere mai avuto una famiglia, e non riesco a piangere per loro. Fino a quando un giorno mi regala una foto, in una cornice di legno. Si spaventa quando mi vede piangere, ma quando mi volto verso di lui e gli dico che mi piaceva quando la mamma mi cullava cantando quando avevo paura dei tuoni, un sorriso si allargò sul suo volto e mi abbracciò, ora che avevo tutti i miei ricordi, mi sentivo finalmente completo.
 
Buio   
 
Sono davanti a casa sono tornato dopo una rissa con dei teppisti del liceo, sono solo in seconda media e li ho distrutti, che schiappe, apro la porta e vedo mio padre riverso al suolo, cazzo no, anche lui no, corro verso l’ospedale, ma dietro l’angolo trovo quei tipi del liceo, mi fermano, sti figli di puttana hanno chiamato i rinforzi, mi bloccano, non ascoltano le mie suppliche e io mi lascio pestare, oramai nel mio dolore so che è già troppo tardi.
Buio
 
Mattina,
 
il sole mi sveglia, i suoi raggi sembra che mi vogliano strappare dai miei incubi, anche se sanno che non c’è più niente da fare. Mi sveglio so di essere in ritardo, non ho voglia di recitare oggi, ma so perfettamente che se mi fermo anche solo per un giorno sarà difficile ricominciare, mi alzo dal mio giaciglio, indosso l’uniforme scolastica, prendo la cartella e mi incammino.
Sta volta, però, quando alzo lo sguardo, non mi trovo davanti hai cancelli della scuola, ma davanti a una casa che mi sembra stranamente familiare, e guardandola meglio la riconosco, è la casa da cui sono scappato… quella notte…ma…ora sembra una di quelle case perfette, di famiglie perfette, come quelle che si vedono in tv, era stata ristrutturata, imbiancata, e il giardino era curato e pieno di splendidi fiori. La porta all’improvviso si aprì e un bambino corse fuori, i pantaloncini facevano vedere le sue gambette magre, doveva avere 2, 3 anni al massimo, poi uscirono i genitori, che riconobbi subito… ma ora sembravano completamente diversi. Nessuno potrebbe credere, guardandoli ora, dell’inferno in cui mi avevano fatto vivere, anche se per pochi mesi, lei aveva un pancione che la rendeva raggiante, lui in giacca e cravatta salutava la moglie con un bacio accarezzandole la pancia. Stavo per andarmene quando la madre chiamò il figlio e gli chiese:
“Come vuoi chiamare la tua sorellina Hanamichi?”
“Hikaru…” disse il bimbo trotterellando verso il padre.
Invidiai quel bambino che forse avrebbe vissuto una vita come quella che io e mia sorella avremmo potuto vivere, ora ero pronto a lasciare il mio passato dietro di me, ma una mano si appoggio sulla mia spalla.
“Hanamichi, sei proprio tu?”
Mi voltai e vidi quell’uomo, un impulso mi fece venir voglia di assestargli un bel pugno, giusto per ringraziarlo della sua “ospitalità” nel loro inferno, ma riuscii a fermare la mia mano in tempo…
“Si sono io, cosa vuoi?”dissi con un tono così distaccato da far invidia a Rukawa…
“… scusami… per tutto quello che ti ho fatto…”
Rimasi di stucco, non sapevo cosa dire, potevo davvero essere pronto per perdonarlo?
“Non so se riuscirò a perdonarti, ma tu non vivere nel rimorso, e fai tutto quello che puoi per far vivere ai tuoi bambini la vita più serena possibile. Addio.”
“…Grazie…”
Stavo meglio, affrontare qualcuno del mio passato mi era servito, ora sarei riuscito di nuovo a fare lo scemo durante gli allenamenti. Già gli allenamenti, dovevo andarci, per diversi motivi, e tra questi mi resi conto che il più importante non era evitare di far infuriare il capitano, e nemmeno migliorare il mio gioco, ma solo vedere quella stupida, glaciale e bellissima kitsune…
……………
Oggi non c’eri a scuola, e io senza di te ero ancora più scontroso del solito, per fortuna sei venuto agli allenamenti, anche se in ritardo, e il capitano ti ha massacrato con un allenamento individuale che avrebbe sfiancato chiunque, ma non te. Quando a metà allenamento supplementare ti sei tolto la maglia, lasciando libero il tuo petto sul quale impudenti gocce di sudore scivolavano tra i tuoi pettorali accarezzando gli addominali scolpiti e andando sempre inesorabilmente più in giù, io stavo per svenire, ti rendi conto di come mi hai ridotto? E poi sotto la doccia, quando ti ho visto non potevo non dirti niente, almeno per il tuo gioco potevo farti i complimenti. Anche se dopo aver visto il tuo sguardo stupito mi sono dovuto fiondare sotto la doccia, per non farti vedere che ero diventato rosso come i tuoi capelli. Non percepivo niente intorno a me, sentivo solo il mio cuore, sembrava che all’improvviso fosse diventato claustrofobico, che non gli bastasse più il mio corpo, voleva raggiungerti, fondersi al tuo, per sentirsi a casa.
……………
“Eh eh eh, il tensai dei tensai è arrivato”
Sbonk
“Idiota che non sei altro, hai visto che ore sono…? Sei in ritardo di dieci, DIECI minuti, ti rendi conto? Rimarrai dopo gli allenamenti, non so ancora cosa ti aspetterà, ma di sicuro sta volta non la passerai liscia…”
“Uffa Gorilla perché te la pigli sempre con me?” dico mentre mi massaggio il bernoccolo che il mio “adorato” capitano mi ha fatto venire…
“Mettiti a lavorare, invece di lamentarti” mi dice prima di sfoderarmi un altro pugno ”e non chiamarmi gorilla capito?”
sto per ribattere quando alle mie spalle sento una voce che riconosco subito…
“idiota…”
“Rukawa, ti ho sentito sai… guarda che…”
“Hanamichi, forse non sono stato abbastanza chiaro, mettiti a LA-VO-RA-RE …altrimenti…” mi dice il capitano mostrandomi il suo pugno pericolosamente vicino alla mia povera testa…
“Va bene, uffi…”

Anche per questa volta sono riuscito a sopravvivere agli allenamenti, il capitano sta diventando un tantino esagerato, ma è meglio che questo non lo dica… anzi è meglio che non lo pensi neanche perché a volte sembra che quel gorilla mi legga nel pensiero… e la mia testa non ci tiene proprio ad incontrare il suo pugno di nuovo…
“Bene ragazzi domani mattina ci troveremo davanti al cancello alle 10, siate puntuali… a proposito di puntualità, Hanamichi preparati al tuo allenamento supplementare… HANAMICHI DOVE DIAVOLO CREDI DI ANDARE, TORNA IMMEDIATAMENTE QUI !!!!!”
