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Autore: Cara_Catastrofe    11/09/2013    1 recensioni
Io non l'avevo programmato. Nessuno mi aveva permesso di decidere, era successo e basta. Ed era inutile che tu mi urlassi contro, ormai il guaio l'avevamo combinato. Ché c'amavamo entrambi, che eravamo fottutti già da un bel pezzo.
Che ancora, se ci penso, mi batte il cuore e mi vien voglia di prenderti tra le braccia e stringerti più di quanto abbia mai fatto. Stringerti per impregnarmi del tuo profumo; baciarti per macchiarmi del tuo sapore.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il silenzio spaventoso che aleggiava nella sala d’attesa riusciva impeccabilmente a far crescere l’ansia  chiunque vi mettesse piede. Pareva che il destino mi avesse scelta per quella prova così difficile da affrontare; e non c’era scampo: o ne uscivo viva o mi lasciavo distruggere.
Con gli occhi sfiorai ognuna delle lettere che componevano il cognome del medico, nella targhetta affissa sulla porta. Un connubio di vocali e consonanti che, tutto sommato, suonavano quasi bene in un Charleston, che era uno di quei nomi da saper mettere sicurezza.  Dovevo solo poggiare la mano sulla maniglia, fare un po’ di pressione ed entrare. Poche mosse, semplici, per sapere, capire ed avere quella risposta.
Bofonchiai qualcosa a voce troppo alta ed un eco proveniente dalla stanza mi rispose “prego, avanti”. Ero gelida nel mio sangue torbo e acido, le gambe non volevano muoversi, i muscoli delle braccia sembravano paralizzati, e il mio finto sorriso scheletrico s’era trasformato in un ghigno d’angoscia e disperazione. Ma poi, spinta da una qualche forza invisibile, entrai.

- Salve dottor Charleston . -

- Buongiorno, lei dev’essere la signorina Smith. –

Il sorriso che gli si stampò in volto non era portatore della stessa sicurezza che mi aveva trasmesso il suo cognome, ma non potevo più fuggire a quel punto, perciò tirai la sedia verso di me, allontanandola il più possibile dalla scrivania e da quell’omone calvo e con gli occhiali e mi sedetti. Era robusto ed un filo di barba gli copriva il mento e le guance rossissime, poi il naso si affacciava imperfetto e con la punta all’insù tra due occhi di un azzurro intenso, per nulla sbiadito dal tempo. Quei due buchi come il mare lo rendevano attraente, nonostante l’età.

- Si tranquillizzi però, altrimenti finisce per svenirmi in ambulatorio.-

La sua risata fu dolce, compassionevole e leggera. E così anche la sua voce morbida. Era come se mi volesse preparare a ricevere quello che sarebbe stato l’esito dei miei esami, e la sua esasperante tranquillità poteva solo far crescere il mio timore. Già mi immaginavo un bel ‘positivo’ stampato a caratteri cubitali sulla carta bianca, seguito dalle sue parole, roba del tipo “ma stia tranquilla, ci sono cose peggiori”. E invece no, quello era proprio il peggio per me, ed era tremendamente doloroso realizzarlo.

- Sono tranquilla, dottore. Vorrei solo sapere in fretta il risultato.-

- Non la vedo particolarmente entusiasta però…-

Trattenni una risata, come potevo esser entusiasta del peggio? Io, io nemmeno me l’ero sognato di reagire con felicità ad un esito positivo.

- Sarò più entusiasta quando mi avrà detto il risultato, se sarà come deve essere.-

- Come deve essere? Perciò lei ha già una pretesa, insomma… Non lo so nemmeno io come è, non li ho aperti gli esiti ancora, guardi lei stessa…-

La busta sigillata era proprio sopra alla scrivania, di fronte ai suoi occhi, di fronte ai miei. La strinse tra le dita solo per avvicinarmela e rimase in attesa che io la prendessi, facendola volteggiare impercettibilmente nell’aria. Io indugiai, e lo feci per parecchio perché le mani si erano bloccate di nuovo, poi scossi la testa.

- No, no, la prego. Apra la busta e mi dica il risultato.-

- Ha paura, signorina?-

Mi guardò con occhi inquisitori, ed allo stesso tempo mi inondò di una dolcezza tremenda, come se volesse dirmi che in quel momento mi stava vicino più che mai. Allora sospirai arresa e presi la busta tra le mie mani. La aprii e tirai fuori il foglio piegato, con il coraggio necessario per aprirlo avrei saputo il risultato in pochissimi secondi.

- Lei nemmeno immagina in che guaio potrei finire. Ho una tremenda paura, sì.-

- Si ricordi di restare calma.-

Positivo. C’era scritto positivo. Ed era scritto enorme, ed era nero d’inchiostro lucido. Chiusi gli occhi e sentii l’anima crollarmi fino in fondo allo stomaco. Sentii i crampi assalirmi i muscoli e farmi quasi svenire per il dolore. Mi strinsi entrambe le labbra tra i denti, mordendole come se volessi svegliarmi da quell’incubo, poi aprii gli occhi ed il medico era ancora di fronte a me, così come sotto i miei occhi se ne stava in tutta la sua tranquillità quel bel “positivo”. Intercettai lo sguardo dell’uomo che attendeva una mia reazione. Lo fulminai con uno sguardo pieno di risentimento, d’ira, di frustrazione e disperazione.

- Perfetto, sono incinta.-

Un soffio al cuore m’attraversò da parte a parte. Mi strappò il foglio dalle mani e lasciò scorrere gli occhi sull’esito, poi tornò su di me.

- Congratulazioni signorina, lei è incinta di quattro settimane.-

  
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