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Autore: ChiaraMad    11/09/2013    1 recensioni
[Ninas Mal]
Post prima serie. Ho provato ad immaginare - con le informazioni prese su internet - come si fosse potuta evolvere la vita di Adela a New York, dopo la sua separazione da Ignacio.
Segue la trama della seconda serie, con alcuni cambiamenti per quanto riguarda la storia di Adela e Ignacio. Maca le chiede aiuto per gestire le nuove ragazze dell'istituto, e quindi si ritroverà anche lei come una volta a vivere in quella casa. Con non poche difficoltà..
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Tu sonrisa es la que me acompana cada dìa"

Le strade deserte, l'aria fresca che soffiava scompigliando i capelli di entrambe.
"Perchè sei uscita? Non avevi detto che non avevi voglia di passare il Sabato sera a casa?" 
Adela si voltò, smettendo di camminare. 
"Ho cambiato idea, e poi il posto non mi piaceva. Sono stata a New York, e ho visto posti migliori di quello." Cercò di dire, poco convinta.
"Adela.." La richiamò dolcemente, per poi vederla sospirare e accasciarsi sul marciapiede. Greta si sedette accanto a lei, appoggiandole una mano sulla spalla. 
"La verità è che.." Provò a cominciare, bloccata dal respiro accellerato e gli occhi che piano si stavano gonfiando di lacrime.
"Non ce la faccio, non ci riesco. Vorrei che non fosse così, ma non ce la faccio a dimenticare quell'idiota, non riesco a non pensare a tutto il bene ed il male che mi ha fatto. Sono solo una stupida che non accetta il fatto di aver perso la cosa più bella che la vita potesse regalarle!" 
Urlò, scoppiando a piangere sul ciglio di quel marciapiede. Greta l'abbracciò, triste, sentendola affondare la testa nel suo petto. 
"Non è colpa tua, è successo e basta. Stare qui e continuare a chiederti perchè, non ti farà stare meglio, credimi. E poi tu non sei una qualuncue. Ma sei Adela Huerta! Non c'è una fine della storia per lei, perchè è forte, determinata, una guerriera che non si arrende mai qualsiasi cosa accada!" 
"Io non sono affatto forte Greta. Non lo sono." Si lasciò andare a quel pianto che teneva dentro  ormai da troppo tempo. Rivedere l'amico di lui, aveva riportato un'altra volta a galla quei ricordi. Negarlo era inutile, evitarlo impossibile. Stava male. Erano passati mesi, in cui le sembrava di esser riuscita ad andare avanti. Ma bastava sempre pochissimo per farla crollare. 
Rimasero abbracciate su quel marciapiede, vicine. Le lacrime che continuavano a scendere sui visi di entrambe, e le piccole gocce di pioggia che piano iniziavano a cadere, bagnandole.
Adela si lasciò finalmente andare all'amica e a quei sentimenti troppo forti per esser ancora nascosti. Si sentiva in parte protetta in quell'abbraccio, voleva davvero bene a quella "finta santarellina" che in quegli anni era diventata la sua migliore amica. 
Le vide abbracciate da lontano, sospirando. Si passò una mano tra i corti capelli castani, chiudendo con forza gli occhi. Odiava vederla piangere. Odiava se stesso per il male che era riuscito a farle. E ancor di più, odiava se stesso per tutte le bugie che era stato capace a dire per proteggerla, per evitare che le accadesse qualcosa per colpa sua. 
Moriva dalla voglia di correre a stringerla, a proteggerla e cullarla, facendola smetter di piangere. Ma non era tempo - continuava a dirsi, per impedire a se stesso di correre da lei -.
In quei mesi, non l'aveva abbandonata un attimo. L'aveva sempre seguita, per accertarsi che stesse bene. Ma non si era più fatto vivo con lei. 
Un giorno le avrebbe raccontato la verità, che teneva ben nascosta da mesi. Si sarebbe arrabbiata da morire - la conosceva bene - e forse non l'avrebbe mai perdonato. 
Ma era un rischio che doveva correre, non poteva permettere che le accadesse qualcosa per colpa sua. Sospirò ancora, guardando immobile quella scena davanti ai suoi occhi. Ogni lacrima una pugnalata in più per lui, che non poteva far altro che sentirsi in colpa giorno e notte per il modo in cui era stato costretto ad abbandonarla.
 