Il capitano si è davvero incazzato…200 tiri in sospensione in più dopo gli allenamenti non gli bastavano, no, e neanche 50 giri di campo, ho fatto anche 100 flessioni, e se non fosse stato che doveva ancora preparare la valigia per il giorno dopo, mi sa che domani mattina mi avrebbero trovato ancora qui, almeno per una volta non sarei arrivato in ritardo, sarei stato distrutto , ma non in ritardo, per dirla tutta dopo questo trattamento credo che preferirei arruolarmi nella legione straniera, piuttosto che arrivare ancora tardi. Ah giusto per la cronaca, in palestra non eravamo solo io e il gorilla, c’era anche Kaede, bello, elegante, perfetto come sempre. Mi butto sotto la doccia gelida, sono talmente stanco, che rischierei di addormentarmi lì sotto la doccia, ma all’improvviso qualcuno mi chiama:
“Do’aho, guarda che se non esci in fretta ti verrà un bel raffreddore.”
“Kit…Kitsune cosa ci fai qui?”
“bah, non saprei, ad esempio, che so, la doccia?”
“spiritoso oggi eh”
“hn, senti... ecco... insomma... sei migliorato, davvero, tanto...”mi dice, poco prima di entrare nella doccia vicino alla mia.
Non è possibile, deve essermi entrata dell’acqua nell’orecchie, perché se non è così, la mia kitsune mi ha appena fatto un complimento.
Mi vesto in fretta, non saprei cosa dirgli se ci trovassimo da soli nello spogliatoio ancora, lo saluto prima di uscire, dovrei tornare nella mia tana, ma non ne ho proprio voglia, però devo comunque preparare il borsone per domani quindi anche se a malincuore mi avvio verso il mio buco. Appena mi chiudo la porta alle spalle sento che il passato vuole ancora ingoiarmi, quindi prendo il mio vecchio zaino, sì, sempre quello, e ci butto dentro tutto quello a cui tengo. Prima di uscire predo la foto attaccata al muro, l’ultimo regalo di mio padre, infilo anche quest’ultima nello zaino, esco, non so dove andare, mi lascerò portare dalle mie gambe, chiudo la porta e comincio a camminare. 
Cammino per diverse ore, e quando mi decido ad alzare lo sguardo è notte fonda, mi mischio a quella povera massa di persone di cui anch’io un tempo non troppo lontano facevo parte, mi guardo intorno scacciando i ricordi, anche se, quel ragazzino che cerca qualche centesimo dalle persone che camminano velocemente per la strada, e quelle ragazzine truccate da adulte che si donano al migliore offerente per pochi yen, sembrano quel gruppo di scapestrati che mi avevano aiutato 2 anni fa, so che non possono essere loro, sono andato ai funerali di tutti, ne è rimasto uno solo, ma non so niente di lui da più di un anno…
Arrivai davanti ad un vecchio locale, che era stato lo scenario di molte mie notti, quando entrai mi sembrò di essere tornato nel passato, quegli odori, di sakè e pesce, che si univano a quelli dell’incenso e della cera sciolta, quei tavoli con sedie e sgabelli l’uno diverso dall’altro, così come i piatti e i bicchieri, tutte cose recuperate da qualche altro locale, casa, o chissà dove e soprattutto come.
All’improvviso mi sentii chiamare:
“Hanamichi, sei davvero tu?”  
Mi voltai e vidi che un ragazzo che doveva avere all’incirca la mia età poco più basso di me mi stava osservando, i capelli neri erano nascosti da una bandana colorata, le spalle larghe e abbronzate dimostravano che era una persona abituata hai lavori pesanti svolti probabilmente all’aperto, i suoi occhi erano talmente sottili da far sembrare il suo volto sorridente, i vestiti che indossava erano vecchi utilizzati fino a consumarli. L’avevo analizzato cercando di trovare un nesso, che lo collegasse a me, e fu allora che la vidi, la cicatrice vicino all’occhio e lo riconobbi, dopo quasi due anni avevo ritrovato l’unica persona che in quel periodo avevo potuto chiamare amico. Ren.
“Ehi Hanamichi, cos’ hai? dalla tua faccia sembra che hai visto un fantasma.”
“Ren non ci credo sei davvero tu, sei rimasto qui, e la Ma e il Pa sono ancora…”
“Si, adesso li chiamo, vedrai che faccia faranno appena ti vedranno!”
Detto questo appoggiò il vassoio che aveva in mano e cominciò a salire le scale urlando:
“Ma, Pa venite a vedere chi e passato a trovarci…”
La Ma e il Pa erano dei simpatici vecchietti, che si occupavano dei ragazzi in difficoltà come eravamo io e Ren meno di 2 anni prima. Non ero mai riuscito a capire quanti anni avessero, e, ora che me li trovavo davanti, mi sembravano uguali a due anni prima. Se non avessi la certezza che questi due anni siano davvero passati, crederei di aver sognato tutto, l’armata, il basket, la mia kitsune…
“Hanamichi, finalmente sei venuto trovarci, sono passati quasi due anni da quando te ne sei andato vero?”
“Si, Ma, quasi due anni e qui non è cambiato nulla.” 
 “Così quando torni a trovarci ti senti a casa”
“Pa, mi basta guardarvi per sentirmi a casa.”
“Se non sbaglio però ora preferisci giocare a basket piuttosto che venirci a trovare, vero?”
“Ma come fate a saperlo?”
“Grazie a Ren, lo sai che è un patito di basket, un giorno era andato a vedere una partita, e quando è tornato ci ha detto di averti visto, era la partita contro lo Shoyo, no?”
“Si, contro lo Shoyo, a proposito ottimo slam dunk, in un attimo tutti erano dalla tua parte, peccato che era il tuo quinto fallo.”
“Già non ricordarmelo, piuttosto perché non mi hai chiamato?”
“Mi sembravi così felice come non ti avevo mai visto…”
“Va beh, l’importante è che ci siamo ritrovati, domani partiremo per il campionato nazionale.”
“Tiferemo per te Hanamichi, senti per stasera ti và di dividere la nostra stanza come due anni fa? Se ti conosco bene non hai molta voglia di tornare a casa tua sta sera, vero?
“Già, accetto volentieri.”
“Beh, prima però dovete mettere sotto i denti qualcosa, sempre se non ti dispiace mangiare i miei poveri piatti.”
“I tuoi poveri piatti? Non esiste niente di più buono dei tuoi “poveri piatti” Ma.”
“Allora a tavola…”
……………
“Mamma mia quanto ho mangiato, dovresti venire più spesso a trovarci Hanamichi…”
“………”
“Hanamichi? E’ da quando sei arrivato che mi sembri strano, cosa c’è?”
“Non ci sono riuscito…”
“Non sei riuscito a fare cosa?”
“A dire la verità.”
“A chi? Quale verità?”
“Hai ragazzi, non sanno niente… di me…non sono riuscito ancora a dirlo a nessuno, neppure a Ru…Mito.”
“Ci riuscirai Hanamichi, non preoccuparti, dopotutto sei o no il tensai dei…”
“Ren…”
“Si…”
“Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta?”
“Già se non fosse stato per me quel tipo avrebbe massacrato, mi sono sempre chiesto perché non reagivi, visto che quando vuoi nessuno può eguagliarti in quanto a forza…”
“Non mi interessava più vivere, ecco perché, non sentivo più niente a parte un dolore lancinante al cuore…”
“Perché dici questo a me?”
“Perché sei l’unico a conoscere almeno una parte della mia verità, a proposito, quel tipo, l’ho incontrato…”
“Quando?” mi chiedi sfiorandoti la tua cicatrice.
“Stamattina, mi ha riconosciuto…”
“Va bene che era sempre ubriaco, ma con i tuoi capelli non puoi passare inosservato…”
“Mi ha chiesto di perdonarlo…”
“E tu?”
“Non so, non sono così buono da perdonarlo…ma”
“Ma?”
“Non sono più le stesse persone, ha smesso di bere, ora ha un lavoro, ha un figlio, l’ho visto, sembrava felice, fra poco dovrebbe nascere la seconda, sai che ha chiamato suo figlio come me…?”
“Questo vuol dire che l’hai perdonato…”
“Non lo so, però una seconda possibilità non si nega a nessuno, non credi?”
“Certo, così anche tu puoi andare avanti, lasciandoti il passato alle spalle…”
“Già…”
“Hanamichi?”
“Si?” 
“Secondo me ti capirà…ti capiranno”
“Chi?”
“Allora è vero che sei un idiota, i tuoi compagni, la tua armata, Rukawa…”
“Cosa centra adesso Rukawa?”
“Niente, niente…eh eh eh...“
”cosa diamine ti sei messo in testa? A me non interessa minimamente quella stupida kitsune…”
“e chi ha detto niente…comunque ora dormiamo che domani mattina ci dobbiamo alzare presto così andiamo a trovare i tuoi prima di partire…”
“d’accordo comunque non mi interessa Rukawa.”
“tu dici? Beh se ne sei sicuro…”
“oddio parli come Mito”
“buona notte Hanamichi”
“dico sul serio…su Rukawa io…”
“’notte”
“ok ok non scaldarti dormo, notte”
……………
“Hanamichi…”
“…hn…”
“Hanamichi svegliati dai che è tardi.”
“…hn…”
“per favore almeno rispondimi.”
“…hn…hn…”
“ok vorrà dire che chiamerò il tuo capitano forse lui con uno dei suoi pugni riuscirà a svegliarti…”
“uffa Ren voglio dormire, e poi è ancora buio…”
“se ti decidessi ad aprire gli occhi ti renderesti conto che non è più buio da un pezzo”
“spiritoso, ora mi alzo, lo sai che sei più fastidioso del ronzare di una zanzara in piena notte…”
“grazie!”   
“di niente”
……………
“Hanamichi mi raccomando fatti onore”
“Sì Pa, non ti preoccupare…sono il tensai dei tensai io…eh eh eh”
“Tensai dei tensai, cerca di non combinare guai ok?”
“Va bene Ma, venite a vedermi, mi servirà il vostro tifo”
“Ok ok, ora però andiamo altrimenti chi lo sente il tuo capitano”
“Ciao e a presto”
“ Ti adorano proprio quei due”
“Come adorano te Ren”
“…siamo arrivati, vuoi stare solo?”
“No, non credo che ce la potrei fare da solo…”
Camminammo tra le tombe fino a che non mi trovai di fronte a quelle lapidi fredde e improvvisamente dopo tanto tempo mi misi a piangere, ora ero certo di non poter più mentire, soprattutto a due persone, a Mito, e alla mia maledettissima kitsune. La voce di Ren mi fece ritornare in me.
“Forza Hanamichi dobbiamo muoverci, non vorrai arrivare in ritardo anche oggi vero?”