Entrarono piano in quella casa, cercando di fare il meno rumore possibile. L'orologio da polso di Greta che segnava le due in punto. Salirono piano le scale che portavano al piano di sopra, stanche. Aprirono la porta della stanza in cui poche ore prima avevano lasciato le loro valigie, lasciando cadere a terra le borse. 
Adela si buttò sul letto, abbracciando il cuscino. 
"Credi che Maca sia rientrata?" Chiese poi, con la faccia schiacciata sul cuscino. 
"Io non credo, ma.. Nemmeno Emiliano è tornato, e sto iniziando a preoccuparmi. E se gli fosse successo qualcosa?" La guardò impaurita. 
"Ma no dai, sono sicura che non gli è successo niente. E poi è alto e grosso, sa difendersi!" Provò a scherzare Adela, tirandola su. Greta abbozzò un sorriso, ricambiando. 
"Va bene, hai vinto Adela Huerta." 
Balzarono poi entrambe in piedi, spaventate. Si guardarono, impaurite. Sentirono un rumore provenire dalla finestra.
"Cos'è stato?" Adela si avvcinò alla finestra chiusa, guardando al di fuori.
"Non lo so, veniva da li!" Greta indicò la finestra, attonita. Si avvicinò, lentamente.
Urlarono entrambe, non appena videro il ragazzo che stava bussando sul vetro, supplicandole di aprire.
"E tu chi diavolo sei?!" Esordì Greta, guardandolo terrorrizzata. 
"Aprite per favore! Io vivo qui!" Disse lui, continuando a bussare. Adela si avvicinò alla finestra, aprendola.
"Ma sei impazzita?! Non aprire!" Greta si allontanò verso la porta, guardandola.
Adela scosse la testa, aprendo la finestra. Lo lasciò entrare, per poi vederlo cadere a terra con un tonfo.
"Si può sapere chi sei?" Adela si inginocchiò, minacciandolo. Il ragazzo portò le mani avanti, difendendosi.
"Alex! Mi chiamo Alex, vivo in questo istituto!" Si alzò in piedi, guardandola terrorrizzato.
Si guardò poi attorno, confuso. "E voi chi siete? Delle nuove "ragazze cattive"?" Le prese in giro, sistemandosi la giacca di pelle nera.
"Disse il ragazzo che entrò in piena notte da una finestra.." Adela lo guardò sarcastica, incrociando le braccia al petto. 
"Di certo non potevo passare dalla porta principale, no?" Alzò le spalle, incurante. "Allora? Mi volete dire chi siete?" Continuò, guardando entrambe. 
"Io sono Greta." Si decise a porgergli la mano, anche se titubante. 
"Io sono quella che ti prenderà a calci se non esci fuori da questa stanza!" Lo spinse verso la porta, infastidita.
"Aspetta, un attimo.." Continuò lui, sulla soglia della porta aperta dalla ragazza.
"Si si, certo, e ora fuori!" Lo spinse fuori, per poi richiudere la porta alle sue spalle. 
Si spogliò poi, indossando la solita maglietta larga e bianca per dormire. 
"Quello doveva essere l'Alex di cui parlava prima Maca." Greta si infilò a letto, guardandola.
"Si, credo anche io. A me sembrava uno sfigato qualunque." 
"Certo, a primo impatto però non puoi esserne così sicura.." Alzò gli occhi al cielo, pensierosa. "Va beh dai, ora dormiamo, perchè sono stanchissima." 
"Si, hai ragione. Buonanotte Lola!" 
Sorrise poi, appoggiando la testa al cuscino. Chiuse gli occhi, sospirando. 
 
Gli occhi ancora chiusi, la mano distesa sul lato destro del cuscino. Sentì il tocco caldo di una mano sul fianco scoperto, che piano l'accarezzava, risvegliandola.
Aprì gli occhi, ancora assonnata. Mise a fuoco il viso che si trovava davanti a lei, spalancando gli occhi incredula. 
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma si zittì nell'esatto momento in cui la mano di lui sfiorò le sue labbra, lievemente. Lo vide avvicinarsi, lento, socchiudendo piano gli occhi e le labbra.  Si lasciò baciare, intrecciando le dita tra quei corti capelli castani. 
"Adela? Adela? Stai bene?" 
Aprì gli occhi ansimando, mettendosi a sedere su quel letto, coperta dal lenzuolo.
Si guardò intorno, per poi sospirare e chiudere con forza gli occhi. Sorrise poi, quasi divertita da se stessa, per poi ributtarsi sul cuscino sotto lo sguardo attonito dell'amica.
"Va tutto bene?" Greta si sedette accanto a lei, guardandola.
"Si, non potrei star meglio!" Mise i piedi a terra, sorridente. "Vado a fare una doccia!" Si chiuse poi in bagno. Greta guardò la porta bianca chiusa, per poi alzare le spalle rassegnata. 
 