……………
Un altro giorno è passato, oggi partiamo per il campionato tu non sei ancora arrivato, e ovviamente stiamo aspettando solo te, sento il gorilla… cioè il capitano che blatera qualcosa che assomiglia a “se quell’idiota osa arrivare in ritardo anche oggi, io… io…”povero Kogure cerca in tutti i modi di tranquillizzarlo per sua  e tua fortuna stai arrivando il suo viso si rilassa,è riuscito a  evitare il tuo massacro anche per oggi, io l’ho capito subito che stavi arrivando, anche se non ti avevo ancora visto, ma il mio cuore aveva cominciato a battere, segnale inequivocabile della tua presenza.
……………
 “Ciao ragazzi, visto che sono in orario…vi presento un mio vecchio amico, Ren”
“Ciao Ren, conosci da tanto questa stupida scimmia?”
“Da quasi tre anni”
“Allora sei un santo, come diamine fai a sopportarlo?”
“Questione di abitudine, dopotutto Hanamichi ha la capacità di farsi voler bene da tutti, piuttosto mi chiedo come abbiate fatto ad addomesticare questa saru rossa.”
“Ren non ti ci mettere anche tu.”
“Non ti preoccupare” mi sussurra”credo che sia già cotto a puntino”
“Cosa!?”
“Hai capito benissimo lo sguardo della tua kitsune è tutt’altro che algido, e ti assicuro che se potesse in questo momento mi salterebbe addosso pur di allontanarmi da te”
“Smettila di dire stronzate”dico tentando di guardare la mia kitsune, ed è vero, il suo sguardo non è distaccato come al solito, allora, forse, è davvero geloso di me…
……………
Ma chi è quel ragazzo che ti stà parlando, a cui rispondi con un sorriso?
Sento il sangue gelarmi nelle vene, perché sorridi a qualcuno che non sono io, qualcuno che nessuno conosce, neanche Mito. Ci raggiungi e lo presenti, si chiama Ren, ed è un tuo vecchio amico, probabilmente è la persona che ti conosce di più, per quel che mi riguarda potrebbe essere tuo fratello, ma se ti si avvicina ancora un po’ l’ammazzo, cosa ti stà dicendo all’orecchio? Perché continui a sorridergli? Vorrei potergli urlare di mettere giù le mani dal mio do’aho, che quell’idiota è il MIO idiota, solo mio, ma naturalmente devo trattenermi, anche se questa volta è dannatamente più difficile, perché il legame che vi unisce mi spaventa, mi spaventa terribilmente. Per fortuna ora siamo partiti, ho sentito che Ren partirà con quelli della tua armata, quindi dovrò sopportarne la presenza ancora, ma il capitano ha appena dato una notizia che mi ha tirato immediatamente su il morale, giacché siamo troppe matricole hanno dovuto dividerci, e io e te siamo in stanza insieme.
……………
Mi trovo sul treno che ci porterà dritti dritti verso il campionato, ogni tanto guardo la mia kitsune, soprattutto dopo la notizia data dal capitano, noi due in stanza assieme… quel gorilla ha intenzione di farmi diventare matto, come diamine potrò resistere, questa notizia non ha sorpreso solo me, guardando ora Kaede mi sembra tutt’altro che impassibile, anzi sembra quasi felice…ma non posso credere che lo sia per me.
Siamo arrivati, il momento che tanto temevo è giunto, tutti sono già hai telefoni, come l’invidio, cosa faccio, cosa mi invento, forza Hanamichi sei sempre stato bravo mentire… …perché continuate a sfottermi, lo so che credete che facendolo riuscirete a tirarmi su il morale, in genere funziona, ma non oggi, non scherzate su questo vi prego, so che non potete sentire le mie suppliche “non reagire, non reagire” lo sto recitando nella mia testa come un mantra “non reagire” ma poi qualcosa scatta, non mi rendo conto di ciò che dico o faccio, appena riesco a riprendere il controllo di me stesso vedo i vostri sguardi sorpresi, spaventati anche tu mi guardi così, vi faccio paura vero?
Lascio la presa che si era stretta al collo del capitano e scappo, non resisto devo correre, non voglio che mi vedano anche piangere, travolgo qualcuno, ma non mi importa devo andarmene, lo sapevo non sono riuscito a raccontare loro la verità, e ora loro hanno paura di me, con che faccia ritornerò da loro, come farò a guardarli ancora negli occhi e chiedergli di fidarsi ancora di me.
……………
Siamo arrivati da meno di un’ora, abbiamo fatto in tempo a chiamare a casa per avvisare i nostri genitori di essere arrivati sani e salvi, a dir la verità io l’ho detto alla mia segreteria telefonica, visto che mio padre è ancora al lavoro e mia madre sarà in giro a spendere i soldi che lui guadagna, mi sono chiesto molte volte com’era possibile che quei due rimanessero insieme, poi mi sono reso conto che si vedono meno di una settimana l’anno, e quindi non c’è il tempo materiale per litigare, visti da fuori dobbiamo assomigliare ad una famiglia perfetta, ma in realtà non possiamo definirci neanche una famiglia, ma solo delle persone che, a volte, condividono la stessa abitazione. Chissà com’è la tua famiglia? A pensarci meglio tu non hai ancora chiamato nessuno, sei rimasto in un angolo a guardarci, come se c’invidiassi, ma perché? Perché i tuoi occhi sono così tristi? Sei talmente silenzioso che persino gli altri si sono accorti che c’è qualcosa che non va, cercano di tirarti su il morale, certo sempre nel loro modo contorto, cioè prendendoti in giro, ma sta volta sembra che non funzioni, anzi, dopo che il capitano dice qualcosa come “probabilmente neanche i suoi lo sopportano più”, il tuo sguardo diventa glaciale, lo afferri per il collo e ci urli che non sappiamo niente su di te, all’improvviso ti blocchi, ti rendi conto di avere perso le staffe, lasci il capitano e scappi via, travolgendo Ren e la tua armata che sono appena arrivati, Mito ci chiede cosa è successo, e quando glielo spieghiamo ci scruta uno per uno e ci rivela che ti conosce solo dalla terza media, e che non gli hai mai voluto dire niente sul tuo passato, l’unica volta che avevate litigato era successo proprio perché voleva sapere qualcosa in più su di te, dopo la tua reazione non ti ha più chiesto niente, come non ti hanno più chiesto niente gli altri, non posso più resistere, devo raggiungerti, non m’importa che cosa penseranno gli altri, ma sapere che stai male i non poterti aiutare mi distrugge, ti corro dietro, dove sei finito Hana?
……………
I miei polmoni mi richiedono ossigeno quindi decido di fermarmi, devo aver corso parecchio perché non riesco neanche a vedere la palestra dove ero fino a pochi minuti fa, perlomeno ora posso sfogarmi, comincio a piangere prima cercando di soffocare i singhiozzi poi mi lascio andare, tanto sono solo.
All’improvviso sento un odore familiare, c’è qualcuno che ho riconosciuto all’istante dietro di me, mi volto e lui è lì che mi osserva, con un’aria preoccupata, fai fatica a riconoscermi vero Kaede? Capisco in un momento che questa è la mia occasione per essere sincero con te, prendo il coraggio a quattro mani e decido di dirti tutto, appena mi calmo un po’ mi rendo conto che siamo seduti su una panchina sono tra le tue braccia, mi stai cullando come si fa con un bambino per cercare di calmarlo, rimango un po’ al sicuro in quell’abbraccio, quasi a cercare di trovare il coraggio che ora che ne ho più bisogno sembra svanito, poi lentamente mi stacco da te.
“Kaede sei proprio sicuro di voler conoscere la mia verità?”
Annuisci, ti rendi conto che ti sto offrendo il mio cuore kitsune? Ascolti il fiume di parole che non riesco più a fermare, l’incidente, mio padre, le botte che prendevo da quell’uomo, Ren, Mito, tutto, ti ho raccontato tutto, è strano, mi sento sollevato, più leggero, è da tanto che non provo questa sensazione di estrema pace, ti guardo dai tuoi occhi scivolano silenziosi cristalli che per me valgono più dei diamanti a cui assomigliano tu stai piangendo per me, non mi stai compatendo, stai solo soffrendo per me, ti asciugo le lacrime con una carezza, tu mi guardi, io ti sorrido e rimango affascinato dal tuo sguardo stupito, mi rendo conto che vorrei vederlo sempre sul tuo volto quando guardi me.
……………
È da dieci minuti che corro per le vie di questa città sconosciuta, quando sto perdendo ogni speranza, ti vedo, o meglio riconosco la tua zazzera rossa, ma quel ragazzo che stà piangendo come un bambino non puoi essere tu, cosa ti è successo? Che cosa ha lacerato la tua anima?
Mi avvicino, ho quasi paura di sfiorarti, ma tu ti accorgi della mia presenza, ti volti, mi aspetto di ricevere un pugno, invece tu mi abbracci, dici che non ce la fai più, sei stanco di mentire, io cerco di calmarti, ti accompagno verso una panchina, ti faccio sedere, e dopo un po’, quando il tuo respiro si è calmato alzi lo sguardo verso di me, e mi chiedi se voglio sapere davvero la tua verità.
Annuisco, mi rendo conto che è la prima volta che ti apri così con qualcuno, e per farlo hai scelto la tua kitsune, e io non sono mai stato tanto contento, visto cosa mi basta per essere felice? Forse non te ne stai rendendo conto, ma ora so di essere importante per te, ed è come se un raggio di sole avesse colpito la lastra di ghiaccio che imprigiona il mio cuore, e la stesse cominciando a scogliere, solo tu potevi riuscirci! Non sai quanto ti ho aspettato, e da ora sento che qualcosa cambierà tra noi, il tuo segreto ci avvicinerà, anche tu lo sai, vero Hana?
Mi hai raccontato tutto, tua madre e tua sorella morte in quell’incidente, lo stesso che ti ha mandato in coma, di quando ti sei svegliato in quella stanza d’ospedale, e non ricordavi neanche il tuo nome, di quando grazie a tuo padre hai cominciato a ricordare, della morte di tuo padre, di quanto ti sentissi in colpa, di come venivi picchiato ogni sera da quell’uomo che doveva prendersi cura di te, di come hai conosciuto Ren, di come ti ha salvato, in quel momento Ren mi diventò improvvisamente simpatico, della tua scelta di tornare a scuola, in una dove nessuno ti conoscesse, e di come hai conosciuto Mito e quella che sarebbe diventata la tua armata.
Ora comincio a capire, il tuo comportamento di questi giorni, e lo sguardo triste che tentavi di nascondere con i tuoi sorrisi esagerati, non mi sono neanche accorto di aver cominciato a piangere fino a quando tu non mi asciughi le lacrime con una carezza, mi tiri su il mento per costringermi a specchiarmi nei tuoi occhi, mi sorridi, ma è un sorriso diverso dal solito, quel pianto sembra aver portato via dai tuoi occhi un po’ di quella tristezza che li rendeva quasi opachi, ora invece brillano, sembra che anche loro sorridano con te, questo è il sorriso più bello che abbia mai visto, e del resto non potevi altro che regalarmelo tu.
……………
È iniziato l’allenamento, tutti i ragazzi mi hanno accolto come se niente fosse successo, hanno accettato le scuse e non mi hanno chiesto niente, so che è questo il loro modo per farmi capire che mi vogliono bene, certo non lo ammetteranno mai, ma è grazie a questi loro piccoli gesti che lo capisco. È la prima volta che riesco a giocare senza sentirmi sbagliato, fuori posto, ed è una cosa fantastica. Mai quanto il viso di Kaede illuminato da un rarissimo quanto splendido sorriso, e da quello sguardo stupito, non se la aspettava proprio quella frase”…mi piaci quando sorridi, e non solo…”, a dir la verità non so come diamine mi è uscita, ma ho fatto bene a dirla, visto il risultato.