"Me se starò qui a guardami bruciare, ma va tutto bene, perchè mi piace il modo in cui fa male. Me ne starò qui a sentirmi piangere, ma va tutto bene, perchè amo il modo in cui menti. Amo il modo in cui menti. "
 
"La pioggia che cade forte, non accennando a smettere. L'ennesimo sogno fin troppo reale, l'ennesima delusione nel risvegliarmi e ritrovarmi sola in quel letto.
Una canzone che passa distratta per radio, a farmi compagnia in questa giornata iniziata in modo così strano. La chiamata di mio padre, il suo "non vedo l'ora di rivederti" ed il traffico scorrevole che stranamente mi sta permettendo di guidare tranquilla. 
Sembra che il destino si stia divertendo a prendersi gioco di me. Prima Matteo, e ora questa canzone. 
Dio maledica il giorno in cui come un'idiota, a New York, ho alzato il volume al massimo per poi ascoltarla ininterrottamente, tutto il giorno. 
E - per quanto mi costi ammetterlo anche a me stessa - non posso fare a meno di rispecchiarmi in lei. "Amo il modo in cui menti". Dannazione, amavo davvero il suo modo di mentire. Di guardarmi, di stringermi, di spingermi e baciarmi addosso a quel muro. 
Fa male pensare fosse tutta una bugia. Una grandissima menzogna per la quale avevo infranto la promessa che avevo fatto a me stessa qualche mese prima. "
 
Parcheggiò davanti a quella grade casa, scendendo. Corse fino a raggiungere la porta, cercando di non bagnarsi.
Suonò, attendendo sotto a quel portico di entrare. Suo padre comparse sulla porta, sorridende. Sorrise, aggrappandosi al suo collo. Lui l'abbracciò forte, trascinandola dentro casa. Era contento di rivederla. L'aveva vista partire per New York qualche mese prima, assieme ad Ignacio. E ora la vedeva sola. Avrebbe voluto chiederle che fosse successo a New York, ma decise di sorvolare, trascinandola in soggiorno.
"Adela, è bellissimo rivederti!" Seduto accanto a lei, le prese le mani, emozionato. Adela sorrise, ricambiando la stretta, guardandolo.
"Anche a me fa piacere rivederti papà, ti trovo bene!" Scherzò lei, vedendolo divertito.
"Scusa se il mese scorso non sono venuto a trovarti, ma la campagna mi ha.." Adela lo zittì, appoggiandogli una mano sulla bocca, divertita. 
"Tranquillo, so quanto il tuo lavoro sia impegnativo e importante per te."
"Niente per me è più importante di te. Mi dispiace solo non avertelo dimostrato prima." Sospirò, ricordando ciò che erano stati costretti a passare solo qualche anno prima. I litigi, i continui "ti odio" da parte di lei. Casa Maca, la Granja, lui che ancora non aveva capito quanto la figlia fosse cambiata e maturata in quella casa. Di quanto lei, in fondo, sia sempre stata una ragazza straordinaria dal cuore grande. 
"E a me dispiace aver dato fuoco alla tua macchina.." Risero assieme. "Ma era l'unico modo per parlarti, a quei tempi!" Lo prese in giro, vedendolo divertito.
"Ma New York? Hai deciso di lasciarla per sempre?" Chiese poi preoccupato.
Adela sospirò, alzando le spalle.
"Non lo so." Fece poi una smorfia. "Ora sono qui. A New York penserò quando sarà il momento." Sorrise, tranquillizzandolo. 
"Che farai ora?"
"Ad essere sincera non lo so, ora voglio solo pensare a dare una mano a Maca." 
"Maca?" Domandò stranito, corrucciando la fronte.
"Si, mi ha chiesto una mano per gestire le nuove arrivate nella casa." Disse sarcasticamente, piegando le labbra in una smorfia divertita.
"Tornerai a vivere li?" Chiese allora.
"No, io e Greta vogliamo affittare un appartamento insieme." Sorrise, tranquillizzandolo, intuendo la possibile richiesta di tornare a vivere con lui.
Vennero distratti dalla suoneria di un telefono. Martìn frugò nella giacca, trovandolo.
"Pronto?" Adela lo vide rispondere tranquillo. Corrucciò la fronte, vedendolo alzare gli occhi al cielo e dare dell'incompetente ad un possibile nuovo assistente.
"Che succede?" Chiese, vedendolo mettere giù la chiamata. Il senatore sospirò. Adela, preoccupata, lo incitò a parlare.
"Allora? E' successo qualcosa?"
"Kike Linares." Disse solo, sbuffando. Adela si bloccò, socchiudendo la bocca.
"Chi? Il verme? Ma non l'avevano sbattuto in carcere l'altro anno?" 
"Si, si, ma pare l'abbiano fatto uscire ieri mattina." 
Adela scosse la testa, contrariata. Non poteva esser tornato. 

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Teerzo capitolo postato, non mi convince molto, ma spero ugualmente che a voi sia piaciuto. :D

Un bacio,
 
Chiara. <3 
  
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