……………
Torniamo dagli altri, prima di entrare ti volti verso di me e mi ringrazi dicendo di sentirti meglio, e soprattutto d’essere certo che il tuo segreto è al sicuro con me. In pratica mi hai detto chiaro e tondo che ti fidi di me, non ti è mai passata neanche per l’anticamera del cervello l’idea che potessi tradirti, ora, come se avessi bisogno d’altre conferme, so quanto sia forte il nostro legame, ehi perché ti sei avvicinato così pericolosamente al mio orecchio, cosa mi stai dicendo? Di smettere di sorridere, altrimenti gli altri cominceranno a farsi strane idee, neanche mi ero accorto di stare sorridendo, stando vicino a te sta cominciando a venirmi così naturale, ti sei reso conto di come mi stai cambiando? Poi allontanandoti da me ti avvicini alla porta e pronunci una frase che già so non mi farà pensare ad altro per molto:
“non che mi dispiacerebbe” riesco a fermarti e a chiederti con un filo di voce, se stavi solo parlando del sorriso e tu mi rispondi divertito
“beh non mi dispiacerebbe se sorridessi di più…mi piaci quando sorridi, e non solo…” questa volta sei più veloce di me, apri la porta ed entri in palestra, lasciandomi lì a bocca aperta, mentre invano cerco di riacquistare le mie funzioni vitali. Mi sa che è meglio se cerco di comportarmi come al solito, anche se so che non ci riuscirò, sono raggiante, e tutto grazie a te.
 
Appena entrato fai le scuse per il tuo comportamento, che il capitano accetta senza chiedere niente, così iniziamo gli allenamenti, tranquillamente, se così si può dire, come al solito fai lo spaccone, stai recitando in modo superbo, del resto come mi hai confessato poche ore fa, reciti da così tanto tempo che ci riesci quasi senza difficoltà, pensando a pochi minuti fa, mi torna in mente l’ultima cosa che mi hai detto prima di entrare in palestra, e quindi prima di tornare a recitare, ti piace il mio sorriso…ma all’improvviso una vocina nella mia testa mi fa notare che le tue parole erano state:“mi piaci quando sorridi”, e come colpo finale  avevi aggiunto quel “…e non solo…” giusto per mettere il mio cuore in totale subbuglio, decisi che ti avrei chiesto tutto questa sera.
……………
Adesso si và a mangiare ma stranamente non ho per niente fame, ho avuto troppe emozioni per oggi, e mi hanno scombussolato meglio andare a dormire, magari mi si schiariscono le idee…Kaede mi rivolge uno sguardo ansioso quando gli dico che vado a riposarmi, hai paura che ti menta di nuovo, vero? “non preoccuparti  non reciterò più con te” un altro dei tuoi sorrisi, ma ti rendi conto di quanto sei bello…
Entro nella nostra stanza sistemo i futon sul tatami,  sistemo anche il tuo, scommetto infatti che quando arriverai non vedrai l’ora di dormire pigrone come sei, visto e considerato che oggi hai anche dovuto saltare il tuo sonnellino pomeridiano, vorrei aspettarti sveglio, ma sento i miei occhi diventare sempre più pesanti, e non riesco a controllarli, mi addormento sapendo che da domani non ti dovrò più mentire.
……………
La doccia dopo gli allenamenti è davvero rilassante, poi tutti ci dirigiamo nella sala da pranzo della pensione, ma tu mi dici che sei troppo stanco, e preferisci andare subito in camera, ti guardo negli occhi per capire se và tutto bene, e tu rispondi a questa domanda muta come se mi leggessi nel pensiero dicendo di non preoccuparmi, che stai bene, non so se crederti sembra che non ci siano problemi, ma del resto hai recitato questa parte molto bene per tanto tempo, rispondi anche a questo dicendomi che non reciterai più con me, riesci sempre a sorprendermi Hana, ma come diamine fai?
Ho mangiato più velocemente possibile per riuscire a passare più tempo con te, ma quando entro in camera tu già dormi, sembra un sonno tranquillo hai occupato anche il mio futon, un lampo mi attraversa la mente, per essere già steso a terra qualcuno deve averlo sistemato, e l’unica persona ad essere entrata qui sei tu, questo vuol dire che sei stato tu a metterlo così vicino al tuo, la barriera di ghiaccio che imprigiona il mio cuore è stata colpita da un altro raggio del tuo sole. Tutte le domande che volevo farti potranno aspettare, del resto oggi ho scoperto una gran parte di te, bellissima tra l’altro.
……………
Mi sveglio, dev’essere presto, la luce filtra debole dalle tende, ci metto un po’ a capire dove sono, ora che ci penso era da tantissimo tempo che non dormivo più così bene, ma cosa è cambiato da ieri, perché sono così sereno, all’improvviso ricordo, non sono più solo, ora sai tutto di me. Il tuo profumo mi sveglia del tutto, mi volto e ti vedo, sei sdraiato di fianco a me totalmente indifeso, ti stai per svegliare, appena apri i tuoi occhi rimani a fissare un po’ il soffitto come avevo fatto poco prima anch’io,  probabilmente stai cercando di capire dove ti trovi, appena ti volti ti saluto con uno dei miei migliori sorrisi, anche tu mi sorridi, si, adesso ne ho la certezza, da ora andrà tutto bene.
……………
Apro gli occhi è mattina, ci metto un po’ a capire dove sono, mi accorgo che qualcuno mi stà osservando, mi volto…
“Buongiorno kitsune.”
Svegliarmi con il tuo sorriso fino ad ieri era solo un sogno, ma adesso sei qui vicino a me, cosa posso chiedere di più? Neanche vincere la nostra prima partita potrebbe rendermi così felice.
……………
Il dolore alla schiena è quasi insopportabile, faccio persino fatica a respirare, ma ne è valsa la pena, vincere contro il Sannoh, non credo di aver mai sentito tanta felicità, non per me stesso ma per gli altri, per Mitsui, Akagi, e Kogure, è il loro ultimo anno allo Shohoku, e sono riusciti in parte a realizzare il loro sogno, già in parte, perché l’Aiwa ha distrutto questa felicità in un attimo, anche per colpa mia, se solo non mi fossi fatto male…
Ma adesso non è più il tempo di rimpiangere, ma di reagire, e così mi ritrovo a lavorare sodo in questa clinica per poter tornare a giocare il prima possibile a questo sport che oramai si è marchiato a fuoco dentro di me, insieme a Kaede, che bello poterlo chiamare per nome, anche se niente mi piace di più del suo sguardo quando lo chiamo ancora kitsune, ma che ci posso fare quello è il mio modo per farlo sentire unico, del resto sono l’unico che lo chiama così, anche perché ora sono sicuro che gli piace essere chiamato in questo modo da me ma solo da me, me lo ha detto chiaro e tondo un pomeriggio dopo i suoi allenamenti con la nazionale, e le mie torture quotidiane  “mi piace quando mi chiami kitsune, ma ti assicuro che se qualcun altro mi chiamasse così glielo farei rimpiangere amaramente…” 
È stata la sorpresa più bella della mia vita trovarmelo correre una mattina vicino alla mia clinica, “mi alleno qui vicino” mi disse, solo quello dopo naturalmente mi fece vedere la sua maglietta della nazionale, maledetto volpastro, io ero solo molto orgoglioso e felice per lui, ma mica potevo dirglielo, amici si, ma eravamo pur sempre noi.
Da allora ci incontriamo tutte le mattine e tutte le sere per parlare, sì io Hanamichi Sakuragi e lui Kaede Rukawa parliamo per ore senza litigare, da non crederci vero? Ma oggi è il suo ultimo giorno di allenamento con la nazionale, e dopo non ci rivedremo fino a mio ritorno a scuola… uffi come potrò resistere a quelle dannatissime torture, già perché i medici la chiamano riabilitazione, ma sono torture, senza avere in premio delle ore con la mia Kitsune… non siamo mai stati separati per tanto tempo, uffi, uffi, e ancora uffi, non è giusto…                                                                                                                
……………
Non solo abbiamo vinto contro il Toyohama, ma neanche il grande Sannoh a potuto fermarci, eppure non riesco a gioire come vorrei, e non perché abbiamo perso contro l’Aiwa, ma perché tu ti sei fatto male, molto male alla schiena, è per questo che abbiamo perso, non perché fossimo stanchi, ma perché ci mancava quell’uragano pazzoide che sei tu. Essere stato chiamato nella nazionale giovanile non mi ha dato neanche la metà delle emozioni che mi hai dato tu in questi giorni, siamo tornati a Kanagawa, io ho iniziato gli allenamenti con la nazionale e tu la riabilitazione, sapevo che per me sarebbe stato difficile cavarmela senza di te, ma ho avuto una splendida sorpresa, la palestra dove ci alleniamo è vicina alla clinica dove fai la riabilitazione, quindi per fortuna ci vediamo tutti i giorni.
……………
Comincio a parlare, come al solito di cretinate, fino a quando il discorso non cade sulla squadra, ti dico di tenere d’occhio il nostro nuovo capitano, e tu mi chiedi se devi salutarmi quegli idioti, si li hai chiamati proprio così, dei miei amici, e io ti rispondo che ci tengo molto a loro…
“anche se ultimamente c’è una persona ancora più importante”…mi blocco, l’ho detto davvero o l’ho solo pensato, non lo so, ma ho paura di guardarti in faccia, visto che c’è quest’ipotesi, conoscendomi tra l’altro per niente remota, l’infermiera mi salva, chiamandomi…
“devo andare” ti dico salutandoti, mi sono voltato stavo per andarmene quando sento la mia maglietta venire afferrata, mi giro di scatto con il cuore in gola sapendo che solo tu potevi fermarmi. “Cosa c’è Kaede?” sento la tua voce che assomiglia più ad un bisbiglio dire:
“Mi mancherai. Sarà una noia senza di te, soprattutto per me…”
Non posso credere a quello che le mie orecchie hanno sentito e ti dico che dopotutto hai il basket, e la tua voce quasi urlando sta volta dice qualcosa che mi fa avvicinare al paradiso “ certo, ma oramai non mi basta più, e tutto per colpa tua…”
“Che strano…”
“Hn?”
“è la prima volta che sono felice di venir incolpato di qualcosa” ti dico cercando di nascondere le emozioni che quello che mi hai detto mi fanno provare.
“Idiota…”
“Baka kitsune...” ti prometto di guarire i fretta e poi ti saluto, sento solo un flebile ciao do’aho ma so che per te è gia stato difficile dirmi quello che mi hai detto poc’anzi, ora mi chiedo solo se riuscirò a resistere senza di te...  
……………
Ormai gli allenamenti con la nazionale sono finiti, questa è l’ultima volta che ci vediamo fino al momento in cui tornerai a scuola. Io mi sento perso all’idea di non vederti per così tanto tempo, da quando ci siamo conosciuti non siamo mai stati separati per più di un weekend, ma non devo fartelo capire, non sono pronto per un tuo eventuale rifiuto, né credo potrei esserlo in futuro. Mi stai aspettando sulla spiaggia, con il tuo solito sorriso, di cui non mi stancherei mai, mi chiedi a che ora devo partire, e mi dici che devo controllare gli allenamenti della squadra, perché con uno scansafatiche come Miyagi, il nostro nuovo capitano, rischiamo di non essere pronti per il prossimo campionato, io scherzando ti chiedo se devo salutarti anche quegli idioti dei tuoi amici, tu mi rispondi che dopotutto Ren e la tua armata sono davvero importanti per te…
“anche se ultimamente c’è una persona ancora più importante…”, mi dici, mentre sembra che stai contando tutti i granelli di sabbia sotto di te…
Sei sempre il solito, a guardarti sembri un bimbo, che ha detto qualcosa di troppo è non sa come uscire dal guaio in cui si è messo da solo, non posso far altro che sorridere, come sempre, con te vicino mi sembra impossibile non farlo, la tua infermiera ti stà chiamando, ti stai alzando, mi stai salutando, e io devo assolutamente dirti qualcosa, non posso lasciarti così, e devo farlo anche in fretta, tu ti sei già voltato, non so cosa fare, fino a quando non sento la mia mano afferrare qualcosa, mi sono aggrappato ad un lembo della tua maglietta, ti volti stupito
“cosa c’è Kaede?”
“mi mancherai… sarà una noia senza di te…soprattutto per me…” ecco l’ho detto.
“ma come? Tu hai il basket”
“certo, ma oramai non mi basta più… ed è tutta colpa tua.”
“che strano…”
“hn…?”
“…è la prima volta che sono felice di essere incolpato di qualcosa.”
“idiota!”
“ baka kitsune, in ogni caso non preoccuparti, non ho intenzione di rimanere fermo ancora per molto, ora devo andare, se voglio tornare a giocare in fretta, mi tocca la mia tortura quotidiana, ciao kitsune, ci vediamo presto. Promesso.”
“ciao do’aho”
……………
Ce l’ho fatta, le torture sono finite, i medici mi hanno detto che devo portare questo busto per un paio di settimane e evitare gli sforzi per un altro mesetto, e dopo di andare a fare un controllo, ma per loro se mi atterrò scrupolosamente a quanto mi hanno detto, non ci dovrebbero essere problemi, non riescono ancora a spiegarsi come diamine ho fatto a riprendermi così in fretta, né tanto meno capiscono come ho fatto a giocare quell’ultimo minuto, dicono che và bene avere una soglia del dolore alta, ma che io sono un caso più unico che raro, ho provato spiegare loro che sono un genio, ma a quanto pare, nessuno mi crede, e pensare che quando ero piccolo tutti me lo dicevano in continuazione, è anche vero che allora facevo vedere le mie reali capacità, questa parte di me non l’ho fatta conoscere neanche a Kaede, ma ho intenzione di dirglielo sta sera lui deve sapere tutto di me, sono sul treno, lo raggiungerò a scuola, dovrebbe essere ancora agli allenamenti quando arriverò.
Non l’avrei mai detto ma mi è mancata Kanagawa, oramai è già buio, speriamo di trovare Kaede, un momento, ma eccolo, da non crederci, si stà addormentando, ma quella macchina…”KAEDE” urlo il suo nome con tutto il fiato che ho in gola, mentre corro verso di lui, riesco a spingerlo, ma la macchina colpisce me.
Buio
……………
Sono passate solo poche settimane da quel giorno in spiaggia, e io credo di essere arrivato al limite, il bisogno che ho di vederti è paragonabile al bisogno di respirare, quanto tempo ancora dovrò aspettare prima di sentire la tua risata cristallina, di vedere i tuoi occhi, che sorridono quando mi guardi, ormai ho deciso di dirti tutto, anche perché questi sentimenti sono troppo forti, e non posso trattenerli ancora per molto. Sto tornando a casa, sento i miei occhi diventare sempre più pesanti, anche loro non vedono l’ora di vederti, certo, per ora si dovranno accontentare dei sogni, ed è per questo che non tento neanche di stare sveglio, so già che nei sogni ci sei tu ad aspettarmi… ma cosa stà succedendo, è la tua voce, che grida il mio nome? Non riesco a capire quello che accade, vedo dei fari, mi sento spingere, cado, appena riesco a capire cos’è successo, mi guardo intorno, e vedo qualcuno riverso a terra, impiego meno di un nanosecondo per capire chi è.
Urlo il tuo nome, sento le lacrime che mi scorrono sulle guance come un fiume in piena, corro verso di te, ti prendo tra le mie braccia, il tuo viso è sporco di sangue, qualcuno dietro di me stà chiamando l’ambulanza, quel tipo in macchina è scappato, io non riesco a fare altro che stringerti a me e implorarti ti aprire gli occhi, sembra che mi ascolti, vedo i tuoi occhi aprirsi.
“menomale, stai bene…non… me lo sarei mai perdonato… se ti fosse successo… qualcosa”mi dici
“Hanamichi, non puoi lasciarmi… io…io ti amo…”sento la mia voce riuscire a dire quello che il mio cuore ti ha confidato dal primo giorno. Riesci appena a sorridermi, e poi i tuoi occhi si chiudono, sento la sirena dell’ambulanza, prego che non sia troppo tardi.
……………
Sento la voce di Kaede, il suo profumo, apro gli occhi, sono felice non me lo sarei mai perdonato se gli fosse successo qualcosa, lo guardo anche stavolta devo averlo anche detto, perché mi guarda con gli occhi pieni di lacrime, mi grida di non lasciarlo, perché… non ci credo, mi ama, Kaede mi ama, so di essere riuscito a sorridergli, ma ora sono stremato arriva il buio, anche se questa volta, non è terribilmente angoscioso, ma è come l’abbraccio di mia madre quando mi cullava, devo solo riposare, ora ho la certezza che Kaede mi ama, e con questa certezza ben stretta nel cuore mi lascio avvolgere dall’oscurità, ritornerò da Kaede, questo è il mio ultimo pensiero, ritornerò da colui che ha incatenato il suo cuore con il mio, per sempre.
 
Buio
……………

note: eccoci alla fine della prima parte (non preoccupatevi ce n'è solo una seconda ed è già scritta) spero che la storia vi piaccia e che sia riuscita ad incuriosirvi. Io sono totalmente a digiuno su argomenti medici, quindi quasi sicuramente quello che ho scritto in questo capitolo e nel prossimo per quanto riguarda la ripresa di Hana chan e tutto ciò che ha subito o subirà è fisicamente impossibile, per favore lasciatemela passare liscia. In fondo siamo in un mondo dove uno come Hanamichi è stato scaricato da 50 ragazze, se non è fantascienza questa. Seika se leggerai questa fic sono certa che ti accorgerai del solito clichè Hana-orfano Kae-praticamente abbandonato a sè, perdonami ma questa fic è da tanti di quegli anni che se ne stà rinchiusa nel mio PC che non me la sentivo proprio di stravolgerla. Un grazie enorme a Pandora86, adoro le tue storie, a Sandra2001 per aver recensito Tomodachi e a tutte quelle che l'hanno letta.
  
